Sabato 1 dicembre alle ore 11,00 in località “Volpara di Costaborga”, nel comune di Vetto, verrà deposta e benedetta una croce sul luogo dell'uccisione del Capitano della GNR e medico condotto del Comune di Vetto dott. Pietro Azzolini, barbaramente assassinato il 2 ottobre del 1944 da partigiani rimasti a tutt'oggi impuniti. Un crimine che dopo 63 anni attende ancora giustizia
IL FATTO SECONDO GLI ORGANIZZATORI
Era la sera del 21 giugno del 1944 quando, verso le ore 22.00, bussarono alla porta dell'abitazione del dott. Pietro Azzolini, Capitano medico del Comando GNR di Reggio Emilia e medico condotto del paese di Vetto d'Enza, ameno borgo adagiato sulle prime propaggini della montagna reggiana ai confini con la provincia di Parma.
Come sempre si andò ad aprire nella certezza e nella convinzione che qualcuno, come spesso accadeva, necessitasse anche a quell'ora tarda dell'intervento urgente del medico del paese.
Davanti al Cap.no dott. Azzolini si materializzò un gruppo di partigiani che gli chiese di seguirli in quanto in un luogo non ben precisato, asserivano, c'erano dei loro compagni feriti da curare.
Il dott. Azzolini seguì di buon grado quei partigiani, così come peraltro aveva sempre fatto con chiunque necessitasse del suo aiuto, senza fare distinzioni di appartenenza e di divise. Fu quella l'ultima volta che qualcuno vide vivo il Cap.no medico Dott.Pietro Azzolini.
Nei giorni e nei mesi seguenti, pur non fornendo prove certe ed inoppugnabili che il dottore fosse ancora in vita, in più di un'occasione dei partigiani si recarono nell'abitazione del dott. Azzolini per richiedere materiale sanitario da portargli in quanto, sostenevano, sempre impegnato nella cura e nell'assistenza di partigiani feriti.
Dopo ben 103 giorni, per la precisione il 2 di ottobre, il fraterno amico di Azzolini, il partigiano “Franceschini”, e cioè il dott. Pasquale Marconi, avverte la famiglia che il corpo di Pietro Azzolini giace inanimato in un prato a Volpara di Costaborga, frazione a pochi chilometri dall'abitazione dalla quale venne prelevato poco più di tre mesi prima.
Viene ritrovato barbaramente assassinato, spogliato anche di alcuni suoi indumenti con i quali si era allontanato da casa la sera del 21 giugno.
Un particolare soprattutto suscitò sdegno: l'orologio d'oro, regalo dei genitori per la laurea che il Cap.no dott. Azzolini indossava sempre, fu notato al polso di una “partigiana” qualche tempo dopo il ritrovamento del corpo.
IL FATTO SECONDO ISTORECO
In merito alle notizie relative alla deposizione di una croce in comune di Vetto in memoria del dott.Azzolini, ucciso nel giugno 1944, si precisa quanto segue.
Il dott. Pietro Azzolini, già segretario del Fascio di Vetto nel 1939-40, combattente in Russia nella Divisione Camicie Nere "Tagliamento", capitano medico della Guardia Nazionale Repubblicana, fu prelevato e ucciso il 22
giugno 1944 da partigiani della 144a Brigata Garibaldi (all'epoca 32a Brigata) su ordine del comando partigiano.
Negli stessi giorni fu analogamente prelevato e ucciso Ostiglio Ferrari, guardia forestale.
Azzolini aveva partecipato alle trattative per la liberazione del dott. Marconi, catturato dai fascisti e accusato di cooperare con i partigiani, ed era stato a Cervarolo nei giorni precedenti la strage del 20
marzo. La sorella dell'Azzolini, Marianna, dopo la morte del fratello divenne parte attiva della rete spionistica fascista in montagna, fornendo notizie che portarono fra l'altro all'eccidio del distaccamento "Cervi" a Legoreccio (il 17 novembre 1944: 24 partigiani uccisi, 18 sul luogo e 6 a Vercallo dopo interrogatori e torture a Ciano).
Arrestata dalla polizia partigiana il 30 novembre a Vetto e processata presso il Tribunale Unico, venne condannata a morte ma la pena fu sospesa e la Azzolini venne affidata in custodia al dott. Marconi, che la tenne come
prigioniera sotto la propria responsabilità presso l'ospedale di Castelnovo. Arrestata e processata nuovamente alla fine della guerra dalla Corte di
Assise Straordinaria di Reggio Emilia (estate 1945) fu condannata a 18 anni di carcere, pena poi cancellata per amnistia il 17 marzo 1947. Marianna Azzolini è morta nel 1989.
Sulla vicenda si veda: M.Storchi, Combattere si può vincere bisogna. La scelta della violenza fra guerra e Resistenza. Reggio Emilia, 1943-1946, Marsilio Editore, Venezia, 1998.
Un piccolo commento
Oggi ho partecipato con piacere alla commemorazione del tanto compianto dott. Azzolini. Una figura rimasta nel cuore di tanti vettesi per la grande umanità e generosità con cui svolgeva la professione di medico e soprattutto perhè è stato assassinato barbaramente da biechi individui che poco avevavano a che vedere con gli ideali partigiani. Per quanto riguarda la sorella Marianna, mi stupisco che a distanza di anni le vengano addebitate colpe che non ha e per le quali è stata assolta e non graziata. Di certo so che è stata fatta prigioniera dai partigiani, torturata e sottoposta a sevizie durante una carcerazione durissima.
(p.m.r.)
Testimonianza da me raccolta
Marzo ’44. Armido è a Monteorsaro rientrato a casa dopo essere fuggito dalla Jugoslavia. Arrivano da Prampa i partigiani in fuga reduci dalla battaglia di Cerrè Sologno che “giustiziano”, lì sul posto, 3 militi e 3 tedeschi loro prigionieri, poi proseguono. Arrivano gli inseguitori, militi e tedeschi; tra di loro il Capitano Azzolini; trovano i resti dei loro compagni. I tedeschi mettono al muro i pochi abitanti del paese, ma l’intervento del Capitano Azzolini riesce a frenare la loro rabbia. “Fu il Capitano della G.N.R. Azzolini, era di Vetto; se non fosse stato per lui saremmo stati fucilati”, mi disse Armido. In ricordo del Cap. Azzolini ed anche di Armido, grande “picchiarino”, recentemente scomparso.
(Firmato supergiovane)
Sopprimere o infangare la memoria uccide due volte e distrugge la verità (anche storica). Dice il Vangelo: “Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo ma non hanno il potere di uccidere l’anima: temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” – Mt 10,28. E dal Vangelo di domenica: “La notte è avanzata, il giorno è vicino: perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo LE ARMI DELLA LUCE” – dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani 13,11-14.
(Commento firmato)