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Un Parco che non suoni assoli: “Noi siamo a disposizione”

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Ci scrive il responsabile delle politiche Legacoop per la montagna, Sergio Fiorini (altresì amministratore delegato di una cooperativa, "Fare Appennino"). Il suo appello al Parco nazionale per concertare le scelte col mondo della cooperazione.

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Lo scorso 14 maggio il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano ha illustrato, in un’ affollata assemblea pubblica nel teatro Bismantova di Castelnovo ne Monti, l’attività svolta dalla nomina del Presidente ed i propri programmi e progetti per il prossimo periodo.

La presente nota vuole essere un contributo di proposte ed idee derivante da quell’appuntamento, nel quale i tempi ristretti non hanno consentito un adeguato dibattito con le associazioni d’impresa presenti, anche aderendo all’invito rivolto dal presidente Fausto Giovanelli ad esprimersi come in un “forum” sempre aperto sui temi del Parco, che ha avuto impulso a seguito del dibattito innescato dal documento sullo sviluppo economico di CGIL-CISL-UIL.

Esprimiamo innanzitutto apprezzamento e soddisfazione per il completo decollo delle funzioni e degli organi dell’ente, dopo vari anni di empasse, e quindi il coronamento dell’impegno per dare concretezza alla presenza del soggetto che gestisce l’importante progetto. La nomina e l’insediamento del Consiglio Direttivo, la costituzione del CTA, la predisposizione delle sedi ed il consolidamento del personale sono stati passaggi importanti, e propedeutici ad ogni significativa azione di sviluppo.

In secondo luogo risulta apprezzabile la programmazione di una serie di eventi e di iniziative territoriali e tematiche che hanno conferito al Parco una sua prima fisionomia ed una dimensione presente su tutto il territorio tosco-emiliano di competenza.

La presentazione dei progetti per lo start-up (il via) e dei centri di accoglienza (centri visita) ha messo in risalto un approccio innovativo e non scontato che pone al centro la comunicazione delle distintività e delle originalità del territorio e la costruzione di una personalità del Parco.

La funzione del Parco rispetto all’economia si basa indubitabilmente sul ruolo che esso assume rispetto alla società del crinale che, come osserva Giovanelli in una recente nota, presenta una “ferita” per l’”emorragia di risorse umane”. Quindi la ricostruzione, che dovrà essere paziente e tenace, di un orgoglio e di una dignità sociale nelle comunità ”impoverite ed intristite” deve essere prioritaria. Il Parco deve essere catalizzatore di energie positive in stretto rapporto con i cittadini, e non solo con i residenti (vedi progetti “Parco nel Mondo” e “Parchi di mare e d’Appennino”).

Concordiamo poi con l’affermazione che il Parco deve essere soprattutto un’”agenzia per lo sviluppo territoriale” e quindi non può fare tutto, ma anche che non può fare da solo.

Pensiamo quindi che, mentre si consolida la fase d’avvio e si entra a regime, sia necessario avviare un percorso di più diretto coinvolgimento con il mondo dell’impresa attraverso un rapporto con le associazioni e un’interlocuzione con le più significative imprese che operano o potenzialmente possono operare sul territorio.

Nell’ambito di un ragionamento valido per tutto il mondo dell’impresa, la cooperazione si propone come soggetto attento ed attivo ad ogni forma di collaborazione.

A Reggio Emilia, che è considerata tra le “province cooperative” per eccellenza, la cooperazione anche nell’area montana riveste un particolare ruolo. Nella storia dello sviluppo economico del secondo dopoguerra i cooperatori e le imprese da loro costituite sono stati fattori determinati per il riequilibrio territoriale. Edilizia ed infrastrutture, forestazione ed agricoltura, sono settori prevalentemente segnati da presenza cooperativa che hanno reso possibile l’attuale livello di progresso dell’area. Oggi la diffusione della cooperazione è caratterizzata da alcune grandi imprese reggiane che operano sul territorio, dalla rete dei caseifici sociali e da un crescente numero di cooperative di piccole dimensioni con base sociale giovanile nei settori dei servizi, del turismo e dell’ambiente.

La dinamica delle imprese ha seguito l’evoluzione dell’economia, ed è per questo che il contributo della cooperazione al prodotto lordo dell’Appennino appare, da tutte le stime, significativo e crescente. Per questo la scelta di potenziare le politiche cooperative in montagna è un impegno concreto per la rappresentanza, promozione e sostegno alle aziende esistenti, alle loro politiche di gruppo ed alla creazione di nuove realtà. I frutti del lavoro rimangono nell’impresa, la mutualità è elemento distintivo come la intergenerazionalità: anche per questo la cooperazione è forma particolarmente indicata per la promozione dell’economia in aree sensibili.

Legacoop Reggio Emilia aveva avuto modo di rappresentare queste opinioni e queste disponibilità in un incontro con il presidente del Parco nel luglio 2007.

Si ritiene perciò, in un rapporto né esclusivo ne privilegiato ma come componente del tessuto economico della montagna, della provincia di Reggio Emilia e delle due regioni su cui insiste il parco, di poter svolgere un ruolo di sostegno delle politiche del Parco, di fornire progettualità e professionalità, di sottoporre idee e proposte anche sviluppando la modalità della coprogettazione per dare corpo ad alcuni indirizzi strategici e quindi incentivando, se se ne verificano le condizioni, anche gli investimenti pubblico-privati.

I settori più sensibili e suscettibili di un incremento qualitativo e quantitativo dell’iniziativa cooperativa collegata all’azione del Parco sono il ciclo agroalimentare, lo sviluppo del turismo, la manutenzione del territorio e la sua fruizione e la produzione di energia, la comunicazione. In queste aree sia le imprese di base che le strutture consortili della cooperazione possono essere interpreti di ruoli importanti.

Se le finalità del parco sono soprattutto quelle correlate ad una agenzia di sviluppo sostenibile si richiede che venga avviato un confronto che permetta di definire obiettivi e percorsi in modo aperto e trasparente, puntando ad accrescere i “numeri” e le “qualità” in termini di valore aggiunto, di occupazione, di sviluppo delle opportunità professionali per i più giovani, di innovazione, di ricerca e sviluppo.

E’ vero che dal Parco “non ci si possono attendere miracoli e tanto meno la supplenza al ruolo delle altre istituzioni”. E’però altrettanto vero che se il Parco non sarà occasione per avviare una nuova politica di sviluppo della montagna che si basi su una nuova stagione di programmazione istituzionale unitaria e di concertazione tra le istituzioni e le forze economiche e sociali è abbastanza probabile che molti sforzi rimangano circoscritti agli addetti ai lavori e non determinino consistenti azioni di governo e relativi cambiamenti.

Non dipende solo dal Parco, ma anche da esso, però consideriamo un imperativo categorico che il sistema istituzionale esprima obiettivi convergenti e condivisi. Ognuno deve fare la propria parte secondo principi di sussidiarietà ed integrazione ma un’orchestra deve suonare in armonia seguendo partiture. Non esiste una composizione che si basi sugli assoli. C’è “estremo bisogno”, come osserva anche Giovanelli “di collaborazione e concertazione innanzitutto tra le diverse istituzioni”.

Soprattutto in un periodo come questo, con risorse pubbliche in calo e la ridefinizione degli incentivi europei, il pubblico deve avere idee chiare e chiamare l’impresa, senza gelosie o reticenze, a fare la propria parte.

La cooperazione, per quello che le compete, si sente pronta a raccogliere la sfida.

(Sergio Fiorini, Coordinatore politiche appennino – Legacoop Reggio Emilia)

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Pezzi correlati:
- "Una ferita nel tessuto sociale del nostro crinale" (10 maggio 2008);
- Serata dedicata al Parco Nazionale al Teatro Bismantova (15 maggio 2008)

3 COMMENTS

  1. Pro domo sua?
    Se non ricordiamo male le cronache, già qualche tempo fa Fiorini (ex presidente Parco Gigante, ex amministratore del Comune di Villa, attualmente rappresentante Legacoop in sede Gal, amministratore del cooperativa Fare Appennino, responsabile politiche Legacoop in Appennino) curò l’autopresentazione di Fare Appennino al Parco Nazionale. Il documento che ora leggo è scritto, stavolta, in veste di responsabile Legacoop. In altre parole: il Parco concerti le scelte con le cooperative (Fiorini – Legacoop) e faccia le opere con le cooperative (Fiorini – Fare Appennino?)…

    (Commento firmato)

  2. Cosa concertiamo?
    Che cosa concertiamo? Rilevo nell’ampio intervento di Fiorini una contraddizione di fondo. Egli elogia la scelta di più sedi, il consolidamento del personale, la serie di eventi ed iniziative territoriali e tematiche, l’avvio di numerosi centri visita e così via. Tutto ciò ha un costo. Io temo che assorba interamente o quasi il bilancio annuo del Parco Nazionale. Non vedo quindi cosa possa restare da concertare, con quali risorse gli interventi concreti che comportino il “diretto coinvolgimento… delle imprese che operano o potenzialmente possono operare sul territorio”, come giustamente richiede Fiorini. Io temo, e spero vivamente di sbagliarmi, che con l’impostazione data ora al Parco nazionale il rischio reale sia di avere soltanto un ulteriore ente pubblico che vive per alimentare se stesso.

    (Claudio Bucci)