C'è attesa per la XVIII edizione della "Rievocazione storica canossana" che si svolgerà quest'oggi, domenica 7, settembre, alle ore 16,30, a Ciano d'Enza, capoluogo del Comune di Canossa.
A vestire i panni della Gran Contessa Matilde sarà Veronica Maya, conduttrice della passata edizione di "Linea verde" ed attualmente su Raiuno con Uno Mattina Estate.
Ad accompagnare la Gran Contessa oltre 400 comparse in costume storico a rappresentare le sette contrade del comune a cui si unirà la contrada storica di Sovana (GR), patria natale di Papa Gregorio VII. I figuranti sfileranno dal centro del paese fino all’arena spettacoli del “Bosco dell’Impero” appositamente predisposta a ricreare un’antica giostra medievale e variamente colorata dagli stendardi e daranno vita a una grande azione scenica che farà rivivere, seguendo la narrazione del monaco Donizone nel “Vita Mathildis”, lo straordinario episodio del “Perdono di Canossa” concesso da Papa Gregorio VII all’Imperatore Enrico IV nel 1077, sotto lo sguardo attento della Contessa che giocò un ruolo di primo piano nella storica riconciliazione.
L’arena antistante il palcoscenico si animerà per le evoluzioni degli sbandieratori ed i giochi dei cavalieri e verrà ricordato il momento del dono dell’aceto balsamico da parte di Bonifacio di Canossa ad Enrico III che diverrà un omaggio da parte delle contrade alla Gran Contessa Matilde.
"Un pomeriggio assolutamente da non perdere - dicono gli organizzatori - alla riscoperta dei valori del territorio reggiano, tra storia, spettacolo e tradizione".
Per chi vorrà raggiungere il luogo della Rievocazione in maniera del tutto inconsueta sarà a disposizione un’antica locomotiva a vapore che accompagnerà gli ospiti dal centro di Reggio Emilia fino a Ciano d’Enza ammirando il panorama della valle dell’Enza e dei castelli matildici.
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Info: Comune di Canossa, tel. 0522 248423, [email protected], IAT Terre Matildiche, tel. 0522 872225, [email protected].
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PROGRAMMA DELLA GIORNATA ODIERNA
Ciano d’Enza, piazza Matilde di Canossa, tutto il giorno: TRADIZIONALE ESPOSIZIONE DI BANCARELLE E GIOSTRE PER BAMBINI
Ciano d’Enza, piazza Matilde di Canossa, pomeriggio: ANTICHI MESTIERI - a cura del Gruppo Storico Margheritino di Calerno
Ciano d’Enza, piazza Matteotti, tutto il giorno: DEGUSTAZIONE E VENDITA PRODOTTI TIPICI, a cura dei produttori locali - MERCATO MEDIEVALE E ANIMAZIONE E SPETTACOLI CON FUOCO, MUSICI, GIOCOLERIA, a cura dei Cavalieri della Chimera
Ciano d’Enza, area Parrocchiale, dalle ore 17: GNOCCO FRITTO E SALUMI - a cura della Parrocchia di San Martino Vescovo
Ciano d’Enza, ore 16,30: XVIII RIEVOCAZIONE STORICA CANOSSANA- regista: Claudia Campani - nel ruolo di Matilde
VERONICA MAYA - ingresso gratuito
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IL PERDONO
Sul finire del 1076 papa Gregorio VII, mentre era in viaggio verso la Germania dove avrebbe dovuto presiedere la Dieta di Augusta convocata allo scopo di giudicare l’imperatore Enrico IV da lui scomunicato, trovò rifugio nell’inespugnabile castello di Canossa, essendogli giunta notizia che l’imperatore fosse partito per l’Italia, nonostante il rigidissimo inverno, con intenzioni ostili.
L’imperatore Enrico sperava di avere il sostegno della Contessa Matilde di cui era secondo cugino, per ottenere l’assoluzione della scomunica poichè Matilde non solo era un’autorevole e potente feudataria ma godeva di grande considerazione presso il pontefice per il suo impegno e la sua saggezza.
Seguirono giorni di trattative, condotte non solo da Matilde ma anche da altri intermediari fra cui Ugo, abate di Cluny (padrino di battesimo di Enrico), anch’egli ospite a Canossa.
Il papa continuava a mostrarsi intransigente, fermo sulle decisioni precedentemente assunte. Donizone, il monaco che scrisse il “Vita Mathildis” racconta che Enrico allora si rivolse alla cugina genuflettendosi davanti a lei e supplicandola affinché si facesse essa stessa garante del suo leale intendimento, in modo che Gregorio lo riaccogliesse nel seno di Santa Madre Chiesa.
Confidando nella buona volontà di Enrico, Matilde intercedette per lui presso Gregorio ed ottenne in cambio della promessa imperiale di penitenza e di fedeltà al Papa e alla Santa Sede, l’agognato perdono. Si era così giunti agli ultimi giorni del gennaio 1077, l’inverno era particolarmente rigido e freddo.
Il giovane sovrano con pochi suoi fidi accorse a Canossa dove, deposto l’abito regale e indossato un umile saio, scalzo nella neve attese fuori dal castello tre giorni, prima che Gregorio si decidesse ad ammetterlo alla sua presenza. Aperta la porta del castello, Enrico penitente giurò futura fedeltà a Gregorio che quindi gli concesse il perdono revocandogli la scomunica.
Di quel grave episodio rimane memoria anche nel linguaggio comune: infatti la frase “andare a Canossa” fu assunta come metafora universale a significare un’estrema umiliazione, e fu ripresa anche dal politico tedesco Bismarck davanti al parlamento nel 1872 quando affermò: “Noi non andremo a Canossa, né col corpo né con lo spirito!”.