La comprensione dell'essere, definita così, in pochi tratti, si mantiene sul piano senza scosse e senza pericoli della più pura evidenza. E tuttavia, se la comprensione dell'essere non avesse luogo, l'uomo non sarebbe mai in grado di essere l'ente che è, anche qualora fosse dotato delle più straordinarie facoltà. L'uomo è un ente che si trova in mezzo all'ente, e vi si trova in modo tale, per cui l'ente che egli non è e l'ente che egli stesso è gli sono sempre già manifestati. A questo modo d'essere dell'uomo diamo il nome di esistenza. L'esistenza è possibile solo sul fondamento della comprensione dell'essere. Nel rapportarsi all'ente che egli non è, l'uomo si trova già davanti l'ente come ciò che lo sostiene, ciò cui si trova assegnato, ciò che, con tutta la sua cultura e la sua tecnica, egli non potrà mai, in fondo, signoreggiare. Assegnato all'ente diverso da lui, l'uomo non è in fondo, padrone nemmeno dell'ente che egli stesso è.
M. Heidegger, Kant e il problema della metafisica, introduzione di V. Verra, Laterza, Bari-Roma, 1989, pp. 195-196
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Adottare un corretto stile di vita ci può aiutare a vivere meglio e a prevenire diverse patologie, sia fisiche che psichiche. Peccato che tutto quello che ci circonda ci induca, spesso, ad adottare uno stile di vita completamente diverso e lontano dal “corretto”. La parola corretto, curiosamente, porta in sè non solo il significato di “giusto”, ma più propriamente in questo contesto il significato di “modificato”, “aggiustato” rispetto a com'era in precedenza (nel nostro quotidiano). Spesso ci rendiamo conto di sapere esattamente che cosa dovremmo fare per stare bene, ma di non farlo ugualmente perchè troppo impegnati a seguire altro, e non noi stessi. E’ importante, invece, imparare gradualmente a vedere anche noi stessi come un “impegno”, un’entità da seguire e nutrire, correggendo le tendenze del mondo moderno che ci porta, sempre di più, a posticipare i nostri bisogni dando la precedenza a “tutto ciò che abbiamo da fare”.
Da un’indagine ISTAT, in particolare, si evidenzia (dal 1997 al 2005) un cambiamento delle tendenze degli italiani: non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero il 40.6% rispetto al 35.8% del 1997; praticano qualche attività fisica ma in modo discontinuo il 38.5% contro il 46.3% del 1997; praticano attività sportive in modo continuativo il 20.9% rispetto al 17.9% del 1997 (per una analisi più approfondita di questi dati: “ I numeri dello sport italiano. La pratica sportiva attraverso i dati del CONI e dell’ISTAT del 2005”).
Negli anni 2000 molti ricercatori hanno analizzato parecchi studi scientifici, condotti dagli anni novanta in poi, per cercare di capire quali sono le reali evidenze legate a come poter migliorare/correggere il nostro stile di vita e a quali strumenti siano più adatti a diffondere nella popolazione utili consigli su come migliorare il proprio stile di vita. Questo ci fa capire che il problema è, effettivamente, un problema attuale e ancora aperto.
L’attività fisica rappresenta una componente molto importante per la nostra salute e le evidenze scientifiche che lo dimostrano sono molte. Dal punto di vista fisico è riconosciuta la sua efficacia nell’assicurare una buona funzionalità cardiovascolare (riduzione del rischio di infarto, coronaropatie, ictus, ipertensione) sia a livello preventivo che curativo. Oltre a questo, lo sport favorisce un innalzamento del metabolismo (che può portare anche ad una riduzione del peso corporeo in soggetti soprappeso) e contribuisce a migliorare il profilo lipoproteico, riducendo il colesterolo cattivo (LDL) e i trigliceridi (Dialogo sui Farmaci, 2003, 1; I benefici per la salute dell’attività fisica). L’attività fisica induce anche una riduzione del tasso di glucosio nel sangue, fattore molto importante soprattutto per i soggetti diabetici, dove il miglioramento dello stile di vita rappresenta la prima vera cura per la patologia. Dal punto di vista muscolare, un corretto allenamento permette di migliorare la flessibilità delle articolazioni, riducendo i dolori muscolari e articolari e contribuisce a mantenere forti le ossa. Altri studi evidenziano una correlazione tra l’attività fisica e la riduzione del rischio di comparsa di alcuni tumori, in particolare al colon (Friedenreich C. et al. Physical activity and risk of colon and rectal cancers: the European prospective investigation into cancer and nutrition. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2006 Dec;15(12):2398-407).
Dal punto di vista psichico i vantaggi dati dall’attività fisica (si veda nella stessa rubrica “I Benefici dello sport alla nostra vita psicologica”) sono legati, in base alle conoscenze attuali, ad un miglioramento della funzionalità cerebrale e allo sviluppo di neurotrasmettitori deputati al controllo dello stress e dell’ansia e alla sensazione di benessere (endorfine). Uno studio ha evidenziato, inoltre, un effetto antidepressivo dell’attività fisica, anche in caso di depressione maggiore, in tempi molto rapidi, inferiori a quelli solitamente richiesti dai farmaci antidepressivi (Dimeo F. et al. Benefits from aerobic exercise in patients with major depression: a pilot study. Br J Sports Med 2001;35(2):114-117). Praticare attività fisica porta, globalmente, a migliorare la propria forma fisica, e questo può contribuire altresì ad aumentare la nostra autostima. Un recente articolo ha evidenziato come recenti eventi avversi di vita, scarsa salute fisica ed elevato nervosismo possono essere predittori significativi dello sviluppo di disordini mentali (Beard JR et al. Predictors of mental disorders and their outcome in a community based cohort. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2007 Jun 22 [Epub]).
Per concludere questo breve quadro relativo agli aspetti associati ai benefici dati dall’attività fisica, mi sembra interessante ricordare anche uno studio olandese, che ha messo in luce l’efficacia dell’attività fisica nel ridurre i giorni di malattia (almeno 5 giorni in meno all’anno) soprattutto nei lavoratori sedentari (S G van den Heuvel et al. Effect of sporting activity on absenteeism in a working population. Br J Sports Med 2005;39:e15).
Tutte queste evidenze dovrebbero, quindi, farci comprendere il valore dell’attività fisica nel favorire il nostro benessere psicofisico, non solo in virtù dell’effetto preventivo che l’esercizio svolge nei confronti di molti disturbi e patologie (ipertensione, infarto, diabete, obesità, accumulo di stress, ansia, insonnia, ecc), ma anche in virtù del suo effetto curativo (riduzione della pressione sanguigna, del glucosio e del peso corporeo, effetto antidepressivo, ecc): acquisire uno stile di vita corretto rappresenta la prima vera ed efficace cura che ognuno di noi può e dovrebbe adottare per se stesso. Se è vero che i farmaci sono un aiuto per molte patologie, è ancor più vero che adottare uno stile di vita sano e che favorisca il nostro benessere ci aiuta anche a poter usufruire al meglio dei benefici che il farmaco ci può dare.
Non è necessario compiere sport faticosi ed impegnativi, né l’intensità e lo sforzo sono sempre proporzionali ai risultati ottenibili. Un’attività fisica moderata, per esempio una camminata a media velocità (circa 5 km/h) per 30 minuti al giorno, o un’attività più sostenuta (per esempio 15-20 minuti al giorno di jogging) sono due modi semplici e alla portata di tutti per godere di molti benefici. Soprattutto per le persone sedentarie, non abituate ad un esercizio fisico regolare, è importante iniziare gradualmente, con 5-10 minuti di attività giornaliera, da aumentare con il passare del tempo. Anche l’andare in bicicletta rappresenta uno sport facilmente praticabile e accessibile a tutti: circa 20-30 minuti al giorno sono già sufficienti per adottare un buono stile di vita.
E’ importante che le persone con problemi cardiovascolari o patologie come diabete ed obesità (già presenti o a rischio di insorgenza) consultino sempre il medico di famiglia prima di iniziare qualsiasi attività fisica. Lo stesso consiglio vale per gli uomini sopra i 40 anni e le donne sopra i 50 anni che decidano di intraprendere attività fisiche più sostenute (per assicurarsi di non avere problemi di salute che potrebbero peggiorare con l’esercizio). Altrettanto si può dire per soggetti che soffrono di asma grave, osteoporosi o che assumono farmaci specifici (per esempio per problemi cardiovascolari).
Una delle cose più importanti da fare è cercare di pianificare l’attività fisica che si decide di intraprendere, per evitare di abbandonarla dopo poco tempo. Per fare questo, è utile considerare l’appuntamento con l’attività fisica come un “impegno” da rispettare. Inoltre, fare attività fisica di gruppo o in compagnia di qualcuno aiuta a non demordere facilmente.
Affinché tutto questo sia possibile, è importante che anche l’ambiente in cui viviamo veda la promozione della salute come elemento indispensabile per migliorare la nostra qualità di vita e dia il suo contributo. Da un lato i medici dovrebbero spronarci a camminare e muoverci di più, dall’altro i servizi pubblici dovrebbero metterci nelle condizioni di poterlo fare in modo sicuro (David Ogilvie et al. Interventions to promote walking: systematic review. BMJ 2007;334:1204-13), e dovrebbero sviluppare dei programmi che vengano incontro ai bisogni specifici della popolazione, incoraggiando anche i datori di lavoro a creare degli spazi e delle opportunità che permettano ai lavoratori di includere l’attività fisica moderata nella vita quotidiana. Proprio in quest’ottica, la Carta Europea dello Sport (1992) definisce sport “qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non organizzata, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”: un segno di come stia cambiando la visione dell’attività fisica e del suo ruolo nel contrastare la sedentarietà (che l’OSM considera una malattia dei nostri tempi).
Sono entusiasta di leggere articoli come questo, in cui ritrovo riferimenti scientifici, spunti umanistici ed un implicito intento divulgativo… Forse poteva essere un po’ più conciso per attrarre i meno propensi alla lettura.
Complimenti e grazie a Chiara Roni!
(Margherita Sassi)
Grazie mille per l’entusiasmo, mi fa molto piacere. Sono contenta che oltre ai riferimenti scientifici sia emerso anche dell’altro. Purtroppo, ritengo che di questi tempi la divulgazione di informazioni si stia indirizzando troppo verso una mera reportistica di dati scientifici (fuori dalla portata della gente comune) o verso una narrazione empirica ed emotiva priva di razionalità (che può portare a dei consigli sbagliati anche se involontariamente). Il mio intento è proprio quello di unire le due cose, cercando di trasmettere anche ai non esperti delle conoscenze utili ed applicabili nella vita quotidiana per stare meglio.
Mi rendo conto che, forse, la lunghezza può spaventare i non propensi alla lettura, ma spero che la chiarezza espositiva renda la lettura piacevole e comprensibile e faccia pesare meno la lunghezza che ritengo necessaria per chi volesse, comunque, approfondire l’argomento.
Grazie ancora.
(Chiara Roni)