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I giovani e la ricerca della felicità: ““Ho sempre fame, mangio ed è come se non mangiassi”

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Diventa sempre più difficile accontentare i desideri, le domande dei giovani, sempre più difficile sedare le loro ansie. Hanno nel loro cuore un’inquietudine che li spinge a ricercare febbrilmente qualcosa che li soddisfi, che dia loro una gioia che non sia solo passeggera. Mi diceva una mamma: “Sembra che mia figlia abbia sempre fame e sete! Non è mai appagata di quello che ha, vorrebbe sempre qualcosa di più!”

Questa mamma con le sue parole mi ha richiamato alla memoria “La faim et la soif, un dramma di Jonesco, dove Jean, il protagonista grida la sua inquietudine: “Ho sempre fame, mangio ed è come se non mangiassi. Questo vuoto, questo vuoto che non riesco a colmare…”. E’ la stessa inquietudine di Agostino di Ippona, che nelle sue “Confessioni” scriveva: “Il mio cuore è inquieto finché non riposa in te, o Dio, che ci hai fatto per l’infinito”?

Agostino faticosamente un suo approdo lo ha trovato in Dio ma i nostri giovani sono inquieti e non approdano in Dio forse perché cercano una felicità impossibile da raggiungere nel tempo, nell’attimo che non vorrebbero mai fuggente: una felicità che è estasi, novità sempre nuova, qui, subito, senza troppe attese e fatiche!

La ricerca li conduce spesso sulla strada della droga: o per sopire l’inutile ricerca o per alleviare la sofferenza di frustrazioni, che non sono in grado di accettare e di dominare. La felicità impossibile richiama spesso la febbre delle cose, del divertimento, dei piacere, dello sballo, della fuga dal dolore, con il rischio di cadere nella “lucida disperazione dello smarrimento”, della solitudine insopportabile, dell’inutilità del vivere.

“Non è la pace che voglio, grida Jean, questo moderno Sisifo, non è la semplice felicità. Io ho bisogno di una gioia travolgente. In un ambiente come questo, l’estasi è impossibile!”.

L’ambiente di Jean è la casa, dove vive affetti familiari, valori possibili, una felicità a portata di mano, ma a lui non bastano, non lo appagano.

Come lui, tanti giovani, non sono paghi di quello che hanno e se ne vanno da casa alla ricerca dell’altrove; non credono nell’amore o ne hanno paura o non vogliono affrontare la fatica che comporta. Il legame d’amore, che è fonte di sicurezza, appare a questi ricercatori dell’impossibile come una forma di schiavitù dorata, di rinuncia alla libertà personale, all’infinito ed allora fuggono in cerca dell’impossibile, che non esiste!