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La cooperazione reggiana? Parla montanaro

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Il mondo cooperativo reggiano parla montanaro. E’ emerso dalla conferenza quadriennale di Confcooperative di Reggio Emilia che, all’unanimità, ha confermato presidente Giusepe Alai. Al suo fianco sedevano i vicepresidenti Gianbattista Castagnetti e, volto noto in Appennino, Fiorenzo Prati, presidente della Camar.

Con oltre 450 cooperatori ieri intervenuti all’Hotel Classic di Reggio Emilia, sede prescelta per l’evento, è stata anche una prova di forza dell’associazione cooperativa, ispirata, nella sua origine, alla dottrina sociale della Chiesa, in cui spicca, alla direzione, il castelnovese Giovanni Teneggi, tra i fondatori della ‘nostra’ Cooperativa Novanta, ‘mamma’ di Radionova e Redacon. Sua la discreta presenza nella giornata e, in particolare, l’impeccabile regia dei lavori.

UNA COOPERAZIONE FORTE ANCHE IN MONTAGNA

Alai sarà dunque nuovamente alla guida di un’organizzazione che in quattro anni ha portato a 498 le imprese associate, con 53.103 soci (+13%), un fatturato di 3.180 milioni di euro (+49%) e una poderosa crescita dell’occupazione, che in quadriennio ha visto la creazione 7.851 nuovi posti di lavoro (+73%).
Da Castelnovo, addirittura, è sceso un pullman di cooperatori, mentre altri sono scesi con mezzi propri. La cooperazione di Confcooperative in montagna è forte di 151 cooperative con 410 socie lavoratori ma ben 18.012 occupati (su un totale di 44.549 abitanti). Nella relazione di Alai, inoltre, tre sole sono state le esperienze cooperative citate: sono quelle del Consorzio per la Valorizzazione dei prodotti dell’Appennino e del Consorzio Latterie di Montagna – entrambi con sede a Castelnovo – e il recente acquisto di Italchesee.
“Con la nostra crescita complessiva si è così confermata – ha detto Alai – quella associazione tra creazione di ricchezza e creazione di lavoro che è caratteristica propria della cooperazione, pronta ad intervenire (e qui vi sono stati i maggiori tassi di crescita) anche in settori a bassa redditività, in aree marginali e in comparti in cui più che altrove occorre dare dignità e stabilità al lavoro come fattore di sicurezza, di coesione e di integrazione sociale”. Una cooperazione, dunque, che guarda al futuro “con orgoglio e in attacco”, ha detto Alai, “che non si vuole fermare all’esercizio della responsabilità sociale che sta in capo a tutte le imprese, ma che assolve ad una funzione sociale che la porta ad individuare problemi e ad uscire da una pura logica rivendicativa, ma che in spirito comunitario individua percorsi per risolverli, senza affidare deleghe infinite alle istituzioni”.

LA COOPERAZIONE RISPONDE AGLI ATTACCHI

Eppure le cooperative alla volte sono nell’occhio del ciclone. Non è mancato, allora, un affondo su quanti hanno attaccato e continuano a portare attacchi al regime fiscale della cooperazione. “Quanti fra questi sarebbero a pagare, seppure per un terzo, le tasse su redditi che non possono intascare?”. E ancora: “se ciò che le nostre cooperative fanno sul piano sociale e solidaristico lo facesse lo Stato, quanto costerebbe ai cittadini in conto tasse o, per converso, se non lo facesse nessuno, che tipo di comunità avremmo”. “Ma dobbiamo uscire – ha aggiunto Alai – da questo limbo in cui la cooperazione si comporta difensivamente: torniamo a parlare seriamente di cooperazione, dei suoi progetti, dei suoi tratti distintivi, e soprattutto torniamo a parlare del cosa significhi una mutualità autenticamente praticata”. Per i futuro del sistema cooperativo, con obiettivi e metodi rispondenti ad una identità – ha detto – che è fine e valore al tempo stesso, in merito alla capitalizzazione delle imprese questa va fatta “con i soci e con gli strumenti propri della cooperazione – ha precisato Alai – e non ricorrendo alla borsa”, integrazioni fra imprese, occupazione e integrazioni intersettoriali continuano ad essere tre primi orizzonti di lavoro per la Confcooperative, che però punta decisamente anche ad un nuovo rapporto con istituzioni ed altre forze imprenditoriali, specie in settori in cui la valorizzazione della risorsa umana e la difesa della dignità del lavoro richiede patti che evitino che con il ricorso alle gare al massimo ribasso o forzature speculative vengano penalizzati i soci-lavoratori delle cooperative e si dia spazio a quelle cooperative “spurie” che, al di fuori di ogni controllo, non applicano correttamente neppure le minime norme a tutela dei dipendenti.

TRA I PRESENTI ANCHE ENRICO BINI. L’INTERVENTO DI FERRARI

In sala, tra gli altri, il Prefetto Bruno Pezzuto, il sindaco Graziano Delrio, mons. Marmiroli per la Diocesi, Aldo Ferrari, presidente della Camera di commercio, Enrico Bini, presidente di Cna e vicepresidente della Camera di Commercio (pure lui montanaro), il presidente dell’Associazione industriali, Gianni Borghi, Il segretario dell’Api, Azio Sezzi, Giuseppe Pagani segretario della Cisl e Mirto Bassoli della Cgil, il direttore della Coldiretti, Gianfranco Drigo, il responsabile di Legacoop per la montagna e a.d. di Fare Appennino, Sergio Fiorini, unitamente ad altri esponenti del mondo economico e sociale reggiano.
Particolarmente apprezzato, nel dibattito, l’intervento di Pietro Ferrari, presidente di Radionova: “quanto abbiamo assistito in questi giorni, con la caduta del governo e l’incapacità di dare stabilità e morale al nostro paese, è un segnale negativo per tutti. C’è bisogno di recuperare i valori e non è un caso che la relazione di Alai ha insistito proprio su questo tema. Non dobbiamo essere impegnati solo a produrre per consumare, ma anche a sapere fornire strumenti per l’uomo”.
E riferendosi alla prestigiosa sede scelta per il convegno (un hotel a quattro stelle) “abbiamo anche bisogno, noi cooperatori per primi, di dare segnali di sobrietà”. Applausi.

(Studio Arlotti Comunicazione)