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Lettera / Sugli avvelenamenti degli animali

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Puntualmente, come accade ormai ogni anno al termine della stagione di caccia, si legge di animali domestici, per lo più cani, che vengono a morte dopo aver avuto la disavventura di imbattersi in esche avvelenate, disseminate qua e là in territori spesso soggetti a gestione venatoria.

E' di questi giorni, per esempio, una forte protesta sollevata da cittadini esasperati residenti in pianura, in zona Rivalta, Ghiardo, S. Rigo e S. Bartolomeo.

Purtroppo quella lamentata è una piaga i cui responsabili sono difficili da sorprendere sul fatto, tuttavia sono del tutto evidenti gli interessi perseguiti e cioè quelli di fare "piazza pulita" dei predatori che si nutrono di selvaggina, ponendosi così su posizioni concorrenziali e quindi di danneggiamento rispetto ad una categoria ben precisa e facilmente individuabile di persone.

Allora, precisato che non tutti i cacciatori sono come quelli descritti dai cittadini delle suddette località e tenuto conto che è possibile quantomeno contrastare gli scopi dei disseminatori di polpette, rendendo di fatto inutile, se non per loro addirittura controproducente l'esecrabile attività che tanto li impegna, vorrei suggerire alla Provincia di adottare un rimedio sicuramente efficace: chiusura della caccia per 3 anni in un raggio di 3 km, ovvero divieto di catture a scopo di ripopolamento per uguali periodi e distanze dal luogo di rinvenimento dei bocconi avvelenati, applicando l'art. 51 della L.R. 8/94.

Questa iniziativa, peraltro già minacciata dalla Provincia in passato ma mai messa in atto, dimostrerebbe una concreta presa di coscienza e sgombrerebbe il campo dalle perplessità che inevitabilmente insorgono facendo mente locale alla ridicola quanto infruttuosa istituzione del "numero verde" anti-bocconi avvelenati di qualche anno fa (come che i cittadini per le segnalazioni del caso avessero bisogno di un telefono gratuito) o ancora al recentissimo appello "contro le violenze sugli animali" che, così come è stato espresso, pare molto di facciata e assai poco di sostanza.

Infine corre l'obbligo di ricordare all'ente pubblico che l'adozione dei drastici provvedimenti suggeriti contribuirebbe, oltreché a tutelare gli animali domestici e selvatici, a far cessare l'opinione ormai diffusa tra la gente che in fondo gli autori dei ricorrenti episodi di uso di esche avvelenate in ambiente rurale godano di un'omertosa situazione di impunità, se non di vera e propria protezione.

(Enzo Vallisneri)