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Chiusa la mostra sulla Resistenza dei cattolici / A Vetto se ne parla…

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Chiusa la mostra “Testimoni della verità nell’Italia in guerra. La Resistenza cancellata”, siamo andati a fare veloci due chiacchiere di consuntivo con Maria Leonarda Livierato, prima che ha voluto quest’allestimento dopo averlo scorto l’estate scorsa al Meeting di Rimini, e (di sfuggita, perché impegnato in altro) col parroco di Vetto, don Carlo Castellini.

La mostra, che ha trovato ospitalità nel paese della val d’Enza, col sindaco Sara Garofani e don Carlo a dargli il benvenuto e ad introdurla nel convegno di apertura (vedi), ha dato in realtà adito a qualche malumore. Non tanto per contrasti o contestazioni esplicite (che nondimeno, sia pure più o meno morbide, non sono mancate), quanto per assenze “parlanti”. “Ma qui in paese – raccogliamo da un vettese che incrociamo – questa mostra ha fatto bene. Ha fatto parlare le persone. C’è stata discussione. Una cosa che ritengo molto importante, perché è come se si fosse scongelato qualcosa. Prima, infatti, tra opposti fronti neppure si proferiva reciprocamente verbo. Ora noto se non altro qualche propensione in più a capire anche le ragioni degli altri”.

Se ci si pensa sembra quasi assurdo che dopo 60 anni viga ancora un tale clima di imbarazzi, seppure nell’ufficialità le cose sembrino molto più tranquille di quel che in realtà sembrano covare sottotraccia. Ma qui non vogliamo allargarci ed entrare più di tanto in un tema che sappiamo delicatissimo e sul quale certe sensibilità – per ampi versi molto comprensibilmente (si pensi soltanto alle tante tragedie famigliari, tutte rispettabili, soprattutto se viste in una prospettiva cristiana) – sono ancora fortissime.

Ci limitiamo perciò a qualche semplice annotazione. Diciamo intanto che mostra è stata visitata da circa 300 persone; un numero che soddisfa gli organizzatori. “Pensiamo solo – dice don Carlo – che il periodo d’apertura è stato piuttosto breve, 15 giorni”. “Visitatori sono arrivati a Vetto da diversi paesi della montagna e anche dalla pianura”. Daniela Simonazzi, la nipote di “Azor”, al secolo Mario Simonazzi, aveva chiesto esplicitamente maggiore interesse da parte delle comunità cristiane. Risultato? “Sono venuti solo un paio di preti…“. E sul fronte-amministratori? “Anche qui, quasi nessuno. S’è visto solo qualche politico reggiano oggi (domenica 4 maggio, ultimo giorno di apertura, ndr)… ”, replica la Livierato. Scuole? “Classi dell’Ipsia di Castelnovo ne’ Monti e medie di Vetto e di Canossa”.

L’ultimo giro di illustrazione guidata della mostra – assente, seppure annunciato, Danilo Morini, per motivi di famiglia – è stato condotto da Giuseppe Giovanelli, noto storico originario proprio di questi posti della val d’Enza ed ora residente a Felina. Terminato quello, mentre ci tratteniamo vediamo che ancora qualche persona entra in visita ed acquista libri, soprattutto sulla figura del probabile prossimo santo Rolando Rivi, cui la mostra ha molto opportunamente dedicato una sezione (un terzo dell’intera esposizione).

Come mai, signora, ha deciso di proporre questi “testimoni della verità” (che, per inciso, anche la nostra testata, Redacon, ha sostenuto)? “Prima di tutto perché si trattava di persone dei nostri luoghi. Se non ne parliamo prima di tutto qui, dove dovremmo farlo? Come reggiana e montanara, dunque. E poi come cattolica, naturalmente”. Ha registrato diffidenze, ostacoli? “Più precisamente ho notato che diverse persone hanno teso a sfilarsi”. E come mai? “La politica ha ancora parecchio peso in queste vicende; il disgelo non c’è ancora. E poi, forse, mancanza di testimonianza, di coraggio… ”. Identità cattolica sbiadita? E’ possibile mantenere la propria coerenza nel mondo della politica? Domande che si fanno quasi rivolte a se stessi, o a tutti, o a nessuno, in fondo; e salgono e rimangono un po’ sospese nell’aria. Ma vi sono anche segni che fanno tendere a un po’ d’ottimismo: “Gli incontri fatti, le testimonianze, il coinvolgimento di una comunità sono il positivo che emerge anche nell'indifferenza o velata ostilità incontrata. Qualcosa insomma è stato fatto, speriamo che qualcuno ci rifletta sopra”, afferma la Livierato, in un dialogo spesso interrotto da persone che entrano ed escono chiedendo informazioni alla nostra interlocutrice, che è lì “di turno”.

Nella guerra al nazifascismo si sono mescolati ed intrecciati più motivi: “Si fa ad esempio ancora fatica a riconoscere che si è trattato anche di guerra civile”, conclude Maria Leonarda.

* * *

Una convinzione, infine. Dovranno passare le generazioni coinvolte perché forse si possa arrivare ad una lettura dei fatti che, ferme restando le responsabilità storiche, riesca pacatamente a scrollarsi di dosso tutti quegli oggettivi (e anche meno oggettivi) ostacoli che ancora impediscono di farlo in maniera più compiuta. Perché sembra di poter ragionevolmente credere che anche le ricerche più meticolose soffrono spesso di una deformazione rovinosa agli effetti dei risultati degli studi: il fatto cioè che, nonostante tutte le migliori professioni di buona fede, si parta da posizioni rigidamente pregiudiziali: “si deve dimostrare che”: si parte da qui e si deve arrivare là; e non può essere diversamente. La stessa cronaca si incarica di dimostrare queste cose: basta vedere la considerazione di cui gode chi (magari stimato fino all’altro ieri) non si “allinea” e propone anche dubbi, “macchiando la Resistenza”. Non si riesce a vedere e rendere limpido che l’ammissione di errori non inficerebbe la validità complessiva della giusta battaglia ingaggiata per rendere il Paese libero. E’ la piccola e triste guerra fredda della nostra Italia. Un nuovo aprile arriverà. Forse. Speriamo.

8 COMMENTS

  1. Un grazie di cuore
    Grazie Maria Leonarda, grazie don Carlo; e grazie alla Sua mamma, per avermi aperto il locale a mostra chiusa, per mostrare a mia mamma, ultraottantenne, l’esposizione. Da lasciare a bocca aperta, domenica 4, la narrazione del prof. Giovanelli, che ha permesso ai presenti di interromperlo con domande. Io gli ho chiesto del dr. Pietro Azzolini; una figura per me emblematica (gerarca fascista, ma capace di alcuni gesti eroici che ho letto di recente). Anche domenica alcuni signori di Vetto mi hanno chiesto, ironicamente: “Come mai non a Castelnovo?”. Allo stesso quesito pareva interessato l’on. Barbieri, che ha incalzato alcuni dei presenti, riservandosi di uscire, a breve, con una sua lettera ai giornali.

    (Umberto Gianferrari)

  2. Che male c’è a parlare di fatti reali e a ricordare il bene fatto dai cattolici nella Resistenza?
    Dove sta la logica di “commento firmato”? L’obiezione “perchè non a Vetto?” è stata ampiamente superata dai fatti del “perchè SI’ a Vetto”, e cioè dalle numerose e interessatissime visite, dal plauso unanime degli intervenuti alla visita guidata di domenica 4 maggio del prof. Giovanelli (riconosciuta autorità in materia e, N.B., per anni consigliere Istoreco): a Vetto si fa cultura, ci si confronta, si aprono le menti con l’esercizio libero e democratico del dialogo sui fatti storici. A chi può far male tutto ciò, se non a gente prevenuta e di mentalità ristretta da ideologie sorpassate? E infine: perchè la storiografia sulla Resistenza deve essere di una sola parte? L’unico motivo può essere solo che essa è stata usata a fini politici, ma ormai la gente è stanca di queste manipolazioni… siamo entrati in un nuovo secolo, anzi in un nuovo millennio… nessuno se n’è accorto?

    (Commento firmato)

  3. Polemica per polemica
    Non capisco perchè il “commento firmato” che precede se la prenda col primo “commento firmato”, che invece sosteneva che è stata buona cosa fare la mostra a Vetto. Caso mai se la doveva prendere con il primo commentatore (Umberto Gianferrari) che ha posto la questione: “Perchè non a Castelnovo?”.

    (Commento firmato)

  4. Basta commenti polemici…
    …per una mostra di così grande bellezza e importanza. Credo che tutti siano stati contenti che l’esposizione sia avvenuta a Vetto; allo stesso tempo ci si auspica che possa raggiungere anche altri centri abitati, tra i quali Castelnovo, dove più persone la possano apprezzare!

    (Pietro Aspesi)

  5. Se volete prendervela con me… rincaro la dose!
    Se volete prendervela con me aggiungo un altro elemento. Dopo avere assistito ad un dibattito riguardante la Resistenza, su di una tv locale, mi è venuta un’idea… Ho chiesto la disponibililità, ottenendola, di una piccola galleria del centro di Castelnovo per esporre materiale di quel periodo storico. Senza tracciare linee di demarcazione… Poco mi importa se un partigiano con la P maiuscola sia poi divenuto comunista, aocialista o democristiano… Se continuiamo con le mostre e i ricordi di parte, a compartimenti stagni, siamo tutti degli ipocriti a parlare di MEMORIA CONDIVISA! La verità ha da essere una sola; perchè, per me, una verità di parte è di per se stessa una mezza menzogna! Ho parlato di questa mia idea a don Carlo, all’arch. Livierato e al prof. Giovanelli… Vedremo gli sviluppi… Intanto tiriamo fuori da quella vecchia scatola in fondo al baule quelle foto dei nostri cari, ingiallite dagli anni… Potrebbero servire! Mentre dalla Rai, sede romana, stiamo aspettando copia della trasmissione trasmessa da Rai 3.

    (Umberto Gianferrari)

  6. Il coraggio della verità: percorso ad ostacoli?
    Sono orgogliosa di essere vettese, anche se di “ritorno”, dopo 45 anni di “milanesità”. Ringrazio di cuore gli organizzatori della mostra “Testimoni della verità nell’Italia in guerra. LA RESISTENZA CANCELLATA”, per avere scelto Vetto. Ringrazio ed ammiro il coraggio di don Carlo che, incurante delle critiche e dei mugugni, ha contribuito a scrivere una parola di equità e di giustizia su un tema ancora così in “ombra”
    perchè illuminato solamente da una parte che si è “approppriata dell’iconografia della Resistenza” ad uso prettamente politico. Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo evento, non ultimo il sindaco Garofani che ha presenziato all’apertura.
    Soltanto due critiche mi sento di esprimere.
    La prima: scarsa sensibilità e partecipazione da parte del mondo della scuola, un vero peccato perdere un’occasione di fare una lezione-dibattito di storia, che riguarda proprio il nostro territorio, non sfruttando così le sinergie di “memoria” con tanti parenti che ancora ricordano i fatti per avervi partecipato, per averne sentito parlare. Si potrebbe definirlo comportamento “omertoso” del mondo educativo.
    La seconda: scarsa partecipazione del CLERO, a partire dai sacerdoti fino al Capo della Diocesi. Come cristiana praticante mi sarei veramente aspettata che la Chiesa reggiana si facesse “protagonista attiva” per parlare dei suoi MARTIRI, DEI SUOI EROI, dimenticando il PREZIOSO CONTRIBUTO DATO DALLA CHIESA ALLA LOTTA DI LIBERAZIONE. Ricordiamo che i “FOGLI TRICOLORE” nascono nelle canoniche, che “Don Carlo” è stato l’unico prete-partigiano ad avere l’appoggio degli alleati, che senza il prezioso contributo delle Fiamme Verdi difficile sarebbe stato
    trovare la collaborazione massima della popolazione della montagna. Ricordiamo anche il grande contributo di quella figura luminosa che è stato Marconi. Che dire poi di una Chiesa che non si attiva anche quando è in corso il processo di beatificazione del martire “per AMORE DI CRISTO” ROLANDO RIVI? Sono 10 (+ un seminarista) i religiosi uccisi a motivo della fede. Cosa aspettiamo a parlarne dai pulpiti? Un grazie particolare va al prof. Giovanelli che ci ha consentito domenica di entrare nel “cuore” degli avvenimenti, con grande rigore storico. Un riconoscimaneto di gratitudine va alla dott.ssa Daniela Simonazzi, nipote di “Azor”, che con tanta passione e con tanto zelo “evangelico” ci ha condotto per mano in diverse circostanze lasciandoci un libro sullo Zio davvero illuminante.
    A 60 anni di distanza mi sarei aspettata che un’iniziativa del genere avesse la ribalta della stampa, i dibattiti nella società. Come facciamo a non capire che fino a quando non stabiliremo che alla lotta di Liberazione hanno partecipato non solo i comunisti ma vasta parte degli schieramenti politici e religiosi e laici e la grande parte della popolazione non inizieremo alcun percorso di VERITA’, percorso indispensabile per avere GIUSTIZIA E PACE? NON C’E GIUSTIZIA SENZA VERITA’, NON C’E’ PACE SENZA GIUSTIZIA.
    Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questa “pagina di luce”.

    (Marisa Montecchi)