Presentazione
Dai dati risulta che in soli nove paesi è localizzato il 60% delle risorse naturali di acqua. Per ben 80 paesi si può parlare di stato di penuria. Alla fine del XX secolo erano circa 10.000 gli esseri umani a morire ogni giorno per mancanza d’acqua potabile. Questo numero si triplica se si considera la mancanza d’acqua come concausa nella manifestazione di malattie come la dissenteria, il colera, il tifo e molte altre dovute dalla presenza di microrganismi. Oggi, invece, sono circa 1.400.000.000 le persone che nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile. Inoltre, più di due miliardi di persone non godono d’alcun sistema sanitario domestico e una persona su tre al mondo non beneficia di sistemi di depurazione delle acque usate. Particolarmente grave è la situazione nelle città della grande povertà. Si prevede che nel 2025 esse saranno circa 650, di cui più o meno 600 in paesi “sottosviluppati”.
Per dare delle risposte a tutto quanto fin qui esposto, nel 1998 a Lisbona, dal Gruppo di Lisbona e dalla Fondazione Mario Soares, è nato un Comitato Internazionale che ha elaborato una serie di proposte denominate “Contratto Mondiale per l’acqua”. In seguito sono nati comitati nazionali in diversi paesi, tra cui figura anche l’Italia.
In Italia l’organizzazione che per prima vi ha aderito e il CIPSI (Coordinamento d’Iniziative Popolari di Sviluppo), che in realtà è un coordinamento di ONG. Altri aderenti sono Legambiente, Movimento Consumatori, Forum Ambientalista, per fare alcuni nomi più conosciuti. Un importantissimo convegno si tenne il 1982 a Rio de Janeiro, presenti 170 paesi e 110 capi di stato. La conferenza ha avuto pochi effetti immediati, ma è stata importante perché ha posto problemi ed approvato cinque documenti. L'uomo non può rinunciare allo sviluppo, ma deve essere uno sviluppo sostenibile, cioè non deve distruggere le risorse naturali e l'ambiente.
Programma per il secolo XXI per conciliare lo sviluppo con l'ambiente.
L'obiettivo principale è la riduzione dei gas inquinanti che provocano l'effetto serra. La convenzione è stata firmata da 150 stati e dall’UE, ma alcuni stati, come gli USA si sono opposti alla possibilità di porre dei limiti all'emissione di gas inquinanti. E' urgente, tra l'altro, il riconoscimento della grande importanza delle foreste per il mantenimento dell'equilibrio dell'ambiente e la protezione di specie animali e vegetali che, in caso contrario, tra una cinquantina d’anni potrebbero scomparire. E' stata firmata da 153 stati; gli USA, ancora una volta, si sono riservati l'adesione.
Un poco di dati
Si va dai 50 litri al giorno consumati da un tunisino, ai 380 di un Italiano, fino ad arrivare ai 650 litri di un americano. L’11 per cento della popolazione consuma l’88 per cento dell’acqua del mondo. Ed è abbastanza inquietante che lo stesso 11 per cento controlli l’84% per cento di tutta la ricchezza prodotta nel mondo.
Il 71% della superficie terrestre è ricoperta di acqua; ma circa il 98% del volume totale si trova negli oceani e nei mari ed è troppo salato per poter essere utilizzato per l'agricoltura o per usi domestici e industriali. Solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, ma la maggior parte di questa (l'87% circa) è concentrata nei ghiacciai, nell'atmosfera o a grandi profondità ed è quindi difficilmente utilizzabile.
Le fonti principali di approvvigionamento sono i fiumi, i laghi e le falde acquifere, che sono i serbatoi naturali in cui si raccoglie la quantità d'acqua che si rende disponibile per l'uso attraverso il ciclo idrologico. Il consumo di acqua dolce si è sestuplicato tra il 1900 e il 1995 più del doppio del livello di crescita della popolazione. Circa un terzo della popolazione mondiale già vive in Paesi considerati ad emergenza idrica - questo accade quando il consumo supera del 10% il totale dell'offerta-. Se questo trend dovesse continuare, 2/3 della popolazione della terra vivrà in queste condizioni nel 2025.
Acqua Potabile
Mentre l’acqua potabile è un bene che in numerose zone viene dato per scontato,in altre essa costituisce una risorsa preziosa, e questo sia a causa della sua scarsità, sia a causa della contaminazione delle sorgenti idriche. Circa 1,1 miliardi di persone, vale a dire il 18 per cento della popolazione mondiale, non hanno infatti accesso all’acqua potabile, mentre più di 2,4 miliardi di persone non dispongono di impianti fognari adeguati. Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, più di 2,2 milioni di persone, in maggioranza bambini, muoiono ogni anno per delle malattie la cui insorgenza è associabile alla mancanza di acqua potabile, a degli impianti fognari inadeguati e a un’igiene scadente. E una larga percentuale delle persone che vivono nei paesi in via di sviluppo soffre di malattie causate direttamente o indirettamente dal consumo di acqua o cibo contaminati o da organismi infettivi che si riproducono nell’acqua.
Potendo contare su un’adeguata disponibilità di acqua potabile e di fognature, invece, l’incidenza di alcune malattie e dei decessi conseguenti potrebbe ridursi fino al 75 per cento. Le risorse di acqua dolce sono distribuite in maniera estremamente disuguale. Le zone aride e semi aride del pianeta, che costituiscono il 40 per cento della massa terrestre, infatti, ricevono solamente il due per cento delle precipitazioni globali.
Previstioni per il futuro
Nel corso dei prossimi due decenni si prevede che il mondo avrà bisogno del 17 per cento di acqua in più, per la coltivazione dei prodotti agricoli necessari a sfamare le popolazioni in crescita dei paesi in via di sviluppo, e che di conseguenza l’impiego complessivo delle risorse idriche registrerà un incremento pari al 40 per cento. Nel corso di questo secolo un terzo delle nazioni — che si trovano in regioni sottoposte a difficoltà idriche —potrebbe dover affrontare delle gravi carenze nella disponibilità di acqua e, entro il 2025, due terzi della popolazione mondiale vivrà probabilmente in nazioni che affronteranno moderate o gravi insufficienze idriche. Le risorse di acqua dolce sono distribuite in maniera estremamente disuguale. Le zone aride e semi aride del pianeta, che costituiscono il 40 per cento della massa terrestre, infatti, ricevono solamente il due per cento delle precipitazioni globali.L’irrigazione agricola pesa per circa il 70 per cento sui consumi di acqua, e fino al 90 per cento nelle zone aride dei tropici.
A partire dal 1960, i consumi idrici per l’irrigazione sono aumentati di oltre il 60 per cento. Al tasso di investimento corrente, l’accesso universale all’acqua potabile non potrà ragionevolmente essere raggiunto prima del 2050 in Africa, del 2025 in Asia e del 2040 in America Latina e nei Caraibi. Complessivamente, per queste tre regioni, che ospitano l’82,5 per cento della popolazione mondiale, l’accesso nel corso degli anni ’90 è passato dal 72 al 78 per cento della popolazione totale, laddove gli impianti fognari sono cresciuti dal 42 al 52 per cento. Nei paesi in via di sviluppo, fra il 90 e il 95 per cento delle acque di scolo e il 70 per cento delle scorie industriali vengono scaricate nelle acque, dove inquinano le risorse idriche disponibili, senza ricevere alcun trattamento. Alla fine dell’anno 2000 il 94 per cento circa degli abitanti delle città aveva accesso all’acqua potabile, mentre questo tasso era solamente del 71 per cento per quel che riguardava gli abitanti delle campagne.
Per gli impianti fognari, invece, la differenza era persino maggiore, dal momento che risultava coperto l’85 per cento della popolazione urbana, mentre nelle aree rurali solamente il 36 per cento della popolazione disponeva di impianti fognari adeguati. Nel corso degli anni ’90, all’interno dei paesi in via di sviluppo, circa 835 milioni di persone hanno ottenuto l’accesso a un’acqua potabile di migliore qualità, mentre circa 784 milioni sono stati collegati ad impianti fognari. Con l’aumentare delle migrazioni verso le aree urbane, però, il numero degli abitanti delle città che non dispongono di un accesso a fonti di acqua potabile è comunque aumentato di circa 61 milioni.
Conclusioni
I Governi, i ministri e gli esperti idrici riunitisi in occasione della Conferenza Internazionale sulle Acque Dolci (Bonn, Germania, Dicembre 2001) hanno previsto che, allo scopo di raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che in tutto il mondo non hanno accesso all’acqua potabile, oltre che di conseguire l’obiettivo di dimezzare, sempre entro il 2015, il numero delle persone che non dispongono di impianti fognari, sarebbero necessari i seguenti provvedimenti: 1,6 miliardi di persone in più avranno bisogno di accedere a servizi e infrastrutture adeguati per la fornitura di acqua potabile. 2,2 miliardi di persone avranno bisogno di sistemi fognari migliori e di conoscenze igieniche più approfondite. E’ necessario un investimento complessivo per tutte le forme di infrastrutture collegate all’acqua che raggiunga 180 miliardi di dollari. Si stima che gli attuali livelli di investimento ammontino invece a 70-80 miliardi di dollari. Peraltro, per soddisfare le necessità delle popolazioni per quanto concerne l’acqua potabile e gli impianti fognari, l’investimento necessario è più vicino a 23 miliardi di dollari all’anno, notevolmente più elevato rispetto al livello corrente di 16 miliardi di dollari annui.
Fonte (Calvino)