QUANDO COMPARE IL PROBLEMA
Il gioco d’azzardo (gambling) rappresenta un fenomeno multidimensionale che coinvolge tutti i fattori sociali, culturali ed economici della persona e dei suoi gruppi sociali che può arrivare ad assumere in certe circostanze tutte le caratteristiche di un disturbo psichico clinicamente diagnosticabile.
Ma non si può avere un atteggiamento pregiudizievole rispetto al gioco d’azzardo: esso fa parte dei giochi più generalmente intesi e come tali utilissimi alla crescita ed alla vita e nella sua componente di azzardo simula le condizioni di rischio sperimentale che aiutano, specie gli adolescenti ed i giovani, a costruire la propria identità.
Le attività legate al gioco d’azzardo pertanto si articolano lungo un continuum che parte dagli aspetti ludico-ricreativi, sociali ed istituzionali della pratica che possono essere altamente piacevoli e addirittura consigliabili, ma che esitano in alcune persone in un rapporto problematico col gioco, fino a sviluppare nelle persone più vulnerabili una condizione di dipendenza patologica.
Ovviamente delle popolazioni globali che amano giocare d’azzardo non va fatta alcuna colpevolizzazione: guai se si sanitarizzasse il comportamento di gioco! Sarebbe una società anestetizzata e davvero….. triste.
Nei paesi occidentali moltissimi giochi hanno una tradizione lunghissima, come le lotterie, il casinò, le corse dei cavalli e le carte; negli ultimi anni però, con l’evoluzione delle tecnologie elettroniche ed informatiche, si registra una forte espansione delle slot machines, delle play stations e dei casinò e delle scommesse via Internet.
Cosa differenzia le funzioni sociali del gioco d’azzardo dalle sue implicazioni psicopatologiche?
Come vengono classificati i vari stadi del gioco d’azzardo?
Vanno distinti il gioco sociale, quello problematico e quello patologico.
Cosa definisce il gioco patologico?
Il gioco sociale si riferisce ad una serie di attività legalmente riconosciute, di solito piacevoli che vengono effettuate per un periodo di tempo limitato, che comportano perdite finanziarie o comunque danni minimi e che possono essere controllate efficacemente dal giocatore. Curiosità, divertimento in compagnia e piacere della vincita sono le ragioni più comuni del gioco sociale.
Nei giocatori problematici, ma soprattutto in quelli compulsivi, è stata individuata una molteplicità di fattori motivazionali legati alla tipologia di personalità e alla cattiva regolazione del livello di eccitazione conseguente al fenomeno della dipendenza. Qui entriamo nella patologia. Per identificare la patologia vanno utilizzati strumenti clinici specifici. Essi vanno utilizzati appropriatamente perché come per tutte le psicopatologie esiste un’area di mezzo in cui è assai difficile stabilire una soglia di demarcazione netta fra disagio e patologia, in particolare modo nell’adolescenza. A questo proposito la recentissima uscita del libro "Ragazzi che rischiano la vita. Comprendere ed intervenire sulle condotte a rischio negli adolescenti", McGraw-Hill editore, aiuta sia i professionisti sia tutti coloro che lavorano con gli adolescenti e con i giovani a riconoscere le specificità e le analogie fra le diverse condotte a rischio.
Nonostante il suo rilievo, il gambling ha ricevuto un’attenzione sistematica solo a partire dagli anni ottanta. Non per caso l’ultimo Forum Mondiale sulle Droghe e sulle Dipendenze che si è tenuto a Montreal ha messo tra le Raccomandazioni (Linee-guida e buone pratiche) la sollecitazione a considerare il Gambling alla stessa stregua delle altre dipendenze riservandole finalmente pari attenzioni. Tuttavia va riconosciuto che c’è ancora molto da fare perché al Gambling sia riconosciuto l’interesse che merita. Per diffondere queste competenze la rivista Personalità/Dipendenze, Mucchi editore, ha dedicato molti suoi numeri a ricerche scientifiche in materia. Questo materiale è finalmente disponibile per aiutare gli operatori ed i loro dirigenti ad offrire quelle cure che hanno dimostrato di essere efficaci: potremo così evitare di ripetere la storia che è accaduta nelle altre dipendenze dove si è dovuto scontare all’inizio un pionierismo facilone e sprovveduto.
Come per la maggior parte dei disagi e delle patologie, neppure per il gambling si dispone di dati epidemiologici attendibili (raccolti con metodi scientifici). Il che significa che anche in questo campo c’è bisogno di molta più ricerca. Tuttavia si dispone di alcuni dati che consentono stime.
La dipendenza da gioco d’azzardo è piuttosto diffusa. In Nord-America (Stati Uniti e Canada) nel 1995 l’incidenza è del 6,5% tra i giovani e del 3% tra gli adulti. Si reputa che il dato attuale sia maggiore di 1-2 punti.
Il fenomeno è più elevato nei maschi rispetto alle femmine, con un rapporto di tre a uno. Le femmine giocatrici patologiche però evidenziano più spesso dei maschi la presenza di sindromi depressive e di gravi problematiche (come accade nelle altre dipendenze), ma solo una minoranza di esse chiede di sottoporsi ad un trattamento appropriato.
Le donne rappresentano solo il 2-3% dei membri di Gamblers Anonymus.
C’è una percentuale significativamente maggiore di giocatori compulsivi fra i maschi non sposati (celibi e divorziati) rispetto a quelli sposati a testimonianza dell’azione destabilizzante del gioco d’azzardo sui rapporti coniugali. Le famiglie esercitano una funzione di controllo del gambling monitorando le spese di gioco e riducendone lo sviluppo.
Comunque anche se basilari, le conoscenze epidemiologiche, specie se desunte da altri paesi come siamo costretti a fare, non consentono la pianificazione di strategie di prevenzione e di trattamento adatte al contesto italiano. Tale operazione richiede una comprensione multidisciplinare approfondita della diffusione del fenomeno nel nostro paese e delle sue determinanti. La costituzione di A.L.E.A. (Associazione per lo Studio del Gioco d’Azzardo e dei Comportamenti a Rischio) e l’impegno di ERIT sono una base.
COME E’ LA PSICOPATOLOGIA DEL GIOCO COMPULSIVO?
Sebbene alcuni giocatori sviluppino la coazione al gioco sin dalle prime scommesse, per la maggior parte di loro il percorso che porta alla dipendenza è graduale e insidioso. Il soggetto può praticare per anni attività di gioco sociale senza mostrare alcun segno di dipendenza; in genere si osserva una progressione della frequenza e dell’importo delle scommesse, a cui si unisce preoccupazione di reperire denaro per continuare a giocare e saldare i debiti di gioco. L’emotività del giocatore tende ad essere assorbita dal gioco: la sua autostima dipende dalle vicissitudini del gioco, una vincita lo rende felice mentre una perdita gli suscita intense reazioni di tristezza, ansia e rabbia, l’impossibilità di scommettere induce irrequietezza, irritabilità e senso di frustrazione fino alla disperazione.
Il momento di massima eccitazione corrispondente all’attesa del risultato viene equiparato all’esperienza della cocaina. L’interesse del giocatore per il giocagli fa dimenticare tutto il resto. Inevitabilmente arriva la sequenza di fallimenti inaspettati nel gioco che spingono il giocatore a fare qualsiasi tentativo per rimediare i danni sul piano economico e dell’autostima. Egli nasconde le perdite ad amici e familiari cercando di ottenere nuovi prestiti: le somme vinte o reperite vengono prontamente reinvestite nel gioco fino al nuovo disastro finanziario. Subentra la fase di disperazione quando il giocatore ha dilapidato i suoi beni e non può più usufruire di prestiti nonostante le continue richieste: sommerso dai debiti, e sovente minacciato dagli usurai, può ricorrere a mezzi illeciti per procurasi denaro incorrendo in problemi giudiziari. A questo punto può manifestarsi un quadro di sintomi con numerose analogie con la fase di esaurimento da Stress: astenia, insonnia, disturbi neurovegetativi e psicosomatici, fino allo sviluppo di una condizione depressiva di grado medio o grave.
«Qui in carcere», racconta Maurizio, quarantasettenne, divorziato con due figli, nel corso di una consulenza effettuata all’interno di una casa circondariale toscana, «ho finalmente trovato tranquillità ed un senso di protezione dal mio impulso a puntare grosse somme di denaro alle corse dei cavalli, dopo aver perso il frutto di una vita di lavoro».
I tratti della personalità del giocatore compulsivo sono il bisogno di stimoli eccitanti, l’attrazione per il rischio, la suscettibilità alla noia, iperattivi, competitivi, instancabili, sensibili all’approvazione sociale. Il gambling compulsivo si associa spesso sia ad alcune patologie stress-correlate tra cui ipertensione, sintomi respiratori, ulcera gastrica ed emicrania, sia ad un’ampia varietà di problematiche psichiatriche quali i disturbi dell’umore e dell’affettività, attacchi di panico, disturbi post-traumatici da stress, deficit attentivi con iperattività, disturbi di personalità di tipo borderline, narcisistico e antisociale. Nel giocatore problematico, inoltre, è di frequente riscontro la presenza di altre forme di dipendenza da alcool o sostanze psicoattive precedenti, contemporanee o successive alla coazione al gioco.
Dal 1980 il gambling compulsivo è riconosciuto come malattia mentale.
L’impulso patologico al gioco d’azzardo viene identificato da cinque o più delle seguenti condizioni:
1) la sua attenzione è assorbita dal gioco (ad esempio, si preoccupa di rivivere precedenti esperienze di gioco e pianificare la prossima giocata, pensando ai modi di reperire denaro per giocare);
2) ha necessità di giocare con somme di denaro crescenti per raggiungere l’eccitazione desiderata;
3) ha effettuato ripetuti ed inefficaci tentativi di controllare, diminuire o interrompere l’attività del gioco;
4) inquietudine ed irritabilità sono dominanti durante i tentativi di contenere o eliminare il gioco;
5) il gioco permette di fuggire dai problemi o di attenuare la disforia (ad esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione);
6) dopo aver perso denaro, spesso ritenta nei giorni successivi ("rincorre" le perdite);
7) mente a familiari, al terapeuta o ad altri per nascondere il grado di coinvolgimento nel gioco;
8) commette atti illegali, quali falsificazioni, truffe, furti o appropriazioni indebite per finanziarsi il gioco;
9) rischia di perdere relazioni significative, lavoro opportunità di studio o di carriera a causa del gioco;
10) conta su altri per disporre di denaro per superare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco.
I professionisti dei Servizi pubblici e privati per le tossicodipendenze, in armonia con i dati di letteratura più aggiornati, constatano nel corso del loro lavoro, che forme di dipendenza patologica senza sostanza (disturbi del comportamento alimentare, gioco d’azzardo patologico, video ed internet dipendenza, condotte sessuali compulsive, shopping compulsivo,…) presentano caratteristiche comparabili con le dipendenze da sostanze psicoattive. Questi fenomeni (le dipendenze con o senza sostanze) stanno diffondendosi a macchia d’olio e rappresentano la grave novità clinica della modernità.
A Reggio Emilia opera, secondo le norme della Regione, un sistema integrato pubblico – privato (i Sert e le Comunità Terapeutiche) per le dipendenze patologiche. Il sistema dei servizi ha prodotto un piano di lavoro. In esso c’è un programma specifico di intervento per il gamling che i Sert e le CT dovranno prossimamente realizzare, potenziando quanto finora è stato già realizzato in particolare dalla CT "papa Giovanni XXIII°" con l’appoggio del Comune di Reggio.
(Fonte: Risky-Re: Network Informativo sui Comportamenti a Rischio)