E’ davvero una mostra di alto livello e di grande interesse, che travalica l’attinenza al periodo natalizio e deve essere visitata come una esposizione di opere d’arte in senso lato, quella in corso a Castelnovo ne' Monti, nelle sale espositive di Palazzo Ducale, fino al 27 gennaio, aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Innanzitutto è davvero riuscito il connubio tra le scene presepistiche di Antonio Pigozzi, ormai maestro di fama internazionale di quest’arte antica che trasmette suggestioni enormi (anche al di là degli aspetti di fede e religione) e le fotografie del paesaggio invernale, di tre indiscutibili artisti dell’obiettivo, quali Stanislao Farri, Luigi Menozzi e Benito Vanicelli.
Un accostamento immediato e dal fascino profondo eppure semplice, anche a misura di bambino: non è un caso se la mostra, ora che hanno riaperto le scuole, sta avendo grandissimi riscontri per quanto riguarda le visite delle classi di medie ed elementari soprattutto (da un po’ tutta la montagna), con i piccoli studenti affascinati e curiosi che si muovono con occhi sgranati tra le scene del presepe e le foto di neve. Proprio dal presepe non si può non partire parlando di questa mostra.
Una enorme scena realizzata da Pigozzi fa da sfondo alla sala di palazzo ducale: è una natività sotto la Pietra che colpisce per l’imponenza, la cura nei dettagli, la profondità della prospettiva. E che è immediatamente “collocabile”, dato che su tutta la scena troneggia Bismantova, e poco più sotto, in uno sguardo panoramico che fa dimenticare di essere al chiuso di una stanza, la Pieve di Campiliola, la chiesa più antica e conosciuta di Castelnovo.
Pigozzi può vantare proprie opere esposte in diversi musei ed in mostre sparse ormai in tutta Europa, ma fa piacere sapere che questa bellissima scena resterà, in una sorta di “matrioska” artistica, all’ombra della Pietra. E’ infatti stata commissionata dalla Parrocchia di Castelnovo ne' Monti, che per questa “prima” esposizione ha scelto, in accordo con il Comune, la sede di Palazzo Ducale, ma dal prossimo anno sarà il presepe “ufficiale” che sarà allestito nella Chiesa della Resurrezione nel periodo delle festività.
La mostra è completata da altre sei scene, di dimensioni più piccole ma altrettanto “perfette” nella cura dei dettagli e dell’ambientazione: quattro sono di Pigozzi, mentre altre due da amici presepisti del maestro Gazzanese. A fare da contrappunto, come detto, un elemento che nel presepe tradizionale non manca mai: la neve. Ma qui i bianchi cristalli diventano soggetto di “studio”, e di affettuoso omaggio, da parte dei tre fotografi presenti in mostra.
Stanislao Farri è un attento e profondo osservatore del paesaggio reggiano da molti anni ormai: le sue foto invernali, in un rigoroso bianco e nero che se possibile accentua ancor di più i riflessi della neve, oltre a mostrare la bellezza mozzafiato dell’appennino, invitano quasi a vivere l’inverno come un momento di introspezione e riflessione, ed anche di ricordo in alcuni scatti che ritraggono una realtà ormai legata irrimediabilmente al passato, con la neve che copre i classici “covoni” di una volta. Le immagini Farri concentrano lo sguardo sempre sul dettaglio, anche quando abbraccia visuali ampie: un ramo ghiacciato che entra nell’immagine, uno “squarcio” nella coperta bianca di un campo che lascia intravedere il terreno nero sottostante, una casa isolata.
Così come alcune delle foto di Menozzi, in cui i rami completamente rivestiti di ghiaccio, o con una sottile spruzzata di neve, diventano trame quasi pittoriche in cui il bianco e nero può rimandare ad alcuni grandi pittori informali, come ad esempio Emilio Vedova. Ma poi le visuali di Menozzi in altre foto lasciano spaziare lo sguardo indagatore dello spettatore su campi larghissimi, a cercare le linee conosciute dei monti del crinale emiliano, a scrutare la presenza della neve rimasta sul terreno, sotto i rami spogli degli alberi su cui un sole timido l’ha già sciolta.
Infine c’è lo sguardo decisamente affezionato ed affettuoso di Vanicelli, che ridona all’inverno i colori, le sfumature di azzurro del cielo terso alla mattina, gradualmente sfumato dalla nebbia man mano che il giorno avanza. Una nebbia che dona una morbidezza lunare agli oggetti e alle case sotto la neve (la stessa che Vanicelli propone anche nella sua opera pittorica). Fino ad arrivare a qualche sfumatura rosata all’ora del tramonto, quasi a lasciar presagire l’ingresso della primavera, nella ideale ricostruzione di una giornata intera nell’appennino innevato. Una mostra di alto livello, corredata dal bel catalogo curato da Paolo Ielli. Una mostra che merita senza dubbio una visita.
Per informazioni e prenotazioni per le scuole: biblioteca comunale, tel. 0522 610204, mail [email protected].