Sarebbe bello
un Natale senza barriere!
In casa, nella scuola, in politica,
nel commercio, tra popoli e razze,
mille sono le barriere
che seminano odi, rancori, lacrime,
divisioni, tensioni…
nel core, nel corpo, nell’anima,
causando depressioni,
disturbi dell’alimentazione…
Perché si sta tanto male, oggi?
Cosa posso dirvi?
Come uomo, nulla.
Al pari di voi
sono un albero schiacciato e travolto
dalla piena del fiume:
polvere della strada, che il vento solleva e disperde.
Come prete?
Come l’ultimo dei preti, ho il dovere
di parlarvi del Natale
del Bimbo Gesù che è venuto e che viene! Che è speranza! Che è gioia!
Che è pace! Riconciliazione! Amore!
Perché si sta tanto male, oggi?
Quasi tutti sono d’accordo nel dire
che è colpa delle barriere!
Esse sono costruzioni dell’uomo:
Dio non le ha volute né comandate.
Dio non ha fatto le montagne, i fiumi,
i mari, perché dividessero i popoli.
Neppure il muro di casa
o la cinta del campo,
neppure la diversità degli usi,
del linguaggio, dei colori,
niente è divisorio nel pensiero divino.
La religione non approva
nessuna barriera!
La tollera momentaneamente
perché al presente ci sa
incapaci di meglio.
Ma dove nascono le barriere?
Da una prima barriera,
che a buon diritto porta il nome
di originale: quella che l’uomo
ha innalzato tra sé e Dio.
Non vedendo più Dio, l’uomo
non ha visto neppure il fratello
e s’è fatto furbo, padrone,
prepotente, nemico.
Noi da soli non siamo capaci
di distruggere le barriere.
E’ opera delle nostre mani
e ne siamo innamorati perdutamente.
E’ necessario che venga Uno di là,
Cristo Gesù, Lui solo può spezzare
il muro, abbattere le divisioni!
“E’ venuto in casa sua,
ma gli uomini non lo hanno ricevuto”.
Tanto quelli che credevano
e speravano di cavarci qualche cosa
dalle barriere, come quelli
che ne soffrivano.
I primi non lo riconobbero
perché era contrario ai loro interessi;
i secondi perché tratti in inganno
dai primi.
Con la cultura, con il potere,
con il denaro, con la stampa,
con le immagini TV,
si riesce a far persuasa la gente
che è un bene per loro che tutto vada
come sempre è andato.
E così le barriere tra gli uomini
durano e si rinsaldano,
nonostante il Redentore,
il quale è venuto a distruggere
tutte le barriere, che ci impediscono
di chiamare: Abba, Padre!
Stanno e si consolidano, purtroppo,
perché noi ci rifiutiamo
di cooperare con il Bimbo Gesù.
“Chi ci ha creati senza di noi
non ci può salvare senza di noi”.
Le barriere tra gli uomini cadranno
soltanto quando accoglieremo
il Bimbo Gesù, l’Emmanuele,
Dio con noi!
Guardando al Presepe e al Calvario
troveremo la risposta alle nostre domande.
E con la risposta, una grande Speranza,
perché è dal Presepe e dal Calvario
che incomincia la Redenzione.
“E la Redenzione ci è offerta
nel senso che ci è stata donata
la speranza, una speranza affidabile,
in virtù della quale noi possiamo
affrontare il presente:
anche un presente faticoso
può essere accettato e vissuto
se conduce verso una meta
e se di questa meta
possiamo essere sicuri,
se questa meta è così grande
che giustifica le fatiche del cammino”.
(Benedetto XVI)
Cristo nascendo, nel Presepe,
morendo sul Calvario
e risorgendo a vita nuova, ci indica
la meta nel Tempo oltre il tempo,
nell’Eterno di Dio, quando saremo “sopraffatti dalla gioia”
che più nessuno potrà toglierci.
(don Vittorio Chiari)
Perchè si pensa di trionfare soltanto vincendo…
Perchè si sta male oggi? Non credo che si stia peggio di ieri o dell’altro ieri; come sempre c’è chi, pur tra le difficoltà e i dolori, sa apprezzare e godere del dono grande della vita, c’è chi soffre troppo perchè può solo sopravvivere, c’è chi soffre perchè ha troppo, butta via ciò che ha e se stesso perchè non ha capito che gli oggetti, le cose, rubano tempo e spazio all’amore e alle relazioni, che fanno bella la vita. C’è chi spende lacrime, denaro e tempo inutilmente solo per diventare ciò che non è, c’è chi è inchiodato dalla malattia per anni, c’è chi ringrazia Dio ogni giorno per il dono della salute e della “normalità”, c’è chi è “diversamente abile” e dimostra che la “normalità” è misurabile solo col metro di Dio. Un Dio uomo che ha amato il nostro fango. Un Dio che ci ha dimostrato che c’è sempre una possibilità di resurrezione, anche dalla morte. In dono, questa bella poesia di Juan Arias.
(Normanna Albertini)
* * *
@CIl mio Dio
Il mio Dio non è un dio duro, impenetrabile,
insensibile, stoico, impassibile.
Il mio Dio è fragile.
È della mia razza.
E io della sua.
Lui è uomo e io quasi Dio.
Perché io potessi assaporare la divinità
Lui amò il mio fango.
L’amore ha reso fragile il mio Dio.
Il mio Dio ebbe fame e sonno e si riposò.
Il mio Dio fu sensibile.
Il mio Dio si irritò, fu passionale,
e fu dolce come un bambino.
Il mio Dio fu nutrito da una madre,
ne sentì e bevve tutta la tenerezza femminile.
Il mio Dio tremò dinnanzi alla morte.
Non amò mai il dolore, non fu mai amico
della malattia. Per questo curò gli infermi.
Il mio Dio patì l’esilio,
fu perseguitato e acclamato.
Amò tutto quanto è umano, il mio Dio:
le cose e gli uomini, il pane e la donna;
i buoni e i peccatori.
Il mio Dio fu un uomo del suo tempo.
Vestiva come tutti,
parlava il dialetto della sua terra,
lavorava con le sue mani,
gridava come i profeti.
Il mio Dio fu debole con i deboli
e superbo con i superbi.
Morì giovane perché era sincero.
Lo uccisero perché lo tradiva la verità che era
nei suoi occhi.
Ma il mio Dio morì senza odiare.
Morì scusando più che perdonando.
Il mio Dio è fragile.
Il mio Dio ruppe con la vecchia morale
del dente per dente,
della vendetta meschina,
per inaugurare la frontiera di un amore
e di una violenza totalmente nuova.
Il mio Dio gettato nel solco,
schiacciato contro terra,
tradito, abbandonato, incompreso,
continuò ad amare.
Per questo il mio Dio vinse la morte.
E comparve con un frutto nuovo tra le mani:
la Resurrezione.
Per questo noi siamo tutti sulla via
della Resurrezione:
gli uomini e le cose.
È difficile per tanti il mio Dio fragile.
Il mio Dio che piange,
il mio Dio che non si difende.
È difficile il mio Dio abbandonato da Dio.
Il mio Dio che deve morire per trionfare.
Il mio Dio che fa di un ladro e criminale
il primo santo della sua Chiesa.
Il mio Dio giovane che muore
con l’accusa di agitatore politico.
Il mio Dio sacerdote e profeta
che subisce la morte come la prima vergogna
di tutte le inquisizioni della storia.
È difficile il mio fragile amico della vita.
Il mio Dio che soffrì il morso
di tutte le tentazioni.
Il mio Dio che sudò sangue
prima di accettare la volontà del Padre.
È difficile questo mio Dio,
questo mio Dio fragile,
per chi pensa di trionfare soltanto vincendo,
per chi si difende soltanto uccidendo,
per chi salvezza vuol dire sforzo e non regalo,
per chi considera peccato quello che è umano,
per chi il santo è uguale allo stoico
e Cristo a un angelo.
È difficile il mio Dio Fragile
per quelli che continuano a sognare un Dio
che non somigli agli uomini.#C
da Profezia Cristiana – http://www.dongiorgio.it/pagine/scelta.php?id=80