Home Cultura “Montanari, cantiamo! E’ la nostra identità”

“Montanari, cantiamo! E’ la nostra identità”

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“Lui prese i suoi cavalli e… se ne va alla guerra… ”. Quante volte passando per un luogo dove echeggiano voci può essere capitato di sentire accennare questo canto. Oppure il più famoso… “la su per le montagne, fra boschi e valli d’or… ”.

“Non mi capacitavo del fatto – spiega Savino Rabotti – che troppe volte si iniziava un canto per poi rimanere a metà. Succedeva anche agli incontri conviviali dell’Associazione scrittori reggiani, da cui questo libro trae origine. Ho pensato di porvi rimedio e di raccogliere nelle mie vallate i brani che ho ascoltato da quando ero bambino”.

Nasce così questa ‘bibbia’ di oltre duecento canti, raccolta dall’autore vettese in diversi mesi di lavoro, con prefazione del noto giornalista del Carlino Leo Turrini. “Canzoni popolari. Canti d’amore, di gessa, di lavoro e d’osteria raccolti e commentati da Savino Rabotti”, Ed. Incontri Editrice, 254 pg, in vendita nelle edicole a dodici euro.

Al suo interno contiene celebri canti da coro, ma anche canti antichi, mai incii. C’è il brano “Donna lombarda” con origini pare proprio ai tempi dei longobardi. Ci sono i cani delle mondine. C’è la “Canzone del Succiso”, raccolta dal maestro Giorgio Vacchi a Toano e registrata dalla voce dell’alpino dottor Emilio Vanenti. C’è “Tornerò nella nostra valle”, come è proposta dal trio Canossa. Ci sono i celebri canti di montagna. C’è da perdersi, cantando.
Ma soprattutto c’è la paziente ricerca di Savino, che quasi per tutti i canti ha un aneddoto da svelare o qualcosa da aggiungere. Come la versione integrale di “Sei bella sei splendida” (che il maestro Vacchi propose accorciata nella armonizzazione da coro).

Il segreto di questa opera? “Mi sono documentato molto, tra testi, dischi, interviste e la ricerca tra gli ultimi cantori delle osteria, come… il mitico gruppo spontaneo ‘Amici della Caraffa di Donadiolla’”. “La prima tiratura – aggiunge Savino – è ormai esaurita, e questo mi fa piacere. Credo, infatti, nel canto come forma di cultura. E’ importante quanto mangiare o respirare. Assieme alla parola, è il primo mezzo di comunicazione dell’umanità e, il canto, sa esprimere bene i sentimenti”.

Savino, il complemento più bello ricevuto per quest’opera?
“Quello di un signore che mi ha detto: io non so cantare, ma il suo libro lo tengo sul comodino perché con esso ritorno bambino”.

Una sorpresa?
“L’aver scoperto che il brano famoso ‘Tu scendi dalle stelle’ è in realtà solo una piccola parte (circa un terzo) del brano originale di Sant’Alfonso Maria de' Liguori. Il Santo compositore, infatti, nel Settecento prendeva anche la melodia di canti ‘volgari’ e vi inseriva parole dotte in senso religioso. In questo modo la gente, avendo già orecchio sull’antica melodia, poteva meglio esprimersi in una direzione sacra”.

Perché i giovani oggi non cantano?
“Perché hanno interessi di cui, in realtà, non sono appagati. In realtà nel canto c’è un mondo che ha un suo fascino particolare, è uno strumento che arricchisce, che spinge l’uomo a migliorarsi, a non ripetere gli errori che spesso si cantano. In questi brani c’è la nostra identità”.

“La canzone popolare – ha scritto Leo Turrini nella prefazione – era priva di una sua ‘Bibbia’, di una summa definitiva e non contestabile. Adesso, grazie a Savino, finalmente ce l’ha”.

(Studio Arlotti Notizie)