Settimanalmente, durante l’anno calcistico, i quotidiani riportano episodi di violenza consumati da gruppi di tifosi, che avvengono parallelamente agli avvenimenti sportivi. Si dibatte sull'aspetto drammatico e su come arginare questo fenomeno ma poco spazio viene lasciato alla spiegazione del perché di queste dinamiche interne di gruppi di tifosi.
Il tifo per la propria squadra diviene un forte elemento di identificazione, riesce a fondere le emozioni di molte persone e di gruppi di persone, che si incontrano ed interagiscono, animati dalle stesse emozioni e preoccupazioni per i propri idoli. Le persone che popolano la curva sono un gruppo ben organizzato, i cui membri si riconoscono attraverso le bandiere, le sciarpe, le maglie, i colori, gli striscioni, i cori.
Il calcio, talvolta, assume, sia livello individuale che collettivo, significati che vanno oltre l'ambito sportivo investendo diversi codici di appartenenza e gruppali quali quello etnico, religioso, politico. In questo modo il campo da gioco diventa un campo di battaglia simbolico in cui vengono a scontrarsi valori e codici dei supporters delle diverse squadre.
Il gruppo degli ultrà manifesta il proprio senso di appartenenza tramite l’esibizione di segni di riconoscimento e dalla partecipazione attiva alle riunioni organizzative dei club, ma soprattutto nell'identificarsi con una cultura che attraverso valori e codici non scritti regola i comportamenti dei membri del gruppo. Lo stadio non è l’unico luogo in cui si può manifestare la cultura del gruppo ultrà, questa si mostra anche nei quartieri, nei bar, in vari centri di aggregazione.
L’appartenere ad un gruppo di tifosi sembra un possibile strumento di identificazione collettiva nella società moderna. Il contrapporsi alla tifoseria di una squadra avversaria serve a rafforzare l’identificazione nel gruppo: il senso di appartenenza a un “noi” è rafforzato dalla presenza di un altro gruppo percepito come “loro”, la squadra avversaria.
L’entrata in un gruppo organizzato permette al tifoso di partecipare ad un mondo che lo valorizza conferendogli la possibilità di accedere ad un'identità che va oltre l'identità del singolo, e per ottenere questo il tifoso si deve impegnare a condividere con il suo gruppo sia le somiglianze interne, che le differenze esterne. Chi entra nel ruolo di tifoso ultrà trova un’identità già predisposta con il suo corredo di norme, valori e modelli d’azione.
Sul tema della tema della violenza negli stadi, l’interrogativo che ci si può porre è se gli episodi a cui assistiamo sono violenza, determinata da una motivazione e un nemico designato (tifosi avversari), oppure distruttività rivolta verso l'altro, associata alla devastazione di luoghi pubblici quali gli stadi, le strade adiacenti, i treni etc…Un primo modo di trasgressione ai presupposti della convivenza è la negazione dell'estraneo, che diventa il nemico; ciò comporta l'apprezzamento dei soli sistemi di appartenenza; questo sembra il tradizionale scontro tra tifoserie organizzate, uno scontro fra sistemi di appartenenza. Un secondo modo di trasgressione è la negazione delle regole del gioco in cui, non esistendo l'estraneo come nemico, si annullano i sistemi di appartenenza; ci si può anche unire con la tifoseria avversaria e, non essendoci un nemico, dar vita ad attacchi contro le Forze dell’Ordine o contro luoghi pubblici, attaccando così le regole del gioco.
Le dinamiche che si manifestano tra i gruppi di tifosi, dentro e fuori gli stadi sono il riflesso dei tratti caratteristici delle realtà sociali e del momento storico in cui prendono vita. Attualmente vi è la tendenza ad una omogeneizzazione delle persone nonostante le diversità, le differenziazioni, in cui ogni individuo perde la propria identità, ma allo stesso tempo gli individui si impegnano in una ricerca di una propria identità sempre più narcisista.
Nel corso degli anni si è assistito ad una evoluzione nell'agire la violenza negli stadi: le Forze dell’Ordine da sempre incaricate ad attuare provvedimenti e misure di intervento mirati a controllare e reprimere le azioni dei tifosi hanno prodotto uno stato di maggiore nervosismo ed uno spostamento dello scontro, che avviene non più tra ultrà di gruppi avversari, ma tra ultrà e Forze dell’Ordine stesse. Sono state, poi, adottate misure di controllo sempre maggiore utilizzando telecamere che riescono ad identificare i singoli tifosi i quali, come dei capri espiatori, subiscono le conseguenze legali tra cui la diffida dal frequentare gli stadi in cui gioca la propria squadra. Ultimamente, invece, si è intervenuti direttamente sulla squadra attraverso multe alla società, penalizzazioni in classifica, e squalifica del campo di gioco.
I tentativi di risoluzione di questo fenomeno fino ad ora non sono risultati efficaci, il problema rimane tuttora irrisolto.