Non ho mai dimenticato un episodio di anni fa, accaduto in una comunità di accoglienza dei poveri più poveri della città di Reggio Emilia, quella del mio amico don Daniele Simonazzi. Una signora gli aveva portato una magnifica torta alla panna, con la scritta “Viva gli sp… ”. Era la parte avanzata al pranzo di nozze della figlia: “Prenda, don Daniele, così anche i suoi poveri possono fare festa!”. “Ma noi non la vogliamo, signora!”. “Come non la volete? E’ squisita!”. Di fronte al rifiuto deciso di Daniele, la signora insisteva: “Cosa volete allora?”. “Avremmo voluto essere invitati al matrimonio!”.
Noi siamo fatti così: ai poveri diamo le briciole! Ma l’episodio mi è rivenuto alla mente, riflettendo sulla cultura che circola tra gli adulti nei confronti dei bambini: a loro soltanto le briciole, pochi avanzi del proprio tempo, quando poi non sono coinvolti nei drammi e tensioni e problemi e violenze familiari ed extrafamiliari di chi ha perso, o non ha mai avuto, il gusto di amare: bambini brutalmente percossi per futili motivi; neonati abbandonati nella spazzatura; bimbi vittime di violenze sessuali o istupiditi in ambienti dove gira droga ed alcool o con gravi difficoltà a crescere per abbandono affettivo, per diserzione educativa”.
A questi bimbi è negata perfino il pezzo di torta, anzi viene data avvelenata dal rifiuto di prenderseli a cuore, sentirli parte importante della propria vita. Siamo interpellati tutti, in vari modi, a ricreare una nuova mentalità di accoglienza dei bimbi. Non lo dice solo l’UNICEF, prima ancora lo ha detto Gesù Cristo!