LEVIZZANO DI BAISO (24 gennaio 2007) – “Come lui sapeva fare per la parrocchia e per gli altri, alle volte è bene sapersi fermare” don Bogdan inizia così il rito religioso, concelebrato con altri quattro sacerdoti, per l’ultimo saluto a Roberto Ferrari di soli 33 anni. Il giovane di Levizzano, spentosi nel pomeriggio di sabato al policlinico di Modena, a causa di un male rivelatosi, in ultimo, incurabile. Contro il quale, per altro, aveva fiducioso lottato, senza perdere di vista comunque, il suo impegno nel sociale “perché fare meglio si può”.
La chiesa di San Giorgio di Levizzano, per l’occasione, non basta per contenere amici, parenti, paesani. In prima fila Letizia Waltz – figlia del fotografo di Toano - e, con lei, i genitori di lui Gianni, Mirella, le sorelle Marilena e Nadia.
“Negli ultimi giorni, Robby-Roccia – dice don Bogdan nell’omelia – ti eri preoccupato per il presepe nella chiesa. Ed ora eccolo qui, vicino a te”.
Durante la predica del religioso solo il ruscellio dell’acqua del torrente del presepe interrompe il silenzio nell’edificio gremito all’inverosimile. C’è il sindaco di Baiso Paolo Bargiacchi, con la polizia municipale e il gonfalone – Roberto era anche consigliere comunale -, i colleghi consiglieri, esponenti della Comunità Montana e, in prima fila, i ragazzi che Roberto seguiva. Robby era attivo anche nel condurre i giovani del paese alle giornate mondiali della Gioventù.
“Ciao Roccia – ha proseguito don Bogdan rivolgendosi direttamente all’amico parrocchiano posato in terra, accanto – sei sempre stato il solito capitano esagerato. Guarda quante persone hai portato qui, hai visto? Mi dicevi che la vita vuol dire collaborazione. Avevi, hai ragione. Con il tuo impegno sei riuscito a fare di strumenti ludici, strumenti educativi, così hai insegnato tanto. Hai creduto nelle persone. Sei il solito esagerato, ricordi quante persone all’ultima Antica Fiera di Levizzano, ti eri impegnato anche lì nonostante la malattia. E quel terzo di incasso destinato alle missioni per i bambini in Bolivia. Dove prendevi le forze, quando noi pensavamo ai regali del Natale? C’è da andare in depressione a pensare a questo nostro modo di fare Natale. Nell’ultima settimana ti eri interessato se qualcuno avrebbe realizzato il presepe, ora lo puoi ammirare dall’alto dei cieli. I tuoi ragazzi, sai, lo hanno costruito. Forse è da quel Gesù Bambino che prendevi la forza di un Dio che si fa piccolo per fare diventare grandi noi. Grazie a questo esempio sappiamo che possiamo amare e diventare uomini. Grazie per le tue chiacchiere in ospedale, perché eri tu che mi consigliavi e davi sostegno per la parrocchia. Ora ci lasci in eredità il progetto per la sistemazione del parcheggio della chiesa – perché così ci potranno venire molte persone, dicevi tu – lo poteremo avanti come un testamento, per te che eri come il primo degli undici bambini della scuola dell’infanzia di Cerredolo, a te cara”.
Colpisce la scelta azzeccata del coro interparrocchiale di accompagnare il rito con canti esclusivamente di gioia. E’ la giornata dell’incontro con Dio, per chi crede. E’ la giornata del saluto più forte e sincero, per chi non crede. Anche il legno chiaro della bara rifugge il lutto.
Struggente il ricordo degli amici nella preghiera dei fedeli: “Sei stato scia luminosa e di vita esemplare, ci hai insegnato il significato del valore di essere uniti. Siamo felici anche per il tuo Natale in Cielo. Grazie per averci insegnato a crescere e a scoprire il significato di essere uomo e donna responsabili. Come nella preghiera dello sportivo, ci hai insegnato che la vita va giocata come una partita, con coraggio, spirito di squadra e sacrificio. Sappiamo che le stelle comete sono molto rare, ma quando se ne vede una non la si dimentica”.
La giovane moglie, Letizia, al termine del rito trova le parole per ringraziare alcune persone in particolare, citata con nome, e dice anche: “In questo anno così difficile io e Robby ci siamo accorti che ci sono tante persone che ci sono state vicine, prima di tutto i nostri familiari (…). E le mie colleghe che mi hanno sempre consentito di stare vicino a mio marito. A tutte queste va il nostro grazie. Grazie anche a te Robby, per tutto quanto ci hai dato”.
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio – recita una lettura – nessun tormento le toccherà”.
Ora Robby-Roccia riposa nel campo santo proprio sotto la tecnostruttura per la quale si era tanto prodigato durante l’estate, nell’Antica Fiera di Levizzano. Durante il rito, accanto alla maglia degli amatori che indossava durante le partite, è stata portata all’altare, assieme al bambinello per il presepe, anche la maglia indossata da Roberto nella ‘sua’ festa che ora potrà ammirare da vicino, per sempre. (g.;a.)
Dal Cielo i clic di Roberto
Roberto era anche lettore di Redacon. Non basteranno, certo, i clic memorizzati dal nostro contatore per ricordarlo. Ma ci piace pensare che, anche da lassù, è possibile continuare a leggere del mondo di quaggiù e – magari – poterne vegliare sul suo svolgimento.
A tutti i famigliari di Roberto la nostra più forte vicinanza e il nostro augurio di un Natale di serenità nel segno della vita infinita.
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