Home Cronaca 100 anni, 24 giorni e un posto nel Festival del Paradiso

100 anni, 24 giorni e un posto nel Festival del Paradiso

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Il grande cuore di Zelinda Munari, si è spento ventiquattro giorni dopo il suo centesimo compleanno. E Zelinda, sembrerà strano, era un volto noto anche a chi, passando per la Val d’Enza, non la conosceva. Infatti, negli ultimi anni, l’anziana signora la si poteva ammirare ogni giorno che il tempo lo permetteva, seduta davanti a casa, a Sole di Vetto proprio a ridosso della sp 513, a leggere un giornale o una rivista, sua grande passione assieme alla famiglia. Le piaceva sapere cosa accadeva d’intorno. “Bisogna leggere per sapere cosa si può fare e combinare nella vita” disse 5 anni fa, intervistata da Tuttomontagna.
Erano alcune delle perle di saggezza di Zelinda sul mondo. Nel vettese, era anche detentrice di un record: per sessanta anni aveva gestito l’omonimo negozio di prodotti alimentari e tabacchi.
“Tanti non mi chiamano nemmeno col mio nome – ricorda la figlia Elda che ne ha rilevato l’attività – ma continuano a indicare me e questo posto come… ‘Zelinda’”.
La sua fama era legata anche al gusto di ottimi salumi a lungo fatti in casa. Era nata a Sole di Vetto nel 1907: sin da piccola aiuta la madre nei lavori domestici e già in tenera età… “andai per serva a Rapallo, avrò avuto 10 - 12 anni, presso un gran signore americano che aveva pure una serva nera. Dovevo accudire il bimbo che stava per nascere.Vi restai nove mesi, ma tornata a casa non mi sentivo più a mio agio: sentivo la diversità in fatto di ordine, pulizia, letture (amavo i romanzi)… Ormai m’ero abituata a una vita diversa da quella del contadino – disse sorridendo intervistata sulle colonne del mensile diretto da Giuseppe Delfini, … -. Prestai poco dopo il mio servizio a Modena e, successivamente, in via Brera a Milano, da un generale che comandava tre armate e disponeva di due attendenti. Mi trattavano benissimo. Sempre per serva lavorai in Corso Italia e, nel mentre, trovavo da lavorare anche per le mie amiche. Rientrata al Sole, chiesi a mia madre di poter imparare un mestiere. Così studiai da sarta”.
Sbocciò qui l’amore per il futuro marito, Francesco Guazzetti, rinomato sarto con la passione e l’estro per il violino. “Scriveva musica senza averla mai studiata”, ricordava Zelinda “e oltre ad essere un ottimo sarto (una volta sposati lavorammo assieme) in quegli anni suonava ai Festival. In paese si montava un palco in legno e, attorno, si chiudeva con delle frasche. Lui faceva parte di un gruppo composto, oltre che dal violino, da organo e chitarra. Io ballavo e… raccoglievo i soldi, due lire a persona…”.
Ben altra musica con la guerra, quando durante un’incursione aerea… “un bambino restò, abbandonato dai genitori, solo assieme ai buoi. Corsi a prenderlo e a portarlo in casa sotto i colpi che piovevano dal cielo. Giunta in casa mio marito vide sgorgare il sangue da un gluteo… ero stata colpita, ma almeno il bambino era salvo. I Tedeschi mi trattarono bene, risparmiando la vita a Francesco malato e a me il lavoro di ricostruzione dei ponti. Che vite quando in bici scendevo a Reggio per recuperare le merci: dover oltrepassare i posti di blocco dei Tedeschi e una volta nascosto il lasciapassare di questi recuperare quello per la postazione dei partigiani…”
“Per il resto lavorai quindici anni da sarta e così potei costruire, assieme a mio marito, questa casa. Finché rilevammo una precedente attività di alimentari: l’ho gestita per sessant’anni”.
Oltre alla figlia Elda, moglie di Vasco artista di sasso e cemento, lascia il nipote Danilo con la consorte Tiziana e i Giulia e Matteo.
I funerali di Zelinda si terranno mercoledì 5 dicembre partendo dall’abitazione dell’estinta, alle 14.30, alla chiesa parrocchiale di Vetto e, dopo il rito funebre, di lì al cimitero locale.

(Studio Arlotti Comunicazione)