Home Cronaca La bordata di Teneggi a Enìa: ma il territorio dov’è?

La bordata di Teneggi a Enìa: ma il territorio dov’è?

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“A questo punto poco importano i partner e gli accordi: il problema è che è difficile, se non impossibile, affrontare la questione dello sviluppo industriale e proprietario di Enìa con piena consapevolezza e addirittura conoscenza di ciò che stiamo trattando”. Così il direttore della Confcooperative, Giovanni Teneggi, si esprime a proposito del cammino intrapreso dall’ex municipalizzata e degli accordi in vista con due consorelle.
“Da diversi anni ormai – sottolinea Teneggi - dobbiamo parlare di una perenne NewCo che sfugge a chiare attese nel rapporto con il sistema economico locale sia in termini di piani di investimenti infrastrutturali, sia in termini di partnership con il sistema imprenditoriale”.
“Per essere chiari sulle questioni che ci preoccupano – prosegue il direttore di Confcooperative - diciamo subito che da parte delle imprese e da parte del territorio non è stato irrilevante il contributo assicurato a Enìa per accompagnare la trasformazione societaria prima e, soprattutto, la quotazione azionaria poi, laddove interessano gli indicatori finanziari, gli indici di remuneratività agli azionisti, le prospettive di crescita degli utili su benchmarking internazionali, anche se frutto di addendi e sottraendi che riguardano la vita centinaia di imprese, di utenti/clienti e migliaia di lavoratori non necessariamente favoriti”.
E qui Teneggi alza il tiro proprio sullo snodo della redditività di Enìa e dei legami con il territorio: “per due anni – dice il direttore di Confcooperative – Enìa ha ridotto gli investimenti sul territorio per servizi alla popolazione e ridotto ancor più drasticamente, nella più grave fase di stagnazione economica e ripresa inflattiva, le richieste di intervento e i corrispettivi alle imprese del territorio, storici partner aziendali in una logica di qualità e occupazione”. “Un obiettivo – incalza Teneggi - portato a casa dal management centrale senza troppi riguardi alla valenze territoriali dell’azienda, alla sua mission pubblica, alla stessa articolazione societaria che, nelle strutture provinciali, avrebbe dovuto assicurare uno stile di relazione e attenzione di gran lunga più costruttivo”.
“Dopo l’approdo in Borsa – prosegue il direttore di Confcooperative - ci si attendeva una stagione nuovamente consona agli obiettivi territoriali di Enìa, ma a cosa ci troviamo di fronte ? Da un lato alle rassicurazioni politiche della proprietà municipale; dall’altro, però, al lavoro per un nuovo assetto societario che, temiamo, chiederà ulteriori e più importanti indici finanziari per repentine capitalizzazioni borsistiche”.
“E così – sostiene Teneggi – abbiamo da un lato i “sindaci amministratori” impegnati a presentare un modello di public company capace di tenere insieme azionisti e cittadini e, dall’altro, i “sindaci azionisti”, bisognosi di dividendi più che di altro, e raramente attrezzati per influenzare amministratori che si muovono a trattare con giganti economico-finanziari”.
“Sorge allora il dubbio che un simile modello capace di tenere insieme azionisti e cittadini in realtà non esista, a meno che non sia finalmente possibile parlarne con maggiore severità, riaprendo la questione del ruolo delle municipalità”. “La questione di centinaia di piccole e medie imprese che sentono di perdere questa opportunità e si sentono violate dai massimi ribassi sui prezzi – osserva il direttore di Confcooperative - è “politicamente corretta” quanto quella delle liberalizzazioni e della finanza al comando? La prima, territorio e piccola impresa, non ha più voci e sa un po’ di “old economy e canottiera sudata”; la seconda, liberalizzazioni e finanza, tiene insieme destra e sinistra e fa molto liberal”. “La Confcooperative, almeno per aprire o riaprire il dibattito, non ha dubbi sul fatto che si debba ripartire dalla prima, più urgente di ogni accordo di Enìa”.