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Casina, muore la 72enne Giovanna Gabbi

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Poco dopo le 11 di questa mattina i carabinieri della stazione di Casina insieme ai colleghi di Vezzano sul Crostolo, su input della centrale operativa della compagnia di Castelnovo ne' Monti, allertata dalla sala operativa del 118, che ha inviato sul posto i soccorsi, sono intervenuti in via Chiesa nella frazione Giandeto, dove era stato segnalato un investimento - poi rivelatosi nelle sue reali conseguenze mortali per una 72enne, nativa di Parma e residente ove si è verificato il tragico incidente.

Infatti, Giovanna Gabbi (questo il nome dell'anziana), nonostante l’intervento e le attività di soccorso effettuate immediatamente da alcuni presenti e poi dagli operatori sanitari, decedeva sul posto per le gravi lesioni riportate a seguito dell’investimento.

Il decesso è avvenuto nei pressi dell’abitazione della donna, dove all’esterno stavano lavorando alcuni imbianchini intenti a tinteggiare la casa della vittima.

Le cause sono ancora al vaglio degli investigatori, ma secondo una prima ricostruzione sembra che un muletto a cingoli con piattaforma area condotta da un artigiano imbianchino 50enne di Casina abbia investito, schiacciandola, la malcapitata che, come detto, nonostante gli immediati soccorsi decedeva sul colpo.

I carabinieri relazioneranno alla Procura reggiana, che aprirà un'inchiesta in merito.

CHI ERA GIOVANNA GABBI(una nota di don Daniele Casini).

La salma di Giovanna è stata portata nell’obitorio di Coviolo, in attesa dell’autopsia. In seguito verranno fissati i funerali.

Martediì 14 agosto, vigilia della festa dell'Assunta, in Cattedrale alle 18 si recita il Rosario per Giovanna, animato dall'Ordo Virginum. Poi alle 18.30, il parroco della Cattedrale e San Prospero, mons. Gianfranco Gazzotti, presiede la celebrazione eucaristica in memoria e a suffragio della nostra sorella nella fede.

Qui di seguito vengono proposte alcune note sulla vita e sul percorso ecclesiale di Giovanna.

Giovanna Gabbi, 72 anni, aveva trasformato, d’accordo con il Vescovo Baroni, la vecchia scuola di Giandeto, nel suo eremo di preghiera (dopo avere fatto alcune esperienze analoghe a Marola e a Massa di Toano).

La sua giornata (“il suo lavoro”, come amava dire) era scandita dalla preghiera dei Salmi (ogni settimana recitava l’intero Salterio di 150 salmi), nell’ascolto ripetuto della Parola di Dio, nella preghiera di intercessione per le necessità della Chiesa diocesana e per chi si rivolgeva a lei.
Diplomata in teologia, si rendeva disponibile per guidare incontri di preghiera sulla Parola (chiamati lectio divine) e anche corsi di esercizi spirituali, in particolare in collegamento con le monache di clausura a Montecchio.

Prima di ritirarsi in una vita di preghiera, ha abitato con la sua famiglia a Reggio (in via San Filippo, parrocchia di San Prospero), assistendo la madre fino alla sua morte. È stata insegnante di lingue, in particolare di francese (sua mamma era di origine francese) nelle Magistrali a Reggio. Lascia tre fratelli, Paolo, Fabio, Mario (quest’ultimo abita a Firenze) e due sorelle, Romana e Livia (anch’esse abitano in Toscana).

Si può dire che Giovanna sia stata una “pioniera” della presenza femminile nella Chiesa; l’ha aiutata in questo anche il carattere forte, volitivo.
A livello diocesano era stata dirigente attiva di Azione Cattolica (più volte ha fatto parte della Presidenza ai tempi di Vittorio Cenini e Vincenzo Morlini) e ha fatto parte della Commissione preparatoria del Sinodo sull’evangelizzazione in terra reggiana e guastallese. Come traduttrice, ha partecipato anche a diversi convegni internazionali sul diaconato permanente con Don Alberto Altana.

Dopo 25 anni di consacrazione cosiddetta “privata” coi tre voti di povertà, castità e obbedienza, l’8 gennaio 1981, nel Santuario della Madonna dell’Olmo a Montecchio, fece la consacrazione “pubblica” nell’Ordo Virginum: era la prima a Reggio Emilia e una delle prime in Italia da quando questa antichissima forma di consacrazione femminile (anzi la più antica) è stata riscoperta con la riforma del Concilio Vaticano II. Presiedeva la liturgia il Vescovo di allora, mons. Gilberto Baroni, accompagnata in questa scelta da Don Luciano Monari, attuale vescovo eletto di Brescia.

Mons. Caprioli, arrivato a Reggio, conoscendo bene la realtà dell’Ordo Virginum, e la importanza che aveva avuto nella chiesa antica (in particolare in quella di Milano di Sant’Ambrogio), trovò in Giovanna Gabbi la “referente naturale” per promuovere questa forma di consacrazione in Diocesi. Così con Giovanna e Nilde Marchesini (attuale coordinatrice del gruppo), si sono consacrate dal 2002 ad oggi altre 5 donne della nostra Diocesi e una decina sono in formazione. Giovanna è stata una delle artefici del Convegno nazionale dell’Ordo Virginum a Marola, tenutosi nell’estate del 2003.
In questi ultimi mesi, Giovanna era incaricata per l’Italia di organizzare il Convegno internazionale dell’Ordo Virginum, nel prossimo gennaio a Roma.

* * *

Trascriviamo qui la testimonianza che Giovanna fece nella serata di apertura del Convegno di Marola (20 agosto 2003) e pure la sua breve testimonianza nell’assemblea diocesana dell’aprile scorso.

Un’icona biblica per l’O. V. a Reggio
(testimonianza di Giovanna Gabbi)

Vorremmo dirvi ora il nostro posto, come O.V., in questa Diocesi le cui prerogative si sono andate delineando con gli interventi del diacono Gian Paolo Cigarini, di suor Augusta delle Case della Carità e coi canti del Coro dell’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia.
Ci è parso significativo e, nello stesso tempo, che potesse tradurre bene la realtà che viviamo, il partire dall’icona del roveto ardente nel cap.3 dell’Esodo:
Mosè stava pascolando il gregge di Ietro suo suocero... e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò, ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò... “perché il roveto non brucia?” ... Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido... conosco infatti le sue sofferenze... Il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli Egiziani li tormentano” (vv. 1.2.3.7.9).
Dio si rivela come fuoco, ma non trae alimento dal roveto. Il rovo è la pianta più povera ed insignificante: è il segno della piccolezza, della relatività, della miseria del nostro umano.
Dio non ha bisogno dell’umano, ma lo vuole con sé; e, pur essendo un fuoco divorante, non divora il roveto, non divora il misero umano, anzi lo mantiene perché lo vuole con sé e al suo servizio.
Ecco la nostra icona, ecco il nostro posto nella Chiesa come Ordo Virginum. Il Signore brucia, senza distruggerci, e vuole farci capire che il roveto di Cristo, così come il nostro, è aperto alla totalità dei roveti, degli umani.
Ed è chiaro allora perché l’O.V. reggiano si trova proprio bene in questa Chiesa dove persone carismatiche, docili al fuoco dello Spirito, come don Dino Torreggiani, don Alberto Altana, Suor Maria e don Mario, don Gigi Guglielmi, sono stati profeti della carità, dell’amore ai piccoli e diseredati, della lode ardente al Signore.
L’O.V. sta proprio bene in questa “camicia” di amore, di fuoco, di servizio, di lode.

La nostra chiamata alla verginità per il Regno, nella molteplicità in cui si manifesta la nostra disponibilità alla Chiesa diocesana, ci fa sperimentare ogni giorno che, pur se siamo rovi spinosi, tuttavia il Signore ci vuole, ci ha voluto per sé, per la sua gloria. Siamo nate in questo terreno di servizio-diaconato, di servizio ai poveri, in una Chiesa cioè che ascolta, che sa servire “con il grembiule”, che si sottomette alla Parola di Dio come regola di vita.
Proprio in questa Chiesa, la cui prerogativa prima è il servizio agli ultimi, noi O.V., ripeto, ci troviamo proprio a nostro agio, purché vi si mantenga sempre questa direzione di sobrietà, povertà, servizio, di essenzialità evangelica. E mi spiego: se il mondo è multimediale, noi dobbiamo e vogliamo essere semplici, evangeliche, anche usando il computer, ma senza lasciarci schiavizzare dalle tecnologie moderne; dobbiamo ricercare strutture sempre meno pesanti... cioè non vogliamo appiattire la freschezza dell’O.V. con le cose che fanno tutti o perché le fanno tutti: vogliamo cioè che il nostro O.V. mantenga la sua freschezza originale. La nostra dignità non è legata alle belle figure o alla ricchezza dei mezzi, ma alla scelta che il Signore ha fatto di noi, alla verginità che ci ha chiesto per il Regno e alla nostra risposta generosa a Lui.
Ecco allora chi siamo.
Il nostro carisma lo viviamo nella molteplicità degli aspetti di vita: dalla vita eremitica, alla vita nel mondo, nella professione, nello studio biblico, nel servizio parrocchiale o liturgico, nella famiglia, nell’assistenza ai malati e, in particolare, nella condivisione con quei fratelli e sorelle che ci mostrano il volto di Cristo più “sfigurato e maledetto”: ma che è pur sempre lo Sposo Gesù, Crocifisso e Risorto.
Passo la parola a Nilde....

* * *

INTERVENTO DI GIOVANNA GABBI COME RAPPRESENTANTE DELL'ORDO VIRGINUM ALL'ASSEMBLEA DIOCESANA SU
VITA CONSACRATA E CHIESA LOCALE.
(Seminario di Reggio Emilia, 19 aprile 2007)

L'Ordo Virginum si trova del tutto a suo agio all'interno del tema "vita consacrata e Chiesa locale". Infatti la caratteristica fondamentale dell'Ordo Virginum, - che la differenzia da molte altre forme di vita consacrata -, è proprio la diocesanità, è il suo inserimento stretto, il suo radicamento nella Chiesa locale. Il par.1 del Canone 604 del CDC recita: "Alle diverse forme di vita consacrata si aggiunge l'Ordine delle Vergini le quali, emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato, si uniscono in mistiche nozze a Cristo, Figlio di Dio e si dedicano al servizio della Chiesa".
Perciò la consacrazione nell'Ordo Virginum, conferita dal Vescovo, crea con lui un forte legame, senza intermediari di comunità e di superiori. La vergine consacrata riceve un mandato canonico pubblico, accettato per la vita, davanti al Vescovo e alla comunità cristiana. La consacrazione nell'OV chiede un impegno nel servizio della Chiesa locale, secondo i carismi di ciascuna persona, nella Parrocchia, nelle strutture ecclesiali, nella vita contemplativa, mettendo sempre al primo posto la preghiera personale, la Parola di Dio, l'Eucaristia, la recita dell'Ufficio divino, mantenendo ciascuna la propria professione e l'inserimento nella vita di famiglia.
La spiritualità dell'Ordo Virginum si identifica con la spiritualità della Chiesa locale in cui è inserito, spiritualità evangelica, biblica, liturgica, eucaristica, e sulla consacrazione sponsale-verginale di quelle donne che hanno risposto all'invito di Cristo di testimoniarlo là dove esse si trovano a vivere.

1 COMMENT


  1. Giovanna Gabbi era una persona molto conosciuta e molto importante per la comunità di Giandeto. Era da 25 anni consacrata all’Ordo Virginum, e come da mandato di tale importante ordine, era profondamente impegnata in attività di testimonianza e di volontariato nella sua parrocchia. In passato aveva anche viaggiato molto visitando ed operando in numerose missioni diocesane. In alcune chiese casinesi era tutt’ora impegnata nel tenere la “Lectio Divina”, il commento alle letture domenicali. Tra le attività che seguiva attualmente, anche la raccolta di indumenti e generi di prima necessità per una associazione che segue carcerati e carcerate. E’ un importante punto di riferimento della comunità di Giandeto e più in generale di Casina quello che stamattina è venuto a mancare. Chi è credente, ed ha conosciuto Giovanna, non può che essere sicuro che, nonostante una fine tragica ed assurda, ora sia in un posto migliore.
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