Ci permettiamo di segnalare, tratto dal bel sito internet "Il sussidiario.net" (cui vi rimandiamo per la versione integrale), un'interessante intervista a Giovanni Lindo Ferretti, ex leader dei Ccpp e montanaro riavvicinato alla fede.
Nell'articolo intitolato "25 aprile, oltre la retorica la verità nel cuore della gente" Glf ricorda l'esperienza dello scorso anno, a Tapignola di Villa Minozzo, ma, soprattutto, prende le distanze dalla trasmissione tv che ha ricordato il comandate Azor.
"Ieri sera prima di andare a letto - dice GLF a Il Sussidiario - ho acceso la televisione e ho visto il finale di una trasmissione (Confronti, su E-tv, ndr). Quello che ho visto mi ha turbato, mi ha innervosito; c’era qualche cosa che non funzionava. Era un resoconto assolutamente asettico e ideologico, fatto da uno storico (Spreafico, ndr) della resistenza: raccontava un episodio molto importante accaduto a Reggio Emilia, rimasto nascosto per mezzo secolo; un episodio di cui, per molto tempo, non si era potuto e non si era dovuto parlare. Poi improvvisamente – diceva lo storico – con la caduta del Muro di Berlino, e quindi con la nuova situazione creatasi in Europa e nel mondo, era infine venuta l’ora di affrontare la resistenza per quello che è stata, e non nella sua dimensione ideologica. Partendo da questo presupposto (politico ed ideologico) raccontava, anche con precisione, la storia del comandante Azor".
"Se oggi a Reggio Emilia si parla del comandante Azor, anche se altrove per cinquant’anni non se n’è saputo il motivo non è dato dallo studio di uno storico; è molto più interessante. Il motivo è una giovane nipote che non ha mai conosciuto uno zio, e che è stata allevata nel ricordo di questa persona dall’amore di un padre, il fratello del comandante Azor, e di una famiglia, la famiglia dei Simonazzi. Che sia caduto il muro di Berlino, e che gli studiosi della resistenza adesso usino questa storia per farsi propaganda in una nuova veste, è altra cosa, è un elemento disturbante. Noi non conosceremmo questa storia se non ci fosse stata la nipote, la Daniela, a cui non tornava qualcosa: in casa le raccontavano una storia, e fuori questa storia non c’era".
"Daniela bambina, cresce in un contesto familiare, e a un certo punto decide che lei vuole riscoprire la storia di suo zio, e comincia a girare da una casa all’altra e a ricercare quelle pochissime, pochissime persone, che sanno questa storia e sono disposte a parlarne".
"Quando ho scoperto questa storia di Azor - ricorda GLF - mi sono stupito della mia dabbenaggine; non ci credevo, pensavo «non è possibile che io sia cresciuto nella menzogna»" (...) Quello su cui noi abbiamo costruito una struttura politica che è durata cinquant’anni non è esattamente la verità; la verità della resistenza a Reggio Emilia (uno dei luoghi centrali della resistenza in Italia) è qualcosa di molto diverso. Innanzitutto c’è l’importanza dei sacerdoti delle montagne, delle parrocchie, delle comunità tradizionali, che non viene mai presa in considerazione. La resistenza, quando è cominciata, si è organizzata intorno a pochissime persone, per lo più legate alle parrocchie, legate al cattolicesimo tradizionale. Poi, qualche grande anarchico, e qualche grande personaggio di sinistra. Però nella dimensione di una civiltà tradizionale di montagna, ormai agli sgoccioli.
Questa cosa si è completamente persa nell’ultimo periodo della resistenza, quando sono arrivati in montagna quelli che avevano una concezione politica e ideologica molto forte, quando sono arrivate le truppe e i commissari politici: questo ha creato moltissimi problemi nei paesi di montagna, nelle comunità, tra le comunità, e anche ai sacerdoti che avevano allevato la resistenza".
E poi il racconto... di come è nato il 25 aprile dello scorso anno a Tapignola con concerto, nessun politico e canto delle litanie del rosario.