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Pro Anoressia: riflessioni sull’inconsapevolezza presente e futura

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Sono passati anni da quando fui scopritore, in Italia, del fenomeno web Pro Anoressia; eppure quando se ne parla ci troviamo ancora di fronte ad un muro di inconsapevolezza. Nel 2004, epoca in cui svolsi la prima ricerca scientifica italiana sul fenomeno Pro Ana, con la collaborazione del Prof U.Nizzoli, all’Az.Usl di Reggio Emilia (Pro Ana e Ricerca AUSL - anno nel quale in periodico specialistico Personalità/Dipendenze della Mucchi Editore decantò la pubblicazione del primo articolo, scientifico, sull’argomento) il fenomeno ebbe un rilevante scalpore mediatico, dalle Tv ai giornali, alle radio al Web, il fenomeno dilagò come materiale di “curiosità”, ovunque. Ricordo con compiacimento come per lungo tempo, sui motori di ricerca principali, potevo vantare prime pagine interamente composte dai link dei miei articoli (web) sull’argomento, capofila di moltissimi altri non miei – la mia scelta di scrivere principalmente sul web è derivata proprio dal territorio oggetto delle indagini. Se ne parlò molto, e nel 2006 fu promulgato il fascicolo, finale, con i dati emersi dalle nostre ricerche; la prima e ad oggi l’unica approfondita.
Avvenne ancora un breve interesse mediatico, poi l’interesse terminò per riproporsi qualche mese prima dell’estate e ri-terminare, in poco tempo. Ancora oggi, molti studenti laureandi mi contattano chiedendomi informazioni, per tesi di laurea, su un fenomeno che, mi dicono, hanno scoperto poche settimane prima.. La nostra condizione politico-sanitaria non ha certamente contribuito al progredire degli studi scientifici sull’argomento, la mancanza di fondi economici ha sicuramente imposto scelte dolorose e forse obbligate, ma di fatto il Pro Ana non è rimasto a guardare impassibile!
(vd. Anoressia e Pro Anoressia)

Il mio primo contatto fu di shock; ma lentamente, l’analisi ACRITICA del fenomeno rilevò elementi molto più profondi, elementi che non potevano essere curati con una chirurgia dei comportamenti devianti (censura), ne compresi in pochi giorni di indagine. Più ottenevo comprensione del fenomeno, più ero portato a vederne i lati (paradossalmente) non del tutto negativi: sia però ben chiaro (!) che per me il Pro Anoressia non è un fenomeno positivo e salutare, tutt’altro, ma è un’evidente espressione ed un grido gruppale di aiuto, nuovo, una richiesta implicita di un aggiornamento, sociale e dei servizi, che non dovrebbe essere ignorata a questo livello. E proprio su questo punto, l’informazione, l’attenzione, l’aggiornamento dei servizi e dell’offerta terapeutica ad un utenza che cambia con una spaventosa velocità, è stata la più importante conclusione tratta dal tavolo di riflessione che, condotto da me e il prof. U.Nizzoli, ha fornito la multi-disciplinarità alla valutazione dei risultati.
Pur senza fondi, con l’aiuto prezioso di Nizzoli, ho proseguito a monitorare il fenomeno e ho visto, come avevo preventivato, il veloce e costante mutamento, e il crescere del rischio che, senza interventi efficienti (e non palliativi), di aggravamento.

Accade poi, che dal 2007 la censura tanto invocata dalle persone (pur giustamente) spaventate, approda in alcuni stati europei, come ad esempio la Spagna, dove si chiudono siti web Pro Anoressia in gran numero, e dove a dover chiudere sono anche siti Web dati alla luce per mano di persone di rilievo mass-mediatico (star del cinema e della moda). La censura è certamente uno strumento talvolta adeguato, soprattutto se il riferimento che calamita l’attenzione è anche amplificato da un personaggio che desta l’ammirazione di molti giovani (nelle fasce più a rischio: 12-25 anni almeno), ma è un’arma a doppio taglio. In Italia, ad esempio, dove fortunatamente il fenomeno Pro Ana si svolge in una modalità, ancora, in parte differente dal resto del mondo, e quindi mancano calamite mediatiche che attraggono allo stile di vita negativo e deviante, la censura è un farmaco che può causare più effetti collaterali che benefici. Ho scritto molto, soprattutto sulla facilità di decesso e rinascita costante dei forum Pro Ana che ho potuto studiare: nascevano velocemente, duravano pochi mesi, poi venivano, senza una precisa motivazione, cancellati dal portale stesso che li ospitava; il giorno seguente raddoppiavano!

Insufficiente questa analisi, a farmi temere il pericolo della censura, ho scritto poco, poiché manco ancora di un buon numero di dati utili per confermare o disconfermare tali mie teorie, sul fatto che il pericolo peggiore del Pro Anoressia (che esiste sia nel Web che nel mondo reale, ormai) non è il perpetuarsi indisturbato nella rete, ma la sua costante propensione all’evoluzione.

Quanto viene urlato in questi spazi, quanto vi accade, quanto vi si dice e vi segue (imp: non ho mai fornito link di siti pro anoressia o esposto materiale sensibile, per rispetto del dolore di chi aderisce al fenomeno), è fonte di apprendimento ed è una grande costellazione di strumenti che se, rivisti e forniti in contesti protetti, possono ridurre non soltanto la moltiplicazione del fenomeno Pro Ana, ma anche prevenirlo e limitare le temute evoluzioni (Pro Ana: un Gruppo dei Pari?), e la creazioni di fenomeni affini (timori ai quali, purtroppo, stiamo già assistendo da tempo).

Nella prima indagine ho potuto studiare forum e blog aderenti alla Filosofia di Ana (vd. Pro Ana: Tra Anoressia E Filosofia), si trattava ancora di siti web al limite del sorreggersi a vicenda e del pericoloso narcisismo patologico; oggi invece scorgo Blog (che all’epoca erano il fenomeno meno gravoso e quindi mere richieste di aiuto) che si rendono privati e nascosti, esattamente come tempo prima facevano i forum, valicando gradualmente il limite del pericolo; luoghi virtuali dove le aderenti procedono in un processo anoressico: desiderano e cercano (ovviamente invano, ma peggiorando notevolmente il già gravoso stato di salute psico-fisica) di trasformazioni da bulimie in anoressie.L’Italia comprende soprattutto un popolo Pro Anoressia Web al 90% circa di Bulimie (le forme anoressiche restano tali anche, spesso, nei dibattiti, rendendo meno appetibili per le lettrici i loro spazi); così il fenomeno Pro Mia che dilaga negli USA, in Italia si auto-definisce Pro Ana. La gravosità odierna si rileva anche nella, maggiore, difficoltà che abbiamo nel reperire i VERI siti web Pro Anoressia (ben diversi dai blog di facile raggiungimento). E va bene ricordato che, come dimostrato dalla ricerca Ausl sul Fenomeno Pro Anoressia (2004/2005), uno dei maggiori strumenti di accesso alla rete delle Adepte di Ana è il canonico passa-parola. Ovviamente non sono facilmente rintracciabili dagli studiosi, ma, al contrario, sono facilmente rintracciabili da chi soffre già di un Disturbo del Comportamento Alimentare, che poi ha facoltà di accedere valicando la severa selezione della gestione, che si protegge dalle invasioni esterne.L’aggravarsi di un disturbo già presente in questo mondo sconosciuto è un pericolo incalcolabile, quanto lo è il rischio emulativo di disturbi similari. Incalcolabili, oggi, sono anche le conseguenze dirette ed indirette sulle utenze in cura e non..
Per concludere la mia riflessione, mi sento di rinnovare gli inviti, ai servizi, alle dirigenze dei servizi e delle politiche socio-sanitarie, di non sottovalutare oltre il fenomeno, prima che sia troppo tardi da affrontare con efficacia, di osservarlo, non con la semplicità di una chirurgia che propende a ben più complicati rischi per l’utenza attuale e potenziale; invito inoltre a investire seriamente nello studio e nella ricerca (più di quanto pare si stia facendo, o io stesso abbia potuto fare) e non attendere studi esteri, poiché per quanto egregia siano, il fenomeno italiano ha peculiarità che non aderiscono ad altri loci geografici; insomma per ottenere risultati è necessario uno studio approfondito e determinate e urgente, che tralasci i desideri inadatti di soluzioni veloci e facili.

Dr. Agostino Giovannini

(Tratto da: www.sostanze.info)

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per approfondimenti: http://proanorexiaresearch.splinder.com