Dopo aver avuto esperienza politica a livello locale, esistono reazioni comprensibili e doverose considerazioni da esternare legate al malgoverno dell'Amministrazione comunale.
In primo luogo, Villa capoluogo, che si può definire un “cantiere sempre aperto”. Oggetto per molti versi di una abbuffata amministrativa continua, con l'esempio più eclatante nel recupero dell'ex cinema divenuto aentro per l'associazionismo ed il volontariato (di quest'ultimo non è rimasta traccia), che, nonostante sia ultimata una struttura mutilata rispetto al progetto iniziale (che verrà a breve inaugurata dopo una spesa superiore al milione di euro), è stata oggetto di una spesa inopportuna perchè destinata, nel volgere di pochi anni, a diventare molto probabilmente inutilizzata.
Che l'Amministrazione comunale consideri un “sogno” la conclusione di quest'opera poco interessa, e la miglior risposta arriva a questo proposito da un amministratore del comune cittadino, il quale dice che “la progettazione delle opere va fatta in base alle reali necessità del territorio”.
A questo punto è opportuno chiedersi se il sindaco di Villa Minozzo rappresenti tutto il Comune oppure è soltanto il sindaco del capoluogo, vista la mole di denaro che investirà ed ha investito per numerosi progetti, lasciando ad altre frazioni il nulla. Vengono sostenute Febbio, Civago e Sologno; ma Minozzo viene completamente dimenticata.
Abbiamo numerosi problemi da risolvere, come il completamento dell'area artigianale e quella sportiva, la valorizzazione del Parco di Stracorada, una maggiore visibilità legata ad una viabilità da sistemare, stralci di arredo urbano da completare ed infine la conclusione del progetto relativo al recupero dell'Antica Rocca di Minozzo.
Si legge sulla carta stampata ormai da diversi giorni dell'avvenimento che si terrà nel comune bismantovino legato al progetto di riqualificazione intitolato: “Monte Castello: la torre e i suoi segreti”.
Un importante impegno, una lodevole iniziativa da parte di minoranza e maggioranza consiliari che vedrà in breve tempo e con importanti risorse la realizzazione di questo progetto, mentre per il recupero della Rocca si prevede ancora un lungo purgatorio inflittole dall'ente pubblico.
La Giunta comunale ha parlato di un intervento risolutivo con il coinvolgimento di altri enti e l'ha iscritto per l'annualità 2008 nell'ultima bozza del piano triennale delle opere pubbliche, con somme suddivise per enti, con l'impegno maggiore a carico del Ministero dei Beni Culturali, che al momento appaiono virtuali.
Se la Giunta non formulerà a tempi brevi atti deliberativi non si potrà assistere alla ripresa dei lavori, le polemiche non potranno che continuare e non saranno come detto dall'assessore competente “sterili insinuazioni di inefficienza”.
Era almeno possibile provvedere e prevedere, con l'incombenza dell'inverno, una protezione ai locali rinvenuti. Con la pioggia caduta ultimamente il locale al pian terreno adibito a cisterna (sul lato sud ovest del torrione), si riempirà inevitabilmente d'acqua e neve con danno alla sua struttura, e questo avverrà anche per le altre stanze non protette nel piano medesimo.
Inoltre, l'esile rete paramassi posta sul lato sud e non sostituita, sembra non essere più in grado di adempiere alla propria funzione protettiva con pericolo per la pubblica incolumità. Sicuramente con poche migliaia di euro era possibile risolvere tutti gli inconvenienti suddetti.
Se veramente, come sembra, non solo la Rocca ma Minozzo in generale rischia l'isolamento amministrativo, mi chiedo se a noi minozzesi non venga voglia di far sì che cambi questa rotta per riprendere ciò che ci spetta, ovvero un riconoscimento del nostro importante patrimonio culturale, sociale, civile ed economico.
(Giuliano Corsi)