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E’ possibile fuggire dalla vita a 11 anni?

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E’ possibile, se è vera e sembra lo sia, la notizia di un ragazzino di 11 anni trovato morto con la corda al collo! Suicidio! Motivo? Le orecchie a sventola, i compagni lo prendevano in giro. Non una volta sola! Recarsi a scuola per lui era diventato un dramma! Gli era diventato insopportabile l’affrontare il gruppo di coetanei, che lo aspettavano al varco per “uno sghignazzo” alle sue spalle! Avrebbe forse preferito uno schiaffo, un calcio: gli avrebbe fatto meno male!

Tre anni fa sono intervenuto in una classe di scuola media superiore, dove una ragazzina di 15 anni si era buttata dalla finestra, mentre i compagni uscivano per ritornare a casa, a fine mattinata! Si era salvata miracolosamente, riportando numerose fratture, ma non la morte ricercata, volando ad occhi bendati, dal terzo piano della scuola, sui materassini della palestra, che i compagni, accortisi del gesto, avevano portato per attutire la caduta. Anche lei si sentiva vittima di scherni perché di colore.

Entrando il giorno dopo in quella classe, ho colto la sofferenza di chi, accorgendosi della propria “stupida” superficialità, si sentiva colpevole di avere spinto ad un gesto tragico una loro compagna di scuola, di banco! Ne abbiamo parlato a lungo, alla ricerca di come accoglierla al ritorno a scuola, se fosse ritornata; di come chiedere perdono per una “violenza verbale”, che aveva tolto ad una ragazzina della loro età, la voglia di vivere. Hanno voluto che l’episodio si discutesse anche in assemblea per sensibilizzare tutti i compagni dell’istituto all’accoglienza, che non mette al margine nessuno. Ma non era meglio parlarne prima? Dai ragazzi? Dagli insegnanti? In famiglia?

* * *

Per approfondire:
- Suicidio: il prisma invisibile (24 maggio 2007)

2 COMMENTS

  1. Ci sarebbe da chiedersi quanto ognuno è disposto a fare per il suo prossimo
    È un lungo periodo in cui la tragedia minorile fa audience.. per cui i media mettono in luce cose che sono sempre accadute, appoggiandone le cronache nere in prima pagina, vicino ai costanti articoli di stupri e violenze ingiustificate. Ma la domanda giusta da porci, secondo me, non è perché sta accadendo questo (?) bensì perché ce ne accorgiamo soltanto ora.
    Perché ci ritroviamo, ogni volta, a girare la faccia dall’altra parte, quasi che non vedendo le cose possano non accadere? Non siamo nel cosiddetto SUD, eppure di omertà ne abbiamo tanta. Non è di poca importanza ricordare alcuni detti ricorrenti, qua tra di noi: “Occhio non vede, cuore non duole” e “I panni sporchi si lavano in casa propria”. Molto comodo, ma, ahimè, anche se l’occhio non vede le persone dietro le spalle soffrono sempre, e raramente i panni sporchi vengono lavati; spesso i deboli sono invece lasciati a se stessi e alle angherie subite.
    Forse ci sarebbe da chiedersi quanto ognuno è disposto a fare per il suo prossimo..

    (Agostino G.)

  2. Come sono sensibilizzate le persone a questo tipo di problemi?
    Io credo che se ne parli, se ne parlava in passato e se ne parla tuttora. Il problema è come se ne parla, come sono sensibilizzate le persone a questo tipo di problemi? Lo sono solo in apparenza. Realmente queste cose sono sempre esistite, ma fintanto che non toccano direttamente la nostra persona non ci riflettiamo fino in fondo, non le prendiamo sul serio, forse per paura che siano vere. In realtà, anche riflettendoci e parlandone, spesso non lo facciamo correttamente: lo facciamo più per sistemare la nostra coscienza (sporca) che per essere realmente utili a chi è vittima (davvero dovremo chiederci quanto siamo disposti a fare per il prossimo). Stare dalla parte della vittima a parole serve a poco, finchè le azioni continuano ad essere compiute solo dai carnefici. Affrontare il problema sul serio vorrebbe dire non solo parlarne e nel modo corretto, ma anche far capire alle persone che agire per dare una mano a chi è vittima di angherie è non solo possibile, ma un nostro dovere. Sperare che tutti capiscano e si trasformino da carnefici in buoni amici con la parola e la riflessione è irrealistico. Un primo passo già molto importante sarebbe fare in modo che chi pensa che queste angherie siano ingiuste cominci a fare qualcosa di concreto per farle cessare. Ancora forse non ci siamo riusciti.

    (Chiara Roni)