Quando il centrosinistra inaugurò la famosa galleria del Seminario io ebbi il coraggio di invitare ad un’azione di protesta tutte le istituzioni della montagna reggiana sostenendo che le gallerie erano insicure e quindi prive delle necessarie condizioni di protezione, e che il tema della viabilità della montagna era ancora irrisolto. Restai minoritario, solo e preso di mira da quasi tutte le forze politiche e sociali ma questo mi bastò per capire che la mia allora collocazione nel centrosinistra doveva cessare.
Ora, a distanza di più di cinque anni chi allora tuonava contro chi ebbe il coraggio di dire le cose come stavano, sostiene le stesse argomentazioni e scopre che la viabilità verso la montagna è precaria, insicura e quasi inesistente.
Due considerazioni. La prima di ordine politico. I sindaci e il presidente della comunità montana che denunciano lo stato insicuro della viabilità abbiano il coraggio di affermare che per la nostra montagna servono con urgenza tre nuovi assi viari: uno lungo il fiume Secchia fino a Collagna, l’altro lungo l’Enza fino a Ramiseto, l’altro ancora sul tracciato della statale 63, che deve essere rapidamente resa sicura. Le istituzioni (smettano di dare le colpe ad altri) vanno messe in mora e rese responsabili assieme all’Anas di tutti gli effetti che la mancata sicurezza stradale può arrecare alla cittadinanza.
La seconda considerazione è di carattere personale. Io da tempo ho già iniziato a non percorrere più il tracciato delle gallerie e mi inoltro su tutta la vecchia 63, perché ogni volta che vi entro avverto il senso della paura e del rischio che corro. Tutti coloro che percorrono la strada facciano altrettanto. Si accorgeranno che 15 minuti in più di viaggio valgono pure la tutela della loro sicurezza o della loro vita.
A tutti i montanari voglio proporre una provocazione. A che serve continuare a chiedere a centrosinistra le cose ovvie senza essere ascoltati? Perché non chiediamo almeno per i comuni del crinale l’annessione alla Liguria o alla Toscana? In quelle regioni la viabilità è considerata strumento vero per favorire lo sviluppo del territorio e questo dovrebbe bastare a chi invece continua a considerare la nostra montagna un luogo dove tutto deve procedere lento e dove gli animali contano più dell’uomo.
(Marino Friggeri, consigliere Comunità montana)
Va riconosciuto a Friggeri un certo “movimentismo”. Cioè impegno su questo o quel tema che riguarda l’amministrazione del nostro Appennino.
Detto questo, è però difficile pensare che le soluzioni passino attraverso il rifiuto totale di quanto – sia pure con lentezza esasperante (a proposito: qualcuno ha notizie della Bocco-Canala, ferma da 15 anni?) e talvolta con modalità da lasciare legittimo e doveroso spazio a critiche diverse – è comunque stato fatto. Non serve a molto.
Così come la proposta-provocazione di secessione dalla Regione non sortirebbe, siamo sicuri, il minimo risultato.
Seguendo il filo del discorso di Friggeri, per almeno due buone ragioni. La prima è che l’Anas è ente nazionale, quindi funziona (o non funziona, a seconda dei punti di vista) tanto in Emilia quanto in Toscana o in Liguria. La seconda è che entrambe sono governate da maggioranze del medesimo colore della nostra.
A meno di non pensare ad una “Repubblica del crinale”…
Il discorso ci pare alla fine uno solo: e cioè che chi è responsabile della tot cosa la faccia. Non per concessione alla “povera montagna reggiana”, ma semplicemente perchè suo preciso dovere nei confronti dei cittadini amministrati.
(Commento firmato)
Anch’io invito tutti i cittadini a riversarsi in massa sul tracciato della vecchia SS 63, così, almeno, quando accadrà il primo incidente (e non passerà una settimana prima che questo accada lungo i tortuosi tornanti sotto Casina) sapremo a chi dare la colpa… Purtroppo, dalle provocazioni alle “carusate” il passo è molto breve… Ma pare che la politica nostrana e nazionale proprio non riesca a fare di meglio…
(Commento firmato)
In inverno fare la vecchia 63 è un suicidio, i pendolari che la fanno tutti i giorni lo sanno; mi sembra assurdo che dopo più di vent’anni si stia ancora discutendo di questa strada che, se finita, sarebbe un volano incredibile per lo sviluppo locale. Ma purtoppo siamo in Italia: parole tante, fatti zero, sia a destra che a sinistra.
(Commento firmato)