Una lettera tira l’altra, come le ciliegie! Sono talmente varie le situazioni in famiglia da imporre riflessioni diverse per risposte che non possono essere comuni. E’ ancora una mamma che scrive: in casa non ha bambini ma una figlia di diciassette anni, mentre il fratello si trova in un convitto universitario, dove studia economia.
LA LETTERA
Eminenza, sto leggendo il suo libro “L’amore di Dio è in mezzo a noi”, dove parla della missione della famiglia a servizio del Vangelo. Credo profondamente a questa presenza di Dio, lo crede anche mio marito ma non ci crede più mia figlia. Da quando è entrata nel triennio al liceo, è cambiata: non va più a Messa, non vuole ascoltare i miei inviti, neppure quelli di mio marito che vuole che le obbedisca. “Sei minorenne, sei in casa nostra, tu devi fare quello che dice tua madre e tuo padre!”. E’ una sfida continua! Ultimamente è venuta fuori con certi discorsi sui preti e sulla Chiesa, sugli errori del passato, ai quali noi non sappiamo rispondere. E’ diventata pessimista, acida come una zitella ed è ancora giovane. Mio marito non le parla più di tanto, perché gli prudono le mani e perché di catechismo ne sa poco: “Ho la fede di casa mia, non l’ho mai smessa in discussione. E’ così e basta!”.
LA RISPOSTA
Sua figlia è chiaramente nella fase adolescenziale, di crescita. Scommetto che è critica anche su altri punti: sulla libertà di uscire e di tornare a casa, sull’uso dei soldi, sul cellulare, sull’I-pod, su internet-point… Come cardinale, frequentando i miei giovani seminaristi, sento parlare di tutte queste novità dei giovani, inimmaginabili quando ero ragazzo io.
Per quanto, invece, conosco l’anima umana, le dirò che sarebbe controproducente “ricattarla” sul fatto che è in casa, che è minorenne con tutto quel che segue. La religione non si impone, si propone. L’importante non è che sua figlia preghi ma che comprenda il perché è invitata a farlo. Si può essere contro lo Spirito Santo anche osservando tutte le prescrizioni! Né starei a fare mille discussioni sugli errori della Chiesa e dei preti! La Chiesa è sempre stata santa e peccatrice. E’ santa la Chiesa, mentre non lo sono gli uomini e donne che ne fanno parte. E’ sbagliato, come in un passato recente, ricercare mille “arzigogoli” per giustificare l’ingiustificabile, diceva il card. Lercaro, grande maestro conciliare.
Le suggerisco di affrontare l’argomento con serenità e con calma, ascoltando e dialogando, cercando di capire i motivi del suo disagio con la Chiesa, della sua insofferenza, aiutandola a comprendere che la Chiesa è Gesù Cristo, è casa di peccatori che vogliono cambiare e non di superuomini che non sbagliano mai! Anche Lei è Chiesa per il Battesimo ricevuto e non può sbattezzarsi! Qualora lo facesse. il Signore l’amerebbe pur non ricambiato, la ricercherebbe pur non ricercato! E’ Lui la via per crescere nell’amore degli altri, per dare spessore all’amicizia, costruendo rapporti veri, autentici, sereni, per vincere la solitudine e superare le paure e le angosce del dolore, della morte.
Il clima di dialogo, la paziente attesa, la vostra testimonianza, la preghiera fiduciosa, sono un primo aiuto alla riflessione utile più di una polemica sterile. Il tema è davvero importante, difficile da affrontare in un mondo dove la famiglia è assediata da troppi maestri, che coltivano dubbi, minando i rapporti tra genitori e figli, indebolendone l’autorità. Ci tornerò sopra. Benedico, intanto, Lei e sua figlia, che non ritengo per nulla “perduta”, né alla fede nè alla famiglia, soprattutto se nei primi anni avete seminato amore.