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Stanchi di Santi?

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Che il nostro sia un Paese tendenzialmente importatore è cosa nota. Ma forse una volta si parlava soprattutto di merci e generi alimentari. Da tempo, invece, l’Italia assorbe ormai con sempre maggiore disinvoltura anche cose immateriali, come stili di vita e/o ricorrenze. Ad esempio appunto la festa, che “tira” maggiormente nel mondo anglosassone americano (dove si è “assemblata” ed è diventata quel che è ora, cioè un grande giro di affari, ma le cui origini vi furono portate anticamente dalla nostra Europa), di “Halloween”, che cade, come ormai ben noto, il 31 ottobre. Giusto (ma non casualmente) alla vigilia di Ognissanti, festa cristiana istituita nel VII sec. da papa Bonifacio IV, il quale inizialmente l’aveva fissata al 13 maggio e che solo circa a metà nel sec. seguente venne spostata nell’attuale giorno(*).

Non ci soffermeremo sulle cause o concause degli ampi e repentini cambi di “sentire” popolare – che si esplicano in più campi della nostra quotidianità, stimolati da un sistema tecnologico-comunicativo pervasivo e potentissimo – che casi come questo esemplificano molto bene; non si parla di molti anni fa quando a queste latitudini questa “festa delle zucche” era cosa ai bambini del tutto sconosciuta.

Quello che è evidente, comunque, è un risultato commerciale che fa felici tutti gli operatori del settore vendite. Se questo di per sé è naturalmente del tutto legittimo, quello che casomai qui vogliamo invece sottolineare è il rischio che, una volta una cosa e una volta l’altra, vengano erosi pian piano un patrimonio, un’identità, una tradizione sociale, culturale e religiosa che ci ha sempre reso, come italiani, ciò che siamo. Con pregi e difetti: così. Poi, naturalmente, che questo appuntamento sia un’occasione in più per i giovani di socializzare e divertirsi è cosa che discende naturale e collegata, e come tale non deve certo scandalizzare…

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(*) Il nome di Halloween sembra derivare proprio da questo gioco della collocazione temporale delle due ricorrenze. Siccome in lingua inglese Ognissanti è Hallowmas, la vigilia divenne All Hallows Eve, che si trasformò nel nome attuale, Halloween appunto.

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Cosa poi, in ambito più strettamente religioso-cristiano, lo sbarco di Halloween abbia comportato, è cosa attuale e oggetto di dibattito. Noi qui, a mo’ di stimolo al medesimo, vogliamo proporvi una lettera/contributo – dal contenuto se si vuole abbastanza “provocatorio” – che testimonia bene questi sentimenti che attraversano una fascia sicuramente consistente di fedeli cattolici.

Per i satanisti e le "streghe" Halloween non è uno scherzo. Il 31 ottobre è il giorno più importante dell'anno satanico - è conosciuto per essere il giorno del compleanno di Lucifero - e segna anche il capodanno celtico. Era la fine dell'anno dei raccolti, marcava la transizione dall'estate all'inverno (la stagione della morte) ed è diventato il festival dell'aldilà che torna al di qua. In quel giorno il dio celtico Samhain (dio della morte) chiamava a sè le anime defunte durante l'anno e le faceva reincarnare in animali destinati a vagare sulla terra e a tornare in visita alle loro case la notte del 31. Allo stesso tempo gli spiriti maligni erano lasciati liberi di vagare per le campagne ad infastidire i passanti e gli abitanti. Il cibo veniva lasciato in offerta sui balconi nella speranza che questi spiriti malvagi accogliessero l'offerta e passassero oltre. Il 31 ottobre i celti si aspettavano di essere tormentati dalle anime e dagli spiriti e demoni e non era un divertimento per loro. I druidi trascinavano la gente in cerimonie nelle quali cavalli, gatti, pecore nere, esseri umani e altre offerte erano raccolti, infilati in grandi gabbie di legno e bruciati vivi. La gente si vestiva con pelli e teste di animali e danzavano intorno al fuoco e questo veniva fatto per rabbonire Samhain e tenere lontano gli spiriti maligni. L'usanza delle maschere deriva anche dall'uso di indossare una specie di travestimento per nascondere la propria identità agli spiriti. Non è dunque chiaro che Halloween è sempre stata la celebrazione della morte? Oggi in pochi lo sanno, ma adoratrici di Satana, le cosiddette streghe (e non altri tipi di streghe che con robe sataniche non hanno nulla a che vedere) restano incinta appositamente per sacrificare poi il neonato in quella notte. Non si parla di queste cose perchè non fa fico e rovina la festa ma è così...e questo è solo uno degli orrori di Halloween.

”Trick or treat”

Il giochetto del "dolcetto o scherzetto" deriva invece dall'usanza dei druidi di andare di casa in casa in quella notte a chiedere denaro, cibo e sacrifici umani. Se erano accontentati promettevano prosperità e fortuna alla famiglia e la casa... In caso contrario lo scherzetto era una maledizione lanciata sulla famiglia qualora le loro richieste non fossero state soddisfatte. Essi portavano con sè delle grosse rape scavate e intagliate con facce demoniache (oggi le zucche) e credevano che all'interno ci fosse uno spirito che li guidasse nella notte. Il loro piccolo demone personale.

Divinazione e sacrifici

Halloween è anche una notte in cui la gente sguazza nella divinazione. E’ la notte in cui i morti ritornano e gli spiriti vagano per la terra. Come dicevo, venivano fatti sacrifici umani o di animali soprattutto al dio della morte, Samhain... Nel medioevo, c'è stato un grande revival dei riti satanici e qui appaiono le streghe a cavallo delle loro scope (che non erano altro che simboli fallici; la storia delle streghe che volano agli incontri satanici con altre streghe arriva dal fatto che in quella notte assumevano delle erbe allucinogene e che facessero dei viaggi in trance; facevano riti nude, usavano le scope appunto come i moderni vibratori e facevano altre schifezze).
E il sangue, assassini e paura, demoni e riti magici, l’occulto... si vestono questi bimbetti da mostri sanguinanti e si mandano in giro per le case a rievocare un atto di pura malvagità che era quello di augurare il male ad altre persone. Introduce i bambini alla stregoneria e all'occulto, rendendoli vulnerabili. Insegnare ai bambini che va bene giocare con cose oscure, li abitua all'idea di accettare il male piuttosto che combatterlo. Li rende anestetizzati e ridicolizza e rende addirittura divertenti e ludiche delle pratiche che di divertente e innocente non hanno proprio niente!
Non è ironico come in tante scuole stiano sparendo molti simboli religiosi o non si festeggi più il Natale o la Pasqua e stia invece aumentando il festeggiare una ricorrenza che ha origine occulte, spiritiche e di morte?
Le persone pagane avranno da ridire e sicuramente troveranno argomenti alternativi a questo mio pensiero e io le rispetto. Ma queste sono le ragioni per cui trovo che non sia più il caso che la mia famiglia festeggi questa ricorrenza. Noi, quella sera, facciamo una festa d'autunno e mangiamo anche noi caramelle e giochiamo insieme; ma non celebriamo il sangue e la morte e il terrore come fosse una cosa divertente per poi scandalizzarci il giorno dopo alle notizie di vandalismi, sacrifici, profanazioni di tombe, violenze, riti satanici e stupri. E' un controsenso e credo che vorrò far fare ai miei figli un altro percorso. Anche se sarò additata come fanatica, matta, impopolare o semplicemente “fuori moda”.
Scusatemi se ho scritto tanto ma è servito anche a me per ricordarmi la ragione di certe scelte e approfondire per me stessa alcuni concetti.

(Cristina, cattolica canadese)

4 COMMENTS

  1. La nostra identità è una cultura alla base della convivenza dei popoli
    E’ vero, dobbiamo recuperare la nostra identità. In quale modo? Potremmo anche sotterrare un po’ dell’eccessivo permissivismo, di quel “siamo tutti uguali” che – solo in fatto di identità e tradizioni, beneinteso – deve invece lasciare spazio alle proprie origini.
    Solo in questo modo si può salvare la cultura dei popoli che, spesso, è alla base della pacifica convivenza.
    Tra un mese e mezzo spero di non leggere di nuovo che nelle classi del nostro Appennino “è bene non fare il presepe perchè potremmo urtare la sensibilità di altre religioni”….
    Non ho festeggiato Halloween quest’anno, nè lo farò in futuro. Ma come tanti montanari ho acceso i lumini ai miei cari, il giorno di Ognissanti.

    (Fulminant La Penna)


  2. Mi sembra, per usare un termine di parte, reazionario quanto scritto nella lettera. Voglio dire, va bene la festa dei Santi ma dobbiamo proprio andare a spaventare la gente tirando fuori che Halloween è il compleanno di Satana? L’articolo è buono, ma quella canadese ha idee troppo confuse in testa. Halloween è un dato di fatto, una festa entrata nella mentalità italiana grazie al marketing. Su questo si dovrebbe discutere, non sulle sue origini ancestrali.
    Saluti.

    (m.n.)


  3. Sì è vero, l’Italia è un paese importatore, non solo di cose materiali, ma anche di cultura. “Cultura” è un termine complesso, può includere i significati più svariati, e forse proprio per questa sua vaghezza è una parola così di moda oggi. Farò perciò riferimento ai cosiddetti stili di vita, anche se, francamente, non riesco né a comprendere né a definire cosa si intende per nostro “stile di vita”.
    Prima di tutto, cosa c’è di male ad importare? L’Italia è tra le prime esportatrici al mondo, basta viaggiare per rendersi conto che le persone ed i simboli dell’italianità sono sparsi un po’ ovunque. Sono numerosissimi, quindi, i paesi che “ci” hanno importato con grande disinvoltura. Preso atto di ciò, chi giudica sconvenienti le importazioni in Italia sicuramente non gradirà nemmeno le variegate esportazioni dall’Italia.
    E poi, perché sempre più persone manifestano paura nel confrontarsi di altri modi di vivere? C’è chi legge in questi timori la fragilità delle varie definizioni del “chi siamo noi” (nell’editoriale ho travato un esempio emblematico: gli italiani sarebbero ciò che sono, con pregi e difetti, così), le quali si manifestano proprio nell’incontro con “chi non è noi”. Non bisogna avere paura della diversità. Essa dovrebbe invece stimolare l’interesse ed il confronto. Il diverso non dovrebbe essere (e non è, io credo) “assorbito”, ma scoperto, conosciuto, filtrato, e, forse, anche vissuto. Tutto ciò non passivamente, ma con spirito critico. In tutto ciò, non c’è alcun pericolo di perdere chissà quale integrità. Infine, perché questo pressante bisogno di “recuperare la nostra identità”? L’identità non è qualcosa di dato una volta per tutte, ma è in continua costruzione. Essa cambia nel tempo (gli italiani di oggi si sentono italiani allo stesso modo degli italiani del ventennio fascista?) e da persona a persona, a seconda di molteplici fattori che si intrecciano e si completano vicendevolmente. La relazione con la diversità quindi non impoverisce l’identità, ma dovrebbe concorrere, assieme ad altri elementi, ad arricchirla. Con ciò non si vuole affermare che “siamo tutti uguali”, ma l’esatto contrario: che siamo tutti diversi!
    Concludo, è davvero necessario schierarsi da una parte o dall’altra della barricata? Esistono persone che si sentono montanare e che tuttavia la vigilia di Ognissanti approfittano delle varie feste di Halloween per divertirsi con gli amici. Le stesse persone, pur non religiose, il 2 novembre fanno visita al cimitero, non per salvaguardare le tradizioni, ma per essere vicine col cuore ai propri cari che purtroppo non ci sono più. E magari le stesse persone, consapevoli dell’esistenza di altre tradizioni sacre che meritano lo stesso rispetto, considerano il presepe un patrimonio tradizionale prezioso da trasmettere ai propri figli. Pare che queste persone non abbiano per niente paura di perdere la loro identità. Non accusatele di non averla, di essere confusi, di essere tutto-e-niente. Esse vivono semplicemente la loro identità molteplice consapevolmente.
    PS: Per quanto riguarda Halloween, è giusto mettere in discussione la commercializzazione dell’evento e la sua finalità di lucro praticamente esclusiva. Deplorevole il fatto che questa festa sia stata introdotta dal marketing, ci mancherebbe. Vorrei solo evidenziare come la stessa mercificazione messa in atto per la festa anglosassone si riscontra anche in festività cristiane come il Natale o la Pasqua, in ricorrenze profane come S. Valentino, in occasione di matrimoni, compleanni, battesimi, anniversari, cresime… Insomma, sempre. Ogni volta che si festeggia, si spende, e ciò non dipende dal “made in U.S.A.” della ricorrenza in questione.
    Grazie Redacon, il vostro è veramente un servizio lodevole per la nostra montagna!

    (Alice Manfredi)

  4. La “canadese” ha le idee chiare!
    Amica canadese, non mollare! Essere fuori moda è, a volte, un valore assoluto. Quando parte di ciò che ti circonda prende una piega che non ti soddisfa continua a far sentire la tua voce e difendi le tue convinzioni. Aprirsi al dialogo e alle diversità è la cultura del nostro tempo, importare eventi di business è solo business.

    (Federico)