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“La questione del deficit idrico delle province di Reggio Emilia e Parma è cosa nota e non certo di questi ultimi giorni”

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“La questione del deficit idrico delle province di Reggio Emilia e Parma è cosa nota e non certo di questi ultimi giorni. Già nell’Ottocento si studiarono proposte alternative e, prima ancora della diga di Vetto, si ipotizzarono la soluzione di bacini comunicanti”.

Parole di Emilio Bertolini, presidente del Consorzio di Bonifica Bentivoglio Enza.

Eppure sono passati più di centoquaranta anni…
“Sì – risponde il presidente – e, tramontata l’ipotesi della diga di Vetto, c’è una soluzione percorribile che è quella dei medi invasi. Concretamente lo scorso marzo, in occasione della presentazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp), si condivise con l’Amministrazione provinciale l’attuazione di un tavolo tecnico proprio sul tema della disponibilità idrica”.

Cosa avrebbe dovuto fare questo tavolo?
“Appunto individuare la localizzazione di nuovi bacini appenninici in val d’Enza, tra Parma e Reggio, in maniera conforme a quanto previsto dal Piano (regionale) di tutela delle acque. E non, naturalmente, in base a articoli di giornale o comitati”.

Da allora?
“Sono trascorsi cinque mesi, ma non c’è stata la convocazione richiesta. Anzi, è prossima la scadenza del tempo entro il quale avremmo dovuto produrre i risultati. Il nostro appello alle Province – prosegue il presidente – è quello di accelerare in questa direzione, perché è solo in maniera condivisa che potremo individuare, nell’Appennino della val d’Enza, la localizzazione di possibili nuovi bacini di media dimensione”.

Come dovrebbe funzionare questo tavolo?
“Il tavolo deve trovare il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali e gestori appartenenti al medesimo areale ‘di bacino’, e quindi a cavallo tra Parma e Reggio. E’ una novità positiva che oltrepassa le barriere amministrative che conosciamo. Ne sono parte le due Province, i Consorzi di Bonifica Bentivoglio Enza e Parmense, Enìa e le organizzazioni professionali agricole”.

“Solo successivamente ai lavori del tavolo, cioè alla verificata fattibilità delle opere individuate – conclude Bertolini –, sarà possibile individuare le diversificate fonti di finanziamento fra le quali importanza decisiva avrebbero quelle compartecipate dai privati”.