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FUMO = Fuggire Un Malessere Offuscandosi

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"Il 6 novembre 1492 sbarcarono sul continente Rodrigo de Xeres e Luigi de Torres. Essi incontrarono per la strada molte persone che tornavano al proprio villaggio e sia gli uomini che le donne tenevano in mano un carbone acceso e delle erbe per gustarne il profumo così come era loro usanza. Erano delle erbe secche racchiuse in una certa foglia egualmente secca e dalla forma di quei moschetti di cui si servono i ragazzi il giorno di Pentecoste. Essi erano accesi ad una estremità e dall'altra la gente li succhiava e li assorbiva. E bevendo interiormente il fumo per aspirazione, questo fumo li addormentava e li inebriava per così dire per le narici. In questo modo essi non sentivano più la fatica. Questa specie di moschetti, come noi li chiamavamo, venivano detti nella loro lingua tabaccos.
Cristoforo Colombo, Giornale di bordo, 1492

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Pochi mesi fa fece scalpore l’originale e provocatoria classificazione delle “sostanze nocive”, pubblicata su una delle riviste scientifiche più prestigiose (The Lancet), secondo la quale tabacco ed alcool sarebbero tra le dieci sostanze più pericolose e dannose, assieme alle droghe illegali. La pericolosità delle diverse sostanze è stata valutata non solo dal punto di vista del danno fisico che queste sono in grado di provocare, ma tenendo conto anche della dipendenza che possono causare e del danno sociale (rapporti familiari e sociali) ad esse correlato. In particolare, il tabacco è risultato dannoso per il fisico in termini di assunzione cronica (per un lungo periodo di tempo) più di tutte le altre droghe e causa di una dipendenza psicologica (desiderio di fumare) inferiore solo a quella data da eroina e cocaina.

La diffusione del tabacco in Europa risale alla fine del XV secolo, quando Cristoforo Colombo sbarcando nell’isola di San Salvador, notò che le persone del posto “bevevano il fumo per aspirazione” e in questo modo non sentivano più la fatica. Alla fine del 1800 il mercato mondiale vede la nascita della sigaretta, che rispetto al sigaro è in grado di produrre un fumo più leggero, tanto da permetterne l’inalazione. L’introduzione della sigaretta determina un aumento considerevole del consumo di tabacco. Già nel 1964 iniziano a diffondersi i primi segnali della pericolosità e dei rischi associati al fumo di tabacco, ma solo nel 1986 (oltre 40 anni dopo) l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara l’uso del tabacco “uno strumento di morte verso cui la neutralità non è possibile” evidenziando anche la dipendenza legata alla nicotina.
Molte sono le evidenze che confermano una causalità tra il fumo di sigaretta e il peggioramento della salute (vedi anche Tabacco e Vita: disprezzo reciproco, Agostino Giovannini), ma nonostante la divulgazione di queste evidenze e la consapevolezza da parte dei fumatori dei danni ai quali possono andare incontro, il numero di persone che si accostano al fumo è in continua crescita (in Italia fuma circa il 24% della popolazione adulta, di cui il 54% fuma più di 15 sigarette al giorno, gli ex fumatori sono circa il 17% e i non fumatori circa il 59%).
Per chiarezza, è opportuno prendere in esame (anche se velocemente) tutte le diverse categorie di sostanze contenute nel fumo di sigaretta, così da capire meglio quali danni il fumo provochi. Innanzi tutto il fumo contiene sostanze in forma di gas ma anche polveri sottili in grado di raggiungere i nostri polmoni. Delle oltre 4.000 sostanze presenti particolarmente pericolose sono: il catrame, gli agenti ossidanti, il monossido di carbonio e la nicotina. Il catrame (la parte particolata solida del fumo) è il maggior responsabile della comparsa di tumori e concentrandosi a livello dei polmoni determina un aumento elevato nel rischio di contrarre tumore al polmone nei fumatori. Gli agenti ossidanti sono i responsabili dell’invecchiamento precoce del tessuto polmonare e del blocco del movimento delle ciglia della mucosa, favorendo la comparsa di patologie respiratorie da lievi a gravi (bronchiti fino alla bronchite cronica, enfisema, ecc). Il monossido di carbonio è una molecola gassosa che legando l’emoglobina contenuta nel sangue riduce l’ossigenazione a tutti i nostri tessuti e le nostre cellule, accelerando il loro invecchiamento fino alla morte e provocando un aumento di lavoro da parte del cuore ed una riduzione del rendimento fisico. La nicotina è la sostanza responsabile della dipendenza fisica e psicologica e dell’assuefazione associata al fumo di sigaretta: cioè è in grado di stimolare il nostro sistema nervoso dando una sensazione di piacere che ci fa desiderare di fumare ancora e sempre in quantità maggiori (il tempo necessario per eliminarla dall’organismo è di 15-30 minuti, tempo che separa una sigaretta dalla successiva nei fumatori più forti). Si tratta di una sostanza dalla duplice azione sul sistema nervoso: da un lato agisce stimolandolo (per esempio aumenta l’attenzione e la concentrazione e accelera il battito cardiaco inducendo anche ansia) e dall’altro deprimendolo (riduce, per esempio, la tensione e rilassa). Questa azione centrale ha degli effetti pesanti per il nostro organismo e in particolare per il cuore, aumentando il rischio di comparsa di patologie cardiovascolari (ipertensione, ictus, infarto, vasculopatia periferica aterosclerotica, cardiopatia, aumentato rischio di emorragie cerebrali in donne che assumono la pillola).
A questi danni sono da aggiungere: tosse persistente, aumento della produzione di muco, indebolimento delle difese immunitarie dell’organismo che risulta più esposto alle infezioni; alterazione all’apparato riproduttivo che può portare all’impotenza; invecchiamento accelerato della pelle; ingiallimento dei denti; aumentato rischio di sviluppare psoriasi. Tutti questi danni non si sviluppano per il fumo di una singola sigaretta, ne li avvertiamo immediatamente. Il loro sviluppo e peggioramento è legato alla continuità con la quale si fuma (pochi anni), al numero di sigarette fumate e all’età di inizio. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha messo a disposizione di tutti una “carta del rischio” di contrarre broncopneumopatia cronica ostruttiva (bronchite cronica) e tumore al polmone confrontando i rischi tra fumatori, ex fumatori e non fumatori (http://www.iss.it/ofad/fumo/cont.php?id=13&lang=1&tipo=3). Una considerazione importante che si può fare leggendo i dati presentati dall’ISS è che il rischio di contrarre queste patologie si riduce negli ex fumatori rispetto ai fumatori in misura tanto maggiore quanto più precocemente questi soggetti smettono di fumare.

Oltre a chiedersi come poter aiutare un fumatore a smettere, è opportuno provare a chiedersi: perché le persone iniziano a fumare? Quali meccanismi portano una persona a provare e continuare a fumare? Credo non esista una risposta univoca a questa domanda. Alcune persone iniziano per gioco, per curiosità, altre per sentirsi parte di un gruppo, per sentirsi grandi, per identificarsi con qualcuno, altre ancora iniziano perché vivendo con genitori fumatori sembra per loro una cosa normale. Forse di fondo molte persone iniziano a fumare perché portano dentro di sè un disagio, una debolezza che difficilmente riescono ad esprimere e superare. Il fumo, come molti altri “vizi”, rappresenta un ipotetico sostegno, un qualcosa che ci aiuta a superare delle nostre difficoltà ed insicurezze. Non è un caso che l’adolescenza sia una fase della vita a rischio, nella quale molti iniziano: oggi in Italia fuma circa il 20% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni. L’età media nella quale i giovani iniziano a fumare è attorno ai 16 anni. Il 26% fuma da solo mentre il 74% lo fa prevalentemente in compagnia.
Un recente studio ha confrontato quasi 2.000 coppie di gemelli chiedendo loro informazioni sull’attività fisica svolta e le abitudini al fumo, dal periodo dell’adolescenza fino ai 25 anni. Gli adolescenti poco inclini all’attività fisica hanno manifestato una probabilità 3 volte superiore di iniziare a fumare rispetto ai giovani sportivi. Le spiegazioni che gli scienziati si sono dati sono molteplici: il ragazzo che fa attività fisica sa che il fumo potrebbe peggiorare la sua condizione fisica (e quindi lo eviterà); inoltre, passerà il suo tempo libero più probabilmente con ragazzi con interessi e abitudini simili (non fumatori); infine, l’attività fisica aumenta l’autostima e la capacità di affrontare i problemi, rendendo i giovani sportivi meno a rischio rispetto ai sedentari.
Dopo aver iniziato è molto probabile che una persona continui a fumare ed anche che senta il bisogno di aumentare la quantità di sigarette giornaliere. Questo fenomeno (legato alla dipendenza e all’assuefazione che la nicotina è in grado di provocare) non deve stupire, anzi, è importante saperlo ed esserne consapevoli. E’ proprio per questo effetto che molte persone provano a smettere senza riuscirvi.

In Italia il 9% dei fumatori adulti (e il 10% dei giovani) pensa “seriamente” di smettere di fumare nei prossimi 6 mesi. Una motivazione forte rappresenta un aiuto molto importante in chi sta tentando di smettere. Altrettanto importante è l’essere consapevoli del proprio livello di fumo e del fatto che un tentativo non riuscito di smettere non rappresenta una sconfitta definitiva, ma semplicemente un modo per conoscere meglio la propria individualità, le proprie debolezze e il proprio modo di reagire di fronte a determinate situazioni. Dai tentativi precedenti si può imparare molto e questo di certo può essere d’aiuto per i tentativi futuri. Le persone continuano ad avere molte barriere verso lo smettere di fumare: molti non sono realmente convinti, molti non hanno il sostegno adatto e molti esperti si concentrano soprattutto sulla detossificazione, cioè sul fare smettere, piuttosto che sulla prevenzione delle ricadute, lasciando l’ex fumatore in una condizione di elevato rischio di ricaderci (cosa che lo porta a ridurre l’autostima e che favorisce ulteriormente la ripresa a fumare). Quando si decide di smettere, è utile conoscere i sintomi da astinenza da nicotina ai quali si potrebbe andare incontro (il 25% dei fumatori non presenta, però, alcun sintomo): irritabilità, insonnia, ansia, difficoltà di concentrazione, impazienza, frustrazione. Normalmente questi sintomi sono molto evidenti entro i primi 3-4 giorni e svaniscono entro le 4 settimane. Episodicamente, anche per alcuni mesi, potrebbe ricomparire il desiderio di fumare. Altri segni associati alla cessazione del fumo sono lieve depressione, produzione eccessiva di muco, aumento di peso. L’aumento di peso è una delle paure che più rende difficile la cessazione del fumo soprattutto nelle donne, ed è anche una delle principali cause di ricadute. Normalmente, l’aumento è di circa 1-2 kg nelle prime 2 settimane, seguito da altri 2-3 kg entro i 5 mesi. Una alimentazione corretta e sana limita di molto questo effetto (in alcuni casi totalmente assente).
Le motivazioni che più spingono a smettere sono problemi di salute (41%), maggiore consapevolezza dei danni provocati (31%), gravidanza e nascita di un figlio (8%). Una volta deciso di smettere è utile fissarsi una “data di fine” entro un periodo di due o tre settimane. Ridurre gradualmente il numero di sigarette fumate può essere un modo per iniziare, ma per smettere definitivamente è importante porsi una data limite dalla quale eliminare completamente le sigarette. La maggior parte delle persone riesce a smettere senza alcun tipo di supporto. Questo dipende da moltissimi fattori individuali: grado di dipendenza dalla nicotina, situazioni a rischio nelle quali il soggetto si può trovare, comparsa di sintomi da astinenza più o meno forti e altro ancora. Ogni persona è diversa dalle altre e può trarre più o meno giovamento da determinati tipi di supporti e comportamenti. Può essere utile evitare situazioni ad alto rischio come stare in presenza di fumatori, avere stati d’animo negativi, vivere situazioni troppo stressanti per periodi lunghi. Aumentare l’attività fisica può essere un sostegno importante. E’ possibile chiedere consiglio e supporto al proprio medico di famiglia (attualmente lo chiede solo il 4% degli adulti italiani che vogliono smettere). Esistono anche dei servizi territoriali per la cessazione dal fumo di tabacco (centri antifumo) presenti in tutte le regioni italiane ed un numero verde contro il fumo (800/554088) anonimo e gratuito, a disposizione di chiunque volesse chiedere informazioni o avere un aiuto. Inoltre, può essere utile rafforzare la propria volontà (attraverso tecniche di rilassamento, controllo delle situazioni impreviste, ecc), utilizzare materiale di supporto e auto-aiuto, frequentare gruppi di supporto e, infine, ricorrere a metodi farmacologici (nei casi più difficili). I trattamenti farmacologici attualmente disponibili sono i sostituti della nicotina (cerotti, gomme da masticare, spray) e farmaci per ridurre i sintomi da astinenza (ansiolitici, antidepressivi ed altri). Non esiste un farmaco più efficace di altri per tutti ed è importante sapere e ricordare sempre che il trattamento farmacologico è un trattamento di supporto che va accompagnato da un sostegno psicologico e da una motivazione a smettere nel fumatore: da solo il farmaco non basta. Un farmaco è da preferire rispetto ad un altro sulla base di caratteristiche individuali che vanno affrontate e discusse con il medico (o altro esperto). Per questo è importante che chi decide di smettere e vuole farlo attraverso un supporto farmacologico, lo faccia solo con il consiglio di un esperto.
Il rischio di ricadute permane per molti anni negli ex-fumatori, ma questo non deve spaventare ne scoraggiare chi decide di smettere. Gli studi mettono in evidenza che il 35-40% di chi ha smesso può ricadere tra 1 e 5 anni dalla cessazione.

I benefici associati alla cessazione sono molteplici e visibili a breve, medio e lungo termine. In particolare, nel breve termine sono evidenti la ristabilizzazione della pressione arteriosa e del livello di ossigeno nel sangue e un miglioramento nel respiro. Entro le 12 settimane la temperatura cutanea di mani e piedi si normalizza e la pelle torna più luminosa. Entro il primo anno dalla cessazione migliora il livello respiratorio, si riducono sintomi quali tosse e catarro e si riduce il rischio di nuovi eventi cardiaci (infarto, ecc) in soggetti con o senza precedenti problemi cardiaci. Inoltre, migliorano i sintomi asmatici, scende il rischio di sviluppare ulcera gastrica, si riduce la comparsa di menopausa prematura e il rischio di osteoporosi (favorita dal fumo). Entro i 10-15 anni si riduce anche il rischio di contrarre tumore polmonare.

Nonostante tutte queste informazioni, rimane comunque elevata la percentuale di fumatori che non intende smettere o che ritiene di non esserne capace. A chi non ritiene di esserne capace perché magari ha alle spalle dei tentativi falliti, suggerisco di provare ancora, utilizzando anche una combinazione di più metodi e supporti, poiché non esistendo un metodo efficace per tutti per smettere è possibilissimo che ancora queste persone non abbiano trovato quello giusto.
Per chi, invece, non intende smettere, una riflessione andrebbe fatta sulla possibilità di utilizzare dei sostituti della sigaretta (come lo snus, diffuso in Svezia) che forniscono la nicotina senza però portarsi dietro gli effetti collaterali nocivi associati alle altre 4.000 sostanze originate dalla combustione della sigaretta.

Gli sforzi di tutti vanno fatti da un lato per evitare che i giovani inizino a fumare e cerchino nel fumo una soluzione ad un disagio o una debolezza, dall’altro per cercare di rendere davvero consapevoli i fumatori e mettere a loro disposizione quanto più ci è possibile per aiutarli a smettere e modificare al meglio le loro abitudini