Il presidente del nostro Parco nazionale, Fausto Giovanelli, interviene in merito al dibattito accesosi in seguito al tragico incidente di caccia che, domenica scorsa, è costato la vita al 58enne Gino Torri.
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Non è il momento di mettere genericamente sotto accusa la caccia e tantomeno di fare allarmismo a danno del territorio proponendo fantasmagorie come i giubbotti catarifrangenti per i turisti. E' giusto invece riflettere sul calendario più idoneo per la caccia al cinghiale e ancora di più sull'oggettiva pericolosità di armi troppo potenti che hanno già prodotto altri drammi, come quello verificatosi alcuni anni fa a Sologno, cui seguì la tragedia dell'elisoccorso precipitato al Ventasso.
La tragedia che ha colpito il mondo dei cacciatori e la comunità di Succiso nella persona di Gino Torri deve fare riflettere, ma non è il momento di sovraccaricare i toni o di dare spazio a proposte estemporanee.
Deve essere compresa e rispettata la passione genuina di Gino Torri. Per lui come per molti altri la passione per la caccia e un legame molto profondo con il territorio d'origine sono (erano) la stessa cosa. C'è in questo un tratto dell'identità di un certo mondo di montagna che ha mantenuto vivi borghi per altri versi abbandonati.
(Fausto Giovanelli)
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Pezzi correlati:
- Grave incidente di caccia nel ramisetano. AGGIORNAMENTO DELLA NOTIZIA (30 settembre 2007);
- Domani mattina i funerali di Gino Torri (3 ottobre 2007)
O del problema se ne discute o non se ne discute. Nel rispetto per la persona deceduta, se se ne discute, il discorso dei calendari di caccia è sicuramente un tema dei tanti (anche se non capisco quanto c’entri con la sicurezza).
Condivido anche la riflessione del presidente del Parco sulle armi, anche se è difficile immaginare di ammazzare un cinghiale con un flobert per i passeri.
(Fulminant La Penna)
…è invece il momento di preoccuparsene
Sono sinceramente sconcertato. E’ appena morta una persona colpita da una fucilata mentre si muoveva dietro un cespuglio, nel Parco, e ci dice di non fare allarmismo. Vedo addirittura una serie di interventi abbietti che già adombrano che la colpa sia… del deceduto, visto che non può più purtroppo dire la sua! Ma che amministratori siete? Chiudete il sentiero della Pietra per una bufala e minimizzate la morte di un uomo scambiato per un cinghiale mentre si trovava nel Parco! Mah, a capirvi!
(Commento firmato)
Precisazione
Leggo con soddisfazione la presa di posizione e la riflessione del presidente del Parco. Purtroppo leggo anche ARTICOLI sui giornali che hanno dell’incredibile. Il rispetto dell’informazione è sacrosanto, ma non della disinformazione. Purtroppo tutte le volte che succede una disgrazia vi sono persone che si INNALZANO a INVESTIGATORI, TUTTOLOGI e ancor peggio a GIUDICI. Si cavalca sempre l’onda dell’emozione e della commozione; a mio avviso è ora di smetterla, e se veramente vi sono persone SERIE E ONESTE interessate a risolvere UN problema, questo lo si fa mettendosi attorno ad un tavolo e non scrivendo SUI GIORNALI. Per ultimo, vorrei precisare una cosa: la morte dell cacciatore avvenuta a Sologno 10 anni fa è stata causata da un fucile calibro 12 a canna liscia; fucile usato da oltre 100 anni a caccia. Si parla di armi potenti, ricordiamoci che persone illustri sono state UCCISE da pistole calibro 7,65, che, se paragonate ai calibri odierni, fanno ridere. Tutto questo per dire CHE TUTTE LE ARMI UCCIDONO; la calibro 22 come un 300 ULTRA MAGNUM. Purtroppo gli INCIDENTI ACCADONO, sta a noi rispettare e far rispettare le regole. Il violarle deve essere punito con sanzioni amministrative e non solo. Vi è inoltre una mancanza di VIGILANZA: come è possibile che vi sia solo una SQUADRA di VIGILI PROVINCIALI con oltre 1300 cacciatori sul territorio???
Vigili che si prodigano nel loro servizio, ma sempre una squadra: un po’ poca se paragonata all’organico dei carabinieri, vigili comunali e polizia, che opera nel comprensorio montano. Meditate, meditate. Grazie come sempre.
(Roberto Malvolti, @Lmailto:[email protected]@[email protected]#L)