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Era parmense, ma fu adottato da noi: ecco un esempio per una nuova classe dirigente

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Ramiseto celebra il 100° anniversario dedicato a un rappresentante eletto al Parlamento dalla montagna reggiana per dieci volte consecutive. La fiducia rinnovata per trentaquattro anni a un uomo politico fanno pensare e il motivo si comprende seguendo l’azione di questo personaggio di Vairo adottato dalla sponda opposta.

Le relazioni in programma (sabato 4 ottobre a Ramiseto alle ore 10,00) permettono di approfondire la figura di Basetti e la discussione finale serve a stabilire un parallelo tra allora e oggi sulle risposte da dare ai problemi della popolazione rurale e del territorio marginale.

Nella recente conferenza sull’economia della montagna a Castelnovo ne' Monti è stato detto, giustamente, che occorre una nuova classe dirigente e l’esempio di Basetti serve a definirne i requisiti nell’ambito pubblico: dagli affari personali, priorità di azione verso i più indifesi, opposizione contro l’aumento della spesa pubblica e della burocrazia, coerenza con questi principi quando si svolge l’incarico elettivo.

Il profilo di Basetti aiuta a trovare l’obiettivo giusto per l’iniziativa politica. Ha promosso la Lega Democratica contro la tassa del macinato dimostrando la possibilità di risolvere i problemi difficili e che sono del tutto paragonabili a quelli attuali. Infatti oggi la tassa sulla produzione e sul consumo alimentare grava più di prima mentre la possibilità di sopravvivenza della montagna reggiana è legata alla condizione che ci rimangano a lavorare i contadini e i casari per non cadere in basso come l’Appennino piacentino o bolognese possono insegnare. Però oggi la classe dirigente non si muove per difendere i produttori (e i consumatori) contro un prelievo che la grande distribuzione e la piovra pubblicitaria incassano nella misura del 60% sul valore medio del cibo consumato.

Basetti ha organizzato la Lega Democratica per dare peso alla popolazione contadina che l’Italia liberale escludeva dal voto con il limite di censo. Ma il nostro è rimasto l’unico tra i Paesi sviluppati che non consente ai contadini di amministrare gli interventi pubblici che li riguardano: dall’uso della terra, all’innovazione, dall’istruzione ai servizi per le famiglie e alle regole del mercato.

C’è da sperare che la Valle dei Cavalieri torni a ispirare qualche buona idea in questa fase di riforma istituzionale. È necessario difendere nuovamente la montagna dal peso di enti inutili e dallo spreco nella spesa pubblica, dove l’effimero locale ha preso il posto che aveva il militare nazionale e obbedisce a questo dettato “qualunque iniziativa, purché non vada al cuore del problema”.

(*) - L'autore è membro del Centro Italiano Servizi dalla Terra alla Tavola)