Riceviamo e pubblichiamo.
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L’annoso problema degli ungulati necessita di un’attenta regolamentazione. Il sovrannumero delle specie in questione ha infatti creato moltissimi danni all’agricoltura regionale, senza contare lo squilibrio dell’ecosistema. Il nuovo regolamento per la gestione degli ungulati dovrebbe quindi essere lo strumento per attenuare il problema del sovrannumero degli ungulati presenti sul nostro territorio, uno strumento con meno preconcetti nei confronti della categoria dei cacciatori.
Ci sono troppi vincoli contro lo sport della caccia che hanno dato luogo a leggi di scarsa efficacia. Pagine e pagine di articoli che creano soltanto catene, spese e montagne di carta, senza che il problema trovi una concreta ed equilibrata soluzione. Il cacciatore iscritto all’ATC per poter accedere al prelievo selettivo deve obbligatoriamente partecipare a quelle prestazioni che il regolamento di Ambito stabilisce, come ad esempio i censimenti. E per ottenere un punteggio di rilievo deve intervenire sia nella gestione della piccola fauna, sia nella comune gestione di tutto il patrimonio faunistico.
Il comma 1 dell’articolo 13 dà la possibilità all’ente gestore di cedere un numero di capi a soggetti non iscritti all’ATC. Quindi mentre un cacciatore deve mettersi a disposizione dell’Ambito per quelle mansioni e impegnare tempo e danaro per ottenere il pacchetto d’assegnazione, dall’altra vi sono cacciatori che limitano la propria attività esclusivamente alla caccia infischiandosene di tutto ciò che è gestione e rapporto con il mondo agricolo.
La situazione nel reggiano è difficile, molti sono i problemi. Gli ungulati hanno prodotto cospicui danni alle aziende agricole e ai loro raccolti. Non vorremmo dover arrivare ad una situazione d’emergenza, se già non esiste, e ricorrere a soluzioni drastiche come i piani di controllo, per non aver avuto il lume e la lungimiranza di lasciare all’ATC il compito di valutare e prevedere la metodologia ed i tempi più corretti alla gestione degli animali.
Ritengo più opportuno ed efficace lasciare all’ente gestore la scelta della metodologia da attuare in rapporto alla necessità gestionale, in considerazione anche del fatto che ogni piano di prelievo viene deliberato dall’amministrazione provinciale che valuterà i dati in possesso e tutte quelle problematiche che ogni realtà possiede per un corretto rapporto con le realtà agricole: partner indispensabili per un corretto sviluppo delle popolazioni faunistiche presenti.
Da sottolineare l’eccessiva limitazione al tipo di caccia nelle zone pre parco, in cui si individua come unico metodo la girata (con pochi cani). Si riduce notevolmente il numero dei cani che verranno resi idonei al recupero, per la nota ritrosia dei nostri cacciatori a partecipare alle prove ENCI, i cui regolamenti sono particolarmente rigorosi. Sarebbe opportuno che la legge prevedesse a riguardo la possibilità per la Provincia di emanare un regolamento specifico anche per l’abilitazione dei cani, magari avvalendosi di un giudice esperto ENCI, come già prevede l’ultimo comma per il rinnovo.
(Fabio Filippi)
Per quello che riguarda la caccia in genere, e specialmente per gli ingulati, ci vorrebbe una commissione ad hoc per fare un censimento equilibrato e mettere delle persone con la “A” maiuscola. Sono disponibile a qualsiasi partecipazione per farsi che l’Italia sia bella e grande per tutti i cacciatori onesti.
(Emilio Lovece)