VEZZANO (29 marzo 2008) - Negli anni Cinquanta Giacomo Gambini, forse, non se lo sarebbe aspettato. Ovvero, che dopo mezzo secolo gli arrivasse una lettera di ringraziamento dalla Moto Guzzi, la casa madre di quei tantissimi modelli che lui, per anni, ha gelosamente e con maestria riparato e messo a punto.
Lo scorso 5 gennaio, su queste colonne, ne dava notizia il nostro corrispondente Domenico Amidati. In un bell’articolo, dettagliato e colmo di umanità, ripercorreva quegli anni, nei quali il meccanico di Vezzano “diventò famoso soprattutto per essere il meccanico della polizia stradale, che all'epoca vigilava sulle nostre strade appunto con le famose moto Guzzi, prima con le GTV poi con l'Astore e infine con il mitico Falcone. Non c'era pattuglia in transito sulla nostra statale 63 che non si fermasse nell'officina di Giacomo per un controllo o un saluto e il nostro era subito a disposizione, chino sulla moto con cacciavite e chiavi a verificarne la messa a punto”.
Un vero esperto che, a Reggio Emilia, ha contribuito a scrivere la storia della famosa casa italiana di motociclette con sede a Mandello del Lario, in provincia di Lecco.
“Quando vorrà, venga a farci visita – gli scrive ora l’amministratore delegato Tommaso Giocoladelli, appresa la notizia su Redacon – presso la nostra sede”.
“Ho letto con grande interesse il pregevole articolo di Domenico Amidati, dedicato alla sua generosa ed appassionata attività lavorativa – è l’incipit della missiva indirizzata a Giacomo -. Il cronista, nel tracciare la sua storia professionale ne ha costruito un ritratto d’umanità e passione, di motori e relazioni sociali, che mi ha sinceramente colpito”.
I motivi?
“La sua storia professionale ed umana, la fedele dedizione verso la cura, la manutenzione e il restauro delle Aquile di Mandello, sono una testimonianza di quella diversità che vi è tra una Moto Guzzi e una motocicletta qualsiasi. Un rapporto tra uomini e motori che và oltre alla fredda efficienza di un servizio per trasformarsi in un rapporto affettivo, avvincente, autentico”.
La lettera è giunta a Gambini per tramite dello stesso Amidati lo scorso 25 marzo. “Speriamo - ha detto Giacomo - che i miei nipoti quando la leggeranno siano orgogliosi del loro nonno”.
Intanto, la foto accanto è una rarità giacché il meccanico è assai parco nel farsi ritrarre: racconta della consegna della gradita posta.
In questa bella storia c’è il senso di un’Italia che, dopo la guerra, doveva ripartire. Emerge bene dalle parole conclusive che esprime l’amministratore delegato della ditta con effige l’aquila che spicca il volo (10.000 i modelli prodotti e venduti, nel 2006, in Italia e nel mondo): “L’officina, la tuta, le Moto Guzzi Falcone della Polizia, sono immagini che s’inseriscono nella cornice di vita di provincia, dove rimangono saldi i valori della famiglia, del lavoro e della fede e dove la Moto Guzzi, da Lei rappresentata, s’inserisce come elemento di una passione e dedizione cui ispirarsi”.
Dai Falcone allo Stelvio, dall’Astore al V7 Classic. La storia e i modelli della casa evolvono, ma lo stile è piacevolmente sempre italiano. Anche nei modi.
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Leggi qui l’articolo completo su Giacomo Gambini
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Per dovere di cronaca, puntualizziamo che, contrariamente quanto scritto da un noto quotidiano locale, è stata Redacon a fare da tramite tra la Moto Guzzi, il corrispondente e, quindi, Gambini.