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“Consigliare i dubbiosi”

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“Dobbiamo darci l’obiettivo, ciascuno di noi, di avvicinare un indeciso e convincerlo a votare per la nostra parte. Dato l’ancora alto numero di dubbiosi, in questo modo avremmo la certezza matematica della vittoria”. E’ in sostanza il messaggio, quasi da "missionario", lanciato dall’on. Dario Franceschini, vicesegretario nazionale del Partito Democratico, intervenuto per un breve intervento di carattere elettorale questo pomeriggio a Castelnovo ne’ Monti.

In un foyer pieno di simpatizzanti il vice di Veltroni ha avuto modo e spazio, all’interno di un appuntamento, condotto da giovani, in cui si parlava di ambiente, di catechizzare una platea già tutta dalla sua parte: “Si avverte una grande voglia di cambiamento. Nel ’94 Forza Italia aveva intercettato questo bisogno, ma poi quello schieramento è rimasto fermo lì: stesse persone, stesse cose che dicono, stessa offerta politica, stessa litigiosità”.

“La scelta a nostro favore è una scelta di cambiamento profonda. Voi non avete idea del tempo e delle energie perse, nell’appena conclusa esperienza governativa, per mettere d’accordo la decina di partiti e partitini che, ogni volta, minacciavano di mettersi di traverso. Bene, stavolta non sarà più così: ci presentiamo come gruppo omogeneo e dunque in grado di garantire la governabilità”.

Alla fine qualcuno gli ha chiesto sull’utilità dell’alleanza coi radicali. “Sarà il voto a dircelo”, ha risposto Franceschini. Il giovane politico ferrarese aveva prima fatto tappa al caseificio del Fornacione, a Felina, assaggiando scaglie del nostro buon Parmigiano-Reggiano. Presenti in sala, tra gli altri, il segretario provinciale del PD Giulio Fantuzzi, l’on. Maino Marchi, Fausto Giovanelli; ed inoltre il sindaco castelnovese Marconi insieme ad alcuni assessori della sua giunta.

7 COMMENTS

  1. I dubbiosi e gli eletti
    L’appello dell’on. Franceschini: “Si può convincere, la gente decide come votare la mattina stessa” è parso fuori luogo davanti ad un simile uditorio, qui, a Reggio Emilia. Il numero due del PD, che é di Ferrara, dovrebbe saperlo: a queste latitudini non si sceglie come votare ma si è scelti fin dalla nascita; si è battezzati, predestinati, antropologicamente determinati a votare nei secoli sempre per quella parte (la sua). Certi appelli dovrebbe farli dove la gente vota liberamente con la propria testa.

    (Francesco Tondelli)

  2. Ho sempre votato liberamente…
    Cari Francesco e commento firmato, non trovo corrette queste affermazioni. Ho sempre votato liberamente, valutando le proposte, ed ho scelto di stare sempre da quella parte. Anzichè sciocche insinuazioni datevi da fare per portare avanti discorsi nuovi e costruttivi che possano coinvolgere e convincere a cambiare qualcosa. Denigrare non lo trovo costruttivo.

    (Commento firmato)

  3. Grazie: ero convinto di essere libero…
    Può apparire difficile da credere, almeno ad alcuni, ma ho scelto liberamente (con la mia testa, intendo) di impegnarmi nel Partito Democratico e ovviamente di votarlo alle prossime elezioni. Ringrazio per l’alta considerazione di cui gode chi ha liberamente compiuto una scelta come la mia. Evidentemente diversa da quanti hanno commentato sopra… E’ un errore (e per certi versi è pure offensivo) pensare che sia libero solo chi ostenta “libertà” nel nome del proprio partito. Anzi credo che una simile ostentazione nasconda in realtà profone coercizioni. Tutti oggi sono liberi di pensare e scegliere “liberamente con la loro testa”. Sotto elezioni, e non solo. E’ fin troppo facile ricordare che di tale libertà godiamo non certo per l’impegno dei “padri nobili” del pdl…

    (y.t.)

  4. Liberi di votare sempre uguale
    Mi dispiace che qualcuno si sia offeso per il commento all’appello dell’on. Franceschini. Il mio intervento si basava sulle seguenti considerazioni: quando si verifica che: 1) in uno Stato o in un’ampia sua porzione una stessa parte politica rimane ininterrottamente al potere per un periodo sufficientemente lungo (nel nostro caso 60-70 anni; 2) non si manifesta alcuna alternativa eleggibile (o almeno considerata tale dai votanti); 3) la maggioranza gode di una percentuale di consenso nettamente superiore alla media delle democrazie (70% per la coalizione vincente alle ultime provinciali reggiane, risultato eguagliato solo dal duo Putin-Medvedev pochi giorni orsono); allora siamo in presenza di quello che i politologi definiscono “regime”. Tale termine non indica necessariamente un sistema liberticida (di fatto continuano a svolgervisi regolari elezioni) o un cattivo sistema (possono esistere regimi buoni). La constatazione di questi fatti incontrovertibili non implica un giudizio di valore sugli amministratori nè tanto meno disprezzo per le convinzioni e la sincerità di singoli elettori.

    (Francesco Tondelli)


  5. Signor Tondelli, i fatti che lei constata non mi paiono poi così incontrovertibili. Le posso garantire che nessun politologo ha definito “regime” il sistema italiano governato per circa 50 anni sempre dalla DC e dai propri alleati. Semplicemente perché non si trattava di un regime, nonostante esistesse un’alternativa eleggibile e ritenuta tale da oltre un terzo dei votanti. Alternativa che, a fronte di un crescente consenso elettorale, non ha mai avuto accesso diretto al governo. Giustamente, dal momento che non godeva della maggioranza assoluta dei consensi. Trovo poi malizioso il riferimento alle elezioni russe in quanto non è il risultato raggiunto dal “duo Medvedev-Putin” in sé a destare dubbi, ma il modo in cui tale risultato è maturato. Ed è difficile, anzi impossibile, paragonare il contesto sociale e politico italiano (nella fattispecie quello reggiano – dove le percentuali sono diverse da quelle che lei cita) al contesto sociale e politico russo. Infine, per inciso, affermare: “Certi appelli dovrebbe farli dove la gente vota liberamente con la propria testa” implica un giudizio di valore (certo non positivo) non tanto sugli amministratori ma esattamente sulle convinzioni e la sincerità degli elettori.

    (y.t.)