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“Aggressività” e “rigetto” dei giovani

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La pastorale giovanile è preoccupazione viva della Chiesa, che forse teme di perdere i giovani, assediata com’è da chi la ritiene superata, quasi in via di estinzione, incapace di rispondere all’emergenza educativa, che gli stessi rappresentanti del mondo laico stanno scoprendo, quasi con meraviglia, senza rendersi conto delle loro responsabilità.

L’ostilità e l’indifferenza che mostrano nei confronti del Magistero dei Vescovi sono forme di aggressività, “di rigetto talvolta violento”, che non dovrebbero spaventare. i credenti. Secoli di tradizione anticlericale non hanno mai spento o corroso definitivamente la fede cristiana, cattolica, l’attaccamento al papa e ai propri Vescovi. Il recente successo del cardinal Dionigi Tettamanzi nella sua catechesi quaresimale on-line in YouTube ha stupito tanti osservatori laici nel constatare l’alto numero di contatti avuto con i giovani, che lo hanno subissato di domande sulla fede, riconoscendo in lui il pastore e il maestro, in grado di risolvere o di accogliere con rispetto i loro dubbi.

La Chiesa non può tacere soprattutto in campo educativo, dove le bordate laiciste vanno a sbattere, infrangendosi, contro il patrimonio prezioso di tanti santi educatori, che nella figura di Gesù Buon Pastore hanno trovato il loro modello: Gesù ama i giovani, li vuole accanto a sé, li invita a seguirlo, li guarisce, li risuscita, li libera dal demonio, li privilegia con il perdono, a loro si appoggia per compiere il prodigio della moltiplicazione dei pani, un giovane è ai piedi della Croce, accoglie sua Madre in casa.

I santi, che hanno attinto al Signore, ci insegnano che dedicarsi ai giovani vuol dire amarli come li ha amati Lui: come persone, anche quando non lo meriterebbero, perché appaiono “cattivi”, “arroganti”, “ribelli”. Amarli perché sono figli di Dio, da lui amati e salvati.

Sono testimonianze che ci aiutano a superare quei complessi di inferiorità di fronte al mondo laicista, che tenta di escludere Dio in questioni gravissime come la formazione della coscienza, il rispetto della vita, la salvezza eterna delle anime.

Girando per conferenze, dentro e fuori la Diocesi, nei vari incontri con le famiglie, con i giovani e gli educatori, ho constatato che questi complessi sono più dei credenti che si nutrono della stampa laica che dei cristiani semplici, contenti di esserlo, che hanno stima dei loro preti, collaborando con essi, nel servizio educativo della catechesi, nell’oratorio o nelle associazioni e movimenti. Che pregano! Che hanno presenti il traguardo finale dell’uomo. quel pezzo di Paradiso che aggiusta tutto, come affermava don Bosco! Un Paradiso che è donato a chi è trovato “vivo nell’amore! A chi pratica nel quotidiano la Carità! Anche uella educativa, con sofferta e gioiosa predilezione per i giovani! Stando con loro non per obbligo di orario, né per mestiere, per guadagno. Stando per passione, per amore, ricordando che l’educazione è cosa del cuore.

L’avvertono soprattutto i ragazzi più poveri quelli scomodi, che frequentano l’oratorio perché non sanno dove andare, perché almeno in quel cortile o in quelle sale, “sta” qualcuno che li prende a cuore.

Stare con i giovani è ringiovanire la Chiesa, ritornando alle origini, alla sua giovinezza, rendendola più credibile agli occhi degli stessi scettici e indifferenti, che oggi faticano a navigare nel mondo dei giovani. Non è solo quello dei “Moccia” o degli “spinellati”! Al suo interno trovi volontari capaci di lasciare il comodo Occidente per lavorare tra i poveri sulle Ande o in Africa, di uscire da casa per servire l’anziano, l’ammalato o i coetanei in difficoltà, testimoniando una Chiesa “serva” e non padrona.

Ringiovanire la Chiesa è farla diventare casa dei giovani. Sarà giovane se ci saranno dei giovani. E’ l’impegno che Papa e Vescovi si sono presi e affidano alle comunità cristiane. Non pobbiamo deluderli per non tradire le attese dei giovani.