Domani 27 alle 11.45 a Trinità di Canossa Fabio Filippi, lo storico Marco Pirina il parroco di Pianzo don Paolo Gherri alla presenza dei famigliari delle vittime e di altri cittadini commemoreranno per la seconda volta dopo 63 anni i Caduti di Cernaieto.
Era il 22 Aprile del 1945, i reparti militari della Repubblica Sociale Italiana, presenti sul territorio di Bibbiano, Cavriago e Montecchio, si apprestavano ad abbandonare, con carri trainati da cavalli, le loro caserme per ritirarsi verso il Nord Italia. Il presidio di Montecchio era composto da una ventina di uomini, giovani e veterani. I militi viaggiavano allo scoperto, erano un bersaglio facile. Decisero quindi di asserragliarsi in una piccola casa, Cà Bedogni di Bibbiano Reggio Emilia.
Speravano nell’aiuto dei reparti alleati. Si resero conto di essere braccati, iniziò così una sparatoria che durò tutta la notte, restarono uccisi due militi oltre il sappista Landini e vennero feriti due legionari. Alla mattina del 23 trattarono la resa tramite il parroco Don Ennio Caraffi, ambasciatore ingannato.
“Avranno salva la vita se si arrenderanno”: così assicurarono i capi partigiani. I militi uscirono quindi a mani alzate, si allinearono lungo un muretto, in attesa di essere portati in prigione.
Ma la loro sorte sarà diversa. Vennero trasferiti a Cernaieto, tra le colline di Ciano d’Enza e Casina, e infine barbaramente trucidati in un luogo isolato perché nessuno sapesse, nonostante nel frattempo la guerra fosse finita..
Secondo verbali depositati presso l’Istoreco (N° 14-20), tutti i militi, dopo un processo sommario vennero riconosciuti prigionieri di guerra. I prigionieri di guerra secondo la Convenzione di Ginevra avrebbero dovuto avere salva la vita. Ma nel caso specifico non fu così.
Solo un anno più tardi il 16 Ottobre 1946, sessantun anni fa, come attestato dal documento delle prefettura di Reggio Emilia, le loro salme vennero riesumate e trasferite nel cimitero di Casina. Tra i loro corpi quello di una donna.
Domani il ricordo.