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Come garantire acqua in val d’Enza? Confederazione Italiana Agricoltori e Legambiente trovano un accordo

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Un rapporto di collaborazione, che si articolerà in modo particolare nell’ambito dell’educazione ambientale, è stato concordato in un incontro qualche giorno fa tra Legambiente Val d’Enza e la Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Reggio Emilia.

Il confronto ed il non scontato accordo tra l’associazione ambientalista e quella agricola, sono partiti proprio dal tema più delicato per l’area della Val d’Enza e per la sua agricoltura: la disponibilità di risorse idriche.

"Soluzioni realistiche per dar acqua alla Val d’Enza”, aveva intitolato la Cia una sua nota dello scorso anno, in cui si ricordava come ciclicamente ci sono annate per la Val d’Enza difficili dal punto di vista del rifornimento idrico, ma negli ultimi anni la carenza sta diventando una costante e l’agricoltura della zona ne soffre le conseguenze.

La Cia quindi, sui problemi idrici di questo territorio, sta evitando di riproporre le vecchie polemiche e contrapposizioni sui grandi invasi (diga di Vetto) ricercando una strada che possa raccogliere un consenso più ampio, dichiarandosi quindi a favore di soluzioni praticabili che rispondano alle reali esigenze e che siano più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Le istituzioni sostengono la tesi di poter risolvere il problema idrico della Val d’Enza tramite il recupero di un numero imprecisato di laghi di cave dismesse, senza però che ci siano né i progetti né i soldi e, secondo la Cia, per di più sono una risposta insufficiente.

La Cia ritiene quindi vantaggioso recuperare alcuni dei piani per gli invasi ex Idroser: i progetti ci sono già e come nel caso della riapertura dei laghi di cava ci sarebbero da reperire i soldi, ma rappresentano una risposta più realistica ai bisogni agricoli e agli altri usi idrici; inoltre essi sono stati fatti propri dal Consorzio di bonifica che agisce sul territorio interessato, per uno di questi c’è già l’ok dei Comuni di Ramiseto e Palanzano.

Se si avesse l’accortezza di recuperare questi progetti nel Piano acque ancora in via di adozione, si potrebbe avviare un percorso realistico per salvaguardare gli usi civili, industriali, i prati stabili e l’agricoltura di qualità della zona.

Legambiente Val d’Enza e Cia concordano sul fatto che il deficit idrico nella zona assume ormai aspetti preoccupanti ed ha un carattere strutturale, la risorsa idrica è quindi fondamentale per garantire e perpetuare la qualità riconosciuta delle produzioni agricole; ovvio che insieme a reperire una sufficiente disponibilità d’acqua è necessario anche un attento utilizzo di quest’ultima applicando nelle campagne tutte le tecniche necessarie al massimo risparmio idrico. (Crpa e la Bonifica Bentivoglio Enza hanno a tal proposito sperimentato come tecniche di risparmio idrico garantiscano ugualmente nei prati stabili la grande varietà dei miscugli, l’elemento chiave per cedere aromi al latte e di conseguenza dare qualità al formaggio).

Appare ovvio che per continuare a produrre un formaggio di eccellenza come il Parmigiano Reggiano, che in questa zona peraltro ha la sua storica origine, sia necessario preservare e salvaguardare i prati stabili.

Legambiente Val d’Enza ritiene che sia necessario valutare con la dovuta attenzione la possibilità di creare accumulo d’acqua in piccoli bacini appenninici a basso impatto ambientale, in quanto la proposta di riaprire un numero non definito di laghi di cava rischia di creare lungo le sponde dell’Enza un gruviera che andrà ad intaccare non solo l’ecosistema e il paesaggio ma anche la capacità delle falde acquifere.

Ricorda poi che le normative appena emanate, in particolare la VAS, obbligano le Province a valutare tutte le possibilità progettuali per la risoluzione anche di questi problemi.

Auspica pertanto che gli enti compiano tutti gli studi necessari per valutare l’impatto ambientale sia dei laghetti di cava che quello dei piccoli bacini sull’intero ecosistema, studi che dovrebbero anche rispondere ai mille dubbi che si aprono a riguardo della riapertura dei laghi di cava: come reagiranno le falde acquifere? Come si farà la manutenzione? Quanto profondi ed ampi saranno? Dove saranno dislocati? Diventeranno una barriera per gli animali che dovranno andare ad abbeverarsi nell’Enza?

Cia e Legambiente Val d’Enza ritengono altresì che il risparmio d’acqua debba essere promosso ed incentivato sia per il settore agricolo che per tutti gli usi, compreso quello civile. Pensano che deve essere valutata appieno la possibilità di realizzare una rete di invasi ad usi plurimi che potrà rispondere alle esigenze future dell’intera valle, salvaguardando le falde acquifere, per le quali già oggi si rendono necessari interventi di rimpinguamento da parte della Bonifica con irrigazioni fuori stagione, si potranno evitare così anche i fenomeni di subsidenza.

Questi bacini potrebbero infatti costituire una riserva per il torrente Enza, in grado di garantirne per tutto l’anno il flusso vitale, per divenire finalmente il centro di progetti ambientali e di percorsi didattici.

Legambiente Val d’Enza e Cia convengono inoltre che – contrariamente a quanto afferma il Piano acque della Regione – il fiume Po non possa più essere considerato una risorsa, e come tale da sfruttare all’infinito, essendo anzi chiaramente divenuto un punto di criticità soprattutto nella stagione estiva.

Servono perciò interventi importanti che garantiscano maggior disponibilità d’acqua sull’asta del fiume ed una gestione più equilibrata dell’intero sistema idrico.