E’ la lettera di un papà, che si accorge che suo figlio di quarta elementare, al ritorno dall’oratorio, rifiuta la cena: ci sono tanti poveri nel mondo che non hanno da mangiare, vuol fare qualcosa per loro, offrendo il suo risparmio sul cibo.
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EMINENZA,
mio figlio è venuto a casa con grilli strani per la testa: la fame nel mondo! All’oratorio ha visto un documentario sulla Somalia, con tutti quei negretti dal volto smagrito, gli occhi spalancati di una tristezza che mette paura! Questa sera si è messo a digiunare, non mangia neppure le cose che gli piacciono! “Papà, i soldi della cena - mi ha detto - li porto in parrocchia che li manda ai poveri della Somalia”. Ma non potete inventare altre cose, che non danneggino la salute dei bambini? Spero che gli passi presto questa mania: ad un figlio deperito, preferisco un buon giocatore di calcio! Eminenza, mi perdoni, ma non bisogna far pesare sui bambini i drammi del mondo! Ci stiamo avvicinando a Natale, meglio proiettare loro qualcosa di bello, non so, un cartone animato e non i bimbi della Somalia o del Bangladesh! Questi vanno bene a Quaresima! Ma anche allora… con moderazione!
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CARO PAPA’,
le sue obiezioni le sento da tempo! Ci si lamenta dei volontari o dei missionari che presentano situazioni reali, di cui noi del mondo del benessere dovremmo vergognarci. Sono immagini che immalinconiscono i ragazzi, diciamo, poi li invadiamo di altre immagini virtuali, mass-mediatiche, di morte, di violenza, di guerre tra bande criminali e polizie di mezzo mondo per spaccio di droga e altro, di films dell’orrore e di guerra senza alzare proteste!
I missionari vogliono solo renderci consapevoli delle sofferenze di tanta gente, che possono essere alleviate dalla nostra generosità. In diocesi ho incontrato numerose famiglie che hanno scelto una vita essenziale, senza tanti fronzoli, per un servizio ai poveri. Ho visto sorridenti i loro figli, per nulla preoccupati di non avere tutto quello che le vetrine dei grandi magazzini espongono. Una bimba adottata mi ha offerto il regalo della sua Prima Comunione: “Vescovo, è per i poveri”. Era una somma che il papà, che aveva messo da parte per lei, da quando l’aveva accolta in casa: un milione di vecchie lire! Un’anziana ospite di una struttura per malati mentali mi aveva dato un giorno i risparmi della sua vita: cinque monete da cento lire, neppure un euro! Era l’obolo della vedova del Vangelo, che un missionario ha posto nella prima pietra dell’acquedotto che avrebbe portato acqua ad un villaggio del Rwanda.
Suo figlio si è commosso alla visione di suoi coetanei “affamati”: non le sembra una cosa grande? Sono certo che diventerà un bravo calciatore, perché sa fare gioco di squadra con altri bimbi più poveri di lui! Caro papà, noi vogliamo che diventino grandi! Forse sarebbe meglio per noi grandi diventare piccoli e imparare da loro ad essere fratelli e solidali con i poveri del mondo!
Di fronte al dramma della povertà non basta la ragnatela di parole dei Potenti del mondo, neppure bastano mani giunte e ginocchia piegate: ci vogliono gesti di bontà di suo figlio e di tanti altri bimbi, ai quali dare continuità nel tempo, attraverso l’educazione e la religione della carità, della bontà, che non intristisce ma rallegra il cuore dei donatori. Il Natale vicino è l’occasione che le viene donata per fare come lui: talis pater, qualis filius! La benedico di cuore.