Anche quest’anno, in occasione delle feste natalizie, il borgo vecchio di Villa Minozzo diventa teatro di una sacra rappresentazione della Natività cui partecipa la quasi totalità dai paesani; rivivono in antichi costumi i personaggi della Notte Santa, accanto alle figure tradizionali degli antichi mestieri e ad alcuni protagonisti “misteriosi” (liberamente tratti da poesie di Guido Gozzano) affidati all’ars interpretativa di “volontari” ormai ampiamente sperimentati. L’appuntamento è per domenica 23 dicembre, dalle ore 20,30, con partenza da piazza della Pace.
Il presepe vivente di Villa Minozzo - che deve la genesi, ancora una volta, alle tenaci ed encomiabili volontà di Suor Tersilla e Benedetto Valdesalici - è una combinazione ben riuscita di sacralità e mistero. E' colta espressione di arte popolare che nasce, soprattutto, per Villa e le sue genti; “il presepio vivente di Villa Minozzo non è concepito per essere uno spettacolo - spiega Benedetto Valdesalici – anche gli spettatori devono sentirsi protagonisti attivi e per questo chiediamo a tutti di indossare mantello e Kefiah, il copricapo della tradizione palestinese, che per l’occasione sarà reperibile anche in loco”.
Lungo il percorso - rigorosamente a lume di candela - saranno rappresentate scene di vita quotidiana animate da uomini, donne, bambini ed animali (capre, pecore, pastori veri…… ) e rivivranno le figure tradizionali dei mestieri d’altri tempi. Nell’aria, a completare l’atmosfera, profumi e aromi di vin brulè, caldarroste e pane caldo, cotto sul posto, mentre la corale di Villa Minozzo dedicherà ai presenti i migliori canti della tradizione natalizia popolare.
Tra questi, forse anche una vera e propria “chicca”: una versione autentica, recuperata presso il “Fondo Roberto Leydi” di Bellinzona, dell’antico canto di “Gelindo”, melodia ligure-piemontese che narra la storia dell’ingenuo pastorello Gelindo che ospita nella sua capanna Maria e Giuseppe, incontrati lungo il cammino.