Stanno distruggendo la scuola pubblica, ma la gente sorride, alza le spalle, si tappa le orecchie, oppure accusa di strumentalizzare i bambini chi manifesta dissenso.
La gente non si interroga sulle catastrofi che la riforma Gelmini porterà al sistema scolastico.
Andando oltre la balilliana introduzione del camice obbligatorio e il discriminatorio obbligo di esprimere i giudizi in cifre, soffermiamoci sulla novità, pardon regressione, più decisiva: il ritorno al maestro unico alla scuola materna e alle elementari.
Introdotto agli inizi degli anni Novanta ad affiancare il modello del tempo pieno, tuttora fiore all’occhiello della nostra scuola primaria, il modello a moduli, con tre insegnanti a spartirsi l’orario su due classi (generalmente un docente di materie umanistiche, un docente per l’ambito logico-matematico, uno per quello antropologico), ha ottenuto risultati eccellenti e riconoscimenti a livello internazionale, al punto che per qualità e funzionalità la scuola elementare italiana è ai primi posti nelle graduatorie mondiali. Contrariamente a quanto afferma la Gelmini, occorre specificare che mai si verifica la presenza contemporanea di tre insegnanti nella stessa classe e solo per poche ore settimanali è possibile attuare la compresenza di due docenti, risorsa preziosa per impostare attività a piccolo gruppo, di potenziamento o recupero. Dal canto suo, il modello del tempo pieno garantisce due insegnanti per classe e permette ai bambini di passare a scuola 40 ore settimanali, costantemente seguiti da personale docente qualificato.
Con la restaurazione del maestro unico, tutto questo scomparirà. Scomparirà la scuola a moduli e, nonostante le smentite ministeriali, scomparirà il tempo pieno, che verrà smembrato in due. La scuola della mattina, gestita dal maestro unico, e la scuola del pomeriggio, educativamente e didatticamente scollegata da quella della mattina, sinistramente simile all’antico dopo-scuola, durante la quale i bambini saranno messi nelle mani non si sa di chi, a fare non si sa cosa, prevedibilmente attività di gioco e assistenza, giovandosi di risorse economiche non si sa di quale provenienza (genitori, mettete mano ai portafogli!).
Questi cambiamenti non sono di vostro gradimento? Genitori, tenete i bambini a casa al pomeriggio, pagate una baby sitter o, che ne so, datevi al part time lavorativo.
Gettiamo ora uno sguardo alle attuali classi di qualsiasi scuola primaria: possiamo trovarci bambini molto brillanti, con ritmi di apprendimento rapidi e tanta voglia di divorare sapere; accanto a loro, vi sono i compagni con alcune difficoltà, quelli con evidenti blocchi cognitivi e quelli con alcune abilità compromesse (per poche ore affiancati da docenti di sostegno, vista la regola dei tagli che impone un insegnante di sostegno assegnato ogni quattro bambini: tradotto in ore settimanali, 22: 4, fate voi il risultato); vi sono i figli degli stranieri arrivati da poco e alle prese col necessario processo di integrazione linguistica e culturale, vi sono i figli dei genitori in fase di divorzio, sempre più numerosi e bisognosi di particolari attenzioni in momenti così difficili. Vi sono poi i bambini all’apparenza senza particolari punte né cadute, quelli che generalmente passano inosservati perché non danno problemi né gioie particolari; vi sono i bambini che sanno usare il computer e quelli che nemmeno sanno cosa è, vi sono coloro che parlano un buon inglese e coloro che balbettano w-h-a-t-s-y-o-u-r-n-a-m-e, vi sono i fisicacci in grado di grandi acrobazie nelle ore di ginnastica e i vivaci da tenere sempre d’occhio, vi sono i bulli pronti a colpire i vostri figli, e così via.
Capite bene che, nell’anno 2009 di nostra vita, un solo maestro non può umanamente garantire di rispondere ai peculiari bisogni educativi di ogni alunno, come invece accade ora con 2-3 figure adulte per classe. L’eterogeneità e la schizofrenia di classe e società non lo consentono, nell’anno 2009 di nostra vita. È diritto del bambino superdotato bruciare le tappe dei propri apprendimenti, così come è diritto del ragazzo in difficoltà essere aspettato e affiancato: il modello del tempo pieno e dei moduli “tre su due” lo consentono, il maestro unico no, a meno che non ci troviamo davanti a un Superuomo con poteri da fumetto (aggiungo, ringraziando Brunetta, che talvolta il maestro unico verrà a scuola con l’influenza, rischiando di contagiare i vostri bambini e di non essere troppo lucido per gestire classi di trenta alunni, ma stare a casa non potrà più, rimettendoci parte del suo stipendio rischierebbe di non arrivare a fine mese! Per la croncaca, questo già accade).
E poi, ipotesi maestro unico: e se vostro figlio non ha instaurato un buon rapporto col suo maestro? Se la frattura è insanabile? Cinque anni di agonia.
Se il maestro ha preso di mira vostro figlio, lo sottovaluta e di conseguenza lo sotto giudica? Chi può contraddirlo, in mancanza di altri colleghi? Il vostro bimbo ripeterà l’anno (con una insufficienza si boccia, altra meraviglia appresa da poco).
Cambiamo aspetto da analizzare: secondo il decreto, verranno soppressi i plessi (tradotto: le sedi scolastiche) frequentati da meno di 300 alunni. Genitori che vivete in piccoli paesi distanti dalle medie cittadine, siete pronti ad alzarvi all’alba per portare i figli a scuola? Preferite pagare salati pulmini? (esborso da aggiungere ai prevedibili rincari per il servizio mensa, non più assistito da insegnanti, ma da personale esterno).
Percorrendo tristemente quel che rimarrà di scuole medie ridotte all’osso, arriviamo alle superiori: secondo il decreto, piazza pulita di ogni forma di sperimentazione didattico-educativa! Ricordate i corsi a potenziamento linguistico, matematico, scientifico, o le molte ore di laboratorio, le esperienze teatrali, quelle musicali, e quant’altro: ok, ricordatevele bene, perché rimarranno solo nei vostri ricordi. Per fare un esempio, ricordate il celebre istituto BUS, a Reggio Emilia, per anni all’avanguardia? È un istituto sperimentale, non avrà più ragione di esistere.
Infine, l’università: in una recente intervista, un celebre rettore si è seriamente domandato che utilità futura potrà avere, l’università, martoriata dai provvedimenti del decreto Gelmini (tagli, tagli, tagli!).
Aggiungo una nota, a questo scenario: secondo un decreto già nell’iter per diventare legge, scuole di ogni ordine e grado potranno assurgere allo status giuridico di fondazioni, con annesso consiglio di amministrazione cui potranno entrare investitori privati, con pieni poteri di determinare linee pedagogiche e scelte strutturali. Nasceranno scuole ricche, per ricchi, con alle spalle ricchi sponsor, con alte rette e personale qualificato; accanto a loro, ci saranno scuole povere, per poveri, priva di sponsor e con personale che non è riuscito a impiegarsi altrove. Facciamo un esempio: se un’industria bellica sponsorizza una scuola, sarà compito dei docenti formare ragazzi che approvano l’uso delle armi. Dov’è finita l’etica? Tagliata con la riforma Gelmini.
Tirando le file di quanto detto: cari genitori, i motivi per preoccuparsi, indignarsi, arrabbiarsi ci sono tutti. Che ne sarà del futuro dei vostri figli? E cari insegnanti e personale ausiliario: dove vi troverete a lavorare? A quale futuro professionale andranno incontro quelli di voi che non perderanno il posto di lavoro? (Non dimentichiamoci che i circa 130-140.000 tagli previsti al personale scolastico equivalgono a 7 Alitalie!)
Oltre al danno, la beffa, cioè la modalità con cui è stata portata avanti questa controriforma: a colpi di decreti, bypassando la discussione parlamentare! (Il decreto è uno strumento legislativo cui è possibile fare ricorso solo in casi di estrema emergenza e catastrofi, a sessanta giorni dalla promulgazione diverrà legge: una scuola elementare ai primi posti nelle classifiche mondiali vi sembra una catastrofe?). Vi sembra tutto ciò espressione di democrazia? Vi sembrano democratiche le scelte di mandare le forze dell’ordine a reprimere le prime proteste di genitori preoccupati per il futuro dei propri figli, mentre agli stadi godono di distruttiva anarchia gli ultrà preoccupati per il futuro del proprio terzino destro?
Scusatemi le tante parole di un articolo piuttosto lungo, ma la scuola pubblica sta per essere annientata: mi sembra opportuno impiegare qualcosina in più di un attimo, per meditare.
Per capire, per pesare la gravità della situazione, per impegnarsi a protestare, manifestare, fare il possibile affinché questi tristi scenari non possano incombere.
* * *
Pezzi correlati:
- "Strumentalizzazione" (3 ottobre 2008)
Considerazioni personali
Al di là dei riferimenti del pezzo, che dimostrano la competenza dell’articolista in materia, il mio pensiero è rivolto, più in generale, a considerare come, sempre più, questa nostra società sembra aborrire e temere i punti di riferimento. Il maestro, una volta, era tra questi. Può essere che un mondo cambiato richieda maggiori competenze; può essere che maggiori competenze debbano essere fornite, a un alunno, da un “quantitativo” maggiore di insegnanti. Ma ugualmente, alla fine, il dubbio rimane. Perchè ragiono, tra me e me, che forse ciò di cui c’è davvero bisogno è la capacità di organizzarle e contestualizzarle, le nozioni e le informazioni ricevute. Fatto questo, il loro numero e la loro varietà dovrebbero spaventare molto meno. Domanda, quindi: è un problema allora di numero di maestri? E’ una domanda “asettica”, scevra da influenze o considerazioni d’altro tipo (ad esempio, il “colore” del governo che propone la riforma), come vuol esserlo tutto quanto precede. Sono una persona cresciuta col maestro unico; ma non certo col “mito” del maestro unico.
(Commento firmato)
Cassandre in cattedra
Da profano e da persona cresciuta con il maestro unico mi sono sinceramente impressionato per gli apocalittici scenari disegnati nell’intervento in questione. Poi, per tirarmi un po’su, mi sono detto: e se tutta la lunga tirata si potesse riassumere con un’unica parola: corporativismo?
(Francesco Tondelli)
Avanti così… fortissimo, dato che il pollo ha quattro zampe!
Questo il prodotto della “Scuola del Collettivo” a livello europeo, in cui l’Italia è orgogliosamente ai “primi” posti: “L’agricoltore è un nonno indaffarato e altruista; le arance, le olive e le banane arrivano dal Regno Unito, le pesche dalla Finlandia; il cotone cresce sulle pecore; il pollo ha quattro cosce (come le veline); le more sono caramelle, il latte nasce in frigorifero e l’orto è nel supermercato” (vedi Redacon). Per non parlare poi delle tesi di laurea zeppe di errori di ortografia, del “pugno” all’insegnante, e, secondo le due ore di religione, dei Vangeli, che da oggi, con quello di Paolo, sono sette. Ma niente paura per tutti: sempre contro e politicizzati, nonchè rivoluzionari da vetrina, incapaci di un atto di umiltà… Si tornerà, per chi vorrà veramente studiare (studium = applicazione, diligenza, zelo, inclinazione, propensione, affezione, occupazione prediletta, passione, desiderio, voglia, ardore, amore), anche all'”aio” e fortunatamente, esaurite le ultime invasioni barbariche, al “neomonachesimo”… Sarà allora la salvezza della Cultura per un’era veramente nuova. “Nosce te ipsum” (Socrate).
(Ubaldo Montruccoli)
Non ho capito
Carissimo Ubaldo, avrei tanto voluto commentare il tuo commento, se non altro per amicizia (vecchia di più di trent’anni e nata sui banchi delle magistrali), ma… non l’ho capito. Personalmente penso che i problemi della scuola siano nati con Berlinguer e che la Gelmini stia soltanto completando l’opera. Maestro unico? Sì, se rimettiamo le classi differenziali (com’è nel resto d’Europa tranne la Spagna e poco altro) e se facciamo classi d’italiano per i nuovi arrivati. Altrimenti è improponibile. Non sono d’accordo su nessuna di queste opzioni. Hai provato a lavorare in classi di 23/25 bambini, con le problematiche di oggi? Perchè un tempo il maestro unico bocciava chi non ce la faceva e anch’io mi sono trovata in classe gente che aveva due, tre, quattro anni più di me perchè ripetente alle elementari, alle medie, alle magistrali.
Comunque i giochi si fanno molto più in alto e il vero fine è la privatizzazione dell’istruzione pubblica, com’è avvenuto, per esempio, in Brasile. Attenzione: non parlo di scuola privata come quelle dei salesiani o gli asili parrocchiali, che offrono un prezioso servizio e sicuramente non fanno le budella d’oro, parlo di quelle che verranno, gestite da speculatori che vorranno soltanto fare soldi. Chiedete oggi ai brasiliani com’è andata da loro…
(Normanna Albertini)
Bravo Zannoni
Bravo Zannoni!! Peccato che chi è al governo non abbia la tua capacità di vedere la realtà della scuola e pensi solo a tagliare per pagare il buco Alitalia e l’autostrada a Gheddafi! Purtroppo dietro a ciò non c’è solo un problema di tagli, ma, cosa più grave, un concetto di società che prevede scuola e sanità a due livelli: chi può si pagherà tutto, chi non può si accontenterà di ciò che il settore pubblico
passerà!! Se questo non è un tornare indietro!!! Chi ha meno avrà ancora meno! Io ho insegnato come maestra unica in classi di 24-30 alunni e in pluricassi e so bene che più di tanto non puoi fare nè per aiutare chi ha bisogno, nè nel momento della valutazione dove il giudizio di uno solo è sempre molto limitato! Mi auguro che tutti gli insegnati che pensano che il maestro unico sia positivo, possano lavorare in classi numerose, non come facevano le nostre maestre 30 anni fa, così forse cambieranno idea!
(Rita Davolio)
Grazie
Grazie Federico perchè i tuoi interventi sono sempre chiari, attuali e intelligenti. Grazie perchè ci offri l’opportunità di riflettere e scambiarci opinioni su argomenti importanti. Grazie anche a Normanna Albertini, i cui contributi, oltre ad essere pertinenti (in troppi parlano di scuola senza sapere di cosa stanno parlando!!!!), vanno ben più in là del proprio orticello. Condivido in pieno quanto ha espresso Zannoni e anch’io penso che occorra protestare, ma mi auguro che il dibattito cominci a interessare non solo gli addetti ai lavori,non solo gli insegnanti e qualche politico benpensante. Genitori, svegliamoci!!!!
(Gemma Spadacini)
Ad ognuno il proprio ruolo
Forse sarebbe opportuno che i genitori facessero i genitori e gli insegnanti gli insegnanti…
(Fabio Leoncelli)
I ragazzi di oggi
Fidatevi, i ragazzi di oggi sono molto differenti da quelli che eravate voi 30-40 anni fa o quello che eravamo noi anche 10 anni fa. Ho 24 anni e l’anno scorso, essendo che in montagna ci sono montagne di domande da insegnanti ma nessuno ci viene a insegnare, ho accettato una proposta per andare a insegnare in una scuola superiore… Mi sono trovato davanti a ragazzini sfacciati, senza un minimo di pudore e civiltà (parlo di un 80-90% buono) e se lo dico io che ho 24 anni e si può dire che da poco ho finito le superiori… Vuol dire che il problema non è il maestro unico o non unico ma piuttosto è la presenza dei genitori a casa. In alcune situazioni, sì, il ragazzo è educato e non fa casino, segue e i genitori sono presenti, ma nella maggior parte dei casi i ragazzi vengono lasciati liberi di fare quello che vogliono a casa e di conseguenza a scuola hanno lo stesso comportamento. Arrivi in classe e se non alzi la voce non ti ascoltano o non ti hanno in nota. Noi… quando entrava il professore eravamo già tutti a sedere in silenzio e se era il direttore ci alzavamo anche in piedi. Una volta bastava uno sguardo cattivo del professore per farti mettere composto, stare zitto e iniziare a prendere appunti… Ora minimo devi interrompere la lezione sempre alzando la voce e minacciando il ragazzo con rapporti o interrogazioni altrimenti parli invano… Se sgridi un ragazzo è lui stesso sull’istante a interromperti e non farti finire di parlare, rispondendoti arrogantemente. Gli dai una nota o un rapporto e il giorno dopo ti ritrovi i genitori che difendono loro figlio. Io se andavo a casa con una nota… le prendevo dai miei e di sicuro non mi andavano a difendere a scuola. Il fatto è che le generazioni sono cambiate e maestro unico o no se non c’è nessuno nelle restanti ore della giornata che segue un po’ il ragazzo e lo tiene a bacchetta, senza naturalmente negargli ogni tanto qualche piacere, la scuola non può cambiare il comportamento del ragazzo e sostituirsi al genitore; servirebbe la bacchetta, allora sì. Ma non si può, si rischiano denunce e rispondendo a non mi ricordo chi, maestro unico o no, chi vuol imparare c’è anche adesso, ma non è di sicuro questo cambiamento a far in modo che queste persone aumentino; anzi in questo modo si fanno avere meno conoscenze a questi ragazzi che saranno meno interessati alle lezioni, quando davanti avranno un docente che sarà menefreghista verso la classe visto che ha altre 10 materie da spiegare…
(p.g.)
Bravo!!
Condivido ogni parola, è un proprio bell’articolo. Mi permetto una considerazione breve. Il maestro unico porta con sè un’idea di scuola ed educazione ormai sorpassati. Il fatto educativo come riproduzione di conoscenze fa scomparire quell’idea di scuola dove il bambino è partecipe e attivo nel costruire la conoscenza. Inoltre la scuola non dovrebbe essere omologante ma, al contrario, dovrebbe valorizzare le specificità di ogni soggetto; tornare al grembiulino significa mandare un piccolo messaggio simbolico che va in direzione contraria, verso un modello scolastico fondato sull’autoritarismo.
(Simone Ruffini)
Riflessione
Mi chiedo se tutti hanno capito la differenza tra “informazione” e “formazione”?
(Ubaldo Montruccoli)
Parliamone di più
Bravo Federico. Come sempre ottime riflessioni. Ora però mi sorge un dubbio: con tanti studenti montanari iscritti all’università, possibile che nessuno parli della legge 133? In fin dei conti l’istruzione la stanno demolendo anche dall’alto, non solo dal basso!! Di questo passo rimarrà ben poco del nostro sistema scolastico, ad ogni livello!
(Damiano Cani)