Funerali di Stato per Mike! “Un mito”, “il maestro”, “il primo”, “un padre” per tantissimi italiani (più italiane, credo)…
No, per me, no! Per me è sempre stato un mediocre. Se vogliamo, il maestro della mediocrità, ostentata e strapagata in televisione; quella mediocrità culturale così funzionale al sistema e necessaria a tutti i governanti, da Scelba ad Andreotti, all’attuale Premier, capace di fare tutto, anche il vescovo e la predica del funerale, abituato com’è a parlare sempre e dovunque. C’è chi preferisce rimanere in silenzio e sembrare ignorante piuttosto che parlare e togliere ogni dubbio. Lui no, lui ama parlare, sempre. Così fa parlare di sé, comunque. E toglie tantissimi dubbi…
Anche Mike parlava, parlava, senza sosta, senza pause: in questo, un vero maestro! Mi ha dato a volte la precisa sensazione che parlasse in attesa di sapere cosa dire. In fondo, alla gente andava bene così: sentirlo parlare senza doverlo ascoltare, ascoltarlo senza dover pensare, ascoltarlo guardando, senza dover parlare, senza poter parlare. Tutti zitti, muti, a bocca aperta, davanti alla televisione.
Mike, nelle sue trasmissioni, ha invitato e ospitato centinaia di personaggi famosi, intelligenti, sapienti, esperti, uomini e donne di scienza, di cultura, di fede, di sport, di politica, di arte. Mike è stato impermeabile ad ogni discorso di cultura vera, di filosofia di vita, di etica sociale o ambientale, di religione, di politica. Nessun profeta o scienziato gli ha insegnato qualcosa, perché lui non ha mai ascoltato. Suo compito era parlare e far parlare, presentare le persone come prodotti alla ribalta, fare domande, proporre quiz (meticolosamente preparati, bisogna riconoscerlo), celebrare i campioni, consolare, sbrigativamente, i perdenti (ahi, ahi, signora Longari!). E andare avanti. Tutto in funzione dello share, del successo della trasmissione, del vero protagonista di ogni trasmissione: lui, il narciso.
Per lui il presente era già passato. Non c’era tempo per fermarsi a riflettere su di una ricerca o una scoperta, per onorare una fatica o interiorizzare un insegnamento, per denunciare un’ingiustizia o indignarsi per un’oppressione. Tutto e tutti dovevano passare in rapida successione. Solo lui restava sempre davanti!
Mike, il maestro dei presentatori, il primo di una lunga serie di gente furba che illude, distrae, narcotizza, imbroglia e fa soldi. Tutti funzionali al sistema, all’impero che sforna sempre più gente che “lascia”, abbandona, sprofonda, delusa e depressa, mentre produce altra gente, una minoranza, che “raddoppia”, conquista, avanza sgomitando e calpestando, arrogante e incurante.
Ecco perché gli hanno fatto i funerali di Stato. Perché lo Stato, oggi, come ieri, è rappresentata da gente così, bisognosa di successo, di immagine e di apparenza. E Mike è stato per tutti loro, servo e delfino.
È morto d’infarto, a 85 anni, mentre stava riposandosi… Se gli avessero fatto l’autopsia, avrebbero forse scoperto non di che cosa è morto, ma di che cosa è vissuto: di efficiente mediocrità, prodotta artificialmente, ad esclusivo beneficio dei potenti. Allegria, allegria! È iniziata l’era dei funerali di Stato per i presentatori di Fede servile. Chi sarà il prossimo “fedelissimo”?
Fuori luogo
Non conosco personalmente don Emanuele Benatti ma trovo questa sua filippica totalmente fuori luogo ed assolutamente ingiusta. E’ una mera tirata di stampo esclusivamente politico, che poco si addice ad un uomo di Chiesa: non è certo colpa di Mike la crisi dei valori odierna, nè di Berlusconi! Se essere bravi nel proprio mestiere (e Mike lo era di certo) è una colpa, beh, don Emanuele, spero ci siano sempre molti colpevoli in giro…
Sui funerali di Stato mi trova d’accordo, non ritengo fossero opportuni.
La mia è solo l’opinione di una persona comune, che non pretende nè di pontificare nè di erigersi su di un piedistallo ma solamente di dire ciò che pensa.
Grazie e buona giornata.
(Riccardo Bigoi)
Spero sia uno scherzo…
Spero sia uno scherzo, di pessimo gusto, ma spero sia solo uno scherzo.
(mc)
Vero!
Don Emanuele ha espresso in parole quello che ho sempre pensato, non solo di Mike ma di questo sistema. Grazie per avere scritto fuori dal coro, mi trova d’accordo in tutto.
(Nicola)
Ma proprio da un prete
Non volevo intervenire ma poi… Leggendo quanto scritto da don Benatti non posso fare a meno, come credente, di pormi una domanda. La “Pietà Cristiana”, che di fronte alla morte dovrebbe indurre tutti i credenti, in modo particolare i sacerdoti, a tenersi per sè ogni inutile commento nei confronti di chi purtroppo non è più tra i vivi, dove l’ha lasciata? E si badi bene: questo per il sottoscritto non è pietismo, bigotteria o altro; è semplicemente un commento a voce alta. A maggior ragione se chi ha scritto l’articolo non ha mai avuto occasione di conoscere da vicino Mike, essere suo “confessore” o semplicemente suo “amico”. Io non lo conoscevo, se non via “etere”, ma quanto scritto da Don Benatti mi dà l’idea di “fondamentalismo cristiano” e, allargando il discorso a tutti i personaggi pubblici o che comunque rivestono per il loro lavoro un incarico pubblico (giornalisti, presentatori, intrattenitori, veline, politici, ecc.), sono da considerarsi “gente furba, che illude, distrae, narcotizza e fa soldi”.
Mooolto riduttivo e semplicistico.
(mb)
Mah!
Credo che le ultime righe siano di una nefandezza unica. Articolo che non condivido assolutamente, ma ognuno fortunatamente è libero di esprimere il proprio pensiero. Sicuramente il suo intento era quello di dare una configurazione sulla situazione politica italiana, usando un soggetto che, se pur forse moralmente non brillava, ha regalato molti sorrisi in un’epoca di tristezza e di miseria. la superbia ed il giudizio aspettano sono al Nostro Signore.
(Alberto Corsi)
Povero don Benatti
Ama il prossimo tuo come te stesso. Non giudicare… La carità cristiana… Condanna il peccato (se nel caso di Mike vi è stato) e non il peccatore. Se li ricorda, sacerdote cattolico Emanuele Benatti, questi insegnamenti e queste buone parole?
Pare che Lei abbia anche dimenticato il rispetto per i morti… Che dire, certo un prete singolare, al quale più che consigliare un ripasso approfondito della dottrina cristiana (Lei è stato in seminario quindi non mi permetto) un corso di buone maniere, all’antica, sui valori della convivenza e del rispetto delle persone, non farebbe certo male!
Povero don Benatti, certo una vita piena di delusioni, la sua, e, da quel che rumina sul presidente del Consiglio, anche di faziosità politica. Che il Signore sia con Lei… e (più che illuminarla) le addolcisca il cuore.
(Ma cosa mi tocca fare, io non praticante, ricondurre le pecorelle cattoliche, pardon, i Pastori, all’Ovile!)
Saluti perplessi, veramente.
(Alessandro Raniero Davoli)
Certamente Bongiorno è personaggio complesso, e io distinguerei in fasi diverse, la sua influenza sia positiva che negativa, comunque esercitata nella costruzione, attraverso lo strumento televisivo, di parti consistenti del cosiddetto senso comune.
In una prima fase, agli albori dell’affermazione della televisione come strumento principe di un “acculturamento” di massa, furono sicuramente i lati positivi a prevalere; in seguito, ed in particolare il lungo sodalizio con Berlusconi e l’affermazione della tv come oggi la vediamo, piena di porcherie e di subdoli dispositivi atti a creare cretineria diffusa, rovesciando letteralmente scale di valori che parevano consolidati, certamente lo si può, senza tema di smentita, individuare tra i principali resposabili di ciò, anche grazie alla enorme popolarità acquisita negli anni precedenti (per questo da Berlusconi usato e lautamente ricompensato).
Premesso ciò, concordo con il pensiero espresso da Don Benatti.
(Luigi Bizzarri)
Il paradosso di rimpiangere già oggi
E qualcuno lo voleva senatore a vita… Credo a partire da una battuta di un comico… Oggi, in Italia, a guidarci ci sono guitti, nani, ballerine e presentatori. Non voglio giudicare l’uomo, che la terra gli sia lieve. Certamente mai avrei pensato di rimpiangere proprio quella mediocrità televisiva, di fronte allo squallore e al cieco asservimento ai poteri forti di oggi che la televisione, ora anche quella “pubblica”, ci propina da anni quotidianamente. E peggiorerà, almeno sinchè l’indignazione non prevarrà sulla disinformazione. Stiamo velocemente diventando un popolo di lobotomizzati?
Resistere, resistere, resistere!
(Mauro Chiesi)
D’accordo con Nicola
Sono d’accordo con l’opinione di Nicola.
(Manuela)
Per Bigoi
Dire che non è colpa di Silvio la crisi dei valori in questo paese è un poco azzardato, visti gli ultimi festini con ragazzine ed il motivo per cui è sceso in campo…!!! Andrebbe studiata questa profonda fede che avete in quell’uomo…!!!
(Commento firmato)
Per Don Benatti
Rev.do Don Benatti, mi trova d’accordo sul fatto che i funerali di Stato per Mike Bongiorno siano stati a dir poco eccessivi, ma a parte questo, che a dir la verità non mi interessa più di tanto, vorrei dirle che colgo nella sua lettera dei toni un attimino arroganti e poco rispettosi se indirizzati ad un defunto che assolutamente non può difendersi. Che sia morto mentre si stava riposando… Beh, credo che alla sua età potesse permetterselo e poi non è stato lui a decidere quando morire. Bongiorno è stato un uomo della televisione come tanti, non migliore e non peggiore. Quello che ci propone oggi la televisione non è positivo, certo, sono la prima a dirlo, ma credo che dato che il televisore dispone di un pulsante possiamo anche spegnerlo, non le pare?
Cordialità.
(Silvana Aguzzoli)
Dimenticavo
Dimenticavo: perchè scrive con allusione che Mike è stato il padre di più italiane che italiani? Era un riferimento al fatto che nella sua vita ha avuto molte donne o era per dire che le donne si lasciano più condizionare degli uomini? Non ho capito bene la sua allusione, spero sia la prima ipotesi… Si spieghi meglio, grazie.
(Silvana Aguzzoli)
Non c’è piu religione
Sarebbe meglio che questi pseudo preti politicizzati si dedicassero di più all’insegnamento della religione… Detto questo, dopo aver letto questo triste e immorale articolo, mi vien da dire: non c’è piu religione… Allegria allegria.
(G.Z.)
I primi, gli ultimi
Le parole forti hanno spesso il compito di scardinare i luoghi comuni e risvegliare le coscienze. Non mi sento di condividere l’impianto complessivo della posizione di don Benatti, di cui peraltro non ho conoscenza diretta. Leggo però nell’intervento una allegoria, quasi una parabola che racconta di un personaggio che attraversando le generazioni, le guerre, le crisi economiche e quant’altro rimane sempre uguale, quasi ad interpretare, incarnare o definire e forse influenzare negli ultimi decenni le variazioni al cosiddetto senso comune citato anche da Luigi.
E ancora la vita come un quiz, dove se vinci ridi, sei qualcuno e porti a casa “i soldi”, altrimenti piangerai e avrai buttato l’occasione della tua vita per “risolvere tutti i tuoi problemi”. Come non riflettere sul fatto che il sistema etico della società in cui viviamo oggi è relativo alla competitività esasperata, alla conquista di visibilità sociale, al possedere gli oggetti e le icone che garantiscono di appartenere ai migliori, i primi.
E’ quindi una minoranza, come diceva don Benatti, che spinge, che scala i gradini della considerazione sociale, che è rumorosa, che arriva. Ma l’altra faccia della medaglia si sente abbandonata, sprofonda nella diminuita capacità di far fronte ad uno stile di vita dignitoso aprendo la porta della solitudine sociale spesso nell’indifferenza di molti. E’ questa fascia di delusi, preambolo delle nuove povertà, che ingrossa le fila degli ultimi, in silenzio, a disegnare una realtà fatta di pochi privilegiati e molti bisognosi di attenzioni.
(Federico Tamburini)
Conosco don Emanuele e so la sua fatica in mezzo ai poveri in Madagascar, dove ha operato per anni; poi il suo impegno al Centro missionario e i viaggi per tenere vivi i contatti con le chiese sorelle in India, Africa, Brasile. Viaggi in cui il dolore silenzioso delle moltitudini grida al Signore il bisogno di aiuto, di misericordia. E la sofferenza sul volto di don Emanuele, per l’impotenza, forse, a rispondere, è spesso evidente. Capisco la lettera, capisco lo sfogo. E credo che Tamburini abbia colto nel segno. Grazie, don Emanuele, per la tua vita, la tua coerenza, la tua mitezza.
(Normanna Albertini)
Anche io ho avuto modo di conoscere, anche se non personalmente, Don Benatti: niente se non elogi per il suo operato e tantissima stima. Questo non toglie che si possa dissentire, almeno per i toni e le allusioni, da quanto da lui scritto. Quindi concordo con Normanna e non con G.Z., ma rimango perplessa dal suo commento così duro e pieno di giudizi.
(Silvana Aguzzoli)
Grazie don Emanuele, ancora una volta hai dimostrato che per essere un grande sacerdote si deve essere un grande uomo.
(Leonzio Artioli)