Don Gianni Bedogni, collaboratore del settimanale cattolico diocesano a Libertà, nella sua nuova rubrica chiamata “L’angolo acuto”, si occupa nell’ultimo numero (datato 3 maggio) anche della questione della bandiera anarchica di Villa Minozzo, argomento di cui anche questo sito ha pubblicato resoconti e interventi.
“Diversi per forma e colore, pure per ciò che evocano. Tra idiosincrasie culturali e memorie di fatti anche recenti, ogni simbolo ha un potere evocativo singolare. Di più, determinati contesti e ambienti ne accrescono la suggestione, spesso sprigionando scintille, a volte fatue, a volte incendiarie. La differenza risiede spesso anche nel loro diritto di cittadinanza. Talvolta, in nome di una presunta laicità e/o tolleranza religiosa, si bandisce il crocifisso. Più facilmente altre immagini sono ostentate, non raramente con orgoglio provocatorio. Il mix tra 25 aprile e ostensione della bandiera anarchica, campeggiante nella piazza di Villa Minozzo, è stato esplosivo”.
Questo l’attacco dell’articolo, come si vede piuttosto critico. “La memoria di un anarchico, mediante quella stella a cinque punte, è diventata, immediatamente, ricordo triste degli anni di piombo, memoria pure di un pensiero che, incarnato da attivisti di diverse generazioni, ha segnato la nostra storia e quella europea”.
Prosegue don Gianni: “Eppure quella stella avrebbe potuto ricordare Israele, il Monopolio di Stato o addirittura i riti satanici. Invece no, il rimando è stato repentino, quasi involontario. Provocazione o ingenuità? Qui sta il punto”.
Chiusa: “Fatta salva la libertà di pensiero e quella di celebrare pacificamente le proprie liturgie, senza dover cedere per forza a “buonisti” quanto formali rispetti delle diversità, l’interpretazione pubblica di un’appartenenza esige responsabilità, specie se esercitata da un ente amministrativo. La sana e coerente espressione di identità non s’accorda mai con la provocazione, piuttosto valorizza tutto ciò che ricorda e promuove valori umani e civili, degni di questo nome”.
* * *
Pezzi correlati:
- Stella a cinque punte a ricordo dell’anarchico Zambonini (27 aprile 2008);
- "Qualche personaggio della montagna ci ha abbinato al vecchio terrorismo" (30 aprile 2008);
- Lettera aperta alla Fai (Federazione anarchica italiana) (1 maggio 2008);
- Bandiere a confronto (3 maggio 2008)
Se si parla di alternative…
Dopo tutte le spiegazioni, i chiarimenti ed anche le illustrazioni grafiche mi risulta difficile comprendere i motivi di una prosecuzione polemica della vicenda di Villa. La caratteristica principale del simbolo delle BR, come si può evincere benissimo riguardandosi, ad esempio, un programma che ha fatto la storia della tv pubblica italiana (ce ne sono stati, anche se oggi si stenta a ricordarlo…) come “La notte della Repubblica” di Zavoli, era di essere “asimmetrica”, con le punte inferiori allungate. Lo confermava ad esempio lo stesso Franceschini in una intervista della trasmissione. Quindi per colori, forma e contesto (era sempre iscritta in un cerchio) quella stella che ancora oggi suscita timori ed apprensione non ha molti rimandi a quella esposta in piazza a Villa, che tra l’altro si rifà a simbologie anarchiche molto più antiche degli anni di piombo. Detto questo, la domanda che mi sorge, più che “provocazione o ingenuità?”, è la seguente: la bufera mediatica seguita all’evento, annunciato e facilmente comprensibile se solo si conosce un poco la storia di Zambonini e del circolo anarchico di Villa (attivo da anni), è frutto di semplice ignoranza o di pianificata strumentalizzazione?
(Commento firmato BiancoMedio)