L’anima, certo, ma anche il corpo. Questo pensano, e fanno capire piuttosto chiaramente, i sacerdoti delle parrocchie del crinale (comuni di Busana, Ligonchio, Ramiseto e Collagna), i quali, nell’ultimo fascicolo del bollettino “Oltre la Sparavalle”, datato dicembre 2007, non risparmiano critiche alla gestione delle amministrazioni pubbliche, locali e meno locali, in rapporto ad alcune questioni. In particolare, le condizioni della viabilità – se così possiamo dire – “fisica e telematica”.
Un articolo a firma di don Giovanni, ad esempio, non risparmia critiche alle autorità civili a proposito di internet e dello stato delle strutture per il suo utilizzo nella quasi totalità del territorio montano.
Dopo un titolo tranquillo e neutro, che nulla fa presagire del suo contenuto (“Internet: appunti di viaggio”) ed un incipit in cui, preoccupato di farsi capire da chi è assolutamente digiuno sull’argomento, l’estensore propone paralleli all’insegna della culinaria (“ingredienti per una famiglia” per dotarsi informaticamente), nel prosieguo però lo scritto si fa più tosto. Ed è quando, dopo aver sorpassato il paragrafo dedicato ad una panoramica sulle tecnologie che permettono l’accesso ad internet, si pongono alcune domande cruciali. Tipo: cosa abbiamo-cosa non abbiamo-cosa vogliamo (sul territorio appenninico di Reggio Emilia).
Il sacerdote va dritto al cuore del problema. Se è vero che internet in montagna c’è, di fatto si rileva che è poco o punto utilizzabile per fruire di servizi che richiedono una certa velocità di collegamento (cioè, ormai, tutti, si può dire). “Questa – annota – è la condizione minima per far sì che i paesi oltre la Sparavalle entrino, se Dio vuole, nel ventunesimo secolo (dal punto di vista tecnologico, ovviamente). E per far questo è necessario che le compagnie telefoniche, magari sollecitate da ognuno di noi e dai nostri amministratori, si impegnino a fornire quelle infrastrutture minime in grado di ridurre il divario tecnologico tra il crinale e le zone della pianura in cui esse sono presenti da anni”.
"L'obiettivo da perseguire è quello di colmare la differenza di trattamento tra il servizio offerto in città e quello offerto in montagna: nel 2007 chi non riesce ad accedere ad internet in modo decente rischia di rimanere escluso dalla società".
Cioè, spiega il don, “è necessario che chi legge il giornale su internet a Busana possa farlo con la stessa velocità con cui lo farebbe in centro a Reggio Emilia. E, mi permetto di aggiungere, con gli stessi costi”. “I montanari sono abituati a far molto col poco – sottolinea ancora – ma quel poco ci deve essere”.
La sferzata, poi, è proprio nell’ultimo capoverso, espressa in forma di “dedica”, indirizzata: “Ai nostri amministratori”. Piuttosto secca e perentoria. Eccola: “Adesso tutti sappiamo cosa ci serve. Fate orecchie da mercante quando chiediamo le strade (e non ci siamo arresi): cercate allora di sforzarvi per farci proposte ragionevoli adesso che chiediamo cose molto più alla portata! Grazie”.
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In realtà, poi, in altra parte del giornalino, anche l’argomento-viabilità è ripreso nella sua interezza. A effettiva testimonianza (in tempo reale) che, appunto, anche la richiesta di strade fisiche non cessa. Infatti, anche nel pezzo intitolato “Strada… dolce strada”, firmato semplicemente con il nome di Chiara, dopo un breve accenno all’incontro ramisetano per illustrare il PTCP (che significa: piano territoriale di coordinamento provinciale), a cui era presente tra gli altri la ramisetana presidente della Provincia Sonia Masini, si passa ad osservazioni che niente di buono traggono circa l’impegno dei vertici politici reggiani sui progetti stradali che riguardano l’Appennino; e in particolare proprio la val d’Enza.
“Quel che colpisce – si legge – è che la fascia di territorio che va da S. Polo a Luzzara è ricca di interventi, un po’ meno lo è la parte montana, nella quale è prevista una parte della cosiddetta variante Lonza in territorio ramisetano e poco più”.
“E’ emblematico il fatto – si legge ancora – che le maggiori risorse vanno sempre nella parte di territorio più ricca e più popolata. Fra qualche anno che cosa succederà alla nostra montagna? Ci sono grosse discussioni su questo tema. Alcuni sostengono che non è la viabilità a determinare lo spopolamento della montagna; altre sarebbero la cause. Io sostengo comunque che una buona viabilità avrebbe contribuito se non ad aumentare almeno a mantenere la popolazione montana; e, credetemi, con l’aria che tira, sarebbe già tanto”.
Anche qui la chiusa-invito è dello stesso tenore: “Affrettatevi, cari politici”.
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Ma non è finita. La ciliegina sulla torta la mette d.P.L. (don Pier Luigi Ghirelli). Nel box a fianco di quest’ultimo articolo, sotto il titolo “PSC (Piano strutturale comunale)”, si prende brevemente in esame lo strumento urbanistico che ha sostituito il vecchio PRG che, da stavolta, viene predisposto non più a livello di comuni (parliamo sempre di Busana-Ligonchio-Ramiseto-Collagna) ma a livello di Unione che li raggruppa tutti e quattro.
“Nella riunione avvenuta a Cervarezza lo scorso 12 dicembre, presieduta dal sindaco nonché presidente dell’Unione dei comuni Alessandro Govi, è uscita spontanea la domanda: ‘E le strade? Arriveranno imprese da occupare 50 operai? Il piano prevede unicamente una correzione della ss 63, che avverrà non si sa quando. Il progetto della fondovalle Secchia è stato cancellato in modo definitivo, questo già tre anni fa'”.
Il don chiama anche il Comitato alta val Secchia (ricordate? Quello che aveva combattuto tanto per la Gatta-Pianello): “A pensarci bene sono tre anni che nessuno parla della fondovalle, neppure il famoso ‘Comitato’ che pure può raccontare di grandi lotte nel suo passato. Aveva rinunciato all’impegno politico, dichiarandosi sempre neutro”. Ma – ammonisce il parroco di Cervarezza – “chi si mantiene neutro davanti alla lotta tra il lupo e l’agnello non potrà che raccontare della fine del povero agnello, poverino, tanto bello!”. In chiusura, sul banco degli accusati finisce poi il capoluogo montano: “La gente del crinale deve essere sottomessa ai voleri dei politici di Castelnovo ne’ Monti!”, lamenta-proclama il sacerdote.
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Infine, una fotonotizia. Sempre di strade si parla. Di asfalti e di strisce. Di strisce la cui ritinteggiatura, mediana e sulle laterali, curata da Anas, improvvisamente si arresta. Si arresta dove finisce la riasfaltatura di un tratto lungo la statale 63. “Un lavoro a macchia di leopardo, all’insegna del risparmio”. Ma la strada prosegue oltre… laddove nuovo asfalto e nuove strisce non arrivano. “Ma si sa – commenta tra lo sconsolato e l'ironico il giornale – siamo in montagna: va sempre bene!”.
Finalmente una voce obiettiva!
Fa piacere vedere scendere in campo una voce obiettiva e slegata dalle logiche partitiche che, da un parte e dall’altra, tolgono efficacia al contraddittorio razionale e civile.
Che questa “lucidità” venga espressa in modo laico da ambienti “confessionali” valida l’affezione e l’attaccamento alla nostra storia cristiana, fondamenta di quella nostra civiltà che molti, troppi, vorrebbero mettere in discussione, barattare o confrontare con altre importate di stampo medioevale.
Non c’è dubbio che i territori montani abbiano peculiarità (a dire criticità e opportunità) tali da essere gestiti in modo specifico e dedicato.
Abbiamo in Italia esempi virtuosi (Alto Adige, Trentino, Valle d’Aosta e Friuli, tutte guarda caso a “statuto speciale”) dove queste aree prosperano grazie anche ad una managerialità dei loro amministratori ben blindata dalle segreterie politiche cittadine.
Checchè se ne dica, da noi, purtroppo, dal dopoguerra c’è stata continuità amministrativa asservita alle “carriere private” di pochi soggetti, prima espressi dalla poderosa macchina del PCI ed oggi da quella più sottile dei DS, partiti resi legittimamente egemoni dal voto dei montanari stessi, fortemente attaccati ad ideali “monocromatici” che stanno ora via via evaporando.
Non cito la destra, l’opposizione, semplicemente perchè da noi non esiste; o, se c’è, non è stata in grado di incidere positivamente.
Con tutti i limiti delle generalizzazioni la maggior parte di noi ricorda in gioventù come nelle “maglie dei partiti” non finissero certo le menti più “sveglie”, reattive e creative, ma, quasi per sedimentazione, venissero inquadrati i più… “inquadrabili”. Oggi sono in larga parte i nostri amministratori!!
E’ purtroppo male nazionale (e nostra colpa) scartare per le migliori menti l’ipotesi di dedicarsi a questo mestiere, per una sorta di atavico disprezzo del “politico” (ritenuto o percepito dai più come “furbacchione e bugiardo”).
Chiedendo a cento 18enni, alle migliori “intelligenze”, che vorrebbero fare da grandi, avrete dimostrazione della cosa: il “politico professionista” non viene mai citato. C’è una sorta di “selezione inversa”, ed oggi se ne paga il prezzo.
La mancanza di managerialità negli amministratori pubblici ci espone a insuccessi eclatanti proprio sulle questioni più strategiche per lo sviluppo della nostra comunità. E’ a tutti evidente l’assoluta INCONCLUDENZA, spesso DILETTANTISMO, con cui si approcciano le scelte. Manca una visione alta, strategica, coraggiosa, combattiva, di lungo periodo. C’è molta più dimestichezza con la tattica della conformità, delle piccole elargizioni alle parti amiche, delle scelte minimaliste, meglio ideologicamente se inquadrabili in filoni “politically correct” con solidarietà populistiche (ambientalismo ideologico reazionario, disequità del merito, egualitarismo multietnico, azzeramento dell’impegno, abbandono dei valori etici fondanti la nostra tradizione, ecc.). Siamo costantemente in ritardo su tutto il fronte dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica.
La sensazione è che la nostra montagna voglia essere mantenuta come un sicuro bacino di “fedeli e dogmatici” voti (meno si dice meno si rischia di perderli), di acqua pura (risorsa naturale da captare “gratis”), di ambiente (da fruire per 3 gg all’anno dagli altri, un mordi e fuggi senza ricadute economiche).
Ma la sceneggiata più incredibile a cui assistiamo quotidianamente è quella dei politici locali che amministrano egemoni da oltre 50 anni e che riescono a mimetizzarsi, passando per vittime incolpevoli, “presenti per caso” verrebbe da dire.
Complice una vistosa benevolenza dei “media”, continuano ad andare in onda dichiarazioni di questi che protestano contro… tutto quello fatto (o meglio, non fatto) da loro stessi!
Ultimamente vedo anche presentati come successi personali e concessioni all’utenza l’esercizio e la tutela dei normali diritti dei cittadini contribuenti (viabilità SS 63 per essere concreti).
Un’abile tecnica di comunicazione, urlare subito forte contro qualcuno per mettersi dalla parte dei danneggiati!
E che dire degli “annunci” di iniziative mirabolanti che poi non hanno nessun seguito concreto?
Almeno una volta erano confinati al periodo pre-elettorale; oggi vengono dispensati a piene mani ogni giorno. Alla faccia nostra e, purtroppo, dei nostri figli!
Buon S. Natale a tutti, comunque coraggio… qualcosa inzia a muoversi nelle menti dei montanari e tutti sanno di che razza di energie siamo capaci!
Grazie a Redacon per l’opportunità di discussione.
(F.D.)
A proposito di strada e viabilità
Avete notato la mancanza sporadica delle strisce bianche nelle nostre strade e stradine appena asfaltate? Vorrei domandare (con i dovuti scongiuri) ai referenti a chi vada fatta causa se, nelle notti fredde e nebbiose, dovessi uscire di strada non distinguendo bene il suolo (nero) percorribile, esente da ogni striscia bianca alla quale riferirsi?
(Commento firmato)