Home Cronaca “Cala la cultura per la vita. E dalle amministrazioni ci aspettiamo più...

“Cala la cultura per la vita. E dalle amministrazioni ci aspettiamo più servizi”

8
1

“Mi è dispiaciuto leggere sulla stampa, a suo tempo, della raccolta di firme circa la questione della sicurezza stradale. Non ne ho condiviso i modi”. Il Capitano Mario Amoroso, comandante da due anni della Compagnia Carabinieri del nostro Appennino, in una chiacchierata informale confida alla nostra redazione questo suo cruccio. Nella primavera scorsa, un gruppo di ragazzi di Castelnovo e dintorni, come si ricorderà, in seguito ad un dibattito continuato e serrato su un argomento soprattutto da loro molto sentito (sono stati tanti e ripetuti i commenti giunti al nostro sito), si era fatto promotore di quest’iniziativa, poi sfociata in un confronto pubblico in comune nel giugno scorso.

No ai pregiudizi: ragioniamo sui dati

L’argomento-alcool, come si sa, è parecchio sentito nella nostra montagna. E spesso fonte primaria di problemi che diventano immediatamente sociali date le pesanti implicazioni che si manifestano nell’ambito pubblico e che la medesima società poi interrogano. Le istituzioni preposte alla prevenzione e alla repressione, come i Carabinieri, sono ovviamente tra quelle interessate, in prima linea. “Abbiamo seguito l’evolversi del dibattito. E cerchiamo di intercettare e capire le percezioni che si hanno delle questioni tra i cittadini. Dico che, se la sana polemica è certamente sale della democrazia, ritengo però che debba essere fatta con criterio. Teniamo presente, tanto per fare un esempio, che l’80% dei ritiri delle patenti è dovuto ad ubriachezza alla guida”. Della serie: l’importanza di conoscere i fenomeni più in profondità, ragionando su dati piuttosto che sulla base di emozioni o pregiudizi.

Come inquadrare dunque il fenomeno-alcool? “Io lo chiamo così: minore cultura della vita. Quello che sta a monte di tutto ovviamente esula dalle sue competenze, nel senso che, spiega, “mi è anche difficile spiegare certi fattori sociali. Quel che è certo è che le cose stanno cambiando”. In che senso? “Noto atteggiamenti aggressivi e maggiore contestazione. Potrei citare singoli episodi, ma mi è sufficiente riferire in senso generale di casi in cui solo il nostro intervento ha evitato guai prevedibili in situazioni che vedevano, davanti a locali pubblici, nelle serate del fine settimana, centinaia di giovani ubriachi fradici. Chi dirige, consapevole della situazione, ha delle precise responsabilità nei confronti della comunità”. “Insieme alle altre forze di polizia – aggiunge – lavoriamo molto sulla strada. Negli ultimi due anni abbiamo condotto uno sforzo che ci ha portati ad essere presenti 24 ore su 24. Gli incidenti sono diminuiti”.

Sui locali pubblici, allora… “Vede, il problema non è tanto l’orario di chiusura – una decisione che spetta all’autorità civile locale – ma ciò che, intanto che il locale è aperto, viene somministrato. Ritengo comunque che il Comune, nel tempo, abbia mostrato via via maggiore sensibilità”.

Droga: la montagna ha gli stessi mali della società

Qual è la situazione della droga in montagna? Quali le sostanze che girano maggiormente? “La montagna soffre gli stessi mali di cui soffre la società in genere. E quindi anche la droga purtroppo non manca. Ricordo ad esempio il grosso sequestro di hascish che facemmo lo scorso anno. Poi, la cocaina… “. Roba sintetica? “Direi di no”. A volte, ormai, certi comportamenti sembrano andare a cavallo del “costume”; e il confine col reato diventa labile e instabile. “Ma i problemi sono a monte”, sibila l’ufficiale.

Il rapporto tra forze dell’ordine e cittadini. Sembra sempre di più che occorra essere psicologi piuttosto che militari quali siete…. “C’è ancora della strada da fare; e spesso non è facile (chi scrive pronuncia la parolina “omertà”[*]; e l’ufficiale non nega che anche questa realtà qui esista – pur rapportandola, rispetto ad altre, quelle conosciute in altre zone del Paese, certamente più eclatanti e non paragonabili, alle sue corrette dimensioni). Ma questo non toglie che si siano registrati anche momenti di utile collaborazione. Non è raro vedere cittadini, coi quali il rapporto è generalmente buono, qui nei nostri uffici ad esporre o segnalare problemi. Ritengo nel complesso il tessuto sociale locale sostanzialmente integro”. Anche se, facendo riferimento – come più sopra dallo stesso capitano affermato – ad una situazione mutata, puntualizza: “Qui, se il tasso di criminalità è sicuramente basso rispetto ad altre aree, qualcosa però forse si è rotto. Una maggiore sensibilizzazione al riguardo non guasterebbe”. Come sappiamo, da un po’ di tempo, a Castelnovo in particolare, si osservano movimenti in campo educativo (coinvolti genitori, associazioni, scuola, enti pubblici, parrocchia) che si propongono di fare qualcosa in questo senso, di cercare spiegazioni, di proporre soluzioni. Ma tutto sta a monte, nel manico…

Furti: una situazione sostanzialmente buona

I casi ripetuti di furti nelle abitazioni da parte di sedicenti impiegati di questo o quell’ente, ai danni soprattutto di anziani soli e residenti in zone poco abitate e fuori mano, costituiscono però un fenomeno di allarme e sono spesso al centro della cronaca. Sarà pure microcriminalità, come viene chiamata in gergo, ma comporta evidenti e pesanti ricadute in termini di sfiducia e di diffidenza verso gli altri e quindi fonte di allentamento della coesione sociale. Cosa può dire al proposito? “I ladri in genere sono persone che vengono da fuori. Certo, il problema è molto sentito e la prudenza è d’obbligo. Paradossalmente, è un segno di una società ancora aperta, che si fida. Ma, ripeto, la situazione, nonostante tutto, è sostenibile: non lo dico intendendo che è meno peggio di altri luoghi, ma che è oggettivamente mediamente buona”.

Si è appena celebrata la giornata contro la violenza sulle donne, un fenomeno in crescita (o forse, anche, ora più denunciato). Sul nostro Appennino come stiamo al riguardo? Il cap. Amoroso converge sul fatto che ora se ne parla più di una volta: “E così la cosa esce allo scoperto. Sì, anche qui in montagna i casi non mancano”.

La nostra stazione in rete per l’identificazione delle persone

E la sfiducia che serpeggia verso gli stranieri che vengono tra noi? Qual è l’ampiezza di questo fenomeno, dal vostro punto di vista? “Ecco, circa questo aspetto, voglio dire che siamo riusciti a porre la situazione sotto controllo grazie alla revisione di alcune procedure tecniche. Abbiamo migliorato la dotazione di apparecchiature, collegate in rete con gli altri centri operativi e col ministero dell’Interno, mediante le quali ora siamo in grado, molto di più e molto meglio che in passato, in tempo reale, di procedere alle identificazioni delle persone e al conseguente controllo del territorio”. Questo non estingue la possibilità di reati, naturalmente, ma il comandante della Compagnia Carabinieri di Castelnovo intende evidentemente lanciare segnali rassicuranti alla popolazione.

Si registrano casi, qui, di reati informatici? “Poca roba”. Comunque, asserisce, non legata a crimini di carattere pornografico o simili.

Dieci uomini in più in una realtà dove è possibile ottenere dei risultati

Proprio nei giorni scorsi si è avuta notizia di un rinforzo di Carabinieri al comando reggiano. Ne sono stati assegnati anche a Castelnovo? “Sì, una decina”. I militari che fanno riferimento alla Compagnia del capoluogo montano (che, lo ricordiamo, comprende tutti i comuni della Comunità montana più S. Polo, Vezzano e Castellarano: praticamente mezza provincia) sono circa un centinaio.

Come si trova a Castelnovo? “Ci sto volentieri. In una realtà piccola come questa si riesce ad incidere sulla realtà e questo dà soddisfazione. La scelta del servizio nell’Arma per me è stato il modo in cui ho inteso aiutare il prossimo”.

Delusioni? “Non parlerei di delusioni. Casomai di aspettative. Come ad esempio quella di vedere più sensibilità nell’amministrazione pubblica sulle tematiche della sicurezza e della logistica, su cui forse occorrerebbe investire di più”. Cioè, tradotto, in sedi e servizi più adeguati. E, specifica, non solo per il corpo militare che dirige, i Carabinieri, ma anche per le altre forze dell’ordine e non (come i Vigili del Fuoco) che a Castelnovo sono piuttosto sacrificate. “Questo paese è un centro importante, dotato di diversi servizi. Considero che non guasterebbe provvedere al meglio in questo senso, creando un adeguato ed efficiente polo”. “Penso ad esempio – soggiunge e conclude – al mio Carabiniere dislocato a Ligonchio, un paese (certamente bello ma) isolato e scarsamente dotato di strutture. Che ci fa in una piccola caserma neppure servita, ad esempio, da linee informatiche veloci in modo da favorire se non altro le comunicazioni?”.

-----

[*] - Si può vedere ad esempio un passaggio estratto da uno dei commenti ad una notizia pubblicata solo la settimana scorsa su questo sito. Questo: “ …ma seguirò l'insegnamento che mi ha proposto un caro amico castelnovese che recita: ‘Meno parli, meno sbagli’". E’ emblematico, ci pare.

1 COMMENT

  1. Domanda
    Vorrei chiedere al capitano Amoroso quali sono i modi che non ha condiviso nell’assemblea organizzata dai giovani sulla sicurezza stradale e come mai le forze dell’ordine, in particolare i carabinieri, non si sono presentati per intervenire al dibattito.
    Penso, da organizzatore dell’incontro, che sia stato un confronto molto interessante, che ha avuto la comprensione e l’appoggio al dialogo di tutta la Giunta comunale e di tantissima gente (oltre 1000 firme raccolte).
    Parlare dei problemi mettendosi seduti ad un tavolo, parlando civilmente, è un gesto di grande educazione e democrazia.
    Le nostre proposte sono state accolte da tutti con grande interesse, dato che in montagna manca un servizio di trasporti serali per le persone che vorrebbero farsi un giro o mangiare qualcosa, magari bevendo addirittura “3” bicchieri di vino senza rischiare la patente… Capisco il discorso che “chi beve non guida”… Nel mio caso, e penso di non essere il solo, vorrei poter uscire con la mia ragazza al fine settimana, mangiare, bere qualcosa e tornare a casa senza il terrore di rimanere appiedato. Non penso che sia un ragionamento troppo scandaloso.
    Grazie e buon lavoro.

    (m.r.)