Il 2007 bissa il 2006 come anno di primato per l’economia dell’Emilia-Romagna. L’incremento del prodotto interno lordo risulterà, infatti, per il secondo anno consecutivo superiore alla soglia del 2 per cento, confermando l’Emilia-Romagna regione leader della ripresa nazionale e, fatto ancora più importante, sui medesimi livelli di crescita dei principali competitori europei. E’ quanto emerge dal “Rapporto sull’economia regionale del 2007 e previsioni per il 2008”, realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna.
Secondo la previsione di Unioncamere, l’Emilia-Romagna dovrebbe chiudere il 2007 con un incremento reale del Prodotto interno lordo pari al 2,2 per cento, in linea con quanto previsto per il Nord-Est. In Italia è attesa una crescita più contenuta, pari all’1,8 per cento.
In ambito nazionale, l’Emilia-Romagna ha fatto registrare una delle crescite reali del Pil più elevate. Solo il Friuli-Venezia Giulia ha evidenziato un aumento più sostenuto pari al 2,3 per cento. Con lo stesso tasso di crescita dell’Emilia-Romagna si sono collocate Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto. La domanda interna è apparsa in recupero, grazie soprattutto all’accelerazione della spesa per consumi delle famiglie, che dovrebbe aumentare nel 2007 del 2,4 per cento, rispetto all’incremento del 2,0 per cento del 2006. Si tratta del migliore aumento percentuale del Paese, davanti a Friuli-Venezia Giulia (+2,3 per cento) e Veneto (+2,2 per cento). Una ulteriore spinta alla domanda interna è venuta dagli investimenti fissi lordi per i quali è stato prospettato un aumento reale del 4,1 per cento, più elevato rispetto a quanto previsto nel Paese (+3,5 per cento) e nel Nord-est (+3,1 per cento), oltre che in accelerazione rispetto all’andamento del 2006 (+3,9 per cento).
L’export appare tra i più forti sostegni alla crescita. Per Unioncamere nazionale il 2007 dovrebbe chiudersi con un aumento reale consistente (+4,3 per cento), nonostante il rallentamento rispetto al forte incremento del 5,0 per cento del 2006. L’evoluzione dell’Emilia-Romagna è apparsa leggermente più contenuta in rapporto a quella del Nord-est (+4,6 per cento), ma superiore riguardo a quella nazionale (+3,6 per cento). L’Emilia-Romagna è saldamente prima come valore dell’export procapite e della dinamica di crescita negli ultimi 10 anni.
Il valore aggiunto, che misura il contributo dato dai vari settori economici alla crescita economica, è previsto in aumento del 2,3 per cento, in lieve progresso rispetto al 2,2 per cento del 2006.
Tra i settori, è da sottolineare la conferma dei grandi risultati dell’industria meccanica con crescite a due cifre e una ripresa nell’abbigliamento e dell’industria edile, passata dalla crescita dell’1,3 per cento del 2006 all’incremento dell’1,8 per cento del 2007, mentre l’agricoltura dovrebbe invertire la tendenza negativa emersa nel 2006.
La demografia delle imprese è stata caratterizzata da un nuovo aumento della consistenza delle imprese, pari allo 0,6 per cento e da un saldo positivo, tra iscrizioni e cessazioni, comprese quelle d’ufficio, pari a 2.237 unità. In ambito nazionale l’Emilia-Romagna è risultata la quinta regione italiana in termini di diffusione delle imprese sulle popolazione, con 1.020 imprese ogni 10.000 abitanti. I settori più dinamici sono risultati pesca, costruzioni e attività immobiliari, compresi i servizi di noleggio, informatici, ricerca e sviluppo. Si è ulteriormente rafforzato il peso delle società di capitale.
L’andamento del mercato del lavoro è stato caratterizzato da uno scenario virtuoso, rappresentato dalla crescita dell’occupazione (+0,8 per cento) e dalla riduzione del tasso di disoccupazione.
Nella media dei primi due trimestri del 2007 le rilevazioni continue Istat sulle forze di lavoro hanno stimato mediamente in Emilia-Romagna circa 1.936.000 occupati, vale a dire l’1,0 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2006, equivalente, in termini assoluti, a circa 19.000 persone. La crescita della regione è risultata più ampia rispetto a quanto avvenuto sia nel Nord-est, che in Italia, entrambe con un incremento dello 0,5 per cento.
L’Emilia-Romagna ha registrato, nel secondo trimestre del 2007, il migliore tasso di occupazione del Paese.
Le previsioni 2008
Per quanto riguarda il 2008 le previsioni di Unioncamere nazionale redatte a fine ottobre descrivono per l’Italia una situazione espansiva, ma in rallentamento rispetto al 2007. Questo andamento, per altro comune alla maggioranza delle regioni italiane, riflette il clima d’incertezza generato dalla crisi finanziaria degli Stati Uniti d’America, innescata dall’insolvenza dei sottoscrittori dei mutui sub-prime.
Tuttavia in questo scenario, il Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna dovrebbe crescere in termini reali dell’1,8 per cento, quindi in rallentamento rispetto all’incremento del 2,2 per cento del 2007 ma di nuovo superiore a quanto previsto nel Paese e nel Nord-Est dove sono attesi aumenti più contenuti, pari rispettivamente a +1,5 e +1,7 per cento, anch’essi in rallentamento rispetto al 2007.
Siamo insomma di fronte ad una situazione di primato della regione, che continua a proporsi tra le realtà maggiormente dinamiche del Paese.
Nel corso del 2008 è previsto un rallentamento della crescita della domanda interna (+1,8 per cento), mentre si attende che l’incertezza sull’andamento dell’economia globale inciderà maggiormente sugli investimenti fissi lordi, la cui crescita si dimezzerà, non andando oltre l’1,9 per cento. Il rallentamento graverà, in particolare, sul settore delle costruzioni, la cui crescita si ridurrà allo 0,4 per cento, mentre l’aumento del valore aggiunto risulterà ancora sostenuto nel settore dell’agricoltura (+3,1 per cento). L’industria crescerà del 2,3 per cento (contro il 2,5 per cento nel 2007), mentre i servizi dell’1,8 per cento (2,1 nel 2007).
Sale ancora il tasso di occupazione, dal 46,3 per cento del 2007 al 46,8 per cento. Si riduce, parallelamente, il tasso di disoccupazione che dovrebbe scendere dal 3,2 per cento del 2007 al 2,8 del 2008.
Innovazione, competitività e crescita in cifre
Regione e Unioncamere per il secondo anno consecutivo presentano, oltre al rapporto, anche una analisi monografica che fotografa i livelli di competitività dell’Emilia-Romagna. Queste le cifre.
In regione il numero delle imprese è continuato ad aumentare, raggiungendo un totale di oltre 420 mila imprese attive, 1 ogni 10 abitanti.
Si consolida la posizione nell’export rispetto all’Italia, con una quota giunta nel 2006 al 12,8 per cento del totale, al terzo posto tra le regioni. Considerando, però, il rapporto tra esportazioni e concentrazione demografica, l’Emilia-Romagna balza al primo posto in Italia, con un valore di esportazione pro capite pari a quasi 10.000 euro.
In termini di numerosità e di peso economico, nel contesto di una sostanziale varietà delle specializzazioni, i raggruppamenti principali che delineano la maggiore forza competitiva della nostra regione sono: la meccanica, l’agroalimentare, le costruzioni con tutte le industrie manifatturiere collegate a partire dalla ceramica, alle quali si aggiungono, in ambito non manifatturiero, la filiera della logistica e quella del terziario per le imprese.
Per quanto riguarda l’occupazione, l’Emilia-Romagna presenta un tasso di attività della popolazione in età lavorativa superiore al 70 per cento e superiore alla media europea e agli obiettivi della strategia di Lisbona, con una componente femminile assolutamente anomala (61 per cento) e nettamente superiore alla media italiana. Il tasso di disoccupazione è particolarmente contenuto (circa 3 per cento) e estremamente inferiore a qualsiasi confronto europeo sulla disoccupazione di lunga durata. Da segnalare che l’attività migratoria ha assorbito il 12 per cento dell’emigrazione netta interna.
Infine, dalla ricerca emerge che in Emilia-Romagna mediamente si può fare impresa in condizioni relativamente migliori che in altre parti d’Italia. La regione è, infatti, risultata prima in Italia per il grado di libertà economica. Il dato emerge dalla classifica elaborata dal Centro “Luigi Einaudi”, che confronta le regioni sulla base di una serie di indici (economia, peso della pubblica amministrazione, finanza, infrastrutture, mercato del lavoro, società, istruzione e accesso al mercato del lavoro) e, per la seconda volta, vede, appunto, l’Emilia-Romagna al vertice. Secondo la ricerca del Centro Einaudi le criticità che emergono sono in larga parte fenomeni derivanti da eccesso quantitativo di sviluppo (rendita, traffico, inquinamento, sicurezza). In particolare, da migliorare le infrastrutture e l’efficienza dei servizi, mentre risulta elevato il grado di efficienza della pubblica amministrazione.
Focus ricerca e innovazione. L’Emilia-Romagna cresce grazie al nuovo impegno in ricerca e innovazione. I risultati e il nuovo programma della Regione per lo sviluppo nella rete regionale per l’alta tecnologia
Il sistema della ricerca in Emilia-Romagna è caratterizzato dalla presenza significativa e diffusa su tutto il territorio regionale di sedi universitarie e di importanti strutture appartenenti ai grandi enti nazionali della ricerca e dell’innovazione, da un numero crescente di imprese dinamiche e innovative che si sono dotate di proprie strutture di ricerca e sviluppo al loro interno.
La “comunità” della ricerca e dell’innovazione è rappresentata da un gruppo di 17.500 persone che si occupa di ricerca e sviluppo nelle Università, negli enti di ricerca, nelle imprese, a cui si aggiunge quella parte sempre più consistente del mondo del lavoro autonomo della conoscenza, che contribuisce alla diffusione delle conoscenze e all’innovazione.
Il personale di ricerca strutturato (docenti e ricercatori) ammonta complessivamente nel sistema universitario della regione a 6.320 unità, pari al 9,5% del totale di tutte le università italiane. In media due terzi del personale di ricerca nelle università pubbliche della regione opera in ambiti tecnico-scientifici. Nel dettaglio la quota di personale di ricerca tecnico-scientifico sul totale raggiunge il 72,6% a Modena e Reggio Emilia, il 74,2% a Parma, il 74,9% a Ferrara, contro il 60,4% a Bologna ed una media nazionale di 63,9%.
Nelle altre reti e strutture (come Cnr ed Enea) lavoravano 1.712 ricercatori (dati 2005).
Infine, il sistema industriale è giunto a dedicare alla ricerca e sviluppo 9.300 addetti, pari al 13,1% degli addetti alla ricerca nelle imprese italiane, rappresentando inoltre la quota maggioritaria all’interno della regione. Inoltre le imprese, nell’ultimo decennio hanno fortemente potenziato le loro spese in ricerca e sviluppo e oggi rappresentano la quota principale di questa attività in regione.
Questi dati consentono oggi all’Emilia-Romagna di distinguersi nel panorama nazionale soprattutto dal punto di vista dinamico. Le imprese emiliano-romagnole hanno aumento il personale dedicato di quasi il 40%, a fronte di poco più del 10% nazionale, e hanno inoltre aumentato gli investimenti, al valore nominale, del 74% contro il 26% della media italiana.
Questo dato è confortato da ulteriori indicatori di dinamicità innovativa, per quanto parziali. Il numero di brevetti realizzati in Emilia-Romagna depositati in Italia è giunto a quasi 1900 unità/anno, così come è anche fortemente cresciuto il numero dei brevetti emiliano-romagnoli depositati alle autorità europee fino a 670, al punto da assegnare all’Emilia-Romagna il rapporto brevetti per abitante più elevato, pari al doppio della media italiana (452 brevetti per milione di abitanti, contro i 210 in Italia).
Inoltre, nel contesto di una grande capacità di esportazione, l’Emilia-Romagna, tra il 2000 e il 2005 ha fortemente aumentato la propria capacità di esportazione nei settori di alta tecnologia (+28,6%), a fronte di un calo della media nazionale del 2,9%, ed ugualmente molto consistente è stato l’incremento dell’export nei settori a medio-alta tecnologia (+17,3%, contro il +10,3% nazionale). Calcolata in termini procapite e non di quota sul totale, la capacità di esportare beni di alta tecnologia è di quasi 1000 Euro procapite a fronte dei 724 in media in Italia.
L’intervento della Regione attraverso il Programma Regionale per la Ricerca Industriale, l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico (PRRIITT) ha puntato a rafforzare ulteriormente il sistema della ricerca e dell’innovazione e soprattutto a favorire una più stretta relazione tra la sfera della ricerca pubblica e le imprese. L’intervento regionale ha consentito di avviare una rete di strutture dedicate alla ricerca industriale e al trasferimento tecnologico, costituita ormai da oltre 50 strutture di laboratorio o di centri per l’innovazione, che hanno visto un investimento di 60 milioni di Euro, cofinanziato per il 50% dalla Regione. In questi luoghi,la ricerca incontra l’industria e i ricercatori dialogano con le imprese per svolgere ricerche applicate e trasferire conoscenze.
Nella rete dei laboratori si è organizzata la partecipazione di 177 strutture di ricerca tra dipartimenti universitari e istituti e gruppi di ricerca di CNR, ENEA, INFM e si è attivato il partenariato di collaborazione scientifica permanente con 176 imprese ed altre organizzazioni.
Un fatto di grande rilievo ha riguardato il coinvolgimento nei laboratori dei ricercatori; 443 sono i nuovi giovani ricercatori che grazie al programma regionale hanno visto attivato un assegno o borsa di ricerca e che stanno lavorando per l’attuazione dei programmi previsti a fianco del personale strutturato. Accanto a loro infatti stanno lavorando già impegnati nell’Università e negli Enti giovani ricercatori e professori con oltre 800 persone coinvolte per una stima di quasi 300 anni/uomo.
In totale, questa rete appena nata e orientata a costruire un dialogo permanente tra ricerca e industria ha coinvolto considerando anche i centri per l’innovazione più di 1000 unità lavorative.
IL NUOVO PROGRAMMA PER I LABORATORI DI RICERCA E PER LA RETE REGIONALE DELL’ALTA TECNOLOGIA
E’ proprio per l’obiettivo di dare continuità a questi gruppi di ricerca e in modo particolare ai giovani, e di affinare le metodologie del trasferimento tecnologico che ora la Regione ha emesso nei giorni scorsi un nuovo programma per sostenere la continuità e la specializzazione ulteriore dell’attività dei laboratori e dei centri.
Tra gennaio e febbraio sarà quindi possibile per i laboratori e i centri già avviati presentare i nuovi programmi di attività per altri 18 mesi, con l’obiettivo di dare continuità ai gruppi di ricerca, dello sviluppo organizzativo delle strutture, del rafforzamento delle modalità di svolgimento delle attività di trasferimento tecnologico. Il programma impegna 10 milioni di euro.
Contemporaneamente la Regione ha attivato una procedura che attraverso un ente specializzato provvederà all’accreditamento e alla certificazione di qualità dei laboratori come strutture efficaci per svolgere ricerche industriali in collaborazione con le imprese. I laboratori che risulteranno accreditati saranno accreditati in una vera e propria associazione “rete dell’alta tecnologia dell’emilia romagna” che affiancherà aster.
E’ importante anche notare come con il programma regionale anche dal lato delle imprese vi sia stata una importante azione strutturale di rafforzamento dell’attività di ricerca. In media quasi 2 nuovi assunti, neolaureati in materie tecnico-scientifiche per impresa. Quindi quasi 900 nuovi ricercatori assunti per un impegno nei progetti attivati dalle imprese: di questi più del 50% dopo il primo anno sono già assunti a tempo indeterminato. Inoltre, sono stati concretamente attivati circa 700 contratti di collaborazione fra le imprese e le università e enti di ricerca, e ad oggi vi sono 100 brevetti nuovi già depositati.
Il sistema regionale nel suo insieme, appare quindi muoversi con molto dinamismo verso l’economia dell’innovazione e della conoscenza, obiettivo che sarà perseguito dalle politiche regionali, ora anche attraverso il Programma Operativo FESR 2007-2013, incentrato in particolare proprio sull’attuazione della strategia di Lisbona a livello regionale.