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“Ritorno al nucleare? No, grazie”

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Riceviamo e pubblichiamo

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In questi mesi è tornata alla ribalta l’idea di ritornare ad un’Italia nuclearizzata. Si parla di centrali ma si omette tanto e pare si dimentichi pure... tanto!

Si ascoltano esperti, o sedicenti tali, che parlano di nucleare dicendo che le centrali di “ultima” generazione, previste negli attuali propositi governativi sono sicure; di fatto viene omesso, se non da voci “quasi fuori dal coro”, che le centrali di ultima generazione, in Europa, saranno a breve di IV generazione, mentre in Italia si propone la costruzione di centrali nucleari di terza generazione.

Una NOVITA’ della quarta generazione parrebbe essere quella di non produrre scorie radioattive. E che dire della Germania, dove uno studio federale porta alla luce un incremento crescente di leucemie nei cinquanta chilometri attorno a impianti “definiti altamente sicuri”?

E’ lecito domandarci: “Dove si intenderà smaltire le nuove scorie radioattive?” E: “Dove verranno messe le più di duecento tonnellate di scorie radioattive restanti dallo smaltimento, per altro ancora in corso, delle nostre vecchie centrali?“.

Nel web, la nuova frontiera della comunicazione anche televisiva (a breve, all’estero), possiamo leggere articoli interessanti, tra cui uno che dice che “i siti per il deposito delle scorie nucleari (...) centrali nucleari (...) potranno essere coperti da segreto di Stato (...)”.

Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16 aprile 2008, numero 90, prevede che: "Nei luoghi coperti dal segreto di Stato le funzioni di controllo (…) sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate (...) Le amministrazioni non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione". Ancora: "Sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento".

L'articolo 261 del Codice Penale prevede, per chi rivela un segreto di Stato, una pena non inferiore ai cinque anni di reclusione.

Quindi, facendo un gioco di deduzione, se il sindaco divulga ai suoi cittadini l'esistenza di una discarica di scorie nucleari finisce in galera. Mentre se il sindaco non informa i cittadini tradisce il suo mandato nei loro confronti.

E’ stato presentato un testo in commissione europea da europarlamentari, italiani, perché codesto decreto si scontra con le direttive comunitarie. Reperiamo in rete (www.osservatoriosullalegalita.org) un testo che dice appunto: “Il 1° maggio 2008 in Italia è entrato in vigore il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) che allarga il campo d'applicazione del segreto di Stato, in nome della tutela della sicurezza nazionale, ad una lunga serie di infrastrutture critiche, tra le quali "gli impianti civili per produzione di energia". Questo significa che i siti per il deposito delle scorie nucleari, nuovi impianti civili per produzione di energia, centrali nucleari (…).

Si legge nel Dpcm: "Nei luoghi coperti dal segreto di Stato le funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono svolte da autonomi uffici di controllo collocati a livello centrale dalle amministrazioni interessate che li costituiscono con proprio provvedimento" e le amministrazioni "non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione".

(…) "Un vero e proprio divieto di divulgazione, in quanto chiunque dovesse rendere noto, per esempio, l'esistenza di una discarica di scorie nucleari nel proprio comune, rischierebbe fino a cinque anni di reclusione (…) Considerando la direttiva n. 2003/4/CE adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea in data 28 Gennaio 2003 che disciplina l'accesso del pubblico all'informazione ambientale, non ritiene, la Commissione, che questo decreto italiano sia in contrasto con la direttiva di cui sopra? Non ritiene la Commissione, in virtù dell'art. 4 della direttiva 2003/4/CE, di dover attuare azioni politiche e verifiche tecniche nei confronti di questo decreto per garantire l'accesso del pubblico all'informazione ambientale?”.

Vedremo cosa sentenzierà l’Unione Europea, ma siamo timorosi, vista l’abitudine di infrazione, dell’Italia, rispetto le direttive comunitarie (si veda l’esempio del “caso Rete 4” con multa di 350.000 euro giornalieri).

Democrazia? Sentiamo dire la parola “si deve fare” ma viene omesso troppo, anche un fattore CHIAVE per la democrazia: il referendum del 1987 (!!) dove milioni di italiani hanno votato contro il nucleare italiano! Un governo democratico non è autorizzato a prendere decisioni contrariamente a quanto espresso dalla sovranità popolare sancita dalla Costituzione Italiana. Non bastano le autorità di ministri (in questo caso Scajola e Marcegaglia - quest'ultima non è ministro, ndr), che non hanno maggior valore della volontà del popolo. Su centrali che tra quindici anni, quando saranno pronte, saranno già obsolete, l’Italia si è già espresso nel 1987!

La nostra idea riguardo la costruzione di nuove centrali è ovviamente negativa; citando qualche parola del comico Crozza, ciò che spaventa è la realizzazione di impianti, nucleari, in un paese incapace di gestire anche il problema dei rifiuti: “se all’estero lo fanno vuole dire che loro sono capaci, noi no!”.

Inoltre ciò che non si dice è che l’Italia importa soltanto il 15% del fabbisogno energetico. Quindi non si comprende appieno come le centrali nucleari, pericolose e già obsolete e di dubbia efficacia in termini di produzione e pronte tardivamente, possano risolvere un problema immediato?

Di fatto, come già proposto dall’Italia dei Valori a livello nazionale, dalla sezione locale di Castelnovo ne’ Monti (su un caso specifico di produzione di biogas), l’alternativa al nucleare ESISTE, inutilizzata. Le energie alternative di cui possiamo ampiamente disporre possono colmare il fabbisogno energetico che oggi lamentiamo! Abbiamo, ad esempio, una efficiente esposizione solare, per cui l’installazione di impianti fotovoltaici su ampia scala garantirebbe una grande discesa di quel 15% di energia che dipendiamo dall’estero; inoltre, i nostri Appennini non hanno problemi di vento per gli impianti eolici, abbiamo a disposizione lochi a origine vulcanica per l’energia geotermica, la presenza (in montagna) di molte stalle e lochi di latra natura permetterebbe di incanalare un certo quantitativo importante di biogas (ecc.).

Di fatto non necessitiamo di costruire centrali nucleari (in un paese dove siamo abituati a costruire cose in malo modo per speculazione o altro - ricordiamoci che le gallerie italiane sono al 90% NON A NORMA di legge, pericolose)... Voi sareste sicuri con una centrale nucleare? Sapreste che ogni centimetro è stato costruito secondo i termini senza dimenticanze o vuoti volontari? Noi no!

Quindi chiediamo e proponiamo, prima alla nostra amministrazione, di investire in energie alternative in modo serio; non come fatto sino ad oggi, con risultati troppo modesti, ma in modo dinamico e veloce e più importante, in modo da garantire ai comuni, alle province, l’indipendenza energetica necessaria ad alleviare il costo dell’energia al cittadino; indipendenza necessaria anche per ridurre l’energia importata su scala nazionale.

Siamo rimasti sconvolti e spaventati dalle notizie riportate, e chiediamo ai comuni della montagna reggiana di tenere conto di questo pericolo; non neghiamo di desiderare che i comuni chiedano subito la denuclearizzazione del nostro territorio, non si sa mai…

(Agostino Giovannini responsabile Italia dei Valori zona montana, e Mattia Rontevroli, libero cittadino)

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Documento:
- La fissione nucleare (16 dicembre 2007)

29 COMMENTS

  1. Concordo
    Concordo in pieno con il no al nucleare e il sì alle energie alternative. Mi sono divertita a prendere alcuni numeri e a fare due conti di confronto e il risultato è incredibile. Fonte articolo REPUBBLICA del 24/05/2008. Basandomi sui costi di realizzazione dell’impianto (pronto entro il 2020), che è di 3 miliari di euro, propongono la realizzazione di ben 4 centrali nucleari per un importo complessivo di 12 miliardi di euro, per una resa di 6000 MW potenza (10% del fabbisogno interno). Con la stessa cifra a dispozione possiamo realizzare 923 centrali eoliche (costo a centrale tra 8 milioni e 13 milioni) da 10 MW (pari a 3-4 generatori)per un totale di 9230 MW (15% del fabbisogno interno), cioè quanto importiamo dall’estero. Teniamo anche presente che al termine della sua vita una centrale nucleare dovrà essere smontata (decommissioning) ed i rifiuti posti in sicurezza per 100.000 anni, il tempo necessario per il decadimento radioattivo. E poi mi imbatto in un altro dato altrettanto inquietante: avevamo, fino al referendum che ne ha sancito la chiusura, ben 4 centrali nuclari attive. Sono come l’uovo di Pasqua: hanno dentro la sopresa. Riporto quanto letto: centrale nucleare di Latina: vi sono stoccati circa 900 mc di scorie radioattive. Nel centro nucleare di Trino Vercellese attualmente sono stoccati 780 mc di scorie radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato (14,3 tonnellate). Circa il reattore nucleare di Caorso: vi sono stoccati 1.880 mc di rifiuti radioattivi e 1032 elementi di combustibile irraggiato (187 tonnellate).
    Centrale nucleare del Garigliano: vi sono stoccati circa 2.200 mc di scorie radioattive.
    E ora mi domando: ma le scorie, quelle vecchie, dopo 30 perchè sono ancora lì? E le prossime che creeremo dove le mettiamo? La terra è una sola e quando abbiamo finito di distruggerla non ce ne danno un’altra!!!! Vi invito ad andare anche a vedere il video che sta girando su youtube http://it.youtube.com/watch?v=rvAJ_u3Q0Hw. Quando l’ho visto confesso che ho pianto come una bambina. Non che la mia sia una verità assoluta ma un rischio così non lo voglio. Come la terra anche la vita è una sola e se questa non ti piace non te ne danno un’altra. A chi mi legge chiedo di riflettere… Buona vita a tutti.

    (Silvia Palandri)

  2. Nichilismo
    Sapete qual è il più grosso problema che attanaglia la società di oggi? Nichilismo. Niente. L’uomo sta superando Dio. C’era bisogno di un pazzo per strada per dirlo. In poco tempo stiamo avendo tutte le chiavi per accedere ai principali segreti di tutte le discipline. E come tutti i grandi passi, il progresso. Identificato con Satana dal Carducci, è quello che sta creando un divario tra nord e sud del mondo. Questa è la sfida. Il punto è che i ruoli nel momento cruciale del sorpasso, del sorpasso di Dio, si capovolgono. Dio vuole che manteniamo la razza umana, il male è volerla distruggere. Abbiamo i mezzi. Che fare? Chiuderci ad aspettare di emigrare ai poli in un mondo di undici miliardi di persone e prospettare futuri da @Chippie#C in foreste prosperose che non vedo più, o rimboccarci le maniche, nell’immonda macchina del progresso per portare all’uomo la tecnologia di ciò che già possiede in maniera conoscitiva. Il nucleo fa paura, ma perchè non lo si conosce, è un girotondo di particelle alfa, deutoni e tritioni attorno ad una singola con campo magnetico autoindotto al quale si chiede di fornire energia liberando protoni. Questo la centrale nucleare è. E lo sappiamo. Sennò continuiamo a vedere il pesce che sale, i cinesi che comprano la macchina, la benzina che sale alle stelle, e proprio noi consapevoli che il tutto, questo, è l’inizio della fine, del nihil, continuiamo a inneggiare a una vita da @Chippie#C che non si farà, che non si può fare. Vedrete che c’è senso in queste parole.

    (mn)

  3. Sul nucleare
    Sono convintissima che chi parla di ritorno al nucleare sappia di mentire mentendo spudoratamente. E’ che c’è chi spinge per i progetti e ci sono i costruttori che spingono per avviare i cantieri. Che poi servano davvero o meno, poco importa. Avevo intervistato qualche mese fa, per @CTuttomontagna#C, il professor Umberto Chiarini, di Casalmaggiore, che portò avanti, negli anni ottanta, la battaglia contro la centrale di foce Oglio. Ripropongo parte dell’intervista e rimando, per chi volesse informarsi, al sito del fisico nucleare Roberto Renzetti, @Lhttp://www.fisicamente.net@=www.fisicamente.net#L.

    Dall’intervista a Umberto Chiarini pubblicata su @CTuttomontagna#C: “Nel novembre del 2006 c’è stato il ventennale del referendum abrogativo contro il nucleare e il giorno 4 è uscito il libro. “La nostra è stata una lotta durata tredici anni – continua il professore – trovare la costanza di tenere mobilitati i cittadini e le province coinvolte non è stato facile. Non è stato semplice trovare gli esperti, ricorrere alla stampa straniera, a libri scritti in inglese, in francese, recuperati e cominciare a fare della contrinformazione, impegnandoci ad andare a tutti i dibattiti che organizzavano l’Enel e l’Enea. La gente ci ha seguito. Il potere politico aveva deciso nel piano energetico nazionale addirittura una ventina di centrali nucleari. Ce n’erano già quattro, una che non ha mai funzionato, quella di Caorso, una a Trino Vercellese, una a Latina e un’altra, piccola, al Garigliano”. Scattarono contro di noi le denunce, qualcuno finì in carcere con l’accusa di interruzione di pubblico servizio. L’alleanza con gli agricoltori fu fondamentale: Chernobyl aveva dimostrato che i primi ad essere danneggiati sono loro. La radioattività presente nei campi, nei prodotti agricoli, il divieto di consumare il latte e le verdure avevano svelato che l’attività economica che più avrebbe sofferto per la presenza della centrale era l’agricoltura. “Non è stato facile convincere delle persone con una loro storia una loro cultura a fare opposizione popolare non violenta – racconta Chiarini – Sedersi per terra, bloccare l’accesso ai campi, non reagire di fronte alla celere, alla polizia, agli scudi, ai lacrimogeni. Questo è stato vincente. Personalmente mi ero opposto quando un gruppo di veneti presenti alle manifestazioni volevano sabotare le macchine delle ditte appaltatrici per conto dell’Enel che facevano i sondaggi. ‘Voi manifestate, ma non create nessun danno, non vogliamo passare dalla parte del torto’. Questo è stato vincente. E ha trascinato, piano piano, il mondo politico”. La posizione dei partiti fu molto varia; fin dall’inizio c’erano quelli contrari al nucleare, l’estrema sinistra, i verdi, che tra l’altro sono nati in questo periodo, e poi l’Msi e il partito radicale. I partiti dell’arco costituzionale, allora al governo che aveva varato nel 1975 la legge 393 sulla localizzazione delle centrali nucleari, erano favorevoli, salvo distinzioni a livello locale. Così la Dc era favorevole a Roma, ma contraria a Viadana, a San Benedetto Po; così il Psi, così il partito socialdemocratico. Favorevoli, invece, sia al centro sia in periferia, erano il partito repubblicano e il partito liberale, che andavano di pari passo con le esigenze degli industriali. Il Pci fu quello che visse il più grande travaglio, perché all’inizio era favorevole. Dopo Chernobyl anche il Pci entrò tra gli antinucleari. I sindacati confederali, in un primo tempo, appoggiarono il nucleare, poi ci fu la protesta degli iscritti a livello locale, che si dissociarono dalla posizione provinciale. Anche la Chiesa prese posizione, visto che gli abitanti della Bassa erano contro il nucleare; per i referendum locali, il vescovo della zona, attraverso i parroci, invitò i cittadini a partecipare al voto. “La vicenda fu locale – dice Chiarini – riguardò la bassa. Per me, come per altri, i fiumi uniscono; sono stati usati nella storia a livello politico per segnare dei confini, ma in realtà le genti rivierasche proprio grazie al fiume sono state sempre in forte contatto. In questa vicenda, a livello locale, c’erano le popolazioni della bassa reggiana, parmense, cremonese e mantovana, quelle che insistono sul Po. Ma attraverso questi documenti, salta fuori un po’ tutta la storia del nucleare italiano, perché qua si è combattuta una battaglia di valenza nazionale”. Nacque il Movimento contro il nucleare, che lavorò in sinergia con gli agricoltori, con le associazioni ambientaliste di sigla nazionale, ma anche con tante altre sigle a livello locale. Tutti uniti per dire “no” non a livello locale, ma per dire no al nucleare come scelta strategica a livello nazionale, puntando su altre forme di energia. È l’esempio di una lotta popolare non violenta che riesce a raggiungere un obiettivo lavorando sulle coscienze, sull’informazione, sugli aspetti culturali. “Io sono convinto che il nucleare, anche oggi, sia una scelta sbagliata, immotivata, perché ci sono i dati e i documenti che lo dimostrano. In occasione del ventesimo del referendum eravamo a Roma con Zanotelli e abbiamo sentito le dichiarazioni di Rubbia, premio Nobel per la fisica, che ha detto no al nucleare che vogliono proporci oggi, anche se parlano di centrali di terza o di quarta generazione, perché c’è ancora il nucleare da fissione, che lui distingue dal nucleare da fusione. Chi ha un minimo di conoscenze in fisica sa la differenza”. Parole di Rubbia: “Il nucleare va studiato con grande attenzione, ma bisogna puntare sui rinnovabili, la vera ampia finestra per il futuro. Le centrali nucleari rappresentano una delle soluzioni, ma debbono essere condivise dai cittadini. Ma chi è pronto ad accettarle nel proprio ‘backyard’?”. Allora? Chi ha interesse a proporre centrali nucleari? “L’industria nucleare che deve continuare a vivere – risponde Chiarini – Sono gli unici che hanno veramente interesse, avendo visto diminuire drasticamente le commesse a livello mondiale. Si dice che il nucleare conviene, invece, prima di dieci anni, queste centrali che ti vogliono fare adesso non sono economicamente convenienti. Poi non si parla delle scorie, che non è un’incognita e un costo da poco, e neanche di decommissionamento, cioè di smantellamento della centrale e di confinamento delle sue parti. Inoltre, riuscire a far passare una centrale nucleare, in qualsiasi sito in Italia, mi sembra una cosa impossibile”. Pensare di fare le centrali elettronucleari dove c’è la maggior domanda di energia, nel nord, usando il Po, sapendo in che condizioni si trova e la guerra che stanno facendo le associazioni agricole con le regioni per disciplinare il rilascio dell’acqua dei bacini montani, pensare di usare il Po, con i tassi d’inquinamento e la scarsità d’acqua per raffeddare, costruire un impianto nel cuore più popolato dell’Italia, non è possibile. E allora? Perché si ripropone il nucleare? “Tante volte si guadagna solo proponendo – è il parere di Umberto Chiarini – solo facendo vedere dei progetti, solo approvando dei pezzi di carta, senza smuovere neanche una badilata di terra. È questo che rende in Italia: creare delle società di progettazione, con dei capitali minimi, l’importante è che ci sia un ok da parte degli enti o delle amministrazioni incaricate e tu cominci già a ricevere”.

    (Normanna Albertini)

  4. Distruzione di memoria
    Sono rimasto molto perplesso dal commento di mn… Non capisco bene il suo “pensiero” riguardo l’articolo che abbiamo scritto. Non si capisce se è pro o contro alle centrali, non si capisce se ha idea di dove stoccare le scorie residue e quelle che verranno, non si capisce se è favorevole ad avere vicino a casa un inceneritore o una discarica di scorie radioattive “protetta da segreto di Stato”, nè tanto meno della nostra richiesta di chiedere la denuclearizzazione della nostra montagna. E come la mettiamo con il referendum del 1987 fatto dagli italiani che dovrebbero essere “il popolo sovrano”? Boh… Io penso che il “nucleo”, come lo chiama lei, lo conosciamo molto bene e sappiamo i rischi che comporta, il problema è che purtroppo negli ultimi anni si sta cercando di distruggere una delle cose più importanti dell’essere umano: LA MEMORIA…

    (Mattia Rontevroli)

    P.S. – Speriamo che su questo decreto si facciano sentire i personaggi politici della nostra montagna poichè la salute e la preservazione di essa è fondamentale e non ha appartenenza politica.

  5. Quanti sprechi
    Perchè non combattiamo gli sprechi esistenti invece di crearne altri? Perchè non prendiamo d’esempio TORRACA e il suo risparmio sull’illuminazione pubblica? Perchè non iniziamo a produrre elettrodomestici senza stand-by, che tiene acceso qualcosa di spento? L’energia prodotta sia da fonti rinnovabili che da fossili viene in gran parte sprecata. Attuiamo una politica contro questi sprechi, immaginiamo solo un momento tutti gli edifici pubblici con lampadine a risparmio energetico (SONO MILIONI DI LAMPADINE). Di quante centrali nucleari potremmo fare a meno? 1 anche 2. Manca la volontà politica. Non solo verso l’ambiente ma anche verso l’economia sullo spreco.

    (Vito Cerullo)

  6. Dal Comune un silenzio che assorda
    Quel che noto, amaramente, è che dopo il secondo comunicato fatto, qui, alle amministrazioni locali, non si è ricevuto nessun segno di risposta dal Comune di Castelnovo ne’ Monti, nessuna risposta dalla giunta comunale. Che dicono loro ai quali ci siamo rivolti? Il loro silenzio che vuol dire? Disinteresse o altro? Il cittadino e il lettore devono sapere, a mio avviso.

    (Agostino Giovannini – responsabile IdV zona montana reggiana)

  7. Forse non stanno tutto il giorno a navigare…
    Scusi, Giovannini, ma mi sembra quanto meno un po’ egocentrico pretendere risposte ufficiali se si utilizzano canali ufficiosi… Provi a scrivere direttamente ad uffici ed assessori competenti, o vada in Municipio negli orari di ricevimento, con i canali che ogni cittadino normale segue se deve effettuare delle richieste alle istituzioni locali.

    (Commento firmato)

  8. A commento firmato
    Forse dovrebbe rileggere l’ultimo commento di Agostino quando dice: “Che dicono loro ai quali ci siamo rivolti?”. Forse dovrebbe avere più fiducia e non considerarci così “alla leggera”.
    Saluti.

    (Mattia Rontevroli)

  9. Esperti sì esperti no
    Esperti sì! Esperti no! Come può un non esperto fare una valutazione? Io, da non esperto, mi attengo alla situazione attuale: quante porcherie abbiamo sul territorio da smaltire e non riusciamo? Caorso ferma dal 1990 (18 anni). Riflessione: nell’ipotesi che si possano costruire centrali sicure (tutto da dimostrare), se voglianmo risolvere i nostri problemi chiudendo occhi e naso lasciando ai nostri figli e alle generazioni future quello che noi in 18 anni non siamo riusciti a fare e di cui non c’è ancora visibilità sui tempi, allora centrali sì. Se vogliamo invece leggere con attenzione il commento del sig. Vito Cerullo, che ha centrato in pieno il problema, allora riflettiamo.

    (Sergio Sironi)

  10. A commento firmato
    La ringrazio ma Suo il giudizio, mi “consenta”, è alquanto superficiale e inadeguato. La scelta di chiedere risposte ufficiali in questi canali (pubblici) non è egocentrismo, MA volontà di totale trasparenza di informazione e delle posizioni pubbliche e politiche tra cittadino e amministrazione. Detto questo, il precedente comunicato era stato spedito (senza risposte) a tutta la giunta, e questo lo stiamo spedento all’Unione dei comuni. Ma poi le chiedo io: se avessimo fatto tutto questo nella maniera canonica, lei o chi per lei, avreste mai saputo esattamente cosa abbiamo chiesto, e anche della particolare legge menzionata?

    (Agostino Giovannini – responsabile IdV zona montana reggiana)

    P.S. – La trasparenza dell’informazione della politica deve passare PRIMA dalla lettura del cittadino; successivamente alla lettura di chi rappresenta i cittadini in una democrazia.

  11. Che han fatto gli ecologisti negli ultimi vent’anni?
    E’ proprio vero che ogni problema è come un Giano bifronte: ha sempre due facce, una guarda al passato e l’altra al futuro. E chi si limita a guardare una sola delle facce si preclude la comprensione del tutto.
    A prescindere dal fatto che molti non sanno minimamente quali fossero i quesiti referendari dell”87 e che quel referendum non era pro o contro il nucleare così come poi è stato fatto passare; vorrei proporre un punto di vista alternativo a chi è contro l’energia nucleare. I discorsi che si fanno oggi sono gli stessi che facevano gli pseudo-ecologisti nell”87. Oggi sono passati 20 anni. Cosa hanno fatto questi ecologisti in tutto questo tempo oltre a cazzeggiare per piazze e ferrovie dicendo “no ponte”, “no TAV”, “no Dal Molin”, no a tutto quello che poteva segnare uno sviluppo infrastrutturale dell’Italia? Qualcuno proponga di installare una ventina di pale eoliche sul crinale e li vedrete spuntare stracciandosi le vesti per lo scempio che si farebbe al paesaggio… Insomma, siccome in 20 anni non si è fatto niente nel campo delle energie alternative quali speranze ci sono che si faccia qualcosa in futuro? Ergo, meglio il nucleare. Che tanto se deve succedere l’incidente in una centrale francese o slovena le radiazioni non chiederanno il permesso per raggiungere l’Italia… E in secondo luogo, da fessi quali siamo, non andremmo a comprare energia nucleare all’estero facendo fare affari d’oro a chi quella energia la produce a discapito della bolletta dei contribuenti italiani.
    Salute.

    (R.S.)

  12. Controcorrente…
    Visto l’argomento così interessante e partecipato, vorrei dire la mia riguardo il futuro dell’energia nucleare in Italia. Io sono assolutamente favorevole, vista la paurosa crisi energetica mondiale, la quale molto probabilmente peggiorerà nei prossimi decenni. Si è già perso un mare di tempo (almeno 22 anni… ) dopo lo sciagurato referendum votato sull’onda emozionale dovuta alla sciagura di Chernobyl; è ora di non indugiare oltre. Questa è la mia opinione, che va controcorrente rispetto a quelle sin ora espresse in questa sede. Io rispetto le posizioni di tutti, gradirei però fossero basate su FATTI CONCRETI e corredate da proposte alternative. Le fonti di energia rinnovabile, eccezion fatta per l’idroelettrica e la geotermica, sono IMPRATICABILI ed ANTIECONOMICHE: non sono io a dirlo, ma i fatti ed i maggiori esperti del settore. Consiglio a tutti di visitare il sito http://www.galileo2001.it e di leggere gli articoli del professor Battaglia, docente di chimica ambientale all’Università di Modena e Reggio e di leggere l’articolo che allego a questa mia nota, pregando i gentili lettori di porre particolare attenzione ai paragrafi relativi alle fonti rinnovabili (scusatemi ma è un allegato corposo… ).
    Cordiali saluti.

    (Riccardo Bigoi, Ligonchio)

    * * *

    Petrolio, fonti rinnovabili
    ed energia nucleare

    DISPONIBILITÀ, ECONOMIA, PROSPETTIVE

    Ing. Ugo Spezia
    Segretario Generale AIN
    Sommario
    – Classificazione e impiego delle fonti energetiche
    – La crisi annunciata del sistema petrolifero mondiale
    – Le politiche di incentivazione delle fonti rinnovabili
    – Gli effetti delle politiche di incentivazione
    – Le prospettive delle nuove fonti rinnovabili
    – Il confronto competitivo
    – Le conseguenze degli errori del passato
    – L’energia nucleare
    Le fonti energetiche primarie
    – Fonti fossili
    – Fonte nucleare
    – Fonti rinnovabili
    – fissione:
    – fusione:
    – classiche:
    – nuove:
    – petrolio
    – carbone
    – gas naturale
    – uranio (plutonio), torio
    – deuterio, trizio
    – energia idraulica, energia geotermica
    – energia eolica (vento)
    – energia solare (termica, fotovoltaica)
    – combustibile derivato dai rifiuti (CDR)
    – biomassa (legna da ardere)
    – biocombustibili (bioetanolo, biogas)
    L’impiego delle fonti energetiche
    – Le fonti energetiche primarie non sono sostituibili tra loro, in quanto hanno caratteristiche intrinseche diverse che riguardano:
    – il tipo di energia producibile (termica, meccanica, elettrica)
    – la potenza specifica (energia per unità di massa / volume, superficie occupata dagli impianti)
    – la scala degli impianti (potenza massima, economia di scala)
    – la disponibilità (costante, periodica, casuale)
    – i costi di approvvigionamento
    – i costi di trasformazione (impianto e manutenzione)
    – l’impatto ambientale e i rischi associati
    Gli usi prevalenti dell’energia
    – Il fabbisogno prevalente di fonti energetiche riguarda:
    – la produzione diretta di mobilità (trasporti)
    – la produzione diretta di calore
    – la produzione diretta di elettricità
    Nei paesi industriali avanzati
    – 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre mobilità
    – 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre calore
    – 1/3 dell’energia primaria è utilizzato per produrre elettricità
    Fonti “alternative” e “integrative”
    – Le fonti energetiche primarie sono dunque considerate
    – “alternative”
    – o “integrative”
    – sulla base della loro attitudine a produrre
    – mobilità
    – calore
    – elettricità
    – a condizioni confrontabili di
    – versatilità
    – disponibilità
    – costo
    Il “caso idrogeno”
    – L’idrogeno esiste in natura allo stato gassoso in piccola percentuale nella composizione dell’aria, e quindi deve essere prodotto
    – per via termica dal metano (H2O + CH4 + Et 2H2 + CO2)
    – per via elettrolitica dall’acqua (2H2O + Et 2H2 + O2)
    – per via radiolitica dall’acqua (2H2O + 2H2 + O2)
    – In tutti i casi è necessario un apporto di energia esterno, e nei primi due casi il bilancio economico-energetico complessivo è negativo.
    – L’idrogeno, quindi, non è una fonte di energia, ma un vettore energetico, conveniente per altri motivi (impatto ambientale locale nullo) solo se si riesce a produrlo a basso costo.
    La crisi annunciata
    del sistema petrolifero mondiale
    DIETRO L’ANGOLO, LA FINE DELLA FESTA
    Le risorse petrolifere teoriche
    – Sima delle risorse petrolifere mondiali accessibili con tecnologie disponibili e quindi a costi di estrazione confrontabili con quelli correnti (“risorse convenzionali”): 1.020 miliardi di barili (Gbp).
    – Al tasso di produzione attuale (24 Gbp/anno) queste risorse sono tali da garantire una produzione abbondante e a prezzi non dissimili da quelli correnti ancora per oltre 40 anni.
    – Ma le analisi tecniche dicono che le cose potrebbero andare diversamente…
    I fattori di indeterminazione
    – Le stime delle risorse petrolifere mondiali sono affette da tre cause principali di errore in eccesso:
    – si fondano sulle valutazioni dei paesi produttori e delle compagnie petrolifere (che hanno interesse a sovrastimare la loro capacità produttiva residua);
    – si basano sull’assunzione che la produzione di greggio dai giacimenti possa rimanere costante – o crescere – nei prossimi anni senza particolari problemi tecnici (e non è così);
    – assumono che l’ultimo barile di petrolio possa essere pompato da un giacimento con la stessa facilità (e quindi allo stesso costo) del primo (e non è così).
    I fattori di indeterminazione
    – La dimensione di un giacimento petrolifero è sempre stimata con ampi margini di errore, e quasi sempre in eccesso.
    – La parte del petrolio presente in un giacimento che è possibile e conveniente estrarre è anch’essa stimata in eccesso.
    – I paesi produttori hanno convenienza a sovrastimare le proprie riserve per avere più rilievo in sede internazionale, per attrarre gli investimenti, per non perdere la capacità di ottenere prestiti.
    – Sovrastimando le riserve a disposizione di una compagnia petrolifera si innalza il valore delle sue quotazioni borsistiche.
    – I paesi dell’OPEC hanno un interesse particolare a gonfiare le stime delle loro riserve, dal momento che ciascun paese può esportare in proporzione alle riserve stimate.
    La sovrastima delle riserve
    – Secondo la Petroconsultants di Ginevra è per i fattori citati che, anno dopo anno, e nonostante gli elevatissimi tassi di estrazione, le riserve mondiali di petrolio si mantengono costanti o addirittura aumentano.
    – Alla fine degli anni Ottanta gli 11 paesi dell’OPEC hanno incrementato le stime delle loro riserve di circa 290 Gbp, senza alcuna giustificazione tecnicamente valida.
    – Questo aumento corrisponde a 1,5 volte il quantitativo di petrolio complessivamente scoperto negli USA dalle origini del business petrolifero ad oggi!
    La sovrastima delle riserve
    – Le riserve mondiali di petrolio (stimate) sono dunque costantemente aumentate negli ultimi 20 anni.
    – Estrapolando al futuro questa tendenza (apparente) la US Energy Information Administration ha concluso che la produzione di petrolio può continuare a crescere senza ostacoli per decenni.
    – Si tratta di un’illusione:
    – negli anni Novanta le compagnie petrolifere hanno scoperto in media 7 Gbp all’anno;
    – la produzione media degli anni Novanta è stata di 20 Gbp all’anno;
    – ma anziché registrare una riduzione, le “riserve accertate” sono aumentate.
    La verità scomoda
    – Circa l’80% del petrolio oggi prodotto nel mondo proviene da giacimenti scoperti prima del ’73
    – La capacità produttiva della grande maggioranza dei giacimenti sta già declinando
    – Le nuove scoperte hanno toccato un massimo all’inizio degli anni Sessanta e da allora hanno cominciato a diminuire.
    – Alla fine degli anni Novanta
    – il mondo disponeva di riserve per circa 1.000 Gbp
    – la produzione cumulativa era stimabile in oltre 800 Gbp
    – Le riserve convenzionali oggi disponibili sono quindi dello stesso ordine di grandezza dei quantitativi di petrolio già estratti.
    La curva di Hubbert
    – Il ciclo di produzione del petrolio è descritto dalla curva di Hubbert.
    – Il massimo della curva potrebbe essere raggiunto entro il 2010.
    – Da allora in poi il mercato registrerà una progressiva contrazione dell’offerta.
    ENTRO IL 2010
    FASE DI CRESCITA DELL’OFFERTA
    FASE DI CALO DELL’OFFERTA
    L’andamento dei prezzi
    – Cosa accadrebbe ai prezzi se il mercato prendesse atto che le risorse petrolifere sono in via di esaurimento?
    – Si avrebbero forti oscillazioni del prezzo del barile intorno a un prezzo medio progressivamente crescente…
    – …ovvero ciò che sta accadendo oggi.
    PREZZO CORRENTE
    DI MERCATO
    PREZZO MEDIO
    Le prospettive future
    – La domanda mondiale di greggio cresce attualmente del 2% all’anno. L’US Energy Information Administration prevede una crescita del 60% entro il 2020, quando la domanda raggiungerà 40 Gbp/anno.
    – L’aumento della domanda ha riportato la quota OPEC a superare il 30% del mercato mondiale nei primi anni Duemila (come nel ’73). Sono quindi divenuti molto probabili (e lo stiamo verificando) drastici aumenti ricorsivi del prezzo del greggio.
    – Un processo di autocontenimento della domanda come negli anni Settanta e Ottanta potrebbe determinare un prolungamento della vita economica delle risorse.
    – Ma intorno al 2010 anche l’area mediorientale supererà il massimo della curva di Hubbert, e da quel momento la produzione mondiale dovrà inevitabilmente diminuire.
    Le politiche di incentivazione
    delle fonti rinnovabili
    DAL PRIMO PEN AI “TETTI FOTOVOLTAICI”
    Le politiche di incentivazione
    Gli strumenti normativi
    – Pianificazione energetica
    – PNRE 1975 (Piano Nazionale per la Ricerca Energetica)
    – PEN 1981 (Piano Energetico Nazionale)
    – PEN 1985
    – PEN 1988
    – Provvedimento CIP 6/92
    – Provvedimento CIPE 137/98
    – Decreto Legislativo 79/99
    – Decreto Ministeriale 11.11.1999 (“Decreto 2%”)
    – Decreto Ministeriale 22.12.2000
    – Decreto Ministeriale 29.03.2001 (“Decreto tetti fotovoltaici”)
    – Dal 2002 in poi: deliberazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas
    Le politiche di incentivazione
    Le erogazioni nel periodo 1981–2002 (dati MAP)
    – PEN ’81:
    – 6.100 miliardi (più 60 previsti dal PNRE).
    – 1.400 miliardi (più 265 previsti dal PNRE).
    – CIP 6/92 (in 10 anni):
    – 76.000 miliardi di lire a favore dei produttori privati
    – 13.000 miliardi di lire a favore dell’Enel
    – 2.000 miliardi di lire a favore delle municipalizzate
    – DM 22 dicembre 2000:
    – 12 miliardi di lire a favore dei comuni e delle municipalizzate
    – 2,5 miliardi di lire a favore dell’ENEA
    – DM 29 marzo 2002
    – 60 miliardi di lire in favore di Enti locali e soggetti privati
    – 2,5 miliardi a favore dell’ENEA.
    Le politiche di incentivazione
    L’impegno finanziario 1975-2002
    – Impegno finanziario dello Stato per incentivare le fonti energetiche rinnovabili nel periodo 1981 – 2002:
    – 98.902 miliardi di lire
    – La somma è stata spesata sulla fiscalità generale e sulle tariffe elettriche.
    – Sono esclusi i costi sostenuti attraverso l’ENEA per i programmi di ricerca e sviluppo.
    Gli strani effetti
    delle politiche di incentivazione
    LA CRISI DEL SISTEMA ENERGETICO
    Il fabbisogno energetico nazionale
    Il decennio1990 – 2000
    PREVISIONE
    DEI VERDI
    ALLA CNE 1987
    145
    Il ruolo delle fonti rinnovabili
    I dati 1990 – 2001 (ENEA)
    Il ruolo delle fonti rinnovabili
    17.247
    Totale
    13
    Solare
    51
    Eolica
    222
    Biocombustibili
    267
    CDR
    1.140
    Geotermica
    6.487
    Legna e assimilati
    9.067
    Idroelettrica
    – Energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in Italia nel 2002: 17,25 Mtep (7,2%).
    – Il contributo più significativo (16,7 Mtep) proviene dalle fonti rinnovabili di tipo classico (idraulico, geotermico, legna da ardere).
    – Il contributo delle nuove FER equivale allo 0,09% del fabbisogno elettrico nazionale.
    Fonte Mtep
    Il ruolo delle fonti rinnovabili
    – Copertura del fabbisogno energetico complessivo dell’Italia:
    – contributo delle FER: 7,2%
    – fonti rinnovabili classiche (idroelettrico, geotermico, legna da ardere): 6,97%;
    – contributo delle nuove FER (solare termico, fotovoltaico, eolico, biocombustibili e CDR): 0,23%.
    – Copertura del fabbisogno nazionale di energia elettrica:
    – le FER hanno fornito complessivamente il 17,6%
    – il contributo è ascrivibile quasi interamente alle fonti rinnovabili classiche (15,7% dall’idroelettrico, 1,9% dal geotermoelettrico);
    – le nuove FER (eolico, solare termico, fotovoltaico, biomasse, biocombustibili, CDR) contribuiscono complessivamente per lo 0,09%.
    Le prospettive
    delle nuove fonti rinnovabili
    UN CONTRIBUTO SOSTANZIALE?
    Il contributo massimo ottenibile
    – Una stima del contributo massimo ottenibile dalle fonti rinnovabili in Italia era contenuta nel documento TERES II del programma ALTENER della Commissione Europea (1996).
    – Nelle condizioni di scenario più favorevole (best practice policies) il contributo teorico massimo da nuove FER raggiungibile in Italia nel 2020 è di 20,5 Mtep.
    51.544
    3.126
    Solare
    2.878
    Eolica
    6.198
    Biocombustibili
    8.304
    CDR
    5.883
    Geotermica
    9.598
    Legna e assimilati
    15.558
    Idroelettrica
    Fonte Mtep
    La rilevanza sul fabbisogno energetico
    – Il contributo di 20,5 Mtep previsto nelle condizioni di scenario più favorevole (massimo teorico ottenibile) rappresenterebbe meno il 5% del fabbisogno energetico nazionale previsto per il 2020 (previsioni di minima della crescita dei consumi).
    – Il contributo massimo teoricamente ottenibile dalle nuove fonti rinnovabili al 2020 non sarebbe comunque tale da alleviare significativamente i problemi di dipendenza energetica del Paese.
    – Il ruolo delle nuove fonti rinnovabili appare dunque destinato a rimanere marginale anche in una prospettiva di medio-lungo termine.
    Il confronto competitivo
    ANALISI COMPARATIVA
    Le ragioni del “flop”
    – La perdurante marginalità delle nuove fonti rinnovabili ha le seguenti cause principali:
    – La non competitività economica derivante dai seguenti fattori:
    – bassa potenza specifica
    – elevati costi degli impianti per unità di potenza
    – complessi problemi di gestione e manutenzione
    – necessità di impianti sostitutivi di tipo classico per i periodi di indisponibilità (carattere discontinuo delle fonti rinnovabili)
    – …L’impatto ambientale (!)
    Impegno del suolo
    – Un impianto elettrico da 1000 MWe occupa le seguenti aree:
    12
    Gas (ciclo combinato)
    12.500
    2.000
    200
    20
    30
    15
    Area occupata (ettari)
    Eolico
    Solare (termico, progetto Archimede)
    Solare (fotovoltaico)
    Olio combustibile
    Carbone
    Nucleare
    Tipo di impianto
    Le conseguenze
    degli errori del passato
    ALCUNE RIFLESSIONI
    – dipendenza dall’estero: 82%
    – esborso annuo (2003): 30 miliardi di euro
    – quota idrocarburi: 65%
    – dipendenza dall’estero: 84%.
    – esborso annuo (2003): 10 miliardi di euro
    – dipendenza dagli idrocarburi: 80%
    – Costo medio del kWh: 60% in più rispetto alla media europea
    – Per ridurre i costi di produzione l’Italia importa energia nucleare dall’estero (il 18% del fabbisogno).
    – Rigidità degli approvvigionamenti
    – Impatto ambientale (“tutto carbonio”, transito di prodotti petroliferi, gli obiettivi del Protocollo di Kyoto irraggiungibili: costerebbero 360 euro/abitante)
    – Depressione della ricerca in campo energetico
    – La situazione
    – Sbilanciamento del mix energetico:
    – Sbilanciamento del mix elettrico:
    La depressione della ricerca
    – Le cause:
    – Prelievo costante di 6.400 MW di potenza elettrica dalla rete estera per ridurre il costo medio del kWh.
    – Di notte il prelievo sulla rete estera corrisponde al 25% del fabbisogno elettrico nazionale.
    – “Riserva calda” non disponibile in quanto antieconomica.
    – Interruzione notturna della potenza prelevata dall’estero
    – Sovraccarico della rete nazionale e distacco degli impianti
    – Capacità di trasporto degli elettrodotti satura da molti anni.
    – Realizzazione di nuovi elettrodotti ostacolata dalle amministrazioni locali per il terrore dell’“elettrosmog”.
    – Il blackout del 28.09.2003
    – I rimedi:
    – posizione degli ambientalisti: “Non si devono fare nuove megacentrali e non servono nuovi elettrodotti: la soluzione è nella generazione diffusa basata sulle nuove fonti rinnovabili”.
    – posizione del governo: “È necessario costruire nuove centrali per rendere il sistema elettrico nazionale autosufficiente”.
    – posizione di tecnici ed economisti:
    – l’autosufficienza con petrolio e gas eleva ulteriormente il costo medio del kWh e pone fuori mercato il sistema produttivo.
    – nel breve termine: incrementare l’importazione di energia elettrica dai paesi nucleari (costruire nuovi elettrodotti).
    – nel medio-lungo termine: costruire nuovi impianti a carbone e nucleari.
    – Il blackout del 28.09.2003
    L’energia nucleare
    LUOGHI COMUNI E REALTÀ
    – “Il disastro di Chernobyl ha prodotto un ripensamento generale sull’energia nucleare, che a livello mondiale è ormai in via di abbandono …”
    – Non è vero:
    – Potenza nucleare in funzione nel mondo al 31.12.1985: 249.688 MWe
    – Potenza nucleare in funzione nel mondo al 31.12.2002: 358.661 MWe
    – Crescita della potenza nucleare fra il 1985 e il 2002: 44 %
    – Dopo-Chernobyl, la crisi…
    – “Il nucleare ha un ruolo marginale, poiché da esso proviene solo il 7% dell’energia prodotta nel mondo…”
    – Il nucleare non serve a produrre energia, ma energia elettrica. Il suo contributo va quindi confrontato con la produzione di energia elettrica.
    – L’energia nucleare contribuisce alla produzione elettrica (dati ONU-IAEA 2003):
    – per il 35 % in Europa
    – per il 25 % nei paesi dell’OCSE
    – per il 17 % a livello mondiale
    – Il nucleare è la prima fonte di produzione elettrica in Europa (davanti al carbone).
    – Il ruolo “marginale” del nucleare
    – “Il nucleare è in via di abbandono nei paesi occidentali, dove non si costruiscono più reattori…”
    I paesi che già impiegano estesamente l’energia nucleare non costruiscono nuove centrali perché non ne hanno bisogno, in quanto:
    – hanno raggiunto un mix produttivo equilibrato;
    – il nucleare è utilizzato per la copertura del carico di base;
    – sono raddoppiati i fattori di disponibilità degli impianti;
    – la vita di una centrale nucleare è estensibile a 60 anni.
    – Diversa è la situazione nei paesi che sono lontani dall’aver raggiunto un mix energetico ottimale, come il Giappone, la Corea, la Russia, la Cina, la Finlandia, la Slovacchia, …
    Il nucleare è in via di abbandono…
    – “La Svezia ha deciso di uscire dal nucleare…”
    -La Svezia, in seguito a un referendum tenutosi nell’80 (dopo l’incidente di Three Mile Island) avrebbe dovuto uscire dal nucleare a partire dal ’92.
    – La fermata del primo reattore (centrale di Barsebäck) è avvenuta solo all’inizio del 2000.
    – Successivamente il governo ha deciso di rinviare la fermata del secondo reattore “per la mancanza di alternative valide sul piano economico e ambientale”.
    – La Svezia ha tuttora undici reattori nucleari che funzionano a pieno regime coprendo il 49% del fabbisogno elettrico nazionale (la parte restante proviene dall’idroelettrico).
    – La Svezia e il nucleare
    – “La Germania ha deciso di uscire dal nucleare…”
    – In Germania il governo ha deciso nel 2001 di limitare a 35 anni la vita tecnica degli impianti nucleari installati.
    – L’applicazione di questa decisione porterebbe a una graduale chiusura degli impianti nucleari dopo 35 anni di esercizio, e in questa ipotesi l’ultimo reattore oggi in funzione sarebbe fermato nel 2020.
    – Le associazioni industriali, scientifiche e dei consumatori hanno fatto presente al Governo che il Paese (che peraltro dispone di ingenti risorse carbonifere) non può permettersi di rinunciare a una fonte che copre il 33% del fabbisogno elettrico nazionale.
    – Nel frattempo solo uno dei reattori tedeschi in funzione prima della decisione è stato fermato (per altri motivi).
    – La Germania e il nucleare
    – L’energia nucleare è economicamente vantaggiosa, ma…
    – un impianto nucleare richiede un investimento iniziale doppio rispetto a quello richiesto da un impianto convenzionale.
    – la realizzazione di una centrale nucleare richiede un tempo almeno doppio rispetto a una centrale convenzionale.
    – le resistenze all’accettazione dell’impianto possono prolungare indefinitamente i tempi.
    – …chi sceglierebbe un investimento doppio e a redditività differita del doppio per immettere sul mercato lo stesso prodotto?
    – i meccanismi di mercato ostacolano l’opzione nucleare
    – la disinformazione ostacola l’opzione nucleare
    – Per questo è necessaria una politica specifica: a quando?
    – Il mercato ostacola il nucleare.

  13. Segreto di Stato
    Vorrei ricordare a tutti i lettori che la cosa più preoccupante è l’entrata in vigore, dal primo maggio 2008, del decreto che consente di essere coperto da segreto di stato qualsiasi sito di stoccaggio, dalle discariche di scorie radioattive allo stoccaggio di spazzatura non differenziata, non controllata, chimica, ecc ecc. Il pericolo più grande sarebbe quello di trovarci nel nostro territorio o vicino a casa queste possibilità senza che i cittadini possano venirne a conoscenza.

    (Mattia Rontevroli)


  14. Ormai abbiamo l’esperienza e le informazioni che ci portano a capire quanto il nucleare sia pericoloso. SI’ ALLE ENERGIE ECOLOGICHE ALTERNATIVE, NO AL NUCLEARE. E’ soprattutto la storia che ce lo dice. Mi sento di citare, tra gli altri, Chernobyl e a quanto danno e dolore ha provocato, non solo nel sito ospitato, ma in tutto il mondo. Abbiamo già abbastanza problemi a cui pensare e credo che nuove centrali o anche solo ripristinare quelle già esistenti sia un rischio che non ci possiamo permettere all’oggi. Per non parlare delle scorie che ci mettono secoli ad essere smaltite. Se abbiamo le aternative come l’eolico, il fotovoltaico, pannelli solari, differenziata perchè non investire su questi? Questo è quello che mi domando. Grazie. Buona vita a tutti.

    (Elisabetta Corbelli)

  15. Nucleare: la falsa propaganda dell’ENEL
    Da http://amisnet.org: @CL’Italia si guarda indietro e si prepara ad investire miliardi e miliardi di euro in impianti nucleari mai sperimentati, costosi e che faranno lievitare e non diminuire le bollette dei consumatori. In una recente intervista, l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, ha parlato di 3-3,5 mld di euro a centrale. “Si tratta di una cifra non vera”, denunciano le associazioni ambientaliste che invitano a guardare il mercato internazionale per rendersi conto della falsità di tali dichiarazioni. “Conti dovrebbe essere denunciato per aver introdotto nel dibattito italiano elementi falsi – ha commentato il responsabile delle campagne di Greenpeace Giuseppe Onufrio – Sullo stess tipo di tecnologia, infatti, l’amministratore delegato del colosso energetico tedesco Eon ha parlato di costi pari a 5-6 mld di euro, facendo tra l’altro riferimento ad impianti che verrebbero costruiti in zone già nuclearizzate. Ma non solo – continua Onufrio – nel rapporto dell’agenzia statunitense di rating Moody’s si parla di cifre quasi triple, 7mld per 1000 Mw, dunque 12-13mld di dollari per una centrale come quella di cui ha parlato Conti”. Falsa è anche la notizia che il nucleare ci permetterà di alleggerire le bollette. Lo dimostra il caso USA, dove non ci sono ordinativi da più di 30 anni a causa dei costi eccessivi. Nessuno insomma vuole più investire nel nucleare, nonostante nel 2005 l’amministrazione Bush abbia introdotto nella normativa incentvi che valgono oltre 18 miliardi di dollari fino al 2011: misura che avrebbe dovuto attirare investimenti ma che si è tradotta nella ancora totale assenza di ordinativi da parte delle imprese. Qualcosa dovrà pur significare. Siamo insomma vittime di una vera e propria propaganda che dipinge uno scenario irrealizzabile per permettere agli industriali del settore di soddisfare i propri piani finanziari. Sono almeno sicuri gli impianti? Falso anche questo. O almeno non si può ancora sapere. Il nuovo reattore francese, non ancora in funzione, non ha precedenti dal punto di vista della quantità della radioattività e potenza impiegata nell’impianto. Si tratta di una tecnologia che utilizza ossidi misti di uranio e plutonio ed è la prima volta che viene applicata ad un reattore così grande. “Insomma – commenta ancora Onufrio – il fatto che sia andata bene con la prima generazione non significa che andrà bene la terza, perché sono impianti diversi la cui sicurezza può essere valutata solo sul campo”.#C

    (Commento firmato)

  16. Risposta a Riccardo Bigoi
    Nel suo commento vedo alcuni lati oscuri che non riesco appieno a comprendere. Per incominciare lei ha usato un’espressione molto forte: “lo sciagurato referendum”. Le ricordo che quel referendum sciagurato è stato votato da 22.000.000 di persone, ESSERI UMANI, che non volevano un futuro nucleare/radioattivo per i propri figli e che non avevano intenzione di bere per 50 anni latte in polvere, non poter mangiare funghi, ecc. e dover rinunciare nel futuro a poter coltivare i campi per colpa di eventuali disastri nel nostro Paese. E’ stato fatto un referendum? SI’. Si vuole riproporre una politica sul nucleare? BENE. Si rifaccia un referendum e si chieda al popolo italiano cosa ne pensa a distanza di 20 anni; queste decisioni del “si deve fare” non sono tollerabili in un paese “quasi democratico” dove la sovranità dello Stato dovrebbe appartenere al cittadino. A volte mi sento dire, a riguardo delle centrali nucleari: “Cosa vuoi che sia, anche se scoppia una centrale in Francia siamo spacciati”. Questo è un ragionamento stupido e privo di logica umana, in Italia per far fronte alla richiesta energetica ci vorrebbe una centrale nucleare per ogni regione; con la densità di popolazione che abbiamo, in un territorio poco vasto come il nostro, un disastro nucleare sarebbe spaventoso. A Chernobyl e in tutta la sua regione “tutt’ora deserta” la radioattività sarà presente in forma esponenziale per altri 100 anni. Ciò vuol dire che la presenza dell’uomo per 100 anni non sarà possibile e le conseguenze dell’incidente si porteranno avanti per chissà quanto tempo e per chissà quante generazioni (uomini, donne, bambini, animali, piante, ecc) con deformità e leucemie fulminanti.
    Per seconda cosa e vorrei chiederle se sarebbe disposto ad accettare nel suo bel paese di Ligonchio una bella discarica di scorie nucleari coperta da segreto di Stato; le ricordo che l’energia nucleare produce scorie radioattive prodotte anche dalle centrali di terza generazione, dove le vuole mettere? Faccia questa domanda ai suoi cittadini, sa com’è, si è un pò tutti fin… col c… degli altri!!
    Per terza cosa le chiedo: per realizzare una centrale nucleare ci vogliono 15 anni (in Germania), in Italia (“conoscendoci”) ci vorranno almeno 25 anni. Lei nel frattempo, col caro petrolio che supererà i 200 dollari al barile tra meno di un anno, come ha intenzione di far fronte alla crisi energetica??
    Saluti denuclearizzati…

    (Mattia Rontevroli)


  17. Prima di tutto i complimenti al sig. Mattia per aver letto tutto il… commento del sig. Bigoi, che, evidentemente non avendo una sua teoria, ha fatto un copia incolla che ognuno di noi, favorevoli o contrari, potrebbe fare senza troppi sforzi. Sig. Bigoi, il nucleare è una cosa seria che non si può liquidare con una sfilza di dati che lasciano il tempo che trovano. Lei ha citato una fonte: sa quante altre fonti altrettanto autorevoli dicono cose diverse? Allora a chi dare ragione? Ci scandalizziamo giustamente per i rifiuti urbani e sottovalutiamo l’impatto del nucleare? Qui non si tratta di pappagallare le proposte dei politici di turno bensì di tutelare la nostra salute. Cosa significa “tanto in Francia ci sono, quindi… “? Sarebbe come dire che se uno cade e si rompe le gambe, cosa cambia se gli rompiamo anche un braccio? Proviamo a chiederlo a lui!

    (Lollo)

  18. Precisazioni
    Replico alle affermazioni, apodittiche come sempre nello stile dei suoi commenti qui su @CRedacon#C, fatte da Mattia Rontevroli riguardo alla mia nota. Premetto che sarà la prima ed unica replica: non voglio creare una stucchevole diatriba, visto che i lettori sanno giudicare i fatti con la loro testa. Innanzitutto mi pare si abbia la memoria piuttosto corta: ma il testo dei quesiti referendari sul nucleare del novembre 1987 ve lo ricordate? Faccio presente che costruire nuove centrali nucleari sul territorio italiano non andrebbe contro la volontà espressa in quella tornata referendaria!
    Ecco il testo dei tre quesiti:
    – Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti?
    (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante “la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento”, previste dal 13° comma dell’articolo unico legge 10/1/1983 n.8);
    – Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
    (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante “l’erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”, previsti dai commi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12 della citata legge);
    – Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero?
    (questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l’articolo 1 della legge istitutiva dell’ENEL)
    Questo è quanto abolito con i tre referendum: spiegatemi dove sta scritto che non si possano costruire centrali nucleari sul suolo italiano…
    Riguardo alle discarica di scorie radioattive faccio presente che, innanzitutto, se si partisse ora non ci sarebbero scorie per almeno vent’anni e che esiste un progetto del professor Rubbia per lo smaltimento “attivo” mediante trasmutazione dei nuclei radioattivi a vita medio-lunga in elementi stabili, con tra le altre cose, un ulteriore recupero energetico mediante il cosiddetto “motore di Rubbia”, il quale progetto sperimentale sta dando risultati sorprendenti. Oltre a distruggere le scorie la macchina di Rubbia nasce con l’obiettivo di generare energia, essendo molto sicura, in quanto utilizza come combustibile il torio, elemento presente naturalmente nella crosta terrestre, tre volte più abbondante dell’uranio e che elimina quasi esclusivamente le scorie, in particolare non genera plutonio. A tenere acceso il reattore è un’iniettore di protoni: girando un interruttore la reazione si interrompe immediatamente.
    Come vede, Mattia, so benissimo che una centrale nucleare genera scorie, essendo laureato in chimica, e mi son posto il problema non seguendo NIET IDEOLOGICI, ma con lo sguardo analitico di chi un problema lo vuole risolvere senza creare allarmismi non supportati da fatti. Inoltre ribadisco quanto detto nella prima nota: dove sono le proposte alternative CONCRETE? Si vuole forse tornare alle candele?
    Ultima considerazione: la sua passione ambientalista, Mattia, è lodevole, anche se portata un po’ all’eccesso, secondo il mio modesto parere. Inoltre lei firma sempre i suoi commenti, come è giusto che sia: non sopporto i vari “Commento firmato” che appaiono qui su @CRedacon#C.
    Citando Ezra Pound: “Se un uomo non ha il coraggio di morire per le proprie idee o non valgono nulla le sue idee o non vale nulla lui… “.
    Cordiali saluti.

    (Riccardo Bigoi, Ligonchio)

    —–

    @CSolo una doverosa nota redazionale. I “commenti firmati” non li ha inventati @CRedacon#C, che, modestamente, esiste solo dal settembre 2004… mentre tale forma di pubblicazione è più ben più antica… Ne abbiamo discusso già varie volte qui sopra. Può non piacere, è comprensibile; anche noi apprezziamo chi si firma, ma teniamo conto delle ragioni o dei desideri dei molti che preferiscono mantenere l’anonimato. Fatto che comunque non diventa mai una scusa per offendere o “sparare” sugli altri. Quando questo accade – e accade – stoppiamo i “contributi” all’origine, cercando di svolgere al meglio il ruolo di moderatori del dibattito.

    (red)#C

  19. A Riccardo Bigoi 2
    Bigoi, lei sta dando delle notizie completamente prive di senso e sta facendo una cattiva informazione ai cittadini. Le spiego i miei motivi e per fare questo farò anch’io qualche copia/incolla e non potrò essere conciso, viste le sue affermazioni.
    Primo. Da “wikipedia.org”: in quegli anni vi era inoltre una domanda sempre maggiore di una più efficace e consapevole tutela dell’ambiente, in particolare dopo la tragedia della centrale nucleare di Chernobyl. La difesa dell’ambiente e la lotta al nucleare già dal Congresso del 1977 furono di centrale importanza per la politica del Partito Radicale: in continuità con i referendum del 1981, furono riproposti tre quesiti diretti ad ABOLIRE LE NORME SULLA REALIZZAZIONE e gestione delle centrali nucleari, i contributi a comuni e regioni sedi di centrali nucleari, le procedure di localizzazione delle centrali nucleari e due quesiti tendenti ad abrogare l’insieme di norme, contenute nella legge n. 968 del 1977, che disciplinavano i limiti dell’attività venatoria, in termini di specie cacciabili, tempi consentiti, modalità della caccia e altri aspetti particolari che contrastavano con le stesse proclamazioni della legge sulla priorità dell’esigenza di tutela della fauna selvatica.
    Secondo. Le scorie ce le abbiamo già, in Italia abbiamo ancora stoccate 270 tonnellate di scorie radioattive provenienti dalle vecchie centrali e da quelle ancora in fase di smantellamento. Dove le vuole mettere?? Si ricordi che saranno radioattive anche per i nostri pronipoti!
    Terzo. Lei ha citato il “motore di Rubbia”. Il professor Rubbia, l’inventore di questo motore, è una persona davanti alla quale “mi tolgo il cappello”. Bene, sentite cosa dice il professor Rubbia (premio Nobel per la fisica): “Parola di Rubbia”. Rubbia e i combustibili fossili. Il premio Nobel Carlo Rubbia ha [affermato che] le celle a combustibile sono il futuro, ecologicamente corretto, del trasporto, pubblico e privato. Secondo Rubbia in soli cinque anni l’intero parco dei mezzi pubblici italiani potrebbe essere convertito a produrre, invece di gas velenosi, acqua. L’idrogeno al potere, dunque. Come da anni va predicando il comico Beppe Grillo, che è arrivato a bere davanti alle telecamere l’acqua proveniente da una vettura a idrogeno. Le celle a combustibile sono dei dispositivi che trasformano l’energia prodotta da una reazione chimica in elettricità: gli elettroni strappati agli atomi [dell’idrogeno] si spostano da una parte all’altra della cella, generando corrente continua. Una sorta di pila, quindi, che utilizza come carburante l’idrogeno. Nessuna combustione, [nè] ci sono camere di scoppio, pistoni o altro: la ionizzazione dell’idrogeno porta direttamente alla produzione di elettricità utilizzata dal motore. Da una parte entra il gas, dall’altra escono energia e vapore acqueo. Inventate nel 1838 (!!!) da William Grove con il nome di «pile a gas», le celle a combustibile possono oggi funzionare grazie a una grande varietà di carburanti, purché ricchi di idrogeno, ovviamente. Il sistema di utilizzare idrogeno puro estraendolo da bombole ad alta pressione non è infatti il solo possibile e forse neppure il più conveniente per l’autotrazione civile. E’ sicuramente il più pulito, visto che l’unica emissione in questo caso è vapore acqueo, ma è difficile da maneggiare e stoccare: per un uso di massa si deve prevedere la creazione di una rete di distribuzione apposita, capillare e costosa. [In realtà, il discorso è che i produttori di carburanti finirebbero sul lastrico – e l’unico modo per evitare il loro ostruzionismo è garantirgli che continueranno a vendere le loro porcherie].
    [Così si continuerà coi] carburanti più o meno tradizionali, facili da distribuire e da reperire, dalla benzina alla nafta, dall’acido solforico al metanolo, dall’etanolo a una gran varietà di idrati di metallo. Sulle auto, in pratica, tra il serbatoio e le celle dovrà essere montato un apparecchio, detto reformer: qui si produrrà l’idrogeno e gli eventuali scarichi. Infatti con alcuni di questi carburanti ci sono leggere emissioni di anidride carbonica (spesso utilizzate per riformare il carburante iniziale) o di altri gas (tra cui una lievissima percentuale di polveri fini), ma niente in confronto a quello che combina la combustione degli idrocarburi.
    Qui non mi sembra che si parli di candele, ma andiamo avanti…
    Rubbia e il nucleare. Articolo di @CRepubblica#C. Rubbia: “La situazione critica dell’Italia rispetto a Kyoto è dovuta allo scollamento tra quanto abbiamo sottoscritto e le politiche energetiche del paese. La verità è che Kyoto è largamente insufficiente, l’Unione europea ci chiede una riduzione dell’anidride carbonica del 20 per centro entro il 2020 e del 50 entro il 2050. È uno sforzo enorme e non può essere risolto con il nucleare che oggi contribuisce solo al 6 per cento al fabbisogno mondiale di energia. Il nucleare classico, compreso quello di quarta generazione, non può aspirare a una diffusione su larga scala soprattutto per i problemi legati alle scorie radioattive di lunga vita”. Rubbia: “Anche se non c’è forma di energia senza pericoli, basta pensare alla tragedia del Vajont, quelli associati a una diffusione planetaria del nucleare, permettimi di dirlo, non sono da sottovalutare e vanno affrontati di concerto tra politica, scienza e opinione pubblica. Ecco il motivo per cui io sono prudente. Vedo una soluzione soltanto, si chiama ricerca e sviluppo. Il mondo sta lavorando. In Cina, in Corea c’è un grande fermento culturale e scientifico. In Europa la Germania, la Finlandia, la Svezia e anche l’Inghilterra stanno facendo molto bene sia dentro le università sia a livello politico. L’Italia non ha neppure un piano energetico e investe nello studio di nuove fonti di energia una quota irrisoria del Pil”.
    Rubbia è un grande!

    (Mattia Rontevroli)

    P.S. – Le proposte concrete arriveranno, alcune sono già visibili, ad esempio il biogas, e altre saranno presentate presto. Concludo i miei commenti su questo articolo e sono molto contento di tutti gli interventi, condivisi e no.

  20. Sì, grazie
    Come sempre, si valutano solo articoli contro, e mai pro, tipico di chi fa dell’ostracismo per partito preso…. Si omette, ad esempio, che le centrali di 4^ generazione sono allo studio, ed il primo impianto pilota, se tutto procederà come previsto, sarà pronto solo nel 2030, mentre si parla di 2035 in su per la diffusione di massa… Tra circa 27 anni… Fino ad allora dovremo continuare a bruciare del carbone, del petrolio e del gran gas… Inoltre si omette di dire che la Svizzera, la Francia e persino la Slovenia hanno centrali nucleari a ridosso dei nostri confini, spesso a molto meno di 50 km… E indovinate a chi vendono l’energia!!! Va sottolineata poi un’altra cosa, che spesso viene omessa quando si discute di nucleare, cioè quanti stati usano tale fonte per produrre energia. Ne faccio un breve sunto: Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Irlanda, senza poi mettere nell’elenco le repubbliche ex-Urss… Siamo gli unici che, per produrre energia, bruciano petrolio e comprano da ipocriti la corrente prodotta per fissione dagli altri… Forse è ora di cambiare.

    (Mattia Davoli)

    —–

    @CIn realtà qualche lettore ha già fatto presente la questione delle centrali nucleari ai nostri confini.

    (red)#C

  21. Sfugge, temo, la questione più importante
    Forse al lettore è sfuggito molto (per ideologismo) che il nodo saliente, della nostra richiesta, verte su un sopracitato decreto che prevede il segreto di Stato, sulla presenza di scorie radioattive sotto casa nostra e vostra.

    (Agostino Giovannini, responsabile Italia dei Valori zona montana)

  22. Notizia
    Germania: fuga radioattiva. E’ una miniera usata per ricerche scientifiche a -750 metri.

    @C(ANSA) – BERLINO, 25 GIU 2008 – Liquido radioattivo oltre i valori accettabili è stato scoperto in una miniera usata per ricerche scientifiche in Bassa Sassonia. Secondo la stampa tra il 1967 e il 1978 sono stati depositati 126.000 barili di rifiuti nucleari nella miniera e da tempo si sa di liquidi radioattivi oltre i limiti accettabili in circolazione nella galleria situata a 750 metri sotto il livello del terreno. La Germania chiuderà i 17 impianti nucleari per la produzione di energia elettrica entro il 2020.#C

    (Mattia Rontevroli)

  23. Nucleare follia
    Sinceramente non ritengo noi italiani (sia come governi sia di destra che di sinistra, sia come popolo) essere in grado di gestire correttamente delle centrali nucleari. E’ nota da noi la fuga dei cervelli in America perchè qua i meriti non contano; anzi, contano solo le raccomandazioni. Non riusciamo a gestire i rifiuti urbani della Campania (chissà poi tutti quelli industriali che hanno sepolto di qua o di là: una mia amica di Napoli mi parla di pesche che appena staccate dall’albero puzzano di idrocarburi). Non riusciamo a tutelare i nostri beni culturali-storici ed addirittura li vendiamo. Vi sarebbero poi mille altre incapacità… Ora, con questi presupposti ritengo follia costruire centrali nucleari. Prendiamone atto: non siamo in grado di gestire la cosa con sicurezza. Aggiungo che se investiamo sul nucleare, la filiera produttiva dell’energia darà lavoro solo a fisici ed ingegneri nucleari, discariche e siti di stoccaggio a rischio radioattivo, trasporti nucleari, ecc… Penso che chi produrrà pesche, mucche, latte, vicino alle centrali… beh… la vedo molto grigia… Poi dovremo anche etichettare i prodotti come: “coltivati a più di 100 km da centrali nucleari”; o meglio: “prodotto denuclearizzato”. Sperando poi che non facciano la fine delle mozzarelle di bufala campane. Non mi sembra una gran garanzia di qualità per i nostri prodotti alimentari e turistici, che dovrebbero essere il nostro fiore all’occhiello. E poi naturalmente, visti i costi enormi di costruzione e gestione, si arricchiranno solo ed esclusivamente i soliti ricconi speculatori (e probabilmante anche mafiosi). Se invece investiremo sulle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, ecc… ) la filiera produttiva sarà composta da tantissimi meccanici, elettricisti… tante persone normali.
    NON ABBIATEVENE A MALE SE SCRIVO IN MAIUSCOLO: LA QUESTIONE E’ VERAMENTE IMPORTANTE: E’ VERA E PROPRIA FOLLIA RISCHIOSISSIMA!!!
    Concludo. Io penso che pian piano, aumentando sempre più il prezzo del petrolio, le energie rinnovabili diventeranno sempre più competitive sul mercato e noi impareremo a consumare meno…
    Faccio seguire un documento estremamete neutro ma approfondito sul nucleare: leggetelo, è molto importante (e si legge molto bene).
    Un caro saluto a tutti, con sincerità.

    (Dr. Luca Vignoli)

    * * *

    NUCLEARE: IL RISCHIO DELLA SICUREZZA
    Quotidianamente si sente parlare di “sicurezza” per sostenere scelte politiche difficili o poco gradite dal punto di vista sociale (es. nucleare, ogm). Chi obietta o dubita viene spesso tacciato di ignoranza, di atteggiamento poco aperto al progresso e alla scienza. In realtà la stessa sicurezza è già da tempo oggetto della ricerca scientifica. Senza voler entrare nel merito delle scelte cercheremo di approfondire la conoscenza della “sicurezza”. Si può parlare di “sicurezza” quando la soglia di rischio “percepita” dalla società (ossia dalle persone coinvolte) è considerata accettabile. E’ quindi importante individuare un indice del rischio. In termini molto semplici questo indice può essere determinato dalla seguente “formula-rischio”.
    Rischio = probabilità evento X conseguenze dei danni. Così un evento con probabilità minime di verificarsi e danni elevati può ottenere lo stesso indice di rischio di un evento con probabilità maggiore ma minori conseguenze. Si tratta di una visione oggettiva del rischio e si parla di “rischio obiettivo”. E’ quindi un rischio calcolato prendere l’aereo poiché il numero degli incidenti aerei in un anno rappresenta un minima parte delle ore di volo complessive di tutti gli aerei. Attenzione però a confondere questa formula-rischio o il rischio calcolato anche per giustificare scelte pubbliche sgradite (es. deposito di scorie, centrale nucleare vicino casa, ecc.). Il rischio-obiettivo ha validità soltanto se la probabilità dell’evento è determinata dall’osservazione empirica. In pratica soltanto se la probabilità è misurata in modo scientifico mediante test ripetuti o dall’osservazione diretta. Soltanto in questi casi si può parlare di “rischio reale”. Nel caso contrario saranno poste delle ipotesi restrittive che ridurranno enormemente la valutazione oggettiva delle probabilità. Ad esempio, un impianto nucleare può avere una probabilità di incidenti basata sull’esperienza passata ma di questi non esiste un vero archivio storico poiché salvo pochi casi eclatanti sono coperti dal segreto di Stato. Inoltre, poco può dirsi della probabilità degli atti esterni come il terrorismo o gli errori umani. Il disastro di Chernobyl fu causato da un errore umano non prevedibile in quanto al limite della follia (un esperimento incontrollato causò la fusione del nocciolo). Un altro triste esempio di eventi imprevedibili è l’attentato del 2001 alle Twins Towers: chi poteva mai prevederlo? Pertanto si passa al concetto di “rischio ipotetico” la cui portata è sicuramente inferiore al “rischio reale”. Molte ipotesi sono escluse dalle probabilità degli eventi possibili per semplificare l’analisi. Come ben sappiamo qualsiasi selezione implica un giudizio di valore da parte del ricercatore o del @Cpolicy maker#C. Pertanto il rischio “ipotetico” perde la natura oggettiva per acquisire quella prettamente “soggettiva”. Altro aspetto fondamentale sono le conseguenze dei danni. Come stimare il danno di un incidente nucleare come quello di Chernobyl? Le conseguenze di un disastro nucleare si presentano dopo molti anni e impattano una vasta area geografica. I paesi hanno l’abitudine storica di non risarcire gli altri paesi confinanti per i danni da loro causati tramite l’inquinamento. Pertanto questi danni non sono mai visti come costi e non influenzano le scelte politiche. Il Protocollo di Kyoto è uno dei tentativi per far considerare queste esternalità negative (costi sociali) come costi privati dei singoli Stati. Non a caso gli Stati Uniti ancora oggi non hanno firmato il Protocollo. Non è quindi possibile stimare le “reali” conseguenze dei danni causati da un particolare evento (es. incidente nucleare, effetti di lungo periodo degli ogm o sulle altre colture). In conclusione, se il rischio di un evento infausto è ipotetico (non reale) ed i danni causati sottostimati ci troviamo dinnanzi ad un concetto di sicurezza molto fragile. Le scelte sono prese sulla base di ciò è più utile e non in base alla reale sicurezza. Senza scendere nel merito su ciò che è giusto o sbagliato sarebbe il caso di utilizzare l’aggettivo “sicuro” solo in casi ben limitati. Di sicuro non esiste nulla; ciò che l’uomo può cercare di gestire sono soltanto le conseguenze degli eventi. Su questo punto ci fermiamo lasciando a tutti il diritto di avere una propria personale “opinione” a favore o contro del nucleare (o degli ogm) senza scomodare il concetto di “sicurezza” o quello del “catastrofismo”.

    ENERGIA NUCLEARE INTRODUZIONE
    L’energia nucleare è una fonte energetica da valutare attentamente sia negli aspetti positivi che negativi. In primo luogo è necessario comprendere il suo funzionamento. Nelle centrali nucleari l’energia scaturisce dal bombardamento dell’uranio con neutroni. Il nucleo dell’uranio si divide in due nuclei più piccoli tramite un processo detto di “fissione nucleare” durante il quale si genera energia e altri neutroni che, a loro volta, continueranno a far dividere i nuclei di uranio dando luogo alla famosa “reazione a catena nucleare”. Durante questo processo viene emessa radioattività ad alta intensità. Gli oggetti e i metalli esposti alle radiazioni diventano essi stessi radioattivi, ossia scorie radioattive. Le scorie dovranno essere stoccate per migliaia di anni fin quando non decade il livello di radioattività. Il grado di radioattività non consente all’uomo di avvicinarsi alle scorie e, al momento, la scienza non è in grado di distruggere le scorie radioattive o di accelerare il periodi di decadimento della radioattività. L’uranio è la materia prima delle centrali nucleari a fissione. Una minima quantità di uranio consente di produrre un’elevata quantità energia, e a differenza del carbone o del petrolio, senza emissioni di anidride carbonica (principale causa dell’effetto serra). Non esistono stime ufficiali sull’estrazione annuale di uranio. Questi dati sono coperti dal segreto militare o dal segreto di Stato. Fin qui i vantaggi che hanno determinato lo sviluppo dell’energia nucleare nella seconda metà del novecento. Su altri aspetti il nucleare non trova ancora valide risposte:
    • il principale svantaggio del nucleare sono le drammatiche conseguenze in caso di incidente. L’epilogo di Chernobyl ha causato conseguenze globali e, ancora oggi, non si conosce il reale impatto sulla salute. Se da un lato le nuove centrali di ultima generazione garantiscono un livello di sicurezza elevato, dall’altro non si può fare a meno di pensare che anche la centrale di Chernobyl era stata considerata sicura a suo tempo;
    • le scorie radioattive devono essere stoccate per migliaia di anni. Nessun paese al mondo è giunto a una soluzione definitiva di stoccaggio. In Italia nel 2003 si fermò in protesta un’intera regione italiana per impedire la realizzazione di un deposito geologico di scorie;
    • la produzione di armi nucleari resta l’ultimo grande handicap. Non si può negare un legame tecnologico tra la produzione civile di energia nucleare e l’industria bellica. Nel 2004 gli USA e altri paesi occidentali fecero grande pressione sull’Iran per impedire la costruzione di una centrale nucleare civile proprio per il timore che questi impianti fossero utilizzati anche per finalità belliche. Pertanto il legame tra le due attività esiste;
    • il costo reale del nucleare. Da circa 15 anni nessun paese occidentale, salvo la Finlandia, ha messo in cantiere nuove centrali nucleari. Il nucleare comporta costi elevati fin dalla realizzazione degli impianti. Vanno poi ad aggiungersi i costi militari per garantire la sicurezza dagli attentati terroristici e i costi per smantellare la centrale nucleare al termine della sua attività. Tutti questi costi non sono sostenibili da un’industria privata. Lo Stato deve necessariamente intervenire a copertura delle spese aumentando tasse e imposte ai contribuenti. In breve, il basso costo dell’energia in bolletta potrebbe essere più che compensato dall’aggravio fiscale in termini di imposte;
    • la localizzazione degli impianti nucleari. Le comunità locali sono restie ad accettare un deposito di scorie o una centrale nucleare vicino casa. Abbiamo considerato sia i pro sia i contro dell’energia nucleare. Volendo sintetizzare il nucleare a fissione realizzato con reattori di ultima generazione è relativamente sicuro. Resta però il problema dei costi sociali e quello della localizzazione delle centrali e del deposito di scorie. Finora nessuna soluzione sembra essere stata condivisa con i cittadini del luogo destinato ad ospitare un deposito di scorie.

    ACQUA
    Per controllare la reazione nucleare l’uranio viene immerso in una piscina d’acqua pesante in grado di rallentare l’attività dei neutroni e quindi di controllare la reazione nucleare. Nella piscina vengono poi poste barre di cadmio o di boro per assorbire parte dei neutroni che si liberano dalla fissione nucleare. La reazione a catena nel processo di fissione genera calore e riscalda i flussi di acqua presenti in uno scambiatore di calore generando vapore. La forza vapore muove le turbine meccaniche per produrre energia elettrica. Le prime centrali nucleari degli anni ’50 basavano il proprio sistema di raffreddamento sull’utilizzo del gas. Negli anni ’60 venne preferito l’uso dell’acqua. Il ruolo dell’acqua è sempre stato fondamentale nelle centrali nucleari. Il processo di fissione richiede costantemente un flusso refrigerante per controllare il calore emesso e consente la trasformazione del calore in vapore acqueo (forza vapore). L’acqua è prelevata e scaricata in continuazione dai fiumi antistanti alle centrali nucleari. Ha fatto notizia nella torrida estate del 2003 l’emergenza scattata in molte centrali nucleari francesi a causa dell’abbassamento delle acque nei fiumi. Il fenomeno naturale stava mettendo a rischio il processo di refrigerazione e controllo della temperatura dei moderni reattori francesi.

    PAESI CON L’ENERGIA NUCLEARE
    Chi produce l’energia nucleare? Sono circa 438 i reattori nucleari attivi nel mondo. I paesi con maggiore presenza di reattori nucleari sono i seguenti:
    • 104 negli USA;
    • 59 in Francia;
    • 53 in Giappone.
    Complessivamente, le centrali nucleari nel mondo producono 352 gigawatt, pari al 16% della fornitura globale d’energia. Un dato consistente ma ben lontano dai 1000 gigawatt stimato negli anni ’70 per i nostri anni. L’incidente di Chernobyl negli anni ’80 frenò l’ottimismo verso l’energia nucleare per la consapevolezza delle gravi conseguenze in caso di incidente.
    I paesi che soddisfano il proprio fabbisogno energetico interno tramite l’energia nucleare sono i seguenti:
    • Francia: 76% fabbisogno energetico interno;
    • paesi dell’Europa dell’Est: 40-50%;
    • USA: 20%.
    Il caso della Francia è unico al mondo. Il 76% dei consumi energetici francesi sono soddisfatti mediante reattori nucleari. Seguono i Paesi dell’Est, le cui centrali nucleari obsolete identificano una pericolosa eredità del precedente regime sovietico. Desta attenzione il caso degli USA, il paese dove il nucleare è nato, dove la produzione di energia dal nucleare non supera ancora il 20%. L’Europa soddisfa mediamente il 35% del proprio fabbisogno energetico interno tramite l’uso di centrali nucleari. Sul dato pesano fortemente i reattori nucleri francesi. Nel futuro si prevede un minore impiego dell’energia nucleare? Nonostante i dati favorevoli al nucleare (soprattutto la situazione francese) secondo l’IAEA (International Atomic Energy Agency) il peso dell’energia nucleare rispetto alle altri fonti di energia è destinato a ridursi entro il 2020. Questa previsione trova conferma osservando l’evidente assenza di investimenti nella costruzione di nuove centrali nucleari in Europa negli ultimi venti anni. Fa eccezione la Finlandia, unico paese europeo ad avere in cantiere la costruzione di una nuova centrale nucleare. Sarà attiva entro il 2010 a Olkiluoto. Nel resto del mondo occidentale, Europa e America, non sono previste nuove centrali atomiche. In Svezia, Germania, Olanda e Belgio le attuali centrali continueranno a funzionare fino alla fine del ciclo produttivo, al termine del quale non saranno sostituite con altre di nuova costruzione. Diversa è la situazione in Asia, dove sono attualmente in cantiere almeno 15 nuove centrali nucleari (Cina, Corea del Sud, India e Taiwan). Recentemente l’effetto serra e il caro petrolio stanno rifacendo avvicinare all’energia nucleare anche i paesi occidentali. Il dibattito politico sul nucleare è in corso sia negli USA sia nell’Unione Europea.

    CENTRALI A FISSIONE NUCLEARE
    Per affrontare correttamente l’argomento è necessario evidenziare la differenza tra le vecchie centrali nucleari e quelle basate sui reattori di ultima generazione:
    A) i reattori tradizionali sono basati sul principio della generazione di calore dal nocciolo, il luogo dove avviene la reazione di fissione nucleare. Il calore a sua volta produce forza-vapore in grado di muovere turbine per generare elettricità. Il combustibile per ottenere la fissione dell’atomo è l’uranio arricchito. Le temperature medie di funzionamento oscillano intorno ai 330° C. Questa tecnologia produce scorie nucleari, la cui radioattività può durare migliaia di anni (anche 100.000). I reattori tradizionali sono stati anche teatro d’incidenti durante la loro storia, quello più grave accaduto a Chernobyl nel 1986;
    B) i reattori di nuova generazione. I nuovi reattori nucleari a fissione prendono spunto dall’esperienza passata. Sono molto più sicuri dei reattori tradizionali, in caso di incidente le conseguenze sono minimizzate da doppi apparati di sicurezza basati sia su sistemi automatizzati e su principi fisici. Citiamo due reattori utilizzati nelle centrali nucleari di nuova generazione:
    – nel reattore “a spettro veloce” il nocciolo è immerso nel sodio liquido, capace di scongiurare la dispersione di calore in caso di incidente. Il combustibile è il medesimo (uranio liquido) delle centrali tradizionali. Il problema delle scorie radioattive non viene risolto. La temperatura media è superiore ai reattori tradizionali e raggiunge circa 500°;
    – nel reattore “a letto di sfere” il nocciolo è composto anche da grafite per garantire la resistenza fino a 1600°. Questo reattore, pur non eliminando il problema delle scorie, ha il pregio di non produrre plutonio (materia prima dell’industria bellica di armi atomiche). Il reattore utilizza come combustibile l’ossido di uranio con elementi di grafite.

    SCORIE NUCLEARI
    L’altra faccia del nucleare: le scorie radioattive. Qualsiasi centrale nucleare produce “scorie radioattive”. Una minima parte delle scorie sono normalmente disperse nell’ambiente senza provocare danni per l’uomo. Ad esempio, i reflui del raffreddamento sono scaricati direttamente nelle acque dei fiumi poichè considerati non pericolosi per l’ambiente.
    Per scorie nucleari si intendono soprattutto quei materiali che, trovandosi nel reattore o nei pressi, sono soggetti a una continua emissione di radiazioni. Dal semplice bullone alle componenti metalliche più grandi (pareti, contenitori, ecc.). Al termine del ciclo di vita della centrale nucleare, questi oggetti devono essere trattati come rifiuti speciali da trattare con molta attenzione in quanto fortemente radioattivi, e quindi pericolosi. Sono definiti per semplicità “scorie nucleari” ma occorre fare delle distinizioni. Le scorie nucleari non sono tutte uguali. E’ un tipico errore dei giornali confondere le scorie ospedaliere con quelle delle centrali nucleari. Le scorie nucleari si distinguono in base al grado di radioattività da cui dipende anche la durata del decadimento e la loro pericolosità:
    • alta attività (scorie di 3° grado): il grado di radioattività elevato in queste scorie implica un lungo periodo di decadimento, fino a 100.000 anni. Le scorie di terza categoria sono, in particolar modo, le ceneri prodotte dalla combustione dell’uranio e gli oggetti vicini al reattore (es. pareti metalliche). In tutto il mondo è stato identificato soltanto un sito “sicuro” per ospitare in profondità le scorie (deposito geologico) per migliaia di anni. Si trova in una zona desertica nel New Mexico (Usa) e ha richiesto oltre 25 anni di studio. Gli Usa hanno investito oltre 2,2 miliardi di dollari nello studio della sicurezza dei depositi geologico. Ciò nonostante ancora nulla sembra potersi affermare con certezza. Le scelte di localizzazione dei depositi di scorie sembrano più frutto della ragion di Stato che di processi condivisi con i cittadini del luogo;
    • media attività (scorie di 2° grado);
    • bassa attività (scorie di 1° grado).
    Queste ultime due categorie hanno una vita radioattiva inferiore. Necessitano soltanto di poche centinaia di anni per decadere. Queste scorie provengono, in gran parte, dagli ospedali (es. residui della medicina nucleare). Il grande problema sono le scorie di terza categoria provenienti dalle centrali nucleari. In Europa le scorie sono generalmente depositate nei pressi delle centrali nucleari o in centri di stoccaggio ingegneristici di superficie. I principali centri di stoccaggio europei sono:
    • Le Hague (Francia);
    • Sellafield (Gran Bretagna);
    • Oskarshamn (Svezia);
    • Olkiluoto (Finlandia).
    Tutti i centri di stoccaggio europei hanno natura “temporanea” per rispondere al criterio di reversibilità delle scelte. Non conoscendo con precisione le conseguenze dello stoccaggio delle scorie radioattive nel tempo, si rende così possibile un loro futuro trasferimento in altri luoghi. Nel caso dei siti geologici questo non sarebbe possibile, i materiali ospitati in cavità sotteranee dovranno restarci definitivamente anche nel caso in cui la scelta del sito si riveli sbagliata. In alcuni casi, ad esempio in Francia, le scorie nucleari sono riprocessate all’interno delle stesse centrali nucleari per produrre nuovo combustibile rigenerato (cd Mox) da riutilizzare nel reattore.
    I depositi geologici e la posizione dell’Unione Europea. La UE si è posta come obiettivo la costruzione e lo studio di depositi geologici comunitari per trovare una soluzione definitiva alle scorie europee. L’argomento è ancora aperto e controverso. Dopo i fatti di Scanzano Jonico, la UE ha sottolineato che tale esigenza non si estende ai paesi privi di piano energetico nucleare (come l’Italia). Questi paesi non hanno l’obbligo di costruire un deposito geologico e possono attendere “soluzioni europee”. La UE auspica quindi la costruzione dei depositi geologici nei paesi dove siano presenti e attive molte centrali nucleari. Ad esempio in Francia (dove il 76% dell’energia elettrica è di origine nucleare). Quante sono le scorie radioattive in Italia? L’Italia non conta grandi quantità di scorie nucleari. Il referendum del 1987 ha definitivamente bloccato la produzione di energia dal nucleare nel nostro paese. Nel nostro paese le scorie ad alta pericolosità sono circa 8.000 metri cubi. Una minima quantità che lascia aperta la porta alla soluzione europea.

    DEPOSITI DI SCORIE NUCLEARI NEL MONDO
    Un articolo Ansa del 20 novembre 2003 basato su dati Apat descrive chiaramente la situazione internazionale in merito alla questione “scorie nucleari”. A distanza di 2 anni dall’articolo, nel luglio 2005, la situazione sullo stoccaggio delle scorie non sembra essere cambiata molto. Esistono quattro tipologie di depositi per stoccare le scorie nucleari:
    A) depositi di superficie;
    B) depositi di superficie con opera ingegneristica;
    C) depositi in cavità o miniera;
    D) depositi geologici.
    I depositi di scorie attualmente presenti al mondo sono circa ottanta, quasi tutti di tipo (A) (B) e (C), ossia depositi in grado di ospitare scorie a bassa o media attività radioattiva. I depositi di tipo geologico (D), costruiti in profonde cavità nel terreno, sono invece pochissimi. Soltanto gli Stati Uniti hanno iniziato la costruzione del primo deposito geologico nel deserto del New Mexico dopo oltre 25 anni di studio.

    COSTI ENERGIA NUCLEARE
    Il costo variabile del nucleare appare a prima vista tra i più bassi (es. in Francia 0,015 € per chilowattora). Riprendiamo una tabella comparativa del 2003 per rendere meglio l’idea:
    • 0,02 € centrali idroelettriche esistenti;
    • 0,02 € carbone;
    • 0,03 € nucleare;
    • 0,04 € gas;
    • 0,05 € biogas;
    • 0,07 € geotermico;
    • 0,07 € eolico;
    • 0,07 € nuove centrali idroelettriche;
    • 0,12 € celle a combustibile;
    • 0,57 € fotovoltaico;
    (dati costo medio KWora in euro). Il costo variabile dell’energia nucleare può trarre in inganno poiché non include l’intera spesa che il pubblico deve sostenere per realizzare, gestire e infine smantellare una centrale nucleare. Analizzando complessivamente il sistema energetico, ovvero partendo dalla costruzione delle centrali sino anche alla complessa gestione dei rifiuti, si riscontra un notevole incremento nei costi sociali e una scarsa convenienza economica sociale. Questi i principali handicap:
    • una centrale nucleare necessita un lungo periodo di tempo per essere costruita (in media 10 anni). In questo lungo periodo di tempo vanno poi aggiunti i costi oppurtunità, ossia le perdite “potenziali” pari al tasso di interesse perso se i fondi fossero stati depositati in banca o occupati in altre attività economiche;
    • le centrali nucleari producono rifiuti radioattivi (scorie) la cui gestione è ancora un capitolo aperto per l’intero occidente. Soltanto gli Usa, dopo oltre 25 anni di studi, hanno realizzato una soluzione definitiva realizzando un deposito in profondità (geologico) in cui stoccare le scorie radioattive. Il deposito negli Usa sarà dedicato solo alle scorie di II grado mentre resta ancora incerto il destino delle scorie di III grado (ad alta radioattività) stoccate temporaneamente all’interno delle centrali nucleari;
    • al termine del ciclo di vita della centrale nucleare va considerato anche il costo del suo smantellamento, la bonifica del territorio e lo stoccaggio delle scorie radioattive.
    Esempio. Per costruire la centrale nucleare Usa di Maine Yankee negli anni ’60 sono stati investiti 231 milioni di dollari correnti. Recentemente questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo e per smantellarla sono stati allocati 635 milioni di dollari correnti.
    Soltanto per smantellare le quattro centrali nucleari italiane l’International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari. In conclusione. Il nucleare è stato presentato come una fonte indispensabile per generare energia elettrica a basso costo. In realtà i suoi costi “nascosti” (sostenuti dallo Stato tramite tasse e imposte) sono ancora troppo alti se paragonati alle normali centrali termoelettriche (gas o carbone). Per individuare un quadro completo dei costi è necessario allargare la visione all’intero ciclo di produzione e non soffermarsi sui singoli aspetti. Solo in questo modo si riesce a comprendere il reale costo sociale che la società dovrà pagare per avere l’energia nucleare. Va comunque considerato che l’antieconomicità del nucleare è soltanto un aspetto dell’analisi politica. Il ritorno al nucleare può essere giustificabile per ridurre la dipendenza delle economie occidentali dall’import di petrolio, gas e carbone. La capacità di una nazione di far fronte al proprio fabbisogno energetico interno rappresenta un obiettivo politico e strategico per difendere la propria economia nazionale dagli shock esterni. Soltanto in questi casi, e in questi termini, il ritorno al nucleare può essere considerato come una scelta razionale da intraprendere.

    DEFICIT ENERGETICO ED ENERGIA NUCLEARE
    La produzione di energia elettrica in Italia copre soltanto l’83% della domanda nazionale di energia (dato 2003). Il deficit energetico è coperto tramite l’importazione di energia elettrica dall’estero (in particolare dalla Francia). Una dipendenza funzionale che ha avuto la sua massima evidenza durante il black out energetico nella domenica del 28 settembre 2003. Va comunque detto che il black-out del 2003, di cui sono ancora poco chiare cause e responsabilità, potrebbe essere stato causato anche da anomalie nella rete di distribuzione dell’energia. La situazione in Europa. La dipendenza della UE dal petrolio rischia di aumentare nei prossimi 30 anni. Una dipendenza crescente che sembra essere causata dall’assenza di reali alternative energetiche. Secondo la Commissione europea nelle “Previsioni mondiali per l’energia, la tecnologia e la politica climatica” (2003) la domanda di energia in Europa crescerà dello 0,4% ogni anno nei prossimi 30 anni. Nel 2030 i combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) potrebbero rappresentare ancora l’88% dell’approvvigionamento mondiale di energia di cui ben il 34% ancora dal petrolio. Il crescente caro-petrolio riscontrato nel 2004-2005 potrebbe però modificare queste previsioni di lungo periodo. Il rincaro petrolifero favorisce l’economicità delle energie rinnovabili (solare, eolico, biomasse, idroelettrico) e il ritorno degli investimenti statali nell’energia nucleare.

    VANTAGGI E SVANTAGGI DEL NUCLEARE
    Spesso il nucleare viene presentato come un male da combattere o come miracolosa pozione per risollevare l’economia nazionale. Non ci riconosciamo in entrambe le visioni. Il nucleare rappresenta un’opzione energetica come le altre con i suoi “pro” ed i suoi “contro”. Proveremo ad elencare i principali vantaggi e svantaggi.
    Il nucleare presenta indubbiamente dei vantaggi:
    • una centrale nucleare non emette CO2. Le centrali nucleari non producono anidride carbonica ed ossidi di azoto e di zolfo, principali cause del buco nell’ozono e dell’effetto serra;
    • vantaggio nella bilancia dei pagamenti. La produzione di energia dal nucleare riduce l’importazione di petrolio e la dipendenza delle economie dal petrolio. La copertura del fabbisogno energetico interno tramite il nucleare riduce la possibilità degli shock esterni sull’economia e consente ai governi un minore carico di spesa sulla bilancia dei pagamenti con l’estero. Il tutto si traduce in una maggiore stabilità del sistema economico nazionale;
    • maggiore stabilità politica. Le principali riserve petrolifere sono concentrate in pochi paesi ad elevata instabilità politica (Medio Oriente) che rischia di trasmettersi anche nei paesi fortemente dipendenti dall’import del petrolio. L’uso del nucleare riduce la dipendenza occidentale dal petrolio mediorientale.
    Vediamo ora quali svantaggi porta l’uso dell’energia nucleare:
    • conseguenze in caso di incidente.
    La storia ha già mostrato la gravità delle conseguenze degli incidenti alle centrali nucleari. Le radiazioni a cui la popolazione viene esposta causano un maggiore rischio di morte per leucemia e tumore. Dall’incidente di Chernobyl la sicurezza delle centrali nucleari è diventato uno dei principali aspetti critici dell’energia nucleare per uso civile. Negli ultimi anni il progresso tecnologico ha notevolmente migliorato la sicurezza delle centrali nucleari dotate di reattori di ultima generazione;
    • le scorie nucleari. Purtroppo le scorie nucleari sono un altro aspetto critico del nucleare. Non possono essere distrutte e l’unica soluzione, per il momento, sembra essere lo stoccaggio per migliaia di anni in depositi geologici o ingegneristici. La ricerca di un deposito sicuro è tra i principali obiettivi della UE e degli Usa. Sono necessari anni di studi e grandi investimenti per l’individuazione delle soluzioni di stoccaggio per centinaia di migliaia di anni;
    • localizzazione centrali nucleari e proteste locali. Anche il processo di localizzazione di una centrale nucleare o del deposito di scorie è molto difficoltoso. Nessuna comunità locale accetta di sacrificare il proprio territorio per ospitare i rifiuti nucleari. La Sardegna, la Puglia, la Basilicata sono i recenti casi italiani di forti proteste antinucleari (2003). Nello stesso anno una comunità locale cinese si oppose con successo alla decisione del governo di costruire un deposito geologico di scorie attuando una dura e prolungata protesta. In entrambi i casi vinsero le popolazioni locali;
    • il terrorismo. Viviamo in un’epoca in cui poche persone possono compiere grandi danni all’umanità. Il ricordo della tragedia dell’11 settembre 2001 ai grattacieli del World Trade Center è stato un duro shock per l’intera società occidentale. Il rischio che le centrali nucleari siano prese come obiettivi per atti di terrorismo o come bombe sporche è quindi molto realistico. E’ lecito e razionale preoccuparsi. Le nuove centrali nucleari dovranno includere questo aspetto fin dalla fase di progettazione;
    • il trasporto di materiale nucleare. Il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione “sicurezza”. Durante il trasporto, oltre all’opposizione delle popolazioni che vedranno passare treni o navi con carichi radioattivi vicino alle proprie abitazioni, sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici. In Francia, il treni speciali adibiti al trasporto di scorie nucleari sono scortati da “carri armati” e da poliziotti a cavallo. L’itinerario del treno cambia in continuazione all’insaputa delle popolazioni residenti nei pressi delle ferrovie. Per questi motivi i depositi di scorie dovrebbero risiedere nei pressi delle centrali nucleari evitando in questo modo la necessità del trasporto delle scorie. La ricerca tecnologica e scientifica non ha ancora trovato il modo per distruggere le scorie all’interno delle stesse centrali nucleari. Si attendono ancora risposte in tale senso. Abbiamo elencato quelli che reputiamo gli svantaggi e i vantaggi dell’energia nucleare. Ogni lettore potrà giungere alle sue conclusioni. Siamo in ogni caso aperti a ogni contributo esterno. Se pensate che nel dossier manchi qualche aspetto o ci siano inesattezze, scriveteci. Dopo aver verificato le vostre osservazioni sull’argomento, valutaremo di aggiungerle al nostro dossier.

    INCIDENTI NUCLEARI
    Gli incidenti nelle centrali nucleari sono classificati su una scala da 0 (semplice guasto) a 7 (incidente molto grave). Questa scala di misura è detta INES (International Nuclear Event Scale). La classificazione degli incidenti non è facile. Spesso gli incidenti minori sono stati coperti dal segreto militare o non comunicati al grande pubblico. Elenchiamo i principali incidenti di cui si è avuta conferma ufficiale:
    • Kyshtym (Unione Sovietica 1957) – scala Ines 6. Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone;
    • Sellafield (Gran Bretagna 1957) – scala Ines 5. Un incendio nel reattore dove si produceva plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l’intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all’incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato;
    • Three Mile Island (Harrisburgh, Usa 1969) – scala Ines 5. Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15.000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone;
    • Chernobyl (Unione Sovietica, 1986) – scala Ines 7. L’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di materiale radioattivo disperso nell’aria (per avere un’entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L’intera Europa fu esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi;
    • Tokaimura (Giappone, 1999) – scala Ines 4. Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all’istante mentre altre 400 furono esposte alle radiazioni. Come già anticipato, la lista non può considerarsi esaustiva. Molti incidenti non sono mai balzati in cronaca perchè coperti dal segreto militare. La lista “nera” quindi si presume molto più lunga di quella che abbiamo presentato. Sulle conseguenze degli incidenti manca ancora oggi un dato ufficiale che consideri non solo le morti causate negli incidenti ma anche l’impatto sulla salute dei cittadini nel lungo periodo.

  24. Centrali nucleari: costi eccessivi, inquinamento ambientale e rischi sanitari
    NUCLEARE / INQUINAMENTO E COSTI ESPLOSIVI. PASSANO QUASI INOSSERVATE IN ITALIA LE ULTIME ALLARMANTI NOTIZIE PROVENIENTI DAL CANADA E DALLA GRAN BRETAGNA SULLA SICUREZZA E SUI COSTI DELL’ENERGIA NUCLEARE. QUESTO SILENZIO POTREBBE ESSERE DOVUTO ALLA VOLONTA’ DEL NUOVO GOVERNO DI PRODURRE ENERGIA ELETTRICA MEDIANTE CENTRALI NUCLEARI DA INSTALLARE NEL SUOLO ITALIANO. MA ECCO COSA STA SUCCEDENDO IN CANADA E IN GRAN BRETAGNA, DOVE DA MOLTI ANNI NON SI COTRUISCE ED INSTALLA PIU’ NESSUN REATTORE NUCLEARE
    Il 22 maggio scorso la Cameco, la più grande industria di raffinazione di uranio da utilizzare come combustibile in tutte le centrali nucleari oggi in esercizio nel mondo, fanno sapere il @CNew York Times#C e l’@CInternational Herald Tribune#C, ha dovuto avvertire l’Agenzia Canadese per la Sicurezza Nucleare che del materiale radioattivo costituito da uranio, arsenico e fluoruri potrebbe aver raggiunto il grande lago Ontario, dopo che lo scorso anno erano state scoperte delle infiltrazioni di materiale radioattivo e di altri composti chimici nel terreno su cui sorge l’impianto di Port Hope. Quell’evento determinò il blocco, a luglio del 2007, della produzione dell’esafluoruro di uranio (UF6) e la trivellazione estensiva del suolo intorno alla raffineria per verificare dove fosse andato a finire quel materiale disperso e per installare un sistema per bloccarne il flusso. Adesso la Cameco si appresta ad effettuare trivellazioni per verificare se il materiale radioattivo abbia raggiunto il porto che è direttamente collegato al lago Ontario e per verificare quale sia l’estensione della contaminazione da uranio. Nel 2007 la Cameco ha speso ben 18 milioni di dollari canadesi a causa di tale situazione e ne spenderà da 15 a 20 milioni nel 2008, che si andranno a sommare ad altri 20-25 milioni per ammodernare la ormai vecchia raffineria di Port Hope.
    Ma ecco che ieri e oggi, dalla Gran Bretagna, rese note dal Guardian e dalla BBC, arrivano notizie allarmanti sullo stato economico e ambientale drammatico in cui versa l’industria nucleare di Sua Maestà. Metà dell’intero budget del ministero delle attività produttive, che quest’anno è stato di 1.5 miliardi di sterline, verrà speso per lo smantellamento dei vecchi reattori nucleari. Sarà necessario un piano di bonifica (decommissioning) della durata di 100 (cento) per smantellare 20 centrali nucleari che, secondo la più recente stima fatta a gennaio scorso, costerà al contribuente ben 73 (settantatre) miliardi di sterline (circa 93 miliardi di euro), contro una stima di 12.6 miliardi di sterline ricavata nel 2003. Ma la stima dei 73 miliardi è destinata a crescere. La durata dello smantellamento sarà più breve, cioè non meno di 25 anni, se ci si affiderà ad un sistema basato totalmente sull’utilizzo di robot. Si stima che solo dopo 80 anni dallo spegnimento il combustibile nucleare residuo sarà in condizioni tali da consentire l’accesso all’uomo nella struttura del reattore per poter eseguire più facilmente le operazioni di smontaggio, mentre lo smantellamento del nocciolo del reattore necessiterà sempre di mezzi robotizzati. Il primo sito da bonificare sarà Sellafield, che contiene anche uno dei due centri europei per il riprocessamento di scorie radioattive che provengono da centrali nucleari sparse in tutto il mondo: ben 20 (venti) miliardi di sterline (25 miliardi di euro). Ma a causa di questo forte impegno economico a Sellafield, la Nuclear Decommissioning Authority ha dovuto interrompere la pianificazione della bonifica degli altri siti nucleari per concentrare le risorse a Sellafield. I sindacati stimano che già 1000 lavoratori hanno perso il posto di lavoro e che quelli restanti hanno poco da fare a causa di tale situazione. Non vi è denaro per iniziare il lavoro di smantellamento e per pagare l’uscita dei lavoratori. Degli undici impianti Magnox (lo stesso tipo di quello installato a Latina nel 1963), che devono essere dimessi perché “decrepiti”, soltanto due sono in esercizio e l’impianto di riprocessamento di Sellafield è pieno di vasche grandi come piscine dove le scorie nucleari giacciono ormai da decenni. In Gran Bretagna cresce la preoccupazione che fino a quando il piano di “pulizia” non ripartirà e la Nuclear Decommissioning Autorithy non riceverà per questo i finanziamenti, sarà difficile convincere la popolazione ad accettare nuovi impianti nucleari e le scorie che questi produrranno. E l’intervento massiccio di fondi pubblici sarebbe inevitabile.
    In Italia il nuovo governo annuncia con grande clamore un piano nucleare basato su 5 centrali di produzione di energia elettrica che utilizzerebbero i reattori francesi EPR (Energy Pressurized-Water Reactor), di generazione III plus, che il premio Nobel per la fisica prof. Carlo Rubbia definì, ormai quasi 5 anni fa, in una intervista al Corriere della Sera del 4 novembre 2003, rubrica Scienza e Ricerca, pagina 19, ” …un dinosauro, un reattore vecchio che cercano di ammodernare e che alla fine avrà costi di produzione dell’energia troppo elevati…”.

    Riferimenti:
    1)
    @Lhttp://www.nytimes.com/2008/05/22/business/worldbusiness/22pollute.html?_r=1&scp=1&sq=cameco&st=nyt&oref=slogan@=www.nytimes.com#L;
    2)@Lhttp://www.iht.com/articles/2008/05/22/business/22pollute.php@=www.iht.com#L;
    3)
    @Lhttp://www.cameco.com/media_gateway/news_releases/2008/news_release.php?id=225@=www.cameco.com#L;
    4)
    @Lhttp://www.guardian.co.uk/business/2008/may/18/britishenergygroupbusiness.nuclearpower@= http://www.guardian.co.uk#L;
    5)
    @Lhttp://www.sitestakeholdergroups.org.uk/oldbury/upload/oldbury_and_berkeley_joint_meeting_minutes_01_nov_06.pdf#page=7@=www.sitestakeholdergroups.org.uk#L;
    6)
    @Lhttp://www.guardian.co.uk/business/2008/may/29/britishenergygroupbusiness.nuclear@=www.guardian.co.uk#L;
    7)@Lhttp://www.guardian.co.uk/world/2008/may/28/sellafield.background@=www.guardian.co.uk#L.

    (tratto da @Lhttp://www.gevam.it@=www.gevam.it#L)

    Fonte: Coordinamento Comitati Roma Nord, @Lhttp://www.comiromanord.it@=www.comiromanord.it#L, @Lmailto:[email protected]@[email protected]#L, fax: 1782239304 – Comunicato stampa del 29 maggio 2008)

  25. Parola all’esperto
    Parola all’esperto

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    In una recente intervista, Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica) (come Scajola) ha dichiarato: “Il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole, che ogni giorno illumina e riscalda la terra”. ”Quando è stato costruito l’ultimo reattore in America? Nel 1979, trent’anni fa! Quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dallo Stato per mantenere l’arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro, che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l’uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie”. “Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali”. ”Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell’umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l’anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso”. “C’è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell’elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta. E un’area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell’Italia, un’area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma”. “I nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l’energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l’acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente”.
    Se è così semplice, perché allora non si fa?
    “Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda, questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com’è accaduto del resto per il computer vent’anni fa”.
    (30 marzo 2008)

    —–

    (Elio Bellocchi)

  26. Nucleare???
    Un altro incidente nucleare, questa volta in Francia (11 luglio 2008)

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    @CUn altro incidente in una centrale nucleare, questa volta in Francia, a Tricastin, vicino ad Avignone (non più di 250 km da Torino). Martedi scorso, durante il lavaggio di una cisterna, parte dei 30 metri cubi d’acqua usata, contenente 12 grammi di uranio per litro, era accidentalmente finita in due fiumi vicini. Divieto di attività nautiche, bagno e pesca lungo il Gauffiere e l’Auzon, blocco della distribuzione di acqua potabile e dei prelievi privati dai due fiumi, oltre che dell’irrigazione dei campi nelle aree interessate dalla fuoriuscita. Subito le autorità francesi hanno minimizzato l’accaduto, diffondendo notizie rassicuranti, mentre tutte le associazioni ecologiste chiedono maggiori dettagli e misure oggettive sull’accaduto (ad esempio: cosa vuol dire “12 grammi per litro”? Quanta radioattività contengono 12 grammi per litro?). E’ di oggi invece la notizia che l’autorità per la sicurezza nucleare francese ha chiesto in mattinata a Socatri, società satellite del colosso energetico Areva, proprietario della centrale, di “sospendere l’attività del suo sito di trattamento delle scorie nella centrale nucleare di Tricastin” e di prendere “misure immediate di messa in sicurezza“.#C

    * * *

    Ci stanno nascondendo qualcosa? Ovviamente nessuna notizia è stata diffusa qui da noi, occupati come eravano a discutere di Guzzanti, Carfagna e Grillo.

    (Elio Bellocchi)

  27. Nuovo incidente in Francia
    Nuovo incidente, 91 contaminati… “Il giornale” oggi pubblica: “Non c’e’ pericolo, l’unico pericolo e’ il terrorismo mediatico”. Propongo che le scorie radioattive francesi vengano portate in Sardegna nel giardino di villa Certosa! Tanto… Non c’è pericolo. V.E.R.G.O.G.N.A.

    (Mattia Rontevroli)

  28. E ancora…
    Nuovo incidente alla centrale nucleare di Tricastin, a 40 chilometri da Avignone, nel sud della Francia. Un centinaio di dipendenti sono stati sgomberati dall’impianto a causa dell’allarme lanciato dopo una nuova fuoriuscita di polvere radioattiva dal reattore No4. Sulle 127 persone sgomberate, 45 sono state condotte nell’infermeria.

    (Mattia Rontevroli)