Un grande fotografo emiliano, Franco Fontana, e le sue immagini della Route 66 sono i protagonisti del nuovo appuntamento proposto a Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), nella sala mostre di Palazzo Ducale, dall’Assessorato alla Cultura del Comune in collaborazione con Palazzo Magnani di Reggio Emilia (che ha prodotto e presentato per la prima volta la mostra nel 2002).
La mostra FRANCO FONTANA - ROUTE 66, in programma inizialmente dal 12 luglio al 24 agosto 2008, visto il consenso ottenuto e gli apprezzamenti ricevuti, è stata prorogata fino a domenica 14 settembre. Presenta un nucleo di 78 fotografie selezionate all’interno del corpus di 152 immagini realizzate nel 2001 dal fotografo modenese lungo le 2.248 miglia che congiungono Chicago a Los Angeles, seguendo la strada numero 66, autentico mito per la storia americana, tanto da essere definita Mother Road, la madre di tutte le strade, e da aver ottenuto lo status – unico caso al mondo – di monumento nazionale.
“Fontana sceglie la solitudine come carattere peculiare del suo sguardo – sottolinea il curatore Sandro Parmiggiani nel suo saggio in catalogo -, non registrano, le sue fotografie, tracce evidenti di movimento, come se tutte le immagini fossero state scattate in luoghi del tutto abbandonati o in quell’ora del meriggio o del crepuscolo in cui le città di provincia si svuotano … Non ci sono persone, nelle sue foto, attorno ai caffè, alle stazioni di servizio e ai motel, eppure tutto parla delle cameriere e dei cuochi, degli addetti alle stazioni di servizio e al recupero dei mezzi che si sono fermati o che hanno avuto un incidente, dei poliziotti e delle prostitute, del personale dei motel e dei viaggiatori”.
Le sue immagini deserte assumono un sapore quasi archeologico, metafore del silenzio sceso su quei luoghi ora abbandonati, relitti ormai fossilizzati di cose che riescono però a trasmetterci ancora la sensazione di vite vissute, evocatrici di un mondo - pompe di benzina, insegne pubblicitarie, case e baracche ormai fatiscenti, villaggi fantasma - che cade a pezzi e lentamente scompare, sopraffatto dalla natura che riprende progressivamente il sopravvento sui segni dell’uomo o superato e dimenticato dalla civiltà della velocità e della modernità, che vive ormai questi percorsi come un anacronismo. Se nelle fotografie riaffiora a tratti il senso del colore che contraddistingue la ricerca di Fontana da oltre 40 anni e persiste in alcune immagini il suo inconfondibile segno grafico, quello che però colpisce è soprattutto la sensazione di un’attenzione partecipe, una visione che rinuncia a volte alla firma inconfondibile dell’autore per assumere il punto di vista della cosa fotografata, adottando l’umiltà di chi racconta un frammento di realtà e la restituisce come un documenta: trasformando così la fotografia in una domanda che, dal destino delle cose e dei luoghi, pare migrare sui grandi interrogativi sulla vita che scorre. E se le cose decadono, ricoperte da un velo di polvere e degradate dagli agenti atmosferici, non scompare invece la memoria, alimentata dalla pietas dello sguardo.
La Route 66 ha ispirato canzoni (Rolling Stones, Woody Guthrie, Nat King Cole, Animals, Depeche Mode), John Steinbeck la cita nel suo romanzo più famoso, Furore, e il film dal titolo omonimo (in italiano, Grapes of Wrath il titolo originale) diretto da John Ford ne presenta alcune ambientazioni, e ha offerto l’occasione alla Beat Generation (Kerouac, Ferlinghetti) di celebrare la vita on the road.
E, a conclusione delle iniziative collaterali previste a corredo della mostra, è stata organizzata per martedì 2 settembre alle ore 21, presso la sala Poli del Centro culturale polivalente (con ingresso gratuito), proprio la proiezione del film Furore di John Ford (Usa, 1940).
Il film narra le vicende, dolorose ma ricche di umanità e di valori solidaristici nonostante le grandi difficoltà incontrate, della famiglia Joad. E’ una famiglia di agricoltori espropriata della propria terra che, illusa come molte altre dalla prospettiva di un lavoro sicuro nelle ricche terre della California, abbandona le polverose distese dell’Oklahoma e si avvia con un malandato camioncino e poche masserizie lungo la Route 66 in cerca di un futuro. Se il film attenua la violenza contestatrice della severa denuncia sociale del romanzo (che è anche un grande affresco sociologico sull’America degli anni Trenta, tra la grande crisi e il new deal rooseveltiano), racconta però con partecipata passione il dramma, l’espropriazione e lo sradicamento del nuovo proletariato e la presa di coscienza del protagonista, Tom Joad, la cui storia è stata poi ripresa anche in una famosa canzone di Bruce Springsteen (The ballad of Tom Joad).
La mostra Route 66 rimarrà aperta a Castelnovo ne’ Monti, in Palazzo Ducale, via Roma 12/B, nel periodo dal 25 agosto al 14 settembre da martedì a domenica dalle 16 alle 19 (chiuso il lunedì).
In occasione della mostra è stato pubblicato un cofanetto contenente una selezione di 20 immagini accompagnate da un libretto con una riduzione del testo di Sandro Parmiggiani già pubblicato nel ricco catalogo edito da Skira nel 2002.
Prosegue anche presso il Teatro Bismantova di Castelnovo ne’ Monti, via Roma 75, l’esposizione di 16 fotografie di Route 66, una piccola campionatura di immagini che ripercorrono – anche se non in sequenza geografica – l’itinerario di Franco Fontana e rimandano alla visita della mostra presso la sede principale in Palazzo ducale (dove ne sono presentate 62). Presso il Teatro Bismantova la mostra sarà visitabile negli orari di apertura del teatro (spettacoli, proiezioni cinematografiche e iniziative pubbliche).
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Franco Fontana (Modena, 1933) è uno dei maggiori fotografi italiani. Ha pubblicato più di 40 libri e le sue opere fanno parte delle collezioni dei più importanti musei del mondo (Victoria & Albert Museum, Londra; MOMA, New York; Ludwig Museum, Colonia; Musée d’Art Moderne, Parigi; The Australian National Gallery, Melbourne; Stedeljik Museum, Amsterdam; Metropolitan Museum, Tokyo; ecc.). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi, ha firmato moltissime campagne pubblicitarie e collabora con importanti periodici italiani ed europei.
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La US Route 66 inizia in Adams Street a Chicago e dopo 4.000 chilometri, tre fusi orari e otto stati, termina a Los Angeles all’incrocio del Santa Monica Boulevard con Ocean Avenue. Fu istituita negli anni ‘20 per dotare gli USA di una rete stradale capace di soddisfare il crescente traffico automobilistico e il forte sviluppo dell'economia particolarmente nell'Ovest. Negli anni ‘70 la nuova rete di strade veloci a quattro corsie (le Interstate) hanno permesso, evitando i centri urbani, collegamenti più veloci, determinando in meno di dieci anni la scomparsa di tutto quel mondo di motel, ristoranti, pompe di benzina, e orientato in altre direzioni il destino delle persone che lungo la Route 66 vivevano e lavoravano, dipendendo la loro fortuna dalla Mother Road. Nel 1994, la Route 66 è passata sotto la protezione dell’amministrazione federale dei parchi diventando “monumento nazionale”: è l’unica strada al mondo ad avere ottenuto questo status; inoltre, con le sue 2.248 miglia, è anche il parco più lungo mai istituito.
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Mostra e catalogo a cura di Sandro Parmiggiani
Catalogo Skira
Testi in catalogo di Maurizio Battelli, Franco La Polla, Fred Licht, Franco Marcoaldi, Franco Minganti e Sandro Parmiggiani
Edizione di un cofanetto di 20 cartoline con libretto di presentazione del testo di Sandro Parmiggiani
Sedi della mostra: Palazzo Ducale, via Roma, 12/B – Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia); Teatro Bismantova, via Roma, 75 – Castelnovo ne’ Monti
Periodo di proroga: dal 25 agosto al 14 settembre
Orari di apertura dal 25 agosto al 14 settembre
Palazzo Ducale: da martedì a domenica, ore 16 – 19. Lunedì: chiuso.
Teatro Bismantova: (a partire dal 26 luglio) durante gli orari di apertura della struttura
L’ingresso è gratuito.