Porsi il problema dell’ambiente “prima che sia troppo tardi” significa anzitutto decidersi per una inversione di rotta. Lo ha proclamato chiaramente anche Papa Benedetto già lo scorso settembre, all’Agorà dei giovani riuniti a Loreto: “Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un 'SÌ' deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile”.
I vescovi italiani, nel messaggio inviato per la celebrazione della prossima giornata per la salvaguardia del creato, il 1° settembre, riprendono lo stesso tema, esplicitando: “Un efficace rinnovamento delle pratiche – personali, familiari e comunitarie – non potrà realizzarsi senza una vera e propria 'conversione ecologica', cioè senza uno sguardo rinnovato sulle nostre esistenze e sui beni che la caratterizzano”. Il titolo del messaggio è “Una nuova sobrietà per abitare la terra”. Terra casa comune da abitare o terra fossa comune in cui sprofondare?!
“Un’alleanza tra l’uomo e la terra… prima che sia troppo tardi…” dice il Papa. Ma non lo è già?! Che sia tardi e che sia ora di svegliarsi lo pensiamo in tanti. Che non sia ormai “troppo” tardi, tutti osiamo sperarlo....
Per questo ci mobilitiamo, lasciandoci coinvolgere da chi si è mosso prima di noi e desiderando coinvolgere chi sta vicino a noi: persone, famiglie, comunità, istituzioni.
Per questo proponiamo per i prossimi mesi in terra reggiana una prima tappa di percorso con iniziative di vario genere, atte a ridestare l’attenzione, a scuotere le coscienze, a creare sensibilità, a mettere in circolo energie. Vorremmo trovare le porte aperte della mente e del cuore, soprattutto nelle parrocchie (cui è stato inviato il manifesto e un intero dossier) e nelle scuole, per quella dimensione educativa che da sempre caratterizza la loro natura e la loro azione e che oggi deve esprimersi anche nella capacità di formare a comportamenti responsabili, a stili di vita corretti, ad una disciplina di vita rispettosa delle leggi di madre-natura e delle voci dell’intera famiglia umana.
Come educatori, chiediamoci e riflettiamo insieme ai nostri concittadini: di quanti ettari di terra, di mare, di cielo… abbiamo bisogno per soddisfare i nostri consumi e per assorbire i nostri rifiuti? Non sarebbe più utile, coraggioso e urgente preoccuparci delle nostre impronte “ecologiche”, sempre più pesanti, diffuse, tossiche, anziché fissarci su quelle “digitali”?
Prima che sia toppo tardi!...
(Don Emanuele Benatti)