Home Cronaca Nilde Montemerli interviene sul tema della riforma delle Comunità montane

Nilde Montemerli interviene sul tema della riforma delle Comunità montane

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Nessuna difesa d’ufficio della Comunità Montana, ma la piena consapevolezza che oggi occorre fare scelte coraggiose, in grado di dare realmente una risposta a esigenze e problematiche del territorio e di chi lo abita.

È da tempo che si discute e si riflette, fra gli amministratori, sul ruolo delle Comunità Montane, un ruolo che va ripensato e innovato per rispondere al meglio alle nuove esigenze del territorio e alle richieste dei cittadini, che pretendono efficienza e una semplificazione delle procedure burocratiche.

Anche la legge Finanziaria 2008 si è espressa in tal senso, affidando alle Regioni l’incarico di rinnovare le Comunità Montane.

Il taglio dei costi della politica è una necessità assolutamente condivisibile, tanto che, già in passato, nella nostra provincia fu fatta la scelta di un’unica Comunità Montana, a differenza di tutte le altre province della regione dove esistono più Comunità Montane che oggi dovranno accorparsi.

Si è trattato di una scelta virtuosa che ha dato risultati importanti e che ha tenuto unita tutta la nostra montagna.

La bozza di legge regionale dell’Emilia-Romagna affida alle Comunità Montane il ruolo di gestione dei servizi per conto dei Comuni.

Per quanto riguarda la Comunità Montana dell’Appennino Reggiano, con l’attuale impostazione questa bozza non appare particolarmente azzeccata: l’ambito ottimale per la gestione associata dei servizi per conto dei Comuni non può essere quello dell’intera Comunità Montana, perché interessa un territorio molto vasto, in cui le esigenze dei diversi Comuni variano molto fra loro in relazione al particolare contesto. Per la gestione dei servizi occorrerebbero quindi aree più ristrette, con esigenze similari, che associno un minor numero di Comuni, in cui la gestione associata possa davvero risultare efficace.

D’altro canto la nostra montagna, per le sue peculiarità, necessita anche di una rappresentanza territoriale unitaria, in grado di dare voce alle esigenze di questo territorio – che, non scordiamolo, rappresenta quasi la metà dell’intera provincia – in tutti i tavoli istituzionali.

Per noi la montagna è un valore e vorremmo che lo diventasse per tutti, e non solo per chi vi vive.

Occorre insomma un Ente, snello e flessibile, che sappia rappresentare tutto l’Appennino Reggiano, ma anche Comuni che gestiscano i servizi insieme con efficienza ed efficacia.

Occorre, in definitiva, pensare, tutti insieme, ad un nuovo modello innovativo ed efficiente.

(Nilde Montemerli, presidente della Comunità montana dell'Appennino reggiano)

2 COMMENTS


  1. Mi si perdoni per quanto dico, ma leggendo pare che nel parlare di riorganizzazione ed il valore locale, la voce locale venga come grande necessità solo ora, all’alba di una probabile ridefinizione esterna della comunità montana. E prima?

    (Commento firmato)

  2. Nessuna difesa d’ufficio?
    Nella prima riga di questo articolo è scritto: “nessuna difesa d’ufficio della Comunità Montana”. Scusate, ma a me, come libero cittadino, l’impressione arrivata… è stata proprio quella! Perdonate la mia ignoranza, ma in linea di principio non ho mai capito l’esigenza di un organismo politico come la Comunità montana quando poi abbiamo i piccoli comuni di montagna che si stanno giustamente aggregando, creando di fatto in modo naturale, spontaneo, poco costoso, ma altamente vantaggioso per gli stessi comuni, delle piccole comunità. Forse questo processo di aggregazione dei comuni andava iniziato ed incoraggiato da tempo?? La risposta ai nostri “amati” politici. Ci mancava proprio che nella nostra provincia si costituissero politicamente diverse comunità montane!!! (sempre come scritto nell’articolo, da aggiungere poi al Parco, al Gal, alla Provincia, ecc., ecc.).
    Chiedo scusa se non mi posso firmare.

    (Commento firmato)