COLA DI VETTO (30 agosto 2007) - Ha posato per l’ultima volta la penna che lo ha consacrato nell’olimpo della letteratura italiana. Si è spento, per malattia, nella giornata di giovedì, a Milano, lo scrittore Raffaele Crovi. Sabato pomeriggio nella “sua” Cola, dopo i funerali svolti a Sant’Ildefonso al mattino, l’ultimo saluto con l'arrivo del feretro da Milano alle 14.45. Singolare la coincidenza: lo stesso giorno si assegna il premio Campiello, che vinse (nel 1993) per il romanzo “La Valle dei Cavalieri”, ambientato nell’Appennino reggiano e liberamente ispirato alla figura dell’onorevole Marconi.
“L’importanza che Raffaele Crovi ha rivestito nell’attività letteraria italiana degli ultimi 50 anni – scrive su Avvenire Fulvio Panzeri – non è solo legata al suo lavoro di scrittore, di cui ha percorso tutti i generi, ma a un ruolo più ampio di intellettuale impegnato nel mondo dell’editoria e del giornalismo, convinto animatore della necessità di rinnovamento della cultura cattolica in Italia”.
Raffaele Crovi era nato a Calderara di Paderno Dugnano (Milano) il 18 aprile 1934, ma era cresciuto a Cola nel paese dei genitori, emigrati in Lombardia per svolgere il mestiere di ambulanti. Ancora oggi nel popoloso borgo vettese lo scrittore possiede una casa, meta di vacanze estive e per le solennità, con tanto di biblioteca personale. Al cospetto del monte di Berghinzone, nel cimitero, Crovi si era già dotato di una tomba. Solo pochi anni fa, lo scrittore, aveva assistito la madre, deceduta presso la casa di riposo del capoluogo.
Dopo gli studi medi, ginnasiali e liceali a Correggio, nel 1952 si era trasferito a Milano, dove, nel 1966, si sposò (lascia anche due figli), e dove iniziò la carriera come scrittore, produttore editoriale e audiovisivo.
Vastissima la sua opera in narrativa, poesia, saggistica e componimenti vari.
Ricordiamo soltanto l’esordio con La casa dell’infanzia - Schwarz, 1956, Elogio del disertore - Mondadori, 1973, Il mondo nudo - Einaudi, 1975, L’utopia del Natale - Rusconi, 1982, Le parole del padre - Rusconi, 1991, La valle dei cavalieri - Mondadori, 1993, La parola ai figli - Rizzoli, 1994, Il santo peccatore - Rizzoli, 1995, I luoghi della vita - Diabasis, 1999, Appennino - Mondadori, 2003, Linea Bassa - Aliberti, 2004, Giornalista involontario - Aliberti, 2005 sino a Vittorini cavalcava la tigre - Avagliano, 2006.
Fu impegnato in politica, nella Dc prima, nei popolari poi. Mente di eccezionale memoria e cultura, Crovi era laureato in legge, ma la sua opera era soprattutto nella editoria e in impegni radiotelevisivi.
Dal 1956 al 1960 collaborò con la casa editrice Einaudi come assistente di Elio Vittorini, prima come redattore della collana-rivista «I Gettoni» e poi della rivista-collana «il menabò». Dal 1960 al 1966 fu vicedirettore editoriale della Mondadori e dal 1967 al 1977 responsabile dei programmi culturali della rai a Milano. Nel triennio 1978-1980 lo troviamo direttore editoriale della Rusconi Libri e nel triennio 1981-1983 direttore editoriale del gruppo Bompiani-Sonzogno-Etas-Fabbri Libri.
Nel 1984 la svolta: fonda la casa editrice Camunia che nel 1994 inserì nel Gruppo Editoriale Giunti, di cui divenne assistente generale. Nel 1999 Raffaele Crovi ha donato il proprio archivio alla Biblioteca comunale «Antonio Panizzi» di Reggio Emilia, che già possedeva, tra l'altro, l'archivio di altri fra i maggiori scrittori reggiani: Lazzaro Spallanzani, Silvio D'Arzo e Cesare Zavattini. Dal 2000 è direttore letterario della casa editrice Aragno.
Già critico letterario dei quotidiani «Avvenire», «Corriere della Sera», «Il Giorno», «Italia Oggi» e dei settimanali «Stato Democratico», «Tempo», «Tuttolibri», «La Domenica del Corriere», ha collaborato con numerose riviste culturali e redattore di diveri periodici.
Curò e presentò in video tre programmi di informazione culturale: Tuttilibri (Rai uno, 1977), Nero su bianco (Antenna Nord, 1979 e 1980) e Terza pagina (rai due, 1983-1984). Singolare, nel triennio 1983-1985, la direzione artistica del Teatro Verdi di Milano dove è stata messa in scena con il titolo Quello Stolfo da Ferrara una sua riduzione dell'Orlando Furioso.
Tra i primi messaggi di condoglianze, quello del sindaco di Reggio, Graziano Del Rio. “Esprimo a nome mio, della giunta e della città, il dolore per la scomparsa dell’amico Raffaele Crovi, figlio della terra reggiana, spirito libero, profondo conoscitore dei reggiani nei loro difetti e nelle loro generosità, amante della città e del suo centro storico, insieme ai suoi personaggi, cui ha reso omaggio tratteggiandoli con affetto nel suo romanzo Cameo”.
Grandissimo il cordoglio a Cola e a Vetto, dove tanti lo ricordano anche semplicemente come uomo, di fine cultura, certo, ma pronto a interessarsi, con una battuta, con uno scambio di opinioni, della vita del suo paese.
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Sandro Parmiggiani ha inviato il seguente messaggio: "Palazzo Magnani partecipa al lutto della famiglia per la scomparsa, avvenuta nel primo pomeriggio a Milano, di Raffaele Crovi, che del nostro centro espositivo è stato un amico autentico. Raffaele Crovi aveva collaborato con Palazzo Magnani scrivendo due testi importanti per i cataloghi delle mostre di Alberto Manfredi (2000) e di Richard Estes (2007). L'aggravarsi della malattia in queste ultime settimane gli ha impedito di stendere il testo che prima dell'estate ci aveva promesso per il volume che celebrerà i dieci anni di attività del Palazzo, nel quale intendeva partire dalle proprie impressioni di visitatore costante e partecipe di molte delle nostre esposizioni".
Il ricordo del sindaco di Castelnovo, Gian Luca Marconi: “Quello che mi rimarrà è un ricordo davvero intenso, anche a livello personale, di Raffaele Crovi, figlio e cantore dell’Appennino Reggiano. I ricordi che in particolare lo legano alla mia famiglia risalgono a quando, nel paese di Cola di Vetto, fu compagno di scuola, alle elementari della frazione vettese, di mia madre, guidati dagli amorevoli insegnamenti della maestra Grimelli. Crovi è stato uno scrittore di grande importanza, così come un editore di grande intuito, una figura di spicco della letteratura e della cultura italiana degli ultimi 50 anni. Ora tornerà per l’ultimo riposo a Cola, paese con cui ha sempre mantenuto un legame molto forte e che ha sempre considerato casa. L’anno scorso, già ammalato, fu ospite a Castelnovo per la presentazione in centro storico del suo libro “Cameo”: sorridente, arguto, molto ironico ed affascinante narratore, incantò la platea. Lo ricordiamo così, e siamo vicini alla famiglia in queste ore di dolore”.
Cordoglio anche dagli uffici della Comunità montana: "Raffaele Crovi era un innamorato di questa terra, di questa montagna reggiana in cui aveva vissuto la sua giovinezza e da cui non si era distaccato mai, nonostante i tanti impegni letterari, sociali, politici ad alto livello che lo impegnavano a Milano e in tutta Italia.
Qui aveva continuato a coltivare le amicizie della gioventù e si era creato un circolo di nuovi amici, più giovani, a cui aveva cercato di trasmettere l’amore per quello che considerava essere il miglior luogo in cui vivere. Brillante ed arguto conversatore, scrittore di qualità attestata anche da numerosi e importanti premi letterari, impegnato nella vita politica intesa davvero come servizio, Raffaele Crovi lascia ricordi incancellabili a chi lo ha conosciuto personalmente e il compianto per la sua scomparsa in una età in cui poteva ancora scrivere molto. La Comunità Montana gli è riconoscente per la grande disponibilità e la generosità sempre dimostrata, quando gli veniva chiesto di prestarsi per qualche iniziativa culturale sul territorio.
Per questa terra la sua scomparsa è una grande perdita che lascia cordoglio e tristezza".
La presidente della Provincia Sonia Masini: "La scomparsa di Raffaele Crovi ci addolora e ci lascia un vuoto profondo. Con lui se ne va una importante personalità della letteratura del Novecento. Uno scrittore che nonostante i tanti riconoscimenti ricevuti, e il lavoro che lo teneva lontano da Reggio, non aveva mai dimenticato la sua Emilia, in particolare Cola di Vetto dove era cresciuto. Crovi ha contribuito con le sue opere a far conoscere ed apprezzare il territorio reggiano. Non meno importanti poi il suo impegno in politica e la valorizzazione del ruolo della famiglia, in cui ha sempre creduto come elemento fondante la società. Si era anche fatto promotore - facendoci particolare onore - di una collaborazione con la Provincia per la prossima edizione del Premio Matilde di Canossa, a cui aveva peraltro già cominciato a lavorare. Un entusiasmo ed uno spirito di iniziativa, che dimostravano ancora una volta la sua attenzione a questa terra e alla sua importante storia, di cui era profondo conoscitore e narratore. Il rimpianto che la scomparsa di Crovi ci lascia è davvero grande. In questo momento così difficile, la Giunta della Provincia esprime le più sentite condoglianze e si unisce al dolore della moglie e dei figli".
Dal Parco nazionale, per bocca del presidente Fausto Giovanelli: "La morte di Crovi è una grave perdita nel mondo della cultura e anche per il Parco nazionale. Con le ultime pubblicazioni, in particolare "La valle dei cavalieri" e "Appennino", ha realizzato una ricerca linguistica anche letteraria e culturale di notevolissimo livello. Per un ente che ha tra le sue missioni quella di valorizzare l'Appennino, quello portato da Crovi è un contributo prezioso e stimolante. La sua ricerca, il suo lavoro, stavano continuando e avremmo avuto ancora molto bisogno di lui. Vogliamo salutarlo promettendo che continueremo a studiare e a valorizzare ciò che ci ha lasciato".
Paolo Nasi, a nome suo personale e per la Margherita della montagna, ha detto: "Desidero esprimere il dolore per la perdita di Raffaele Crovi, maestro d’arte e cultura, protagonista della scena letteraria del nostro paese. Raffaele Crovi è stato anche ispiratore di una visione dell’Appennino che vogliamo promuovere e in cui ci riconosciamo, sublimata nei suoi lavori, in particolare “Appennino - Avventure in un paesaggio”, che raccontano di un territorio fisico ma anche spirituale, impregnato dei valori e delle aspirazioni di chi vi abita e vi riconosce le proprie radici. Per questo, di cuore, lo ringraziamo".