Giuseppina Togni veniva da Monchio delle Olle quando nel 1941 va sposa a 18 anni con Giovanni Magnavacchi a Gombio, che allora faceva parte dello stesso comune di Ciano d’Enza.
Giovanni ha una casa isolata sul podere all’estremità della parrocchia, dove confina ancora adesso con Castelnovo e con Casina. Alla Salatta le famiglie più vicine erano i Costetti verso Beleo e i Venturi verso Roncroffio, collegati da carraie di campagna.
Lo Stato si ricorda di Giovanni facendogli arrivare la lettera di richiamo giusto il giorno che si sono sposati, poco dopo parte per la guerra e la Pina torna a vivere dai suoi dove nasce Gianna che cresce con gli zii.
L’assenza dello sposo è prolungata dalla prigionia in Germania a lavorare in una fabbrica del nord e quando finalmente, dopo cinque anni, arriva va medicato per lungo tempo a casa.
Adelfo nasce negli anni ’50 e non è per niente facile sostenere la famiglia in un posto dove la linea elettrica non c’è e ci sono da fare due chilometri a piedi in mezzo ai boschi per arrivare al paese dove stanno il casello, la scuola, la bottega, la chiesa e la strada carrozzabile.
Ma la Pina di Giovanni sa far tutto ciò che serve per vivere e far crescere. Conosce i rimedi per le cure, l’uso delle erbe, raccoglie i funghi che per gli altri sono velenosi, frigge leccornie anche con germogli di “gusedra”, riceve il miele e la cera dalle api, tiene l’orto, gli animali della stalla e del cortile. Dopo le nascite soccorre vacca e vitello con pentole di thè per tenerli su di tono.
Sa proteggere il pollaio dalla volpe e altre insidie.
Ha imparato da sua madre (capace anche di tessere) a fare un ottimo pane e a conservare ogni genere di cibo.
Soprattutto sa rendere serena la vita al prossimo con sapienza e attenzione che rendono saggezza. Aiuta a superare la penalizzazione di abitare più lontano, che significa alzarsi molto prima, strappare la neve o pestare fango per portare il latte al casello mattina e sera con la somarina, o raggiungere la fermata dell’autobus per andare nella scuola media e superiore.
Si trasferisce ad abitare nel paese di Roncroffio all’inizio degli anni ’70. La Gianna è già sposata con Sandro Virgilli di Beleo e Adelfo comincia l’Università.
La sua cucina è aperta a tutti per fermarsi a conversare e il buon aroma dei fornelli attira.
Chi ha problemi da risolvere, chi ha bisogno di portare i suoi lamenti o di passare il tempo trova due persone affiatate e con un bel garbo a sopportare. Giovanni sistema le cose con la battuta pronta e aggiusta qualunque oggetto con gli attrezzi, ricomincia a costruire i mobili all’antica e ha la pazienza di fare scuola con gli appassionati.
La Pina sembra fatta per la casa, ma tra le donne è l’unica che sale sul trattore. E’ un naturale punto di riferimento per vecchi e giovani perché sa leggere di dentro e indirizzare usando una fermezza dolce.
Ha curato Giovanni al principio del loro matrimonio e l’ha sorretto durante il lungo periodo di declino contornato dall’affetto familiare.
Sono stati una grande coppia e hanno realizzato il meglio del saper vivere allevando piante e animali, facendo crescere una famiglia splendida e dando sostegno alla comunità. Perchè l’intelligenza e la disponibilità del saper fare ha dato gioia a quelli stavano a Roncroffio e a quelli che venivano da fuori.
La Pina di Giovanni è andata all’improvviso e ha ottenuto così il favore di non essere di peso, proprio come diceva di sperare quando esprimeva il desiderio di avere il prete con la banda per il funerale, lei che era nata in quella che hanno chiamato la valle dei suonatori.
Pochi mesi prima la Gianna ha perso Sandro, però continua a rallegrare tutti quelli che cercano il suo pane cotto al forno e assieme alle famiglie dei due figli allarga la virtù di essere capaci di vivere con il coltivare e l’allevare.
Adelfo adopera le doti ereditate e la professionalità sudata per estendere su un’area vasta di aziende e di persone le conoscenze nell’agroalimentare in Italia e fuori. Con il sostegno di Stefania tiene vicini i quattro figlioli per colmare dentro casa l’assenza della nonna che si fa sentire.
La Pina con Giovanni osserva compiaciuta e guarda sorridente la sua valle che si è ingrandita.
(I compaesani)
Alla gente di roncroffio, Beleo,la mitica Salata dove nacque anche mio padre.
Un grazie infinito per il bel ricordo di una favolosa zia che tanto mi ha insegnato
e che sempre rimarrà nel mio cuore e nei miei ricordi.
(Luciano Magnavacchi)
Mi associo, commosso, al messaggio di Luciano. Anche io la chiamavo zia Pina e, pur non essendo un parente di sangue, sono stato molto spesso ospitato alla Salatta prima e a Roncroffio poi. Ricorderò sempre l’affetto che la zia Pina e lo zio Giovanni mi hanno sempre dimostrato. Nel leggere l’articolo sono tornato indietro nel tempo: il pane fatto in casa, la brasadèla, i funghi e tante altre cose ancora. Grazie zii Pina e Giovanni, vi ricordo sempre.
(Paolo Dolci)